È terminato
l'anno 1915, e non ritornerà mai più; che ci resta del
medesimo? Il ricordo lieto o doloroso per averlo passato bene o male;
ed il rendiconto a Dio delle tante grazie ricevute lungo l'anno.
Incominciamo il 1916, come
vorremmo poi averlo passato alla fine? Facciamo un conto preventivo, pensando a quanto potrà accaderci.
Nell'attivo poniamo tante grazie di Dio; nell'ordine temporale, di sanità, d'ingegno ecc.; nel soprannaturale,
di sacramenti, divine ispirazioni, voci dei superiori ecc. E nel
passivo che porremo? La nostra debolezza, le miserie, le tentazioni colle tre concupiscenze;
l'incorrispondenza, ed i peccati.
Quale previsione? ecc. ecc.
Secondo la nostra bella consuetudine vi assegno Protettore un gran Santo, che vinse tutte le
difficoltà del demonio, della carne e del mondo: S. Francesco
d'Assisi, e divenne un vero amante di Dio: Deus meus et omnia. Il poverello di Assisi è il Serafico S. Francesco. Pregatelo ed imitatelo
nel distacco, specialmente colle spirito di Povertà.
P.P. Albertone, quad. VII, 49-52
1 Gennaio
Avete già cominciato l'anno nuovo:
l'anno vecchio è morto, e voi siete ancora vivi. Ringraziatene il Signore. L'anno 1915 non ritornerà mai
più. Fortunati coloro che l'hanno passato bene. Opera illorum sequuntur illos. E chi non l'avesse passato
bene? Domani avrete il Ritiro mensile, va appunto bene. Penserete a come avete passato il 1915. Son soddisfatto della mia
condotta davanti a Dio? Se fossi morto ieri sarei stato contento? Che non vi succeda come capitò a quel tale
che mentre andava alla Comunione, sapete, è caduto. Nelle antiche Chiese vi erano delle sculture, dei pozzi, veri
pozzi e sopra mettevano una pietra per coprirli. Anche alla Consolata ce n'erano
varie, mi ricordo di averle viste io, quando si seppellivano i morti li mettevano lì. E anticamente erano veri
pozzi, sì che stavano lì a far la cassa per quei che morivano, li sotterravano nelle loro Chiese da
buoni amici.
Quando
io son disceso in quei pozzi alla Consolata, c'erano ancora vari corpi, alcuni
ancora con un po' di carne, altri come alla Sagra di S. Michele, voi li avete visti, erano là come in una stagera.
Comunque sia, non era proibito sotterrare i morti in Chiesa e sopra questi pozzi si conservavano delle pietre per
corpirli. Uno andava alla Comunione e passa sopra una di queste pietre. Essa si muove, questo tumbin si è piegato,
e l'altro è andato dentro. Arrivato là sotto!... Si è messo a supplicare, a gridare che gli
mandassero un confessore! Voglio confessarmi! ... Come? Sei preparato ad andare alla Comunione, sei già in
grazia di Dio, e vuoi ancora confessarti un'altra volta? Che bisogno c'è ancora di confessore? Sapete che cosa ha
risposto? «Altro è presentarsi alla Comunione, altro è presentarsi al tribunale di Dio». E
non è la stessa cosa? Trovava più terribile presentarsi al tribunale di Dio. Guardate, noi abbiamo una
bilancia falsa. Chi è disposto ad andare alla Comunione, deve anche essere disposto a morire, non come quel
là, che era disposto ad andare alla Comunione e non a morire. Guardate che idee storte. Capisco sarà
stato per pulirsi di più. Se uno vuol andare alla Comunione sta attento al peccato mortale. È già bene andare con nessun peccato grave sulla coscienza, come ha detto il
Papa Pio X, ma se uno vuol frequentarla sovente, massime se
quotidiana, ci vuole qualche cosa di più.
Al fin dell'anno uno fosse chiamato all'ultima
sera dovrebbe essere pronto a dire: Signore, eccomi! Uno che dicesse no, ancora un po' di penitenza per prepararmi
di più!... Eppure il Signore ha detto: «Qua hora non putatis Filius hominis veniet». Se non volete
morire bisogna che stiate attenti a pensare continuamente alla morte. Bisogna
pensare molto alla morte, ma pensare praticamente. Potete dire: Oh, prima che io abbia gli anni che ha il Sig.
