PER L'INIZIO DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI

28 settembre 1916
P.P. Albertone, quad. VII, 153-157
conferenza del 28 Settembre 1916 (Prima di cominciare gli esercizi)
Stassera incominciate gli esercizi spirituali ... Vedete, N. Signore era soli­do a lasciare il mondo, le opere anche di predicazione e di carità per ritirarsi un antino sopra il monte, in un luogo deserto a pregare. N. Signore non ne aveva bisogno; era continuamente in preghiera, era unito continuamente al suo eterno Padre ed allo Spirito Santo. Eppure è per nostro esempio, affinchè anche noi dietro al suo esempio, lasciamo anche materialmente le opere esterne anche buone per unirci, per attendere unicamente a Dio e all'anima. E questo lon lo faceva solo per sé, ma invitava anche gli Apostoli: Venite seorsum in lesertum locum, venite a ritirarvi un poco, venite in un luogo deserto, lontano dal mondo, anche materialmente, esternamente, et requiescite pusillum, e quivi riposatevi un poco... Così voi, lasciate stare tutte le altre cose per pensare solo più ad una cosa sola, pensare all'anima: vi saranno più pratiche di pietà, pregherete più che le altre volte... Ecco il Signore vuole che in questi otto o dieci giorni lasciamo stare tutte le altre cose anche buone, come lo studio, che per sé è una cosa buona come tutte le altre occupazioni, ma che distraggono, per pensare unicamente a Dio e all'anima. Ci saranno le prediche, e quelle parole che sentite tenetele bene a mente, e poi ci sarà un po' di tempo per ripensare: lasciamo stare le altre cose non mica per fare i poltroni...
Sono esercizi spirituali che si fanno una volta all'anno... È una gran graz­ia sapete... E questi esercizi bisogna che sappiate in che modo si devono fare. Il predicatore vi dirà tante belle cose, tuttavia credo mio dovere di dirvi qualche parola: io vi conosco più intimamente. Ne avete bisogno? qualcheduno non li avrà mai fatti, oppure tutt'al più di tre giorni, oppure li avrà fatti come fanno nelle parrocchie, che consisteva poi in sentire qualche predica, e tutto finito... e la confessione là... Ma gli esercizi spirituali come si fanno in Comunità è difficile che li abbiate fatti. E non solo di tre giorni, ma di otto giorni interi. Non sono lunghi sapete. I Padri Gesuiti almeno qualche volta in vita li fanno di un mese intero, e non sono lunghi.
Gli esercizi spirituali anche in mezzo al popolo fanno un immenso bene.
Tanti peccatori che non si sono più confessati da tanti anni negli esercizi i pre­dicatori li prendono nelle loro reti. Tante anime che prima erano fredde si scuotono. Gli esercizi spirituali ci trasformano. Ma prima di tutto bisogna co­minciare subito da principio; ognuno bisogna subito che proponga di voler fa­re bene il suo dovere. In questi giorni bisogna fare l'esame di coscienza e anda­re bene fino a fondo, perché durante l'anno tante volte si ha paura di andare fino a fondo... Mettete buona volontà di fare bene questi esercizi, sarete poi contenti sapete quando saranno passati; ma bisogna che li facciamo bene... Ecco, questo che bisogna fare, farli bene come se fossero gli ultimi di nostra vita. Se pensassimo un po' che terminati gli esercizi, muoio, come li faremmo bene, non è vero? Ebbene, io non dico, anzi non voglio che nessuno di voi muoia, ma può essere: ce ne muoiono tanti anche giovani. Se faceste gli eserci­zi spirituali e dopo il Signore venisse a battere alla nostra porta e ci dicesse:
Vieni! Ebbene, pensate che è possibile che moriate anche giovani e che questi esercizi fossero gli ultimi di questa vita. Fateli subito da principio bene, perché tanto una volta saranno gli ultimi... Dopo sarete contenti.
E cosa fare durante questi giorni? Si prega di più e pregare volentieri, non per forza, pregare bene, pensando a quello che si dice; pensare che siamo da­vanti al S. Cuore, alla Madonna, a S. Fedele da Sigmaringa, a S. Luigi Gonzaga che è protettore dei giovani... Dunque pregare bene: questa è la prima cosa. Dopo ci sono le meditazioni: i predicatori vi dicono tante belle cose: e voi bi­sogna sentirle con attenzione, non muovere continuamente, altrimenti i predi­catori sono obbligati a dire: Cosa predicare a quei li? è inutile!
