LA VIRTÙ DELL'OBBEDIENZA

27 aprile 1913
Quad. VIII, 36-37
Della virtù dell'obbedienza
Per la virtù dell'obbedienza (cioè ex pacto) i miss. (Cost. 34 Normae 134). Le Costituzioni (Cost. 75 - 76). Il regolamento o Direttorio non obbliga sub culpa in iis, quae ex communi interpretatione habentur ut mera consilia, et monita; raro tamen cum S. Thoma et communiter Doctoribus, omni peccato caret ratione inordinati alicujus affectus, ut sensualitatis, vanitatis ecc. (Talento).
La virtù dell'obbedienza comprende la materia del voto e più (Cost. 34). Dev'essere abituale di tutti nei comandi ed anche desideri (Cost. 35).
L'eccellenza di questa virtù e la necessità specialmente per un isti­tuto di missionari appare facilmente:
1) S. Giov. Gris. la dice tuta navigatio: - iter dormiendo confectum; porta paradisi. S. Agostino: madre e custode di tutte le virtù. Ba­sta la parola (cibus meus est... ).e l'esempio di Gesù (obediens usque ad...) (Pred. Sem.).
2) Per distruggere in noi la superbia: - per avere la pace del cuore;
per non avere più da render conto al Tribunale di Dio (P. Bruno Repert. e pred.). Necessaria specialmente per le Comunità: S. Giov. Gris. paragona il mondo ad un campo di battaglia, ..ad un concerto di musi­ca. È un corpo mistico... (P. Bruno pred. p. 101). S. Ignavo: come il sistema solare... la gerarchia celeste (V. Lett. Obb.).
Particolarmente per noi, quando in missione si è distanti dai supe­riori e tante cose tentano a fare da sé... Quindi le nostre Costituzioni (N. 35) dicono: la virtù fondam. apostolato. Queste parole sono tratte alla lettera dalle Regole dei Padri Bianchi.
Parliamo delle qualità dell'obbedienza. Le nostre Cost. (N. 35) ne danno tre: universale, pronta e cordiale. Alle quali come corona è la semplicità che costituisce l'ubbidienza cieca. S. Berd.: velociter, libenter et simpliciter.
a) Universale; a tutti i superiori senza distinzione. Dominus est;
-Sicut Domino et non hominibus (S. Pau. Efes.): tra comandi e coman­di; tra modo e modo di comandare: - tra cose grosse e piccole: tra so­stanza ed accidentalità (Rodriguez).
b) Pronta, S. Bern.: Fidelis obediens nescit moras, fugit crastinum; ignorat tarditatem, praevenit praecipientem, parat oculos visui, aures auditui, linguam voci, manus operi, itineri pedes, totum se colligit ut imperantis colligat voluntatem. E ciò sia che piaccia alla natura o sia contrario... anche nelle cose spirituali... Es. Abramo: de nocte. S. Simeone Stilita e S. Franc. Zav. (Scaram. 194 e seg. e Rodriguez.).
c) Cordiale. Non ex tristitia, aut ex necessitate: hilarem enim datorem diligit Deus. Con allegrezza nel volto e nelle parole: S. Bern.: serenitas in vultu, dulcedo in sermone coronat obedientiam. S. Paolo: obedite praepositis vestris...
Resta un 'altra qualità che corona le altre, e senza di cui le altre non sono perfette: essa è la semplicità di cui parleremo altra volta.
P.P. Albertone, quad. V. 76-85
Domenica - 27 Aprile 1913
Tutto l'anno si parla dell'ubbidienza; è un argomento continuo, pare su­perfluo ricordare i principii su cui si fonda. Come virtù. Il voto, la materia di esso, nel precetto del Superiore legittimo riguardo le Costituzioni con quelle formole e termini, materia grave, peccato mortale.
Se non vi sono queste espressioni si può peccare leggermente, o anche non peccare, come dicono i teologi. Tuttavia secondo le norme date a Roma, non ci sarebbe questo peccato leggero.
Le Comunità devono seguire queste norme nel fare le loro Costituzioni.
