S. MESSA — ESERCIZI SPIRITUALI

21 settembre 1913
P.P. Albertone, quad. V, 125 -129
Domenica - 21 Settembre 1913
(Fu letta da Don Sales una lettera: il 40mo ann.
di Messa del Sig. Rettore)
Veramente aspettavo i complimenti non a me, ma ai due nuovi Sacerdoti (Don Ferrero e Don Maletto), ma tuttavia li accetto volentieri, di tutto cuore e vi ringrazio di tutto.
Adesso una parola a 15.000 Messe. Ecco, non sono proprio tante così, perché per permissione di Dio ebbi a fare due malattie e perciò bisogna dimi­nuire questo numero di circa tre mesi, perché c'è ancora molte mattine in cui non potei dirla per l'emicrania ecc. Ebbene, vedete quante messe! Ogni santa messa, come dice il Ven.le Beda, da gloria alla SS.ma Trinità, gloria infinita, onore agli Angeli e Santi del paradiso, di sollievo alle anime del purgatorio e con verte i peccatori.
Chi la celebra ha un merito specialissimo; una Messa basterebbe a render felice chiunque giunge a celebrarla. Anche che dovessimo prepararci 15 o 20 anni per celebrare una sola Messa, oh, quanto saremmo già felici! Sarebbe già molto gran compenso! E dirne tante! Che felicità!...
Un dì un santo udì che era morto un sacerdote e domandò quante Messe avesse celebrato e gli fu risposto: Una!" — "Oh, rispose egli, quale conto de­ve renderne al Signore!". Certamente si deve renderne conto, perché è una co­sa grande una Messa, ma io penso diversamente. Che c'è da render conto, sia, ma se uno ha cercato di prepararsi bene nello studio, pietà, virtù, etc. anche che si trovi alla vigilia un po' sprovveduto, si mette nelle mani di Dio, ed Egli aiuta la nostra miseria e: fecit mihi magna, come diceva la Madonna. Allora si sentiva l'Ancella del Signore, ma tuttavia faceva la sua volontà... E così se do­po vive proprio da sacerdote in modo che volontariamente non manca a nien­te, che cosa ha da render conto!...
Oh, felicità! dire una Messa! E quando c'è da dirne 3, c'è un gusto! Una messa serve di preparamento all'altra. È una gioia!
Un anno m'è venuto l'emicrania dopo la prima e non ho più potuto dire le altre e sentivo un dolore, rincrescimento... Oh, il piacere che si prova quan­do si fa tutto quello che il Signore vuole.
Voi piccoli (c'erano anche i giovani) forse pensate: C'è tempo! No, biso­gna che vi mettiate subito, uno sarà poi contento. - Un Diacono cadde infer­mo, e desiderava tanto di celebrare la Messa, che fu consacrato; e celebrò e poi guarì, ed il Signore accettò quel desiderio grande di dire la messa e gli resti­tuì la salute. Ecco che cos'è dire una messa!
Così essi (Don Ferrero e Don Maletto) hanno preso Messa ieri, quella è già una vera messa, ma si suole dire prima messa quella di oggi. E’ capitato co­me a me: ai 20 fui consacrato e ai 21 ho cantato la Messa dell'Addolorata.
E poi dice la lettura che forse nella prima messa è stato l'inizio delle Mis­sioni, oh, sì, io era chierico e pensava già alle Missioni, ed il Signore nei suoi imperscrutabili decreti ha aspettato il giorno e l'ora.
Conclusione: vi ringrazio veramente; non volevo farlo il quarantennio, e non l'ho detto a nessuno della Consolata, e mi son trovato tutte le candele ac­cese di qua e di là e tutto in aria. Ho detto: vi dò il permesso di fare il 50° anno ma se ci sono ancora.
Rallegratevi coi nuovi sacerdoti. Tutte le volte che il Signore ci dà dei Sa­cerdoti ci fa una grande grazia. Come da benedizioni speciali ad un paese così ad una Comunità; e poi moltiplicandosi le Messe si moltiplicano le grazie... che abbondanza di grazie.
Coraggio dunque! 8, 10, 11 anni è niente! Cominciate col fare bene gli Esercizi spirituali e non solo uno, due, tre giorni, ma otto giorni. E che cosa si fa? Si prega, si tiene la lingua inchiodata, ma non secca, sapete, e non si con­suma. Vi sono quattro prediche al giorno, due santi sacerdoti che erano Avvo­cati, e poi hanno studiato da Sacerdoti, zelanti dicono delle cose pratiche, fan­no per noi. Dunque: buona volontà, se no è inutile fare gli Esercizi; costi quel che vuole, stare attenti in Chiesa, un po' composti, tutto volentieri e quando viene un po' di noia, no, ditelo a Gesù, se no Gesù può dirvi: credi di farmi un favore a stare qui, sono io che ti faccio la grazia degli Esercizi.
Costi quello che vuole, farli bene, esami, prediche della mattina e della sera; corrispondenza ecc...
Secondo: facendo gli Esercizi, nel tempo di silenzio ditelo al Signore: O Signore, fatemi sentire che son venuto qui per farmi santo e dotto: Signore parlate, io voglio fare quello che voi volete, che mi direte anche per mezzo del Confessore etc.
Dunque 1° volontà di ferro.
2° Parlare al Signore coll'indifferenza di fare quello che vuole.
3° Silenzio e puntuali in tutto; poi comincerete sul serio. Ricordate colui che diceva entrando in chiesa: O pensieri miei, mie cure, adesso state fuori, vi riprenderò poi dopo. Siete buoni a far questo? Io voglio che sulla fine degli Esercizi, dopo gli otto dì, possiate ciascuno dire: Ho fatto quello che ho potu­to.
Pregate e poi fino da domani mattina pensarvi e pregare il Signore: Date­mi la grazia di farli bene, mi voglio mettere davanti a voi. Riposare la testa ed il cuore, stare lì davanti a Gesù.
Me lo promettete. - Io vi dò la mia benedizione, ed il Signore la confermi per me, per i nuovi Sacerdoti, per tutti!