29a. LO SPIRITO DELLA CHIESA NELL'ANNO LITURGICO

L'Avvento

Con l'Avvento incomincia l'Anno Ecclesiastico. Lo si potrebbe dire una lunga preparazione al santo Natale. La Chiesa non trovò sufficiente una semplice novena, ma stabilì quattro settimane, in cui essa vuole che sospiriamo la venuta spirituale di Gesù nei nostri cuori, mentre ci apprestiamo a commemorare la sua nascita reale nel mondo.

In queste quattro settimane ci ricorda le tre venute di Nostro Signore Gesù Cristo: la sua venuta nel mondo coll'Incarnazione; la venuta pel giudizio universale; la venuta spirituale nelle anime nostre. Della prima tutto ci parla; della seconda ci parla nel Vangelo della I domenica d'Avvento, nell'Inno e nell'Oremus della vigilia; della terza ci parla specialmente nei quattro Oremus delle domeniche: Excita, Domine, potentiam tuam... Excita, Domine, corda nostra... Aurem tuam praecibus nostris accommoda... Excita potentiam tuam et magna nobis virtute succurre... Notate il progressivo aumento di fervore. Sono tutte espressioni - che servono a prepararci alla venuta di Nostro Signore nel nostro cuore.

Quanto è importante prepararci alla venuta di Gesù in noi!... Entriamo in questo spirito, facciamo nostri i sospiri dei Profeti che la Chiesa ci suggerisce nella sacra liturgia, ripetiamoli sovente lungo il giorno. Diciamo: Ut inam dirumperes coelos et descenderes (789). Abbassiamo i monti e colmiamo le valli, togliendo i peccati e mettendovi le virtù. Prepariamoci, eccitiamo il nostro cuore ad amare. Gesù verrà in noi con maggiori grazie, in proporzione della nostra preparazione e dei nostri desideri. Come è buono il Signore! Egli ascolta la nostra supplica e viene in noi che siamo peccato!...

Non basta però pregare, per ben prepararci al Natale; è necessario avere lo spirito di penitenza e di mortificazione. Ciò indica il colore violaceo e l'Epistola della prima domenica: Non in comessationibus et ebrietatibus, ecc. (790). Il Gloria nella Messa de tempore viene omesso, essendo segno di allegrezza. Essa impone per la vigilia di Natale il digiuno rigoroso.

Una volta nell'Avvento pregavano, digiunavano, facevano penitenza. Adesso il mondo, che è tanto cattivo, non vuol più saperne. Almeno suppliamo noi, che questo è il tempo di rinnovazione. Alcune Comunità Religiose, anche adesso, incominciano da S. Michele e fanno come una seconda Quaresima. Un giorno andai dalle Suore Sacramentine; era tempo di Avvento e mi risposero: " Non c'è parlatorio ". Risposi: " Va tanto bene, io mi edifico; perché se mi aveste accettato e poi fossi venuto a sapere che non c'era parlatorio, vi avrei detto: Avete trasgredito i vostri doveri! ". Giacché noi non possiamo fare questo, imponiamoci almeno qualche piccolo sacrificio.

In questo Avvento bisogna che procuriamo di vivere dello spirito della Chiesa, attraverso la sacra liturgia. Ma a che serve tutto questo, se non siamo capaci di applicare a noi questi sentimenti o non li comprendiamo? E se un sacerdote non vive di questa liturgia, che andrà egli a predicare?. .. Lasciamo ai Teologi le dispute: se l'Incarnazione sarebbe ugualmente avvenuta, supposta l'innocenza di Adamo e di Eva... se ci siano altri mondi abitati... Noi procuriamo di essere uomini di fede, uomini di Dio!... Avanti, che il Signore ci benedica!

Novena di Natale

Sta per incominciare la novena tanto cara alle anime pie, che vivono di fede: la novena del S. Bambino. La Chiesa, che da due e più settimane ci grida: Regem venturum Dominum venite adoremus, cominciando da domenica prossima, con più veemenza ci scuote con le parole: Prope est jam Dominus, venite adoremus. É già vicino il Natale, su preparatevi ad adorare il Santo Bambino! E assegna antifone proprie, dette antifone maggiori, per eccitare in noi sentimenti più accesi di amore e di desiderio. Questo è lo spirito della Chiesa, che al Natale fa precedere una novena più particolare; una novena che è cara a tutti i cuori ed è fatta per tutti.