Per voto si pecca quando vi sono queste formule onde non c'è mai man­canza se non comanda con queste formole: questo nella regola dei Giuseppini è espresso. Non si pecca mai se non in quel caso lì, noi vi abbiamo sorvolato;
forse in progresso se ne farà menzione speciale. Anche che i teologi dicano di­verso, noi teniamo la regola della S. Congregazione. Non si pecca mai pratica­mente pel voto, ma non vuol dire che non si possa peccare contro la virtù. Poi­ché si fa un patto di rimanere suddito e quindi c'è un obbligo di ubbidire, co­me i figli ai parenti, i servi ai padroni, i sudditi nelle leggi giuste, tenuti in for­za del 4° Comandamento.
Poi si può essere disubbidienti per lo scandalo che si dà; riguardo alle re­gole ed al direttorio.
Questo direttorio, regole ecc. sono solo norme, monita, non veri comandi, ma non si pecca? Sovente leggermente o per vanagloria, o accidia, o per altro motivo, poiché sebbene le regole non siano sotto pena di peccato, si può pec­care per i motivi detti, se non grave, molto frequentemente venialità.
L'Ubbidienza non è solo per evitare i peccati, ma anche fonte di beni e di meriti.
Dicono i Santi: l'Ubbidienza è la via del Paradiso; nessun ubbidiente si è mai dannato, e S. Giovanni Grisostomo dice che: "Est tuta navigatio, iter dormiendo confecturo, Porta Paradisi", e S. Agostino la dice: La Madre è Custode di tutte le virtù.
Basterebbe per questo l'esempio di Nostro Signore che fece un'ubbidien­za gravissima fino alla morte: Cibus meus est ut faciam voluntatem Patris mei qui in coelis est. Non mea voluntas sed tua fiat.
L'esempio di Nostro Signore deve animarci, ogni ubbidienza è una gra­zia, e l'ubbidienza è la prima virtù per un Religioso.
È necessaria l'ubbidienza? Sì, per vincere. - Quanti danni ci ha portati la disubbidienza di Adamo ... ne abbiamo un'inclinazione interna alla disubbi­dienza, perciò dobbiamo ubbidire per fiaccare la superbia. L'ubbidienza por­ta la pace del cuore. Nel mondo non si sa che si fa la volontà di Dio, in religio­ne si sa certo di fare sempre la volontà di Dio. Quanta pace!
Diceva il Padre Giov. D'Avila che egli invidiava i Religiosi, perché erano sicuri di fare sempre la volontà di Dio, egli invece quando andava a predicare, a confessare, non poteva mai esser certo: ma...sarà questa la volontà di Dio? Se posso propendere ad una o ad un'altra cosa, il religioso propende o no se fa l'ubbidienza è sempre sicuro.
Ubbidienza e poi stare tranquilli. Non si ha da rendere conto di un'ubbi­dienza. E se muoio? Se muori dirai che hai fatto l'ubbidienza. Ed al giudizio? Non pensarci, ci pensa il Superiore. Ma non voglio caricare la coscienza degli altri...! Il Confessore ed il Superiore hanno studiato e sanno quello che hanno da fare, ed anche loro non vorrebbero caricarsela.
E questo è per essere contenti di fare l'ubbidienza. Sono cose dette, ma è sempre bene di tanto in tanto riprenderle.
Per una Comunità poi è di assoluta necessità. San Giovanni Grisostomo paragona una Comunità ad un piano di battaglia. Se tutti ubbidiscono al co­mando del loro superiore, ed il Superiore al comando del generale, tutto va bene, e ciascuno sta al suo posto, ed il primo comanda e gli altri ubbidiscono si è sicuri della vittoria; ma se un colonnello vuol fare a suo modo, un altro al suo, è uno scompiglio. Il Padre Bruno diceva che al 48 tutti comandavano e nessuno comandava, e si ha avuto il resto...
Se non c'è ordine non c'è sudditanza. Perché il Generale Ramorino è sta­to fucilato? Dicono che ha voluto fare da sé.