Rettore!..-. No, no, quanti muoiono giovani!... Mi ricordo che in Seminario del mio
corso eravamo 32, io ero il più miserabile, eppure ora non siamo più di 7 od 8; e forse non son io
l'ultimo. Il Signore accetta la nostra risoluzione di passare bene quest'anno, ma
prima bisogna che abbiamo un vero pentimento delle colpe commesse e poi facciamo un buon proponimento. Sapete che il
Signore ha detto a S. Pietro, quando gli ha domandato: Quante volte dovrò perdonare a mio fratello? Fino a sette
volte? E il Signore gli ha risposto: Non solo fino a sette volte, ma 70 volte sette, il che vuol dire
sempre.
Qualcuno dirà: Qui entro si è sempre sotto la
regola, i Superiori sono severi. Ne avrei da rendere conto io, sapete, se non fossimo severi. Vae nobis!... diceva S.
Paolo! Siete tenere pianticelle, il Signore vuole che cresciate su bene. È un
santo peso che i Superiori devono portare. È bene che il giardiniere in primavera tagli, tagli le piante
perché fruttifichino. La vite piange, ma il giardiniere guarda mica. Se no viene poi il tempo dell'uva e quella che non aveva voluto che la tagliassero porterà solo foglie, invece
l'altra che si era lasciata tagliare della bella uva!... Bisogna tagliarvi, non lasciarvi venire su storti.
Dovete essere riconoscenti al vostro Assistente quando vi sgrida. Io sarò sempre riconoscente ai miei
Superiori, perché non mi hanno mai lasciato fare come volevo io, mi hanno sempre mutilato. Tra gli altri avevo
un professore in terza Ginnasiale che quando non si sapeva la lezione mandava subito fuori. Ebbene a quel lì ho una
riconoscenza speciale, a tutti, ma a quello in particolare. La vite piangeva prima, adesso ride!...
Così passato quest'anno, ringraziate il
Signore delle grazie che vi concesse, domandategli perdono delle vostre mancanze, ditegli che metta Lui quello che
manca e che d'ora in avanti voi volete fare tutto quel che potete. Si tratta di allevarvi non semplici secolari, ma
religiosi... Sacerdoti... Facciamo mai abbastanza per cominciare proprio sul serio.
Fate come fanno i mercanti. Sapete come fanno: Guardano quello che c'è in cassa e dividono: attivo e
passivo, e contano. Se alla fine dell'anno non ottengono che l'attivo superi il passivo ma invece sia
diminuito, poco per volta, fanno bancarotta. Le bancarotte vengono così; non si è contato bene. Un caso non
preveduto: si è fatto bancarotta.
In questi giorni si
è radunato il Consiglio della Compagnia dei Signori della Consolata. Hanno
fatto il conto sul denaro che c'era in cassa. Quello era il conto preventivo. Sapete come hanno fatto? Hanno detto:
quest'anno ci entrerà questo di certo: sono 120 Confratelli, che pagano 3
lire annue ciascuno, quindi = tanto. Questo verrà di certo, poi qualche cosa verrà ancora
probabilmente, qualche regalo, ecc. Poi vengono al passivo: — Quest'anno
se si farà la processione della Consolata ci vorrà tanto. Quest'anno
se si farà, hanno stabilito di spendere tutto, se no, di regola ci andava 500 lire per la cera. Questo non
è mica certo, ma forse verrà. Poi ci vogliono 100 lire per restaurare la statua della Madonna dei
guasti che ha avuto l'anno prima, ma, dicono, quest'anno non ce n'è bisogno perché l'altranno non si
è fatta la processione, e così di seguito, tutto ciò che potrebbe avvenire. Questo è l'esame
preventivo.
Voi fate anche così: A che
punto di virtù sono già? Cominciate di lì. A che punto di umiltà, di carità. Questo che dobbiamo fare, e andare a fondo. Ce
n'è?... Deo gratias, lo metto nell'attivo. Quanta virtù ho acquistata in quest'anno? Come ho adempiuto i miei doveri di studio, di carità, ecc.? Dovete passare in
rassegna tutto quello che dovete fare. E poi mettete tutto a posto come se doveste morire. Se dovesse un po' venire a voi
uno come Isaia è andato a quel re, e gli ha detto da parte di Dio: «Mio caro, dispone anima, quia
morieris tu, et non vives! Devi morire!...». Così venisse uno a voi e vi dicesse: «Mio caro, devi
morire!... e devi morire tu e non un altro, et non vives!...» Che direste? Faccenda!... Dunque prendete la cosa sul
serio, passatelo bene, se non volete alla fine dell'anno fare come quel là che andava in cerca di un Confessore.
Sapete che se non facciamo conto delle grazie di Dio c'è il fuoco del Purgatorio, e nel Purgatorio si soffre. E il Paradiso dove si dovrà poi
godere eternamente? Noi dobbiamo andare su su, vicino a N. Signore. Volete solo andare nel Paradiso dei bambini?
