I giorni 6-8 agosto 2004, nella Casa Madre di Torino, attorno alla tomba del Beato Allamano, si sono dati convegno 20
rappresentanti dei gruppi di Laici Missionari della Consolata d’Europa. Con loro c’erano pure due
rappresentanti dei gruppi dell’America Latina (Colombia e Brasile).
Sono stati tre
giorni di intenso lavoro per conoscere le realtà di vita e di lavoro missionario di ogni gruppo, e in un secondo
momento per correggere ed emendare la bozza di Statuto, che, una volta approvata, costituirà la regola di questo
nuovo ramo, che sta sorgendo dal tronco secolare della Famiglia Missionaria della Consolata.
Chi sono questi
Laici Missionari della Consolata? Sono dei “laici”, sposati o non, che, sentendosi chiamati dal carisma e
spiritualità del Beato Allamano, si riuniscono in “gruppo-comunità” per dedicarsi al servizio
della missione. Tale servizio viene effettuato sia fuori della propria Patria come all’interno di essa, per uno o
più periodi della durata di 2-3 anni ciascuno.
Nel dialogo intenso e fraterno,
portato avanti all’unisono in spagnolo-italiano-portoghese, essi hanno voluto ribadire che non sono dei semplici
volontari missionari, ma che si sentono persone chiamate per “vocazione” a vivere secondo lo spirito dei
Missionari della Consolata e a lavorare a favore della missione.
Le varie esperienze in atto mostrano che tale
vocazione non solo è possibile ma sta già dando frutti consolanti in contesti non semplici di missione (es.
in Roraima-Nord Brasile, in Mozambico, nel Congo, in Colombia), offrendo ovunque un bellissimo contributo al cammino della
missione. Nella sua omelia, il Padre Generale ha dato loro il benvenuto nella Famiglia Missionaria della Consolata,
ed ha voluto sottolineare quanto l’Istituto e la missione si attendono da loro:
1. La freschezza e
l’entusiasmo di chi inizia un cammino nuovo che, sebbene non ancora ben definito, tuttavia si mostra già
ricco di tanti frutti.
2. Una testimonianza nuova dello “spirito di famiglia” tanto caro al Beato
Allama-no. Essi infatti possono arricchire questo tradizionale elemento di spiritualità dell’I-stituto con la
loro esperienza concreta di vita familiare, vissuta all’interno della missione.
3. La coscienza che tutta
la spiritualità voluta dall’Allamano per i suoi missionari e missionarie può essere vissuta anche da
loro. In particolare, l’impegno a seguire Cristo, una intensa vita di preghiera, l’amore ai più poveri,
la stima e la valorizzazione della comunione per una crescita della Chiesa.
4. Lo zelo apostolico per fare
conoscere Cristo ai non cristiani deve distinguere loro come contraddistingue ogni persona che si metta al servizio della
missione.
I tre giorni sono volati come d’incanto. Dal sepolcro del Fondatore essi sono ripartiti
ritemprati, consapevoli che quanto hanno vissuto è soltanto una tappa di un cammino che li porterà lontano,
eredi moderni del perenne carisma del Beato Allamano.