Il Signore rivelò un giorno a S. Geltrude che, di tutti gli omaggi a Lui fatti i n questa novena, avrebbe composto come una corona di gemme, da mettere sul capo dei suoi divoti in quel giorno. Noi non abbiamo bisogno di una particolare rivelazione; fin da bambini abbiamo appreso l'amore a questo Mistero. Con quale trasporto facevamo la novena di Natale! E si pretendeva, anche con capricci, di essere portati alla Messa di mezzanotte! Ricordate le impressioni di allora. Per me è una soavità al cuore questo ricordo!

Non è però solo festa per i bambini, ma anche per noi. Bisogna farsi piccoli per entrare nel regno dei cieli. Nostro Signore, benché così grande, benché immenso, si è degnato di abbassarsi fino a farsi Bambino; e noi, perché abbiamo due o tre anni di più sdegneremo di farci simili ai bambini?

Ora, che cosa vuole la Chiesa da noi in questa novena? Questo Mistero è tutto amore. Il Divin Padre ci ha dato l'Unigenito suo Figlio, perché ci ha amato molto: Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figliuolo unigenito (791). Il Divin Figlio s'è incarnato per nostro amore: Propter nos homines et propter nostram salutem, come cantiamo nel Credo della Messa.

Ma vuole corrispondenza d'amore. S. Agostino dice che il Divin Redentore volle nascere Bambino, perché vuol essere amato. Sic nasci voluit qui amari voluit (792). S. Bernardo afferma lui pure che Gesù si fece tanto piccolo, per rendersi tanto amabile: Parvulus Dominus et amabilis nimis (793). Perciò S. Francesco d'Assisi, vero e grande divoto del Bambino Gesù, godeva di essere nato lui pure in una stalla, e andava ripetendo: " Amiamo il Bambino di Betlemme, amiamo il Bambino di Betlemme! " (794).

Dunque il Paradiso vuole che Lo amiamo; la Chiesa vuole che Lo amiamo; i Santi ci dicono ch'Egli viene per mendicare il nostro amore... e noi saremo freddi come ghiaccio? Ah, no! Scuotiamoci tutti, vogliamo bene al Bambin Gesù, per essere amati da Lui. Facciamo tutto per suo amore. Che se qualcuno non sentisse questo amore, lo chieda al Signore; e direi, chieda persino amore sensibile. Non è che sia necessario avere la divozione sensibile, e io non ne faccio neppur caso, perché è una cosa che va e viene; però, in questa solennità, io dico che anche un po' di divozione sensibile, di devozione esterna bisogna averla e pregare il Signore che ce la conceda. Chiediamola per intercessione della SS. Vergine, che tutta divampava d'amore nell'attesa del suo Gesù. Facciamo il presepio, purché in tutti i modi ci solleviamo.

Questa è una novena di amore a Gesù. E come amarlo? Con tanti sospiri del cuore, non solo cantando ogni sera le b elle antifone, ma ripetendole lungo il giorno come giaculatorie e comunioni spirituali: e ciò nello studio, in ricreazione, dovunque. Veni, Domine, et noli tardare! (795). Come è mai bello! Allarghiamo il nostro cuore affinché il Signore lo riempia di grazie. Gesù non viene se non è desiderato. Lo disse un giorno a S. Teresa; " Io verrei in tanti cuori ma non mi vogliono, non mi desiderano! ". Desiderate di amare e riceverete, secondo le vostre disposizioni, le sue grazie. Egli desidera di essere desiderato.

In secondo luogo bisogna togliere gli ostacoli, che sono i peccati anche piccoli, nonché le incorrispondenze alle voci e alle grazie di Dio. Quindi, in questa novena, esattezza in tutto e purità d'intenzione.

In terzo luogo fare atti di virtù, fare scorrere quel benedetto " coroncino " dei sacrifici; se ne possono fare tanti nella giornata, se ne possono fare innumerevoli. Il Signore premierà questi atti di virtù con una corona speciale in Cielo e con molte grazie qui in terra. Ne abbiamo tanto bisogno per riuscire santi Missionari!