Unità e dipendenza! Guai, se non è cosi! San Giovanni Grisostomo dice che una musica regolata e concorde va bene, ma se ognuno va per conto suo, anche che ognuno andasse bene, tutti insieme fanno un inferno! Anche se cia­scuno canti bene, pure tutti insieme fanno un caos; non solo bisogna far bene, ma far bene in rapporto con gli altri.
Uno volesse far meditazione, uno lettura spirituale, un altro Comunione, oh, che confusione!
La Comunità è un corpo mistico: uno è la mano, l'altro è il piede: la ma­no non volesse ubbidire, il piede non volesse essere piede, che disordine! ... Così in Comunità: un dito vuol essere lingua, no; ciascuno a suo posto e farlo bene, se no la santità e tutto il resto se ne va, è un corpo morale e ogni membro va a suo posto.
Il sistema solare, dice S. Ignazio, sarebbe tutto in guazzabuglio se non vi fosse dipendenza l'uno dall'altro.
Se è necessaria in Comunità, tanto più in Missione. Qui c'è il Superiore, là sono due confratelli.
Le Costituzioni dei Padri Bianchi mettono come base lo spirito pratico d'ubbidienza, senza questa virtù fondamentale non si può far nulla.
Riflettere sovente: Lassù siete lontani dai Superiori, vi troverete forse una volta all'anno agli esercizi. Ma c'è tutto tassato, ma può succedere il caso in cui si interpreta la volontà dei Superiori; per regola invece di fare si distrugge. Così dicono i Neri, lodano questo e quello? Devono essere buoni Padri tutti.
Ubi dominantur omnes nullus dominatur. Quando non c'è il Superiore, si scrive, e nel dubbio si fa il prestabilito, e tutto come in Casa Madre.
Monsignore non transige: prima la pietà poi il dovere; così anche per i Coadiutori, devono lasciare nulla. Non si ricorderà mai abbastanza. Assoluta ubbidienza per riuscire bene, non solo ai comandi ma anche ai desioderî. Av­visi e monita: si ubbidisce per fare il bene; questa deve essere una virtù in noi medesimi: dobbiamo fare l'abito prima di andare in Africa. Quando si espri­me un desiderio e poi non si fa ... ma... Questa certo è una virtù.
Doti dell'ubbidienza (Costituz.)
Universale, pronta e cordiale, e S. Bernardo aggiunge: velociter, libenter, simpliciter. Aggiungeremo: cieca.
a) Universale — A tutti i Superiori senza distinguere: a quello volentieri, a quell'altro no, ma basta che sia Superiore per ubbidire. In Missione non si è obbligati a mettere il più vecchio Superiore.
I Gesuiti guardano pei superiori la precedenza, non la scienza o l'età. Un predicatore, faccia il predicatore, ad ognuno la sua parte e non s'offendono.
Si trattava di mettere ad una nuova fondazione una Superiora: mettete la più idonea, non la più vecchia, ha già fatto tante volte male altrove, e non im­porta che sia la più vecchia.
Si dice: "Ad un anziano si dà la pulizia e ad un giovane uffìzi importanti". Storie! Bisogna ubbidire a tutti: Superiori come a uomo di Dio:
Dominus est: sicut Domino et non hominibus. Sia che abbia molta scienza e virtù, sia che no. Sarebbe bella perché ho difetti voi non voleste più ubbidirmi; dovete ubbidirmi lo stesso come ubbidiste ad un santo; qualunque difetto, do­vete ubbidire.
Si ha ancora più merito perché ad un santo certo si ubbidisce, ma bisogna ubbidire anche ad uno che non fa miracoli, bisogna aver fede, è una masche­ra; ma io ubbidisco a Gesù! Se comandano in modo secco o duro fa lo stesso. Non distinguere al comando, al modo, cosa facile, grossa o piccola; ci dispen­sa neppure un capello sia ciò che è grande, come ciò che è piccolo, sia nelle so­stanze, sia negli accidenti; perciò non solo obbedire sostanzialmente, ma particolarmente in tutto. Non come farebbe un domestico. Il mio domestico lo mando a scopare, poi passo ed è ancora sporco; lo rimando a scopare: "Ma, ho già scopato! " - "Ne hai lasciato più di quello che hai portato via!..."
