ALBUM

UN’ESPRESSIONE VOLITIVA E FORTE

Non siamo in grado di precisare con esattezza quando questa fotografia dell’Allamano sia stata presa. Sicuramente risale agli anni della sua maturità. Secondo una dichiarazione rilasciata da Sr. Gina Motta, Missionaria della Consolata, la foto sarebbe stata scattata dall’allievo Bonaudo Giuseppe (1910 – 2002), nel cortile di casa madre, quando aveva 15 anni circa. Probabilmente l’età del fotografo non è corretta, dato che l’Allamano non sembra poi così vecchio. Questa notizia l’avrebbe data lui stesso, mentre ne regalava una copia alle suore della comunità di Regent Square, Londra, alla fine degli anni ’80.

L’espressione dell’Allamano è piuttosto seria. Lo sguardo, rivolto verso destra, dà l’impressione di volere sfuggire l’obiettivo. Conoscendo la sua scarsa simpatia per le foto, sembra quasi che il Fondatore stia subendo una pressione da parte dei giovani, che insistono per ritrarlo e che lui non vuole scontentare. Siamo grati al P. Bonaudo per la sua intraprendenza, perché questa fotografia è una tra le più gradite del nostro padre, precisamente per l’ espressione così volitiva del volto.

A questa foto si sono ispirati due artisti di valore, donandoci tre interpretazioni molto interessanti che presentiamo volentieri ai nostri amici. Così anch’essi, attraverso l’espressione del volto, potranno ammirare la forza d’animo propria del beato Allamano.


Il torinese Mario Caffaro Rore, uno tra i migliori pittori di arte sacra italiani, deceduto ultra novantenne da pochi anni, nell’anno 1986 ha studiato a fondo questa fotografia dell’Allamano, ricavandone un quadro ad olio su tavola (cm 33 x 40). Vi ha apportato sostanziali modifiche, mantenendo però inalterata l’intensità della fisionomia.

Conserviamo, in archivio, lo schizzo di mano del pittore, il quale, con una buona intuizione, fa ruotare il busto un po’ a destra e il volto a sinistra, fino ad una posizione frontale, con lo sguardo fisso su chi guarda il quadro. Si noti che la spalla destra risulta così alquanto abbassata, dando al busto una posizione più eretta. È evidente che il pittore ha voluto ritrarre solo il volto dell’Allamano, che certamente trovava interessante. Ne ha addirittura ringiovanito l’espressione. Il dipinto finora non è stato valorizzato. Il quadro si trova nell’ufficio della Postulazione Generale, a Roma. Una sua fotografia a colori, ingrandita, è posta nella casa natale di Castelnuovo, ad accogliere i visitatori. Da questo quadro sono state ricavate anche immagini devozionali, con sul retro una preghiera di ringraziamento a Dio per il dono del beato Allamano e di richiesta di grazie per sua intercessione. (vedi foto di copertina).

Lo stesso artista Mario Caffaro Rore, sempre nel 1986, ha eseguito questo dipinto, olio su tela (cm 62 x 82), interessante interpretazione della fotografia che stiamo esaminando. L’artista ha apportato con maestria alcune modifiche di rilievo. Senza alterare la fisionomia, ha rivolto il volto e lo sguardo dell’Allamano in avanti, verso chi contempla il dipinto, rendendo il suo contatto più immediato. Inoltre, in una composizione un po’ forzata, ha posto nelle mani del-l’Allamano l’immagine della Consolata, da lui sempre definita la vera Fondatrice, come pure un libro, che possiamo supporre sia il Vangelo, con il mandato di Gesù: «Andate in tutto il mondo, predicate e battezzate ogni creatura».

Nella foto l’Allamano indossa un soprabito, che non si vede nel quadro. Di questo dipinto non si conoscono le vicende, né chi l’abbia commissionato. È rimasto dimenticato fino allo scorso anno, quando è stato sistemato nell’ufficio del Vice Superiore Generale, nella casa generalizia, a Roma.

Anche il pittore Bruno Traverso (l’autore dell’arazzo esposto sulla facciata di S. Pietro per la beatificazione) si è voluto ispirare a questa fotografia, dipingendo un interessante quadro ad olio su tela (cm 60 x 80). Il volto dell’Allamano è identico a quello della foto, ma nella composizione dell’insieme risultano diverse innovazioni. Intanto la solenne poltrona è una delle due usate per le fotografie del 50° di ordinazione. Le mani poggiano sui braccioli e non sono raccolte. Non c’è il soprabito e lo sfondo è un interno e non il muro nel cortile di casa madre. La figura dell’Allamano appare completata e risulta quasi per intero. Il quadro è stato donato, all’inizio degli anni novanta, dall’allora Vice Superiore Generale al p. Candido Bona, in segno di riconoscenza per la pubblicazione delle lettere del Fondatore, monumentale opera in 10 volumi, che, anche a motivo del suo apparato critico, è una delle principali fonti per studiare il pensiero del nostro Fon-datore. Attualmente il quadro è esposto, nell’ufficio dello stesso p. Bona, a Torino.