RECITIAMO IL ROSARIO CON L'ALLAMANO

2003: ANNO DEL ROSARIO 
 
Il mese di maggio è dedicato alla Madonna. Ogni cristiano, che non si lasci soverchiamente distrarre dalle preoccupazioni della vita, di sicuro onora la Madre del Signore, anche con la recita del Rosario, specialmente in questo anno 2003 che il Papa Giovanni Paolo II, con la Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae” del 16 ottobre 2002, ha proclamato “Anno del Rosario”. L’obiettivo che il Santo Padre si è proposto con questa iniziativa, per esprimerlo con le sue parole, è «la contemplazione del volto di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Madre Santissima». «Recitare il Rosario - dice il Papa – infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo» (n.3). «Una preghiera così facile, e al tempo stesso così ricca, merita davvero di essere riscoperta dalla comunità cristiana» (n.43).
Dopo essersi raccomandato ai Vescovi, ai sacerdoti, ai teologi e ai consacrati, il Papa si rivolge a tutta la comunità cattolica con queste sentite parole: «Guardo a voi tutti, fratelli e sorelle di ogni condizione, a voi famiglie cristiane, a voi ammalati e anziani, a voi giovani: riprendete con fiducia tra le mani la corona del Rosario, riscoprendola alla luce della Scrittura, in armonia con la Liturgia, nel contesto della vita quotidiana. Che questo mio appello non cada inascoltato!» (n. 43).

Nella spiritualità mariana degli Istituti fondati dal beato Giuseppe Allamano, il Rosario occupa un posto importante. Nessun figlio o figlia dell’Allamano si permetterebbe di omettere questa preghiera giornaliera. Chi ha impresso tale “simpatia” per il Rosario è stato proprio il Fondatore, il quale non ha mancato di valorizzare ogni occasione propizia per aiutare a comprendere ed a vivere i profondi valori spirituali contenuti in questa preghiera. Quanti conoscono e vogliono bene all’Allamano possono partecipare di questo spirito mariano e porsi, a pieno diritto, alla sua scuola, assieme ai Missionari e Missionarie della Consolata, per riscoprire, qualora fosse necessario, la bellezza del Rosario e recitarlo con fiducia.


“La preghiera quotidiana di tutta la vita”

L’Allamano era un innamorato del Rosario. Nella sua pedagogia, più che la dottrina, che pure c’è in abbondanza, emerge il suo cuore di Padre che insegna ai figli e figlie a pregare la Madonna e li incoraggia ad essere costanti. Non è tanto il teologo che parla, quanto l’uomo di Dio, il santo, che insegna ciò che vive.

L’Allamano è un uomo molto realista e non chiude gli occhi di fronte alla realtà. Aiutato dalla sua lunga esperienza di educatore, si rende conto che il Rosario, data la ripetitività delle preghiere che lo compongono, può ingenerare un certa noia in chi lo recita, con il pericolo di venire trascurato. Impressiona l’insistenza con cui incoraggia a superare questa sensazione, che è più psicologica che spirituale. Ecco alcune sue espressioni molto chiare: «Riguardo a questo benedetto Rosario io ho sempre paura che si dica così, tanto per togliere un peso”» (Conf. MC, II, 357). «[…] che non venga in testa che il Rosario sia una ripetizione noiosa. È noioso dire alla Madonna che le vogliamo bene?» (Conf. MC, II, 149); «Il Padre Lacordaire dice: ‘L’amore non ha che una parola, più si ripete, più è dolce, ed è sempre nuova’» (Conf. MC, I, 183). E qui l’Allamano porta la propria esperienza personale, che ci fa comprendere come egli sapeva ripetere le ‘Ave Maria’, senza annoiarsi, con intensità interiore: «Quando io dico che voglio bene alla Consolata, che cosa devo dire… dirò sempre quello”» (Conf. MC, I, 183); «Prendete amore, stima, affezione al S. Rosario, non credetelo un peso, ma un peso soave» (ibid.).

Per l’Allamano il Rosario è “preghiera del cuore” e con questa convinzione supera certe obiezioni che si sentono in giro: «Nel Rosario vi sono tante Ave Maria, tutto uguale, una dopo l’altra […]. Quando dicono così è segno che non lo recitano con il cuore» (Conf. IMC, II, 687); «Come sono belle le parole dell’Angelo! Ogni parola dell’Ave Maria è d’oro. Ora se una cosa è bella e buona la si ripete sempre. Non ci stanchiamo mai! Il provar noia a dire il Rosario è segno delle anime tiepide» (Conf. IMC, III, 468); «Mai stancarsi di ripetere: Ave Maria […]. La Madonna non si annoia a sentirlo» (Conf. MC, III, 406).