Dopo si passeggia: allora bisogna fare bene silenzio; bisogna chiudere la lingua in bocca, non parlare. Siete capaci a passare tutti gli esercizi spirituali senza dire neppure una parola in tempo di silenzio? neppure una parola. Non è mica un sacrificio il non parlare; sarebbe piuttosto un sacrificio il parlare; perché bisogna muovere le labbra; ma fare silenzio no: è la cosa più facile di questo mondo. Dunque promettere di non dire neppure una parola per amor di Dio; e se mi scappa tagliarla a mezzo: voglio fare silenzio, ma non basta non parlare, e poi pensare a casa, a questo e a quello. Che silenzio faccio? Ma­terialmente faccio silenzio, ma parlo, colla fantasia penso a tante cose: fare si­lenzio anche internamente, stare raccolti, e pensare a quello che hanno detto i predicatori e quello che si è letto nella lettura della mattina. Passare in rasse­gna le prediche e la meditazione della mattina... Non basta pregare, bisogna anche meditare. Sapete cosa fanno i buoi dopo che hanno mangiato? Rumina­no... Così voi ruminate quello che avete sentito nelle prediche; fate come i buoi. Dunque dovete ruminare quello che avete mangiato, ruminare quello che avete sentito. Ma bisogna stare attenti alle prediche; che non possa dire:
Nonso neppure quello che abbia detto il predicatore. Bisogna stare attenti, sentire tutto quello che è detto.
In questo tempo non solo di parole, ma anche internamente, parlare con Dio e coll'anima: Dio ed io. Il tempo in cui si sta lì è tempo prezioso: bisogna pregare e meditare. Questo durante tutto il giorno, pensare alle verità eterne e ciò che sentirete dopo.
E d'altro? Ci sono due cose: Primo fare l'esame di coscienza fino a fon­do. Durante l'anno uno è solito a osservare non fino al fondo, si guardavano certe cose e poi non più. Uno per esempio è superbo, un altro è solito a manca­re alla carità e non si emenda mai: bisogna vedere qual'è la radice cattiva di questo, e poi fare a modo e tagliarla via. Perché sono sempre lo stesso, sempre difettoso? Perché non andiamo sino al fondo del nostro cuore, non andiamo ad esaminare bene tutto quello che rode il nostro cuore... dunque andare a fondo nell'esame di coscienza...
In secondo luogo bisogna che esaminiate qual'è la vostra vocazione. So­no chiamato ad essere sacerdote e missionario? Quali sono le qualità per esse­re sacerdote, per essere missionario? Le ho io? ... Procurare di vedere se ho la vocazione e poi bisogna corrispondere, perché se uno avesse la vocazione e poi non vi corrispondesse sarebbe ancora peggio. Non volere stare in questa casa solo così per studiare un poco e poi andarmene. Bisogna dire: Io sono qui ve­nuto per farmi missionario; adesso son qui, vedo e sento tutto quel che è ne­cessario per farmi missionario, e perciò voglio proprio farmi missionario in regola.
Dunque prima ci si esamina se abbiamo la vocazione e corrispondervi. E poi c'è anche un'altra cosa: la confessione generale. Questa chi non l'ha mai fatta, bisogna farla. Entrando in questa casa bisogna lasciare fuori tutto quel­lo che è del mondo con una buona confessione su tutto; l'Assistente vi inse­gnerà a farla. E chi l'ha già fatta non bisogna più ripetere quello che si è già fatto; quando il confessore ha detto di non più pensarci non bisogna più tor­nare indietro. Allora si fa la confessione annuale, dei peccati che abbiamo fat­to dall'anno scorso fino adesso, di tutto l'anno, ed il resto lasciarlo stare: il Si­gnore ha detto che mette tutto dietro alle spalle, mettiamolo anche noi. Tutta­via, peccatum meum centra me est semper, i miei peccati mi stanno sempre davanti. E S. Agostino ci pensava anche sempre per animarsi all'amore del Si­gnore, corrispondere alle sue grazie.
Dunque, bisogna pregare, fare l'esame di coscienza come abbiamo detto;
e non pensare a nient'altro, figurarsi di essere in un deserto, e non pensare ad altre cose: non è il tempo questo; neppure allo studio, ci penseremo dopo; adesso non ho da fare altro che pensare alla mia anima... Esaminare quale è la nostra vocazione e pensare ai mezzi per corrispondervi; cercare i mezzi per passare bene l'anno; fare bene la confessione annuale o generale a metà degli esercizi.
Ma come dobbiamo fare bene questi esercizi in pratica? Bisogna essere generosi. Bisogna cominciare a dire subito: Voglio fare bene questi esercizi, volo, con energia: voglio, costi quello che vuole! Ma un voglio fermo e ripe­terlo tante volte al giorno: Volo salvare animam meam: voglio salvare l'anima mia, voglio farmi santo. Non bisogna avere quelle mezze volontà; bisogna avere una volontà ferma, decisa: Costi quanto vuole, voglio farmi santo.
E poi bisogna essere indifferenti a fare quello che vuole il Signore da noi;
e quindi non solo parlare noi al Signore, ma lasciare anche parlare lui e dirgli come Samuele: Loquere Domine, quia audit servus tuus; e poi ascoltare con attenzione quello che ci dice. Ad uno dirà: Voglio che faccia bene la volontà dei superiori, ad un altro dirà di stare attento in un'altra cosa... bisogna stare attenti a queste voci; perché ci rivelano la volontà di Dio. Ad uno dirà: questo non è il tuo posto; ed allora bisogna parlare coi superiori, sicuro, questo ha una grande importanza...