Noi che abbiamo ricevuto tante grazie dal Signore.
Domani farete il
ritiro mensile, va appunto bene. Dovete fare come se aveste da morire all'ultimo
giorno dell'anno. Non mi merito l'inferno, grazie a Dio, ma neppure il
Purgatorio, ho sempre cercato di emendare i miei difetti, son contento. E ci vuol
poco ad andare in paradiso. Vi dico una cosa che è vera. Chi avrebbe detto solo l'altr'anno che il nostro
caro D. Meineri sarebbe morto durante il 1915? Eppure è morto, fortunato lui,
che ha passato tanti anni qui, è sempre vissuto con spirito di fede.
Voglio raccontarvi una cosa che faccio io. Quando vado in coro
a S. Giovanni, per la strada faccio una meditazione sulla morte. Penso che alla mia morte se sarò ancora alla Consolata, mi faranno la sepoltura al Duomo; ed i Canonici che hanno le gambe corte, per andar là prenderanno la via
più diritta, quindi partiranno dalla Consolata, prenderanno via S. Chiara, via Basilica, fino al Duomo.
Credete che mi faccia male pensare a questo? Mi fa del bene. Un bel giorno passerò per queste stesse vie non
con le mie gambe, ma portato dagli altri e allora vorrei farlo bene questo pezzo di strada. Perciò penso a quello
che potrà dirmi la gente che mi vedrà. Se hanno conosciuto che avevo dei difetti, diranno: Quel là
era maligno, un altro dirà un'altra cosa... E così penso il bene ed il male, che potran dire di me. Poi
arrivo in Chiesa e là vi è una statua della Madonna: quella è la Madonna a cui voglio più bene
dopo la nostra Consolata, quantunque è poi sempre la stessa Madonna. Faccio un
inchino alla statua e penso che mi deporranno lì davanti e allora Essa mi sorriderà. Poi mi
porteranno all'altare del SS. Sacramento e mi deporranno là davanti. Voglio un po' vedere se il Signore
allora vedendomi, si compiacerà e vorrà darmi uno sguardo. Sapete S. Pasquale Baylon amava tanto N. Signore,
che dopo morte ha aperto gli occhi per vedere il SS. Sacramento. Per me non ci
sarà bisogno di questo, ma sarò contento se il Signore potrà dirmi: Bravo, sei sempre venuto qui
a pregare con fede, ora prendo io la tua salma. Vi dico che questo mi fa del bene.
Sono cose che dovranno succedere. Voi potete dire: Ma noi siamo ancora giovani?... Quanti muoiono anche giovani!... Io non
voglio che diciate così.
Domani dunque
farete l'esame preventivo di tutto l'anno, poi tutti i giorni farete l'esame
andando in chiesa alla visita, sia riguardo allo spirituale, riguardo a tutto quello che dovete fare.
E che santo prenderemo in
quest'anno per Protettore? L'ho già detto alle Suore ed ho chiamato anche ad
esse che Santo prenderemo? Erano lì indecise. Una ha pensato un poco e poi ha subito detto: Il poverello d'Assisi.
E perché? - Perché le è scappato una volta di bocca che quest'anno avremmo avuto occasione di
più di mettere in pratica il voto di povertà. — «Ebbene, ho
detto, hai indovinato». Dunque prenderete anche voi per protettore di tutto quest'anno il Poverello di Assisi.
Parleremo poi altre volte come lo dovete imitare, prima nel disprezzo delle cose terrene, leggerete anche la vita scritta
da S. Bonaventura e così sentirete le virtù praticate dal Santo, scritte da un altro Santo. Sapete che
una volta S. Tommaso è entrato nella cella di S. Bonaventura, mentre scriveva la vita di S. Francesco di Assisi.
È mica voluto restare, è uscito fuori e ha detto: «Sinamus Sanctum pro Sancto laborare».
Lasciamo che un Santo lavori per un altro Santo. Leggendola adagio, vedrete le virtù praticate da S. Francesco
espresse da un altro Santo. Aveva il cuore distaccato dalle cose di questa terra, era senza tunica, senza niente ai piedi.