In quarto luogo, esercitarci in quelle virtù che son proprie del Santo Bambino: la semplicità e l'umiltà. Quanto è importante la virtù della semplicità per un Missionario, anche per vivere felice quaggiù!... E che dire dell'umiltà? Nostro Signore si è fatto piccolissimo; poi ancora si abbassò, si annientò fino alla morte di croce. In questa novena e durante l'ottava, studiamo l'esempio di umiltà che ci ha dato facendosi Bambino, perché lo imitassimo. Quando andate in chiesa, guardando Nostro Signore nel tabernacolo, e poi anche mirando il Bambino nel presepio, ditegli: " Io voglio avere tutte le vostre virtù, tutte le virtù di un bambino! ". Così ci prepareremo bene alla festa e saremo poi contenti d'esserci preparati con fervore.

Devozione a Gesù Bambino

La divozione a Gesù Bambino è una divozione di tutti i tempi. Certuni credono di abbassarsi ad essere divoti di Gesù Bambino!... I protestanti, poi, hanno sostituito al presepio l'albero di Natale. Se il Signore non ha creduto di abbassarsi troppo a nascere nel presepio, come possiamo temere noi di abbassarci ad onorarlo?

S. Girolamo, dopo aver trascorsi vari anni a Roma, volle passare il restante di sua vita in Palestina; però non scelse Gerusalemme, piena di sante memorie del Divin Salvatore, ma Betlemme, presso la spelonca dove nacque Gesù; e qui trovava le sue delizie pregando e studiando. Così S. Paola Romana, la quale, lasciata Roma e le sue magnificenze, si fissò a Betlemme e andava sovente a visitare la grotta, meditando il mistero della nascita di Gesù. Oh, I'importanza del mistero di Betlemme!... Ottima cosa meditare la Passione di Nostro Signore, ma è pure ottima cosa meditare il santo Natale.

La prima lezione che vi impareremo, sarà di amare Gesù Bambino. E ciò per un triplice motivo.

1- Lo vuole il Divin Padre - Dio, che ci amò da tutta l'eternità e perciò ci creò, non solo ci conserva e ci dona tanti altri beni, ma ci dà quanto ha di più caro e prezioso: lo stesso suo Figliuolo Unigenito. Quell'" Unigenito " dice fino a qual punto ci amò. Ora, amore chiama amore: amore al Divin Padre e amore al Figlio Divino.

Mandando al mondo il suo Figlio Unigenito, il Divin Padre, come leggiamo nella S. Scrittura, ordinò a tutti gli Angeli di adorarlo come loro Dio e Signore: E s'inchinino a Lui tutti gli Angeli di Dio (796). Così, infatti, essi fecero nel presepio e ancora si adoprarono per farlo conoscere ed adorare dai pastori. Eppure Gesù non era mandato al mondo per gli Angeli, ma per noi. Quanto più dobbiamo adorarlo e amarlo noi, per t compiacere il Divin Padre!

2 - Dobbiamo amare il Santo Bambino per Se stesso - Egli discese dal Cielo e s'incarnò proprio per noi, per ciascuno di noi e per la salvezza delle anime nostre. Meditiamo a fondo questo eccesso di amore di Gesù, e Lo ameremo. Tanto più se consideriamo le circostanze della sua nascita: volle nascere Bambino e non presentarsi a noi uomo adulto come avrebbe potuto; volle nascere povero e assoggettarsi a tante miserie proprie dei bambini poveri; e tutto ciò per attirarci ad amarlo.

3 - Dobbiamo amare il Santo Bambino, perché è nostro dovere e nostra convenienza - Come è espressivo ciò che diceva S. Agostino: " Non bastava, o Signore, permetterci di amarvi, che pure sarebbe già stata grande degnazione vostra e nostro sommo onore, ma ci comandaste di amarvi, ce ne faceste un precetto e il primo precetto! " (797). Domandiamo con insistenza questo amore, ripetendo con lo stesso S. Agostino: Domine, ut amem Te! (798).

Ma un'altra lezione ci dà il Santo Bambino. - Tre sono le concupiscenze che ci tribolano in questo mondo: i piaceri, le ricchezze, gli onori; e il Signore volle vincerle tutte e tre, per insegnare a noi pure a vincerle. Egli ce ne ha dato l'esempio coi patimenti, colla povertà, con l'umiltà.

