ALBUM

UN VOLTO SERENO E MATURO
50° di sacerdozio

Nel 1923, in occasione del giubileo sacerdotale, l’Allamano accettò di farsi fotografare. Dietro reiterate insistenze, si convinse che era conveniente avere una sua fotografia decente da pubblicare sulla rivista “La Consolata”. «Tanto lo so che la fotografia ci vuole e che la pubblicherete» fu il suo commento. Tenuto conto della sua scarsa simpatia per le foto, però, si può immaginare il “fioretto” che avrà dovuto fare, dato che le pose, per quanto si può arguire dal materiale che possediamo, sono state otto, quattro in piedi e quattro seduto e, per di più, in due scenari differenti. Davvero c’è da ammirare la fantasia degli interessati, missionari e collaboratori al Santuario e al Convitto. In ogni scenario sono differenti la poltrona, il tappeto, il tavolino, lo sfondo. Una costante è la statuetta della Consolata, che hanno spostato da un tavolino all’altro. Inoltre si nota che l’Allamano è stato al gioco: o tiene in mano il Regolamento dell’Istituto, oppure non lo tiene; o ha il pìleo nero in testa, oppure è a capo scoperto; o è serio, oppure sorride. Sembra che siano stati i canonici Cappella e Baravalle a suggerirgli di fare un sorriso, perché a loro pareva che le prime pose fossero troppo serie. Davvero la foto del-l’Allamano in piedi e sorridente è quella più cara a tutti noi, anche se, allora, non è stata scelta per la pubblicazione. Invece è stata usata per il manifesto ufficiale della beatificazione e si è potuta ammirare sulle facciate delle chiese di Roma nei giorni che precedettero quell’indimenticabile 7 ottobre 1990.

In tutte queste foto, il volto dell’Allamano, sorridente o meno, ha sempre un’espressione di dolcezza. La fronte è spaziosa e senza rughe, il naso caratteristico piuttosto grande, gli occhi vividi, che guardano al di là dell’obiettivo. Un Allamano molto vicino, ma anche a sé, nella sua dimensione soprannaturale che non ha mai perso. Dall’insieme la sua figura appare nella pienezza della maturità umana e spirituale. Sotto questo aspetto, forse queste sono le sue fotografie più belle.
Finora, ne sono state fatte una ventina di interpretazioni, da pittori diversi, in passato e recentemente, in Italia e all’estero. In genere sono interessanti, proprio a motivo dell’espressione dell’Allamano e soprattutto del suo sorriso. Alcune sono pittoricamente valide, altre un po’ meno. Tutte, però, esprimono l’ammirazione per questo grande uomo di Dio. Ne presentiamo alcune, che ci sembrano rappresentative dei vari periodi.


La prima interpretazione è il quadro (cm 71,50 x 52,00) del pittore Luigi Guglielmino, discepolo del Reffo (che, a sua volta, dipinse il ritratto ufficiale di S. Giuseppe Cafasso per incarico del-l’Allamano). Risale al 1955. Questo ritratto è stato commissionato dall’allora direttore del periodico “Missioni Consolata” Merlo Mario. L’ispirazione sicuramente proviene dalle foto del 50°, ma il dipinto, piuttosto oleografico, non sembra sia stato accolto con grande favore dai missionari, nonostante l’indiscusso valore dell’artista. L’esecuzione pittorica è splendida, ma l’atteggiamento del viso e specialmente quello delle mani sembrano improbabili per un uomo sereno e volitivo come l’Alla-mano. Il quadro si trova nella casa generalizia a Roma.

Quadro (cm 200 x 100,50) del pittore italiano Antonio Greco. Dipinto all’inizio degli anni ’90, su ordinazione del p. A. Giannelli, per la chiesa di Mukarara, diocesi di Nyeri, costruita in ricordo del centenario della fede in Kenya. La fisionomia dell’Allamano si ispira alle foto del 50°, benché non sia del tutto rassomigliante. Il quadro piace alla gente per la composizione che rispecchia il loro ambiente, per la presenza della Consolata e la vivacità dei colori. Attualmente è la pala dell’altare nella chiesa. L’Allamano, considerato uno degli “antenati”, sembra ricordare ai cristiani, ormai in maggioranza in questo posto, che devono condividere la loro fede anche con gli altri popoli della terra.

Roberto Forlivesi, artista di Gambettola (FO), ha realizzato due notevoli ceramiche in rilievo dell’ Allamano (cm 120 x 100), color oro, ispirandosi alla fotografia sorridente del 50° di sacerdozio. Entrambe hanno un collegamento ideale con la missione, in quanto, dietro la figura dell’Allamano appare parte del globo terreste. Ognuna, però, ha una sua particolarità in basso a sinistra. Nella prima, voluta da P. Tarcisio Foccoli IMC, in ricordo della beatificazione, è incisa la facciata della nostra chiesa di Gambettola, nella quale è collocata, come pala di altare, in una cappella laterale. Nella seconda, voluta da P. Francesco Peyron IMC, collocata all’ingresso della cappella dedicata al beato Allamano, nella casa della Certosa di Pesio (CN), è inciso il Santuario della Consolata.

