- Dettagli
-
Scritto da Beato Giuseppe Allamano
23 aprile 1911
Quad. VII, 13
Domenica in Albis Sulla semplicità
L'Epistola di S. Pietro, letta jeri nella S. Messa dice: quasi modo geniti infantes
sine dolo... S. Pietro esorta tutti i cristiani alla santa semplicità e porta la similitudine dei
bambini...
La S. Chiesa l'applica ai neo-battezzati...; e poi a
tutti. Siamo noi semplici? Il semplice pensa, parla ed opera con verità, senza artificio e bugie. -
Nell'ubbidienza riconosce Dio e solo Dio; ed è questa una delle qualità della vera ubbidienza. Ora che dire
di chi nel parlare non è mai preciso, ingrandisce, scema ecc. ? Ciò si fa per superbia o per
scusarsi. Nulla di peggio che il bugiardo.
P.U. Costa, quad. II, 14-16
Domenica - 22 Aprile 1911
Dopo aver parlato alquanto di S. Fedele da Sigmaringa, che per amore della sincerità lasciò
l'avvocatura per farsi cappuccino... "Nell'epistola di ieri e nell'introito della Messa di oggi la Chiesa ci fa
leggere un tratto d'una lettera di S. Pietro, che dice Quasi modo geniti infantes, rationabiles (o rationabile) sine
dolo lac concupiscile. Come bambini appena nati desiderate il latte senza malizia... L'Apostolo ci raccomanda di
essere semplici come bambini, i quali succhiano il latte che loro vien dato, senza pensare ad altro, senza
malizia.
In questa casa bisogna che vi sia la semplicità: voglio che
siate semplici non folli o credenzoni... altro è semplicità altro follia; sapete che N. Signore ha
detto: Siate semplici come colombe e prudenti come serpenti -però S. Francesco di Sales diceva
"Io amo più la semplicità della colomba che la prudenza del serpente, e preferisco esser ingannato per
troppa semplicità, che non esser lo per troppa prudenza".
Nei
giovani, vedete, c'è generalmente uno prurito di far obbiezioni a tutto, di dubitar di tutto; sia di quanto
dice il professore, il predicatore, o si sente nella lettura spir. o nella meditazione, si vuol trovare a ridire su
tutto... "Oh! questa è troppo grossa ... ecc...".
Andiamo un po' con semplicità: una volta che nel libro vi sono prove sufficienti, perché andar
ad escogitare difficoltà? Credete a quel che dicono i libri, che vi sono dati da coloro che debbono darveli.
Non son sempre cose di fede, ma credetele lo stesso con semplicità. Credete a quello che vi dicono i
superiori, i professori. Io non voglio che nelle scuole si facciano obbiezioni;
neanche Mons. Bertagna, nelle conferenze ai convittori, non si lasciava far obbiezioni - guai a chi ne faceva...
ne aveva anche talora per due o tre mesi... ed era capacissimo a rispondere a qualunque obbiezione. Non sempre si è
pronti a rispondere alle obbiezioni..., talune richieggono un mezzo trattato. Certi dubbi e difficoltà vedrete che
si scioglieranno poco alla volta nel corso dello studio.
Colui che si mette a
dubitar di tutto, poco per volta vien poi anche a dubitare di cose di fede: saranno poi solo tentazioni, storie, ma
disturbano, e uno ne ha sempre piena la testa.
Questo vizio di dubitare di tutto
può anche condurre alla nuova eresia del modernismo. Voi non sapete neanche che cosa sia il
modernismo: è l'eresia di coloro che vogliono dubitare di tutto, vogliono saperne più del Papa;
dapprima cominciarono nei loro libri a spargere alcuni dubbi su questo e su quello... adesso... E questo per
superbia... siamo semplici e saremo anche umili. (Esempio recentissimo del Sac. romano Verdesi, impiegato
nella Segreteria di Stato per inquisire e denunziare i modernisti, e lasciatesi nella superbia da loro accalappiare,
s'è fatto metodista, ecc.).
Ma veniamo alla pratica: siamo semplici
nell'obbedienza, facciamo quello che dicono i superiori, senza cercare "ma perché questo...
perché quello?..." La responsabilità dei perché lasciatela ai superiori, essi dovranno
rispondere dei perché al Signore.
Siate semplici: quando rompete qualcosa
consegnatevi subito. Invece taluno appena rotto qualcosa forse si guarda attorno a vedere s'è stato visto e
dice "l'ho fatta franca"; e non dice niente, finché il Superiore esige poi che il rompitore si consegni:
siate franchi e semplici.
Qui non
facciamo come altrove che si fa pagare l'oggetto rotto; il nostro Economo (sorridendo) non è tanto crudele.
Nei collegi di giovanotti aspiranti allo stato religioso, quando
si fa una mancanza, se ne domanda perdono in pubblico refettorio, e talora si mangia tutto il tempo in ginocchio: un
giorno o l'altro lo faremo anche noi.
Dunque siamo semplici
negli studi, siamo semplici nella nostra vita pratica, e domandiamo questa grazia per l'intercessione di S. Fedele
che, per amore della sincerità e della semplicità, lasciò ogni cosa e si fece religioso e
santo.