Non è necessario questo per voi, ma il Signore vuole che il cuore non abbia affetto a queste cose. State attenti
tutto quest'anno, anche perché tutto è aumentato, cominciando da quest'oggi persino i francobolli per le
lettere che prima valevano tre soldi, ora costano quattro. Perciò quando avete da scrivere, pensate che il Governo
ha bisogno di denari, e mette imposte sopra imposte, persino quelli che avrebbero dovuto andare a far il soldato
perché richiamati e sono stati riformati, ora debbono pagare l'imposta per restare a casa. Voi per adesso siete
ancora senza fastidio, ma ve lo dico perché comprendiate che ora la carità è più preziosa. Se tenete a posto le scarpe, non guastarle, tutto quello che potete fare per
risparmiare fatelo, fosse anche solo un pennino, tutto. Dite: Si mangia se ce n'è, se no, non si mangia, si
sta senza. Piacerebbe anche a me farvi fare delle feste ma costa. Vedrete per la festa dell'Epifania faremo ben poco, siamo poveri. Ma se siete buoni, vedrete, il necessario il Signore non ve lo
lascierà mancare. Si sono accesi i caloriferi, qui anche un pochino; andavate in Chiesa e vi mettevate subito
a tossire, pareva che volevate pregare pietà a N. Signore, perciò il Sig. Prefetto ha avuto compassione e ha
fatto accendere il calorifero. È anche un po' un'idea che ci facciamo a sentire tanto il freddo. Mi ricordo che
una volta ero a Roma, e di fuori nevicava; ero là in Seminario di S. Pietro e
Paolo, ma i Chierici, io non so se non sentivano il freddo, fatto sta che dicevano:
Non fa freddo, non fa freddo! E continuavano a dire così mentre io ero mezzo gelato, e dopo pranzo per
scaldarmi un po' i piedi ho dovuto mettermi a letto. Si fa quel che si può. S. Francesco d'Assisi aveva una tunica e nient'altro. Perciò la virtù che voi dovrete praticare in
quest'anno è lo spirito di povertà, in tutte le piccole cose, massime non necessario, e in qualche cosa mancare anche del necessario. Se una sera a
merenda non ci fossero le pagnotte!!... Eh! non la fate... Come avveniva al Cottolengo, non c'era niente da mangiare, si
pregava... Non fare le smorfie perché nella minestra ci sono le rape: si mangia quel che c'è, è
tutto grazia di Dio. Ricordatelo bene, tutto quello che avete qui, è tutto dono di Dio.
Facciamo così: quest'anno praticheremo la
povertà, studieremo lo spirito di povertà, la perfezione della povertà. Bisogna che veniamo all'atto pratico:
il povero mangia di quel che ha. Mangia forse carne tutti i giorni, un pollo lì bell'e
pronto? Oh no, no.... Noi come poveri, dobbiamo contentarci di quel che abbiamo e siamo nient'altro che
poveracci.
Se eserciterete questo, eserciterete anche un'altra
virtù: l'amor di Dio. S. Francesco era tanto distaccato dalle cose terrene che fu chiamato il poverello d'Assisi,
ma è anche venuto un Serafino di amore per N. Signore, ed ora lo chiamano «Il Serafico S. Francesco».
Voi studiate e sapete che quanto più diminuisce una cosa, tanto più cresce l'altra, così noi,
quanto più ci distacchiamo dalle cose terrene tanto più aumentiamo nell'amore di Dio.
Mi ha fatto tanto piacere che in questi giorni è venuto un cappone, e
qualcuno di voi l'ha portato, che glielo avevano mandato i suoi parenti. Fa
piacere tutto aiuta. Invece sta così male, i parenti portano qualcosa, e non si vuol accettare, non ne ho bisogno,
non la voglio. Eh!... si prende, il Prefetto darà qualcosa, poi il resto si divide. Invece perché non sono
io solo a goderla non la prendo. Perché quando arriva della frutta, delle mele, e via... i parenti mandano mica tutto per me, sanno ben che io non mangerò tutto quello. Vi dico questo
perché prendiate interesse della casa, che siate interessati ad evitare anche qualche piccola spesuccia, in
ricompensa di tutto quello che essa fa per voi. Sapete che tutto costa, e i denari si hanno mica lì... Una volta si
faceva il processo per il nostro Venerabile: Volevano fare, fare, e uno diceva: «Oh, la causa paga tutto!...».
Un altro salta fuori e dice: «La causa paga tutto? la causa paga niente. È la borsa del Rettore che deve
pagare». Così per voi:
«l'Istituto paga tutto»... L'Istituto deve andarseli a cercare i mezzi per pagare. La causa?... E
saltato su il Vice-Rettore: «La causa è la borsa».
Là, basta, non la finiamo più a raccontar tutto quel che si può dire di S.
Francesco. Tutti quest'anno l'avrete come per Protettore: Non lascerete S.
Paolo e gli altri che avete già; ma questo in particolare, e lo imiterete
nello spirito di povertà e di amore di Dio.