Quadro ad olio su tavola di legno (cm 200 x 100), nella chiesa parrocchiale di Karima (Kenya), dedicata alla “Regina Montis Regalis” (Santuario di Mondovì). Il dipinto è opera del pittore kenyota Francis Kago, ed è stato eseguito, su commissione del parroco p. Pietro Moretti, Missionario della Consolata, nel 1990, come ricordo del 90° anniversario di fondazione della parrocchia. L’Allamano, collocato nella gloria, con la presenza benedicente del-l’Eterno Padre, è circondato da personaggi famosi, con i quali aveva avuto una particolare sintonia spirituale: i santi Giuseppe Cafasso, Francesco di Sales, Ignazio di Loyola ed il Card. Massaja. L’Allamano è “il sacerdote”,’ rivestito dei paramenti sacri, in riverente posa di fronte alla sua Consolata, nell’atto di ricevere da lei e di dare simbolicamente l’incarico di iniziare la parrocchia. Il viso dell’Allamano si ispira, con libertà pittorica, alle fotografie del 50°. Il monte Kenya, sullo sfondo, collega il quadro all’ambiente di Karima, da dove si può ammirare in questa prospettiva.

Quadro ad olio (cm130 x 90) dell’Allamano, ispirato alle stesse fotografie, ma ringiovanito, in mezzo a gente di tutti i continenti, per indicare l’internazionalità degli Istituti. Il pittore, Romano Bartolomasi, padre di una suora missionaria, per esprimere la sua intesa con l’Allamano, ha voluto inserire, in evidenza tra la gente, anche la figura della figlia. Dello stesso pittore é il delicato disegno a carboncino (cm 32 x 25), eseguito nel 1990 in occasione della beatificazione, sicuramente ispirato alle fotografie del 50°. Attualmente il dipinto e il disegno si trovano nella Casa Generalizia delle Missionarie della Consolata, a Nepi (VT).

Dipinto ad olio (cm 50 x 40) di un artista nord-coreano, di cui non si conosce il nome, che lavorava a Bengasi (Libia). È stato commissionato, nel 1997 dal francescano polacco p. Peter, parroco di El-Messah, per donarlo alla comunità delle Missionarie della Consolata, presenti nella sua parrocchia. Tra i moderni, questo quadro gode di alto gradimento, sia per la rassomiglianza con l’Allamano come appare nelle fotografie del 50°, che per la vivacità e l’armonia dei colori. Dopo il ritiro delle Missionarie della Con-solata dalla Libia, avvenuto nel 1998, il quadro è conservato nella loro Sede Regionale a Grugliasco (To).

Dipinto ad olio (cm 46 x 38) del pittore Piero Susanetto, padre di un nostro ex allievo, eseguito nel 1989, su richiesta di p. Tullio Bosello, in vista della beatificazione. L’artista ha accettato volentieri la richiesta, potendo così esprimere il suo legame spirituale con l’Istituto dell’Allamano, riconoscente per l’educazione data dai missionari al proprio figlio. La fisionomia dipende ovviamente dalle fotografie del 50°. Attualmente il quadro è conservato dallo stesso p. Bosello, al quale il pittore l’aveva donato.

Dipinto ad olio su tela (cm 47 x 37), opera di C. Carparelli, fratello del nostro missionario P. Mario. L’artista, che aveva già eseguito un altro interessante quadro dell’Allamano, armonicamente inserito nella mappa del Kenya, ha voluto ancora una volta esprimere l’identità missionaria del nostro Fondatore, prendendo l’ispirazione dalle fotografie del 50°. Il gesto delle due mani, una di un bianco e una di un nero, che si stringono, è un eloquente simbolo della missione pacificatrice e di comunione universale dell’Allamano e dei suoi missionari. Attualmente il quadro si trova nella nostra casa di Galatina (Lecce).

La più recente interpretazione delle fotografie del 50° è questa del pittore Roberto Molino, eseguita nel 2002 (cm 102 x 72), su commissione dell’Ufficio Generale della Postulazione. L’artista si è impegnato nel voler interpretare e riprodurre l’intensità dello sguardo dell’Allamano, ponendo gli occhi al centro della composizione e fissi sulla persona che lo guarda. Risalta anche l’armonia del triangolo mani (base)-volto (vertice). Per dare risalto alla persona, è stato tolto lo schienale della poltrona. Il resto della figura si perde nel buio dello sfondo. Il dipinto, pur di notevole valore artistico, non ha ricevuto un’accoglienza molto favorevole, almeno fino ad ora, dato che risulta difficile scorgere subito la rassomiglianza con l’Allamano. Attualmente si trova nella Casa Madre.

Il sorriso dell’Allamano, come appare nella più famosa fotografia del 50° di sacerdozio, ha conquistato i cuori di quanti lo hanno conosciuto. E, senza dubbio, anche il cuore nostro e dei nostri amici. Il sorriso dell’Allamano, infatti, è uno dei suoi tratti caratteristici. Così lo ricordavano i suoi alunni del Convitto Ecclesiastico: «Ci guidava con un perenne sorriso». Così lo ha implorato il suo amico Mons. Ressia, Vescovo di Mondovì, annunciandone la morte: «Regala a me uno di quei sorrisi dolci che mi consolavano e spronavano ad essere più buono».