1 - Egli ha patito in tutti i modi. Aveva l'uso di ragione fin dal primo istante del suo concepimento, eppure non si lamentava. E che dire dei patimenti morali? Fin d'allora Egli pensava: " Io faccio tanti sacrifici per gli uomini, e quanti non se ne cureranno neppure! ". Anche prevedendo tante ingratitudini, non tralasciò di soffrire; l'amor suo per noi vinse tutto. Avrà detto: " Col tempo ci si metteranno, Io toccherò loro il cuore, capiranno finalmente questi esempi che Io dò loro e si muoveranno a farsi buoni... ". Questo se ben meditato, ci dissuaderà dall'accontentare noi medesimi e le nostre comodità.

2 - Egli volle vincere la concupiscenza delle ricchezze con la povertà. Il Figlio di Dio fu messo su un po' di paglia. Egli volle, con questo esempio, staccare noi dalle comodità del mondo, ha canonizzato la povertà Prima di Lui la povertà era disprezzata; ora quelli che capiscono l'esempio di Nostro Signore, la amano. Avrebbe potuto redimere il mondo anche nascendo ricco; no, ha preferito, per nostro esempio, nascere povero, affinché noi pure stimassimo questa virtù.

3 - Egli volle vincere la concupiscenza degli onori con l'umiltà. Nostro Signore avrebbe avuto diritto di essere onorato. No, no!... umiltà!..., in una sperduta cittadina... in un angolo qualunque... nascosto.. Vedete quale umiltà! Noi vogliamo l'umiltà, la chiediamo magari tutti i giorni; ma prendiamo poi la strada che conduce ad essa, quella delle umiliazioni?.. Oggi impariamo da Gesù Bambino questa grande triplice lezione: patimenti, povertà, umiltà.

Fine d'anno

Siamo alla fine d'anno e, come in ogni amministrazione, bisogna fare il nostro bilancio: consuntivo e preventivo. Oggi facciamo il primo, domani faremo il secondo. Nel bilancio consuntivo poniamo l'attivo e il passivo.

L'ATTIVO - Nell'attivo poniamo le grazie ricevute, sia nell'ordine naturale, sia nell'ordine soprannaturale.

1 - Nel ordine naturale: la conservazione, che è una continua creazione. Se per un solo istante Dio non pensasse a noi, ricadremmo nel nulla... Quanti sono passati all'eternità in quest'anno!... Poi la salute: quanti sono i ciechi, sordi, infermi... Che se il Signore ci provò con qualche dolore, anche ciò, nelle viste di Dio, non fu un male, ma una grazia... Queste sono tutte grazie che abbiamo ricevuto e di cui dobbiamo fare l'esame.

2 - Nell'ordine soprannaturale: la vocazione all'apostolato e la conservazione della medesima. Gran pensiero, questo, che non potremo mai comprendere adeguatamente!... Poi, per alcuni la vestizione chiericale o religiosa, per altri la professione religiosa, per altri ancora i Sacri Ordini; per tutti le tante prediche, letture, avvertimenti... Aggiungete i Sacramenti: le tante Comunioni e, per noi Sacerdoti, le tante Messe!... E ancora: le preghiere, le buone ispirazioni, le occasioni di vincerci... Quante e quante grazie! Di tutto dobbiamo ringraziare il Signore.

Nel nostro attivo, possiamo ancora mettere: un po' di buona volontà a corrispondere alla vocazione, qualche profitto nella lotta contro i difetti e soprattutto contro la passione dominante; qualche mortificazione interna ed esterna... Ringraziamo il Signore se abbiamo fatto qualche cosa, perché senza di Lui non possiamo fare nulla; né poco né molto, nulla!

IL PASSIVO - Il passivo contiene nulla da parte di Dio, che potrebbe dire dell'Istituto, come di ciascuno di noi: Che cosa avrei dovuto fare ancora alla mia vigna, che non l'abbia fatto? (799). Ma quanto da p arte nostra! Che nessuno abbia a dire: " Ero più buono prima! ". Vergogna! Un anno ad quid? Fu infruttuoso!... Credo che nessuno potrà dire ciò, ma tutti certo avremo dei deficit. Quella volontà che tante volte venne meno... Non peccati gravi, no, ma quanti peccati veniali!... E poi, come Religiosi, abbiamo l'obbligo di tendere alla perfezione: l'abbiamo fatto? e con quale profitto?... Ecco il nostro bilancio consuntivo. Forse i debiti sorpassano le entrate; bisogna saldare. Facciamo un atto di contrizione perfetta, poi proponiamo per il nuovo anno.