Così quando si fa il servizio a tavola; non farlo colla testa nel sacco, non un po' più, un po' meno! nella sostanza e negli accidenti, tutto e bene: fate l'esame su questo!
b) Pronta: dice S. Bernardo: "Fidelis obediens nescit moras, fugit crastinum, ignorat tarditatem; praevenit praecipientem, parat oculos visui, aures auditui, linguam voci, manus operi, itineri pedes, totum se colligit ut imperantis colligat voluntatem..." Nescit moras: Diceva il Ven. Cafasso: "Certi preti che chiamati per mori­bondi rinviano al dì seguente e dicono: C'è tempo!" e intanto l'ammalato muore.
Stare attento al Superiore, cogli occhi aperti, orecchie a ciò che si dice;
lingua, mani, piedi per subito incamminarsi ad ubbidire. Così dice S. Bernardo nella descrizione dell'ubbidienza,
Questo riguardo alla puntualità: sia che ci piaccia o no, quando non piace c'è maggior merito anche nello spirituale. Andò una volta uno da S. Filippo, il quale voleva darsi la disciplina e S. Filippo gli rispose: Che cosa ne possono le spalle se c'è la superbia nella testa? Sì, anche nello spirituale, ubbidire.
Così dice la S. Scrittura di Abramo, quando il Signore gli comandò di sa­crificargli il suo figlio, avrebbe potuto dire: Ma, Signore in questo figlio mi hai promesso tanta generazione... è l'unico...". Niente disse, ubbidì; avrebbe potuto dire: Forse è solo una illusione, aspetterò domani, consulterò, preghe­rò: niente; de nocte consurgens, nocte.
Così diceva S. Francesco Zaverio quando era nelle Indie e faceva tanto bene che era disposto a ritornare al primo cenno di S. Ignazio; avrebbe potuto dire: "Ora è tutto cominciato...". Niente, subito. Egli scriveva a S. Ignazio sempre in ginocchio per rispetto all'autorità.
Si racconta di S. Simone stilita, lasciò il ducato e andò su di una colonna di dove mai discendeva e stava a tutte le intemperie. Allora i monaci si raccol­sero a consiglio per vedere come dovesse decidersi su queste novità, se questo non fosse tutta superbia, e dissero: "Andiamo al particolare. Proviamolo coll'ubbidienza! Se al nostro comando discende subito gli diremo che stia pu­re; se no, lo faremo discendere noi! E mandarono alcuni che andati da lui gli dissero: Orsù, che cosa son queste novità!... Noi siamo mandati dai Padri dell'Eremo a dirvi di discendere subito. E S. Simone mise subito il piede sul gradino per discendere. Allora gli altri gli dissero: Abbiamo veduto la tua ub­bidienza: rimani pure. E se non avesse ubbidito, non fosse disceso? Lo faceva­no discendere?!
c) Ubbidienza pronta, cordiale: non ubbidire per forza, ma col cuore; si può sentire ripugnanza, sì... mi piace più un mestiere che un altro, ecc... ma vincersi.
Se trovo difficoltà è sempre permesso manifestarle al Superiore, ma poi essere contenti: Ilarem datorem diligit Deus.
Oh, quel manifestare col volto, coi gesti, colle parole la ripugnanza, sem­brare una vittima, oh, come fa male!
Consolare il povero Superiore che deve comandare: Obedite praepositis vestris, ipsi enim pervigilant, quasi rationem pro animabus vestris reddituri.
Fate che non pesi il giogo da Superiore. Ci sono di quelli che ad ogni comando hanno sempre una difficoltà.
Mons. Gastaldi diceva: Lasciate parlare a me, e poi parlerete voi; ma se volevate subito rompere l'ubbidienza prima che parlasse, guai!...
Certa gente    avuto il comando, trovare la scusa è la stessa cosa. È un'abitudine, oppure si dice: Ma il Superiore non me l'ha comandato!... basta il desiderio. Facciamone un soggetto della meditazione: leggete volentieri i li­bri che parlan di questa virtù.
Un Religioso ubbidiente è tutto, un Religioso disubbidiente è niente, quanto bene lascierà, se non farà tanto male!