UN TRIBUTO DI RICONOSCENZA AL BEATO GIUSEPPE ALLAMANO
INAUGURATO UN MONUMENTO IN SUO ONORE
IN OCCASIONE DEL CENTENARIO
DELL’EVANGELIZZAZIONE IN KENYA
Nel 2001, i Missionari della Consolata hanno celebrato, in tutte le
nazioni dove sono presenti, il centenario della fondazione dell’Istituto. Questa celebrazione è stata sentita
in modo particolare nel Kenya, perché con l’inizio dell’Istituto è coincisa
l’evangelizzazione, da parte dei Missionari della Consolata, di una notevole parte di questa nazione, in particolare
nella zona centrale e in quella nord orientale.
È noto come il Beato Allamano
sognasse per i suoi missionari una missione in Etiopia. Non essendo possibile, in quel tempo, ottenere il permesso di
entrare direttamente nel paese, l’Allamano scelse di arrivarvi partendo dal Kenya. Il progetto fallì,
perché il p. Angelo Dal Canton, che tentò di attraversare clandestinamente il confine con due giovani
africani, venne sorpreso e dovette addirittura subire un periodo di prigionia. Questo progetto fu quindi dimenticato e
all’Etiopia si arrivò, per altra via, solo nel 1913.
A noi, però, non è difficile
scorgere in questo “fallimento” le vie della Provvidenza. Giunti in Kenya, infatti, i Missionari della
Consolata non rimasero inoperosi. Anzi, con un’intensa attività di promozione umana e di
evangelizzazione, riuscirono ad impiantare una tale rete di missioni attorno al monte Kenya, che in pochi anni la
situazione sociale e religiosa di quella zona del Paese si trasformò radicalmente. Sono ora sette le fiorenti
diocesi nate come frutto del loro lavoro, con un totale di circa tre milioni di fedeli.
Questi cristiani si
ritengono, senza alcun dubbio, figli spirituali del beato Allamano. Per questo il centenario dell’Istituto,
celebrato nel 2001, è stato molto sentito da essi, come pure quello dell’inizio dell’evangelizzazione,
celebrato nel 2002. Definire queste manifestazioni “entusiaste” non è certo esagerazione, quando si
pensa alle migliaia di persone che, il 29 giugno scorso, si sono “arrampicate “ sulle pendici della catena
dell’Aberdare per partecipare alla celebrazione eucaristica a Tuthu, sull’esatto posto dove cento anni prima i
Missionari della Consolata avevano celebrato la prima Messa.
Nel contesto di queste ricorrenze, naturalmente,
non poteva mancare un ricordo particolare per colui che era stato lo strumento della Divina Provvidenza per la chiamata
alla vita cristiana di queste persone, le quali amano definire il beato Giuseppe Allamano il loro “Padre nella
Fede”. A tale scopo si pensò di erigere un monumento in suo onore nel centro dei Missionari della Consolata
al Sagana, che ora è denominato “Allamano Centre”. In mezzo al verde, da dove si diramano le strade che
portano alle varie opere di questo centro, campeggia una statua del Beato, con sullo sfondo l’immagine della Vergine
Consolata ed alcune lapidi che ricordano gli eventi più significativi del cammino dei “Cento Anni di
Consolazione in Kenya”.
Anche per questa iniziativa la risposta fu entusiasta. Il 5 ottobre 2002, nel
dodicesimo anniversario della beatificazione dell’Allamano, e giornata di chiusura del centenario della presenza
dell’Istituto in Kenya, una ingente folla si riversò ancora al Sagana per una solenne celebrazione, culminata
con la benedizione della statua. Presiedette il nunzio apostolico, mons. Giovanni Tonucci, attorniato dal vecovo locale,
mons. Peter Kihara, da mons. An-thony Ireri Mukobo e da mons.Virgilio Pante, tutti tre Missionari della Consolata.
Numerosissimi erano pure i sacerdoti e religiosi presenti, non solo della Consolata, ma anche diocesani e di altre
Congregazioni. Il nunzio sottolineò l’importante contributo dato dai figli e figlie dell’Allamano
alla nascita e sviluppo della Chiesa in Kenya. Particolarmente toccante il ringraziamento finale della signora Christine
Ngari, un’anziana dirigente di Azione Cattolica e membro di comitati ecclesiali a livello diocesano e nazionale. A
nome di tutti i cristiani ella rese un solenne e cordiale tributo di riconoscenza al “Padre a cui essi devono la
Vita Cristiana, e gran parte del progresso sociale verificatosi nei 100 anni appena trascorsi”.