Ricordate la parabola del fico infruttuoso. Il vignaiuolo, preso da compassione per quella povera pianta che il padrone voleva far tagliare, intervenne e disse: " Abbi pazienza ancora un anno; io cercherò di scavare ben bene la terra attorno, metterò del buon concime e spero che produrrà. Se poi alla fine dell'anno non darà frutti, la taglierò e sia finita! ". Ciascuno di voi supponga che il Signore gli dia ancora un anno a sua disposizione, un anno di prova, un anno per far fruttificare il dono della vocazione. La grazia da parte di Dio non manca. Non c'è momento, qui in comunità, che non sia segnato da una grazia di Dio. Bisogna però farla fruttificare. Ringraziamo che abbiamo in Cielo la Madonna, la quale fa la parte del vignaiuolo pietoso e dice al Signore: " Aspetta ancora un anno; io farò in modo che questa pianta venga su rigogliosa e faccia poi dei buoni frutti, e non solo foglie come ha fatto sinora ". E Nostro Signore, tanto buono, si lascia commuovere e ci dà ancora un anno.

Non scoraggiarci se abbiamo fatto poco, ma pregare la Madonna che ci aiuti a fare di più. Ella supplisce alle nostre deficienze, se vede la buona volontà. E così pure il Signore, che è un Padre buono che tutto ci perdona, che è disposto a perdonare ogni cosa, purché ci rimettiamo a far bene. La perfezione si acquista con la ferma volontà: volontà che rinnoverete ogni mattina nella santa Comunione e più volte al giorno; che rinnoverete soprattutto nei ritiri mensili e in occasione delle feste.

Nuovo anno

Ieri abbiamo cantato il Te Deum per tutte le grazie ricevute, e oggi il Veni Creator per il nuovo anno. L'anno vecchio è morto, e voi siete vivi ancora; ringraziatene il Signore.

Avete il ritiro mensile e va appunto bene. Ciascuno pensi: Se fossi morto ieri, ero pronto a rispondere alla chiamata del Signore? o avrei ancora desiderato un po' di tempo per fare penitenza, per meglio prepararmi?... Bisogna pensare molto alla morte, ma praticamente. Qualcuno di voi dirà: " Oh, prima che io abbia gli anni del Sig. Rettore! ". No, no; quanti muoiono giovani!

Stiamo preparati. Un giorno il Signore mandò il profeta Elia al re Ezechia per dirgli: " Morrai e non vivrai " (800). Era un santo re e il Signore volle preavvisarlo. A lui però rincresceva morire e chiese ancora qualche anno di vita; il Signore allora gliene concesse quindici. Voi l'avvertimento l'avete già avuto, perché Nostro Signore ha detto: Nell'ora che non pensate, verrà il Figliuolo dell'uomo (801).

Del resto pare a me che non sia il caso di aver tanta paura della morte. Facciamo tutto come se dovessimo morire, impiegando tutti i nostri anni nel servizio del Signore, perché Egli solo merita di essere servito. In questo nuovo anno bisogna proprio che ci comportiamo come se fosse l'ultimo di nostra vita. Se fossimo convinti di questo, come ci metteremmo di buona voglia!

Voglio dirvi ciò che faccio io. Quando vado in Coro al Duomo, faccio per via la meditazione sulla morte. Penso che, alla mia morte, mi faranno la sepoltura in Duomo e i Canonici passeranno per via S. Chiara, via Basilica, fino al Duomo... Credete che mi faccia male pensare a questo? Mi fa del bene! Un bel giorno passerò per queste stesse vie, non più con le mie gambe, bensì portato da altri, e come vorrei allora averlo fatto bene questo breve tragitto!

Perciò penso al bene e al male che si potrà dir di me. Se conobbero che avevo dei difetti, diranno: " Eh quel sacerdote era maligno, ecc. ". Poi arrivo in Duomo. Là c'è una statua della Madonna: è la Madonna che amo di più, dopo la nostra Consolata... Faccio un inchino alla Madonna, e penso che mi deporranno là davanti, e allora Essa mi sorriderà.

Quindi mi porteranno davanti all'altare del SS. Sacramento. Spero che Nostro Signore, vedendomi, si compiacerà e vorrà darmi uno sguardo. S. Pasquale Baylon, dopo morte, aperse gli occhi per fissarli sul SS. Sacramento (802). Per me non ci sarà bisogno di questo, ma sarò contento se il Signore potrà dirmi: " Bravo, sei sempre venuto qui a pregare con fede; ora prendo io cura della tua anima "... Vi dico che questo mi fa del bene; son cose che dovranno succedere.