Sapete dunque che bisogna avere una volontà ferma. Costerà un poco stare seduti, eh ... si fa un poco di purgatorio!... Ci sono certa gente che non possono stare inginocchiati un po' più del solito.. Uh, povera gente! Bisogne­rebbe starvi tutta l'eternità! E poi non dormire. Se qualcuno dorme, io obbli­go il vicino a svegliarlo. E l'altro non deve offendersi... Non dormire: è un per­dere il tempo che è prezioso. Ci sono certuni che non sono ancora seduti che sono già addormentati; quella lì è pigrizia: bisogna scuotersi, ed io lo sveglio una, due, tre, quattro volte e quanto basta; e prima di tutto non bisogna stare con la testa china. Così pure non muoversi continuamente, fare quel piccolo sacrificio.
Facendo bene questi esercizi spirituali con raccoglimento e osservando il silenzio, resterete contenti. Bisogna osservare bene l'orario, con prontezza, non andare lì al proprio posto come le lumache, facendo aspettare gli altri. Non pensare a nulla altro che a N. Signore e all'anima nostra. Fate bene questi esercizi, in modo da poter dire alla fine: «Mi pare di aver fatto tutto quello che ho potuto». E se qualcheduno sentirà qualche volta un po' di stanchezza biso­gna scuotersi: è per l'anima...
Dunque siamo intesi: ognuno faccia il proponimento: Voglio fare bene questi esercizi; voglio procurare di fare tutto quanto sta da me ... Adesso an­drete in chiesa e canterete il Veni Creator Spiritus, e comincerete gli Esercizi spirituali. È una gran grazia che il Signore fa a voi. Fateli proprio come se ave­ste da morire subito dopo. E anche se non morrete, questa è certamente una grazia che il Signore non vi farà mai più; speriamo che ce ne farà altre ma que­sta grazia non ve la farà mai più. Facciamo come S. Agostino che diceva: «Timeo Jesum transeuntem». Temo Gesù che passa con tutte le sue grazie, e se io non l'ascolto, sono sbadato, passa oltre, va ad un altro... Osservate il racco­glimento in chiesa e dappertutto, bisogna che siate tutti Trappisti in questi giorni...
Fortunati voi!... Adesso andrete in chiesa ad invocare lo Spirito Santo:
pregatelo che vi riempia del suo amore, prima di tutto per voi e poi per tutti quelli per cui dobbiamo pregare, per i nostri missionari che si trovano sotto la milizia, affinchè possano tornare tutti presto. In questi giorni uno di questi mi scriveva: «So che adesso cominciano gli esercizi spirituali: oh, se potessi parte­ciparvi anch'io! Invece sono qui disturbato... Ma spero di partecipare almeno al bene loro...». Vedete, se li farete bene, potrete darne anche un poco a loro e guadagneremo a loro le benedizioni di Dio, affinchè presto ci troviamo di nuovo tutti riuniti, neppur uno eccettuato... Dunque siamo intesi: ognuno di voi deve dire: Voglio fare bene questi esercizi spirituali... E il Signore vi bene­dirà...
Quad. di anonimo, 13-14
XVI. 28-9-16 — Studio Presenti Chierici e Studenti
In occasione del principio dei S. Spirituali Esercizi: N.S. Gesù C. molte volte si ritirava a far orazione sul monte, e chiamava i suoi discepoli: «Venite seorsum, in desertum locum, et requiescite pusillum» — Dell'invito che il Si­gnore fa oggi a noi, col cominciare dei S. Spirituali Esercizi. — Come dobbia­mo lasciare ogni occupazione, anche buona, per riposarci lo spirito; in deser­tum locum, et requiescite pusillum. — Il nostro riposo non deve essere un ri­poso del corpo, ma dell'anima, cioè a dire: come l'anima in questi dieci giorni deve essere unita col Signore e trattare con Lui, facendo, non solo il silenzio esterno ma anche il silenzio interno, non ritornando con la mente, ai genitori, ai compagni, agli amici. — Come deve stimarsi prezioso il tempo libero in cui si sta in cortile o in altro ritiro. — Del desiderio suo di dirci ogni anno, anche lui qualche parola al cominciare degli Esercizi. — Come dobbiamo corrispondere ardentemente a questa grazia di quest'anno che non ci sarà più data in al­tri anni. — Della meditazione e della riflessione lungo la giornata. — Del pre­paramento e della confessione generale ed annuale. — Chi deve fare la genera­le e chi l'annuale. — La generale non si deve più fare qui da chi l'ha già fatta ed il confessore gli a detto di stare tranquillo. — Fare questi esercizi come fos­sero gli ultimi di nostra vita, essendo certi che dopo di essi dovessimo morire. — Come saremo contenti al finir di essi e come ci saremo ben disposti se li avremo fatti con tutta la nostra cura e attenzione. — Fate il proponimento di passare questi Esercizi, con diligenza, come fossero gli ultimi, ed ognuno dica:
«Voglio farli bene, più bene che posso», ed io vi do la mia benedizione.