SANTITÀ NELLE PICCOLE COSE

18 marzo 1924
P. A. Garello, fogli datt. pp. 1,8-9
18 Marzo 1924
Oggi faccio mie le parole di S. Giovanni: Maiorem non habeo gratiam quam ut audiam filios meos in veritate ambulare. Siate docili nelle mani dei superiori e adempite in tutto al vostro dovere: ecco il frutto della festa di San Giuseppe.
Ricevendoci nella sua camera da studio: ci disse: «È un pezzo che non posso più venirvi a trovare e parlarvi, ma vi mando sempre le mie preghiere e la mia benedizione. Vi raccomando di vivere di fede e lo raccomando non solo ai Sacerdoti ma a tutti. Così, ad esempio, bisogna tener duro nel preparamen­to e ringraziamento alla Santa Messa, non bisogna cedere, non bisogna la­sciarci andar giù... Vi raccomando di far bene tutte quante le cose anche le più piccole, dar importanza a tutto, al silenzio, allo studio ecc.
Guai gli strappi; bisogna tirare e spingere sempre avanti, e non guardare gli altri. Dovete sempre pensare che c'è il Signore che vi vede. Quando sarete in Africa e sarete soli come farete a dominarvi? Date importanza alle piccole cose ed in ogni genere. Si può dire di una Comunità quello che si dice dell'indi­viduo: «Qui spernit modica paulatim decidet» ed è così. Ce ne sono tante Co­munità che sono a terra... Si dice allora che non c'è più spirito! Ricordatevi:
guai se si comincia a lasciar andare...
Tante volte mi son lamentato colla Madonna, dicendoLe che mi ha messo in un imbarazzo... e che se le cose non andavano come dovevano mi togliesse perché io non avevo tempo... Ma Ella mi ha sempre risposto di continuare ed io ho abbassato il capo e sento sulle mie spalle il peso della grande responsabi­lità che ho dinnanzi al Signore di tutti voi.
Siate docili, siate ubbidienti; ricordatevi che nessuno è tenuto solo ad una perfezione semplice, semplice, ma siete religiosi e dovete tendere più in alto. E non bisogna dire di non voler fare il singolare se è necessario bisogna farlo e non aver paura di nessuno. Tutti parlano... ed io faccio silenzio; si mormora ed io non mormoro.
Dunque incominciate a cercare di imitare S. Giuseppe. Egli era vir iustus, cioè ripieno di giustizia, di tutte le virtù in grado eroico e senza tanta apparen­za. Gesù non vuole da noi grande apparenza, ma vuole che siate osservanti: se ho voglia di dire una parola non la dico; se ho voglia di fare un atto di insu­bordinazione mi vinco e mi sottometto. Soprattutto dovete aiutarvi a correg­gervi: correggetevi e non badate a quello che diranno.
giuseppeallamano.consolata.org