Dunque, pensate alla morte e pensatevi praticamente. Oggi è anche il giorno in cui bisogna pregare per i morti dell'anno testè decorso. Quanti morti! Quanti che, dopo aver avuto una magnifica sepoltura, furono del tutto dimenticati!

La seconda riflessione che dovete fare è questa: già un giorno è trascorso, dei 365 che il Signore ancora mi concede... C'era un mio compagno di collegio che s'era scritto su di un foglietto tutti i giorni dell'anno, e ogni sera ne cancellava uno... e all'esame per lo più era bocciato, perché perdeva il tempo in queste storie. Voi non fate così; piuttosto contate se i meriti e le virtù sono aumentate. Addizionare, non sottrarre.

Date perciò uno sguardo all'anno che vi sta dinnanzi e fate, come vi ho detto, un po' d'esame preventivo. Come lo facciamo ogni mattina per la giornata, così oggi dobbiamo farlo per tutto l'anno. Ricordate la bella preghiera di quella Regina di Francia (803): " Che cosa mi accadrà quest'anno? Non lo so, ma so che non mi accadrà nulla che non sia stato preveduto, regolato ed ordinato da tutta l'eternità ". Diciamo così anche noi e facciamo un atto di uniformità alla volontà di Dio: accetto tutto, voglio tutto senza restrizioni. Tale atto ha molto valore: uniformarsi alla volontà di Dio non solo in generale, ma anche nelle più minute circostanze. Non un filo, non una parola, non un'opera che non sia per voi, mio Dio!

Ecco l'importanza di prendere bene la mira! Il Signore, se noi gli diamo il principio dell'opera, ci aiuta nel restante. Ciò che ha fatto e fa i Santi è la volontà, la buona volontà; è il non mettere riserve nel servizio di Dio. Non dire: " Sì, voglio essere buono, ma senza eccessi! ". Non vi sono eccessi nel servizio di Dio! Quel che mi comandate, o Signore, lo farò, costi quel che costi...

Ieri mattina, ritornando dal Duomo, incontrai un militare che mi salutò e mi augurò buon fine e buon principio d'anno. Mi disse: " Non mi conosce più? Ero all'Istituto e mi chiamo... il tale (il nome non ve lo dico). Lei mi aveva detto che ero troppo apatico, che il missionario dev'essere tutto fuoco, ed aveva ragione. Ha fatto bene a scuotermi. Se fossi restato all'Istituto, non avrei concluso nulla ". L'avevo mandato via in bei modi, rimettendolo allo zio. Vedete? Era in comunità e non corrispondeva; non dava dispiaceri, ma mancava di energia. Ci vuole vita!

Cominciamo dunque l'anno con energia; e così tutti i giorni, tutti i momenti, senza mai scoraggiarci; saper vincere tutte queste cose e tirar dritto. E questo fatelo qui, per poterlo poi fare in Africa...

Questo è lo spirito con cui dobbiamo cominciare il nuovo anno. Non pensiamo più al passato; è già tutto perdonato. Il presente invece è nelle nostre mani. Tutti buoni, tutti studiosi, tutti pieni di buona volontà. Speriamo che arriveremo tutti a ringraziare il Signore alla fine di questo nuovo anno, come l'abbiamo ringraziato ieri sera per l'anno passato... La vita e la morte sono un mistero. Il tempo passa e non ritorna. Se non stiamo attenti a corrispondere alla grazia di ciascun momento di cui si compone l'anno, non potremo tornare indietro ad afferrarla: come il tempo, cosi quella grazia è perduta per sempre. Bisogna stare attenti al donum Dei, che ci vien concesso nel momento attuale. Questo è un pensiero tremendo. Talora ci penso e vi dico che mi fa male il pensiero di una sola grazia non corrisposta!

Procuriamo di passare questo nuovo anno con meno miserie possibili; o almeno, se ce ne saranno, cercare di riparare subito; cercare di acquistare maggior virtù possibile. Mettiamoci d'accordo, che non ci sia neppur un giorno inutile. Operiamo e operiamo pel Signore Facciamo in modo che tutto l'anno sia come un'Ora di Guardia, e quindi un anno di Guardia al Cuore di Gesù. Il Signore ci darà il premio del desiderio se efficace. Che il nuovo anno sia un anno di tante benedizioni per la Casa, per l'Istituto, per le Missioni, per i singoli membri!