Valore del Rosario

L’Allamano si sofferma volentieri  ad illustrare il valore del Rosario, perché è una preghiera completa, composta da una parte vocale e da una di meditazione. Ecco come spiega il valore del Rosario in quanto preghiera vocale: «Il Signore poteva insegnarci tante preghiere, eppure alla domanda degli Apostoli: ‘insegnaci a pregare’, non rispose che colle poche domande del ’Padre nostro’; e gli Apostoli si ritennero soddisfatti. L’Ave Maria poi a comporla intervennero Dio Padre, l’Arcangelo Gabriele, S. Elisabetta da Dio ispirata e la Chiesa; ed è così corta… (Conf, IMC, II, 370-371). L’Allamano insiste nel dire che «dopo il ‘Padre nostro’, l’‘Ave Maria’ è la preghiera più eccellente, perché è quella che piace di più alla Madonna» (Conf. IMC, II, 684). È proprio la caratteristica del ‘Padre nostro’ e dell’‘Ave Maria’, due preghiere essenziali e ispirate, che convince ed entusiasma l’Allamano, il quale assicura che la loro recita, per chi ha fede e non è distratto, diventa “corta e soave” (Conf. IMC, II, 371).

L’Allamano illustra anche l’aspetto meditativo del Rosario: «Come preghiera mentale [il Rosario] è la migliore meditazione sulla vita di Nostro Signore e della SS. Vergine; meditazione che rende soave tutta la recita» (Conf. IMC, II, 371). «Quel quarto d’ora, se si meditano i misteri, passa come il fumo […] e così noi meditiamo una volta una cosa e una volta l’altra» (Conf. IMC, II, 373; cf. Conf. MC, I, 184). Alle suore il Fondatore ha spiegato tre modi di meditare mentre si recita il Rosario: 1) meditare il senso delle parole che si ripetono nelle singole preghiere; 2) riflettere sul valore dei misteri, che lui spiega uno per uno; 3) immaginare la scena dei misteri, facendoci aiutare anche dalla fantasia (cf. Conf. MC, II, 360).


Il Rosario incide nella vita

Per ultimo sottolineo l’aspetto probabilmente più caratteristico della dottrina dell’Allamano sul Rosario e cioè: in ogni mistero, si possono scoprire virtù proprie di Gesù e di Maria, che noi dobbiamo chiedere per ottenerle e poi sforzarci di metterle in pratica. Il Rosario, quindi, diventa una scuola di vita e chi lo recita bene e con regolarità sicuramente progredisce nella vita spirituale. Anche su questo punto è preferibile lasciare la parola all’Allamano.
Merita di essere riportato un brano di una conferenza fatta agli allievi missionari il 3 ottobre 1915, sulla festa del Rosario. Per comprenderne lo stile, si tenga presente che egli parlava a dei ragazzi che si preparavano per essere missionari, e quindi doveva usare un linguaggio semplice, adatto alla loro mentalità, ma comunque esatto nei contenuti: «Al primo mistero gaudioso ci viene subito in testa quali virtù ha esercitato la Madonna: l’amore alla castità, all’umiltà, al sacrificio. Ebbene anche noi, per l’intercessione della Madonna, domandiamo queste virtù. […]
Così sarà il secondo mistero: la visitazione; carità verso il prossimo. La Madonna non è andata da S. Elisabetta a divertirsi! È andata per servire quale umile ancella: farle da mangiare; farle ciò di cui aveva bisogno. E noi così preghiamo la Madonna per ottenere la carità verso gli altri. […] Meditiamo le sue parole; il suo contegno grave, pio, caritatevole, umile, come di chi porta in sé Nostro Signore.
Nei misteri dolorosi: Gesù nell’orto deve commuoverci. Soffre per chi? Anche per me […] e poi gli apostoli che lo abbandonano. Un pensiero per volta, non tutti insieme: una volta uno e una volta un altro. Nei misteri gloriosi, la discesa dello Spirito Santo: pare di essere nel cenacolo; pregare che il Signore mandi lo Spirito Santo: spirito di pietà, di timore di Dio; e si domanda una grazia inerente a questo mistero.
Se reciteremo così il Rosario non resta arido e soddisfa. Sentiremo così un nuovo impulso in noi a praticare le virtù […], ma bisogna che lo diciamo con gusto» (Conf. IMC, II, 373-374).
Concludendo, ecco gli ultimi incoraggiamenti, molto semplici e cordiali, che l’Allamano paternamente rivolge a chi lo vuole accompagnare nella recita del Rosario: «Qual piacere sarà per la Madonna sentirsi dire tante volte: Ave Maria! Ma bisogna che le diciamo con sempre più fervore. Il S. Rosario deve essere il nostro pane quotidiano» (Conf. MC, III, 112). «Il Rosario poi, naturalmente, deve essere la vostra preghiera quotidiana di tutta la vita; mai lasciarlo» (Conf. MC, III, 461; cf. I, 347). «Dunque oggi (era il 7 ottobre 1917) desidero che facciate il proponimento di dire sempre il Rosario […]: mai che si vada a letto senza aver recitato il Rosario» (Conf. IMC, III, 168); «Bisogna fare in modo che il Rosario ci sia di soddisfazione per tutta la vita» (Conf. IMC, III, 138).
 
P. Francesco Pavese