Epifania

Epifania è voce greca, che significa manifestazione o apparizione. Gesù Bambino, dopo essersi manifestato ai Giudei nella persona dei pastori per mezzo degli Angeli, si fece conoscere alle genti pagane, nella persona dei Magi, per mezzo di una stella.

La Chiesa festeggia questo fatto e lo fa con ogni solennità, perché è una stessa festa col S. Natale, di cui è il compimento. E veramente, la Redenzione non Ci avrebbe giovato, se non fosse stata estesa anche ai gentili.

Anticamente non si faceva la festa di Natale, o meglio la si includeva in quella dell'Epifania. É una grande festa ed è la " nostra " festa.

Quali sono in questi giorni i nostri doveri? Anzitutto quello di ringraziare il Signore.- Ringraziarlo d'essere stati chiamati, nella persona dei Magi, a godere dei frutti della Redenzione; e ciò col dono della fede. Ringraziarlo ancora a nome di tanti infedeli, che pure chiamati con noi alla fede, ancora non la conoscono. Per essi rendiamo grazie, affinché possano presto conoscere ed amare Gesù, e quindi salvarsi. In particolare, ringraziarlo della vocazione missionaria, attraverso la quale si continua la manifestazione di Gesù alle genti, e siamo resi partecipi della stessa universale missione di Nostro Signore.

In questa festa dobbiamo anche ringraziare il Signore per tutte le grazie concesse al nostro Istituto, come per tutto il bene che si è già fatto e si sta facendo nelle Missioni.

In secondo luogo, dobbiamo imitare i Magi nella corrispondenza pronta, generosa e costante alla grazia della vocazione. La stella apparsa in Oriente fu certamente veduta da molti; ma solo i Magi, illuminati internamente dalla grazia, riconobbero in essa il segno della nascita del Messia; perciò si mossero, partirono e giunsero fino a Betlemme. Vidimus... et venimus (804). Applicate a voi la cosa. Molti sentirono la voce di Dio, che li chiamava all'apostolato. Quanti vostri compagni, leggendo il nostro Periodico, o ascoltando qualche predica sulle Missioni, o alla vista di un Missionario, provarono in se stessi il desiderio e anche la volontà di farsi missionari, ma poi, passato il primo entusiasmo, tutto svanì per essi. Per motivi umani: per l'attacco ai parenti, alla patria, ecc., non ebbero la forza e il coraggio di seguire l'invito di Dio; oppure non vi aderirono con sollecitudine, e la voce di Dio passò e non si fece più sentire; perché, per lo più, Dio non ripete le sue grazie specialissime.

Vi ho già detto che la prima offerta che giunse, all'annunzio della fondazione dell'Istituto, fu di un sacerdote Astigiano che non volle far conoscere il nome, il quale, in accompagnamento delle cento lire, scriveva: " In riparazione di non aver in gioventù seguita la vocazione alle Missioni, a cui ero chiamato ". Voi fortunati, che avete sentito l'invito di Dio, e fatti certi del medesimo per mezzo della preghiera e dei saggi consigli avuti, con coraggio vi siete staccati dal paese, dalle comodità della vita civile e, non badando ai giudizi e motivi umani, entraste in questo Istituto per prepararvi all'apostolato!

Non basta però aver fatto con prontezza il primo passo; ci vuole la corrispondenza a questa prima grazia. I Magi dimostrarono non solo una fedeltà pronta, ma anche generosa e costante. Essi tirarono diritto verso la meta, nonostante la lunghezza e asprezza del cammino; nonostante la momentanea scomparsa della stella: prova terribile con timore di aver sbagliato e che tutto finisse in nulla; poi ancora il doversi presentare al crudele Erode... e poi l'umile condizione del Neonato... Tutte queste difficoltà essi superarono da generosi, perché fissi in Dio e nelle sue promesse: il quale non manca mai a chi vive di fede.

Applichiamo a noi. È tale la nostra continua, quotidiana corrispondenza alla grazia?... Sostenete voi da forti le prove che incontrate in questa Casa, gli ostacoli che si frappongono alla formazione alla virtù? Vi addestrate voi con animo generoso alle fatiche e alle prove dell'apostolato? Siete voi fortes in fide? (805). Il Signore ama i generosi e manda loro non una ma molte stelle, che sono: le divine ispirazioni, la direzione dei Superiori, le sante regole, gli esempi dei compagni, le letture... Tutte grazie per sostenervi e farvi santi Missionari. Fortunati voi se vi corrisponderete con la stessa generosità dei Magi!...

S. Agostino ci ammonisce di stare attenti al tempus stellae, per non lasciar passare il Signore con le sue grazie (806). Nelle comunità, certi individui son sempre gli stessi, né caldi né freddi. Essi aspettano, aspettano, e intanto il tempo passa e la grazia non c'è più.

Un giorno mi è venuto in mente di contare le buone ispirazioni che il Signore mi mandava durante la giornata. Incominciai di buon mattino, e conta e conta... guardando anche di trarne profitto. A mezzogiorno ne avevo già un buon numero, sì da non poter più continuare a contarle. Oh, le grazie che riceviamo dal mattino alla sera!

Dunque: fedeltà generosa nel corrispondere alla grazia della vocazione, e fedeltà costante. Una Missionaria partita per l'Africa mi scriveva: " In verità, quando fui a metà viaggio, un po' per il mal di mare e un po' per altre cose, quasi mi pentivo di essermi fatta missionaria e avrei voluto tornare indietro. Non è che non volessi essere missionaria, ma la tentazione era così forte! ". Ebbene, si fece coraggio (comunque il piroscafo non poteva più tornare indietro per lei); e adesso è ancora in Missione, né mai più ebbe simile tentazione. Qualcosa di simile avvenne al Beato Chanel che, in procinto di partire per l'Oceania, quasi stava per rinunziarvi. Qualcuno gli aveva fatto presente la scarsità del Clero nei nostri paesi, le molte difficoltà di laggiù, ecc. Fu poi una Suora a rimetterlo in carreggiata, con dirgli: " Come! Hai già forse in mano la corona del martirio e te la lasci sfuggire? ". Partì e morì martire (807).

I Magi, trovato il Santo Bambino, gli offrirono oro, incenso e mirra, che significano la carità, la preghiera e la mortificazione. Così voi ogni giorno, e direi ogni ora, dovete procurare d'infervorarvi nell'amore di Dio e del prossimo; attendere fervorosamente alla pietà, perché Gesù vi infonda lo spirito ecclesiastico ed apostolico; e, coll'osservanza esatta delle sante regole, investirvi dello spirito di mortificazione, che dovrà accompagnarvi per tutta la vita. I Magi, in cambio della loro corrispondenza alla grazia e delle loro offerte, ricevettero lumi alla mente e grazie al cuore per capire le verità evangeliche: sia in ordine alla propria santificazione, sia in ordine alla conversione di altre anime. Essi infatti ritornarono nei loro paesi e quivi, secondo la tradizione, lasciate le loro dignità, si fecero zelanti apostoli della fede e subirono anche il martirio. I loro corpi, dopo essere stati a Milano, riposano ora in Colonia, venerati da secoli.

Anche voi, in compenso del vostro fervore durante questi anni di formazione, riceverete le grazie che vi sono necessarie per la vostra santificazione e per il futuro apostolato. Andrete anche voi, ciascuno in regionem suam, cioè nella Missione che Dio, attraverso l'obbedienza, vi assegnerà: dove, animati dal proposito efficace di far conoscere Gesù, sarete pronti a qualunque sacrificio, anche a quello della vita.

Raccomandiamoci pertanto ai Santi Magi, perché ci ottengano la loro fedeltà, la loro generosità, la loro costanza, il loro zelo. Chiediamo grazie per noi, per i nostri Missionari, per tutti i Missionari, e anche per i poveri infedeli, chiamati anch'essi a far parte dell'unico ovile di Nostro Signore.

Oggi è festa nostra, festa dei Missionari, e dobbiamo rinnovare il proposito di usare tutti i mezzi necessari per riuscire veramente buoni Missionari. Voi dovete essere Missionari nella testa, nella bocca, nel cuore, e cioè nei pensieri, nelle parole, nelle opere. Non dimenticatelo mai: queste camere, questi ambienti sono per i Missionari. Torino è per tutti, ma qui solo per i Missionari. Perciò chi non ha intenzione di esserlo e di usare tutti i mezzi per riuscirvi, non deve star qui. La nostra stella è di divenire santi Missionari della Consolata; non abbiamo che da seguirla.

giuseppeallamano.consolata.org