L'esempio e le parole di N.S.G. sono il primo e più potente stimolo a stimare, amare e
praticare la S. povertà. Dopo vi sono anche altre ragioni per farcela apprezzare. Tutte le altre
virtù ricevono vita dalla povertà. S. Gregorio M. dice che la povertà è parens quaedam,
generatrixque virtutum. E S. Ambrogio: Abnegatio rerum generatrix est, nutrixque omnium virtutum. E veramente
avrà la fede colui che non crede a Gesù che disse: Beati i poveri; guai ai ricchi, i quali
difficilmente entreranno nei Regni dei cieli. — Invece nel suo cuore stima buona cosa le ricchezze e
fortunati quei che le posseggono. Non così i Santi...
La speranza
è tutta rivolta al Paradiso, e non fa caso delle cose terrene. S. Gregorio M.: Si
consideremus quae et ... vilescunt...— Ma quanto è difficile questo distacco: Beatus vir, qui post
aurum non abiit, nec speravit in pecunia et thesauris... ma quis est hic ... fecit mirabilia in vita sua.
IlVen. Cottolengo fu modello di questa virtù; quando una suora si lamentò che aveva
più solamente un marengo per mantenere più di cento ricoverati, egli glielo tolse e gettò via,
dicendole che così confiderebbe più in Dio, che provvede, come avvenne.
Per amare Dio con tutto il cuore bisogna avere nessun attacco alla roba, se no resta diviso.
Perciò tanti Santi abbandonarono tutto e si fecero poveri per amor di Dio. Gli amanti del prossimo
perché non curanti di sé, operarono molto bene agli altri. S. Bernardo di S.
Malachiti: pauper sibi, dives pauperibus erat. Vincenzo de Paoli povero spese 25 milioni di limosine, ed il B.
Sebastiano Valfrè un milione e mezzo. La gente ricorre ed ha fiducia in chi non agglomera, ma in chi
spende peipoveri...
I poveri possono più facilmente avere
l'umiltàperché non curati e dispregiati, non così i ricchi.
Così
della castità, che si mantiene nel vitto povero e non nelle sontuose libagioni ed
imbandigioni.
Si dica ancora di tutte le virtù,
specialmente dello zelo delle anime:
Da mihi animas, cetera tolle, diceva S. Francesco di
Sales. S. Bernardo applica le parole di N.
S.G.C.: Si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad meipsum
al distacco dalla roba, per cui convertiremo e santificheremo i popoli a proporzione che saremo poveri almeno di
spirito.
Nelle Congregazioni religiose la S. Povertà si colloca pel primo voto:
povertà, castità, obbedienza.
Essa è infatti il fondamento della perfezione, come vedremo spiegando la lettera.
Nella vita di S.
Francesco d'Assisi avete letto, come il Santo andato a Roma per ottenere da Papa Innocenze III ecc. (V. Vita) (P.
Bruno Conf.).
P.P.
Albertone, quad. VII, 19-23
Conferenza del
28 Gennaio 1917
(Al Ch. Bazzoli) Ah! ti riformeranno: fatti insegnare da
Carlo. Quando vi pigliano così a malincuore!... E poi ... pregate per la pace; se si fa la pace siete tutti liberi;
si parla sempre di pace...ma! Domani è la festa di S. Francesco di Sales; è uno dei nostri protettori,
ma è un protettore di tutti, piace a tutti questo santo. Dolce, benigno, non tante penitenze, dicono, se una
cosa è buona la mangia, se non è buona la mangia lo stesso ... Anche alle sue suore ha ordinato, non il
resto, ma il cucchiaio fosse d'argento per pulizia. L'aveva ordinato già S. Agostino, e così anche lui.
Si, sì, ma poi andate a vedere lo spirito di mortificazione che aveva questo santo, e che non lo lasciava
apparire all'esterno! Da se stesso si rattoppava i suoi abiti, e poi, tolto l'abito esterno che era decente e che lui lo
faceva durare! ... e poi sotto, qualunque cosa era buona! L'abito esterno era decente, e sotto qualunque straccio! Questo
è contro di noi che vogliamo sempre apparire zerbinotti! pulizia, sì; ma per altro tutto è buono
per questo corpo, e quando lo si porterà a seppellire gli metteranno la veste meno buona. D. Cafasso è
stato seppellito con una veste rappezzata, eh! vedete? per quel morto lì basta!... faranno così!
E questo santo era amato da tutti, ma era povero, mortificato, molto dolce, non aveva nessun gusto, e quando
mangiava, buono o cattivo faceva lo stesso: questa è mortificazione! Così fu fatto vescovo di una chiesa
povera e alcuni volevano che cambiasse il suo vescovado con un altro più cospicuo, con quello di Parigi, o altri:
«No, quando uno ha sposato una sposa povera, non la lascia per questo». Quando il senato minacciò di
togliergli le temporalità, lui diceva: Vogliono farmi più spirituale. Gli hanno messo un economo e lui
dipendeva da quello fino in un centesimo, e quando domandava denari, l'economo gli diceva: «Non ce ne son
più!». E allora lui diceva: «prendete qualche oggetto prezioso, e pignoratelo, vendetelo»!
— «Ma, se c'è ornai più niente!...».
Era molto mortificato, e si faceva un
vanto di essere povero, e quando era obbligato a qualche cosa, aveva il cuore distaccato.
E del B.
Valfrè? Contadino di..., si chiamava lui... Nella sua camera aveva solo il letto e la sedia, e di giorno
trasportava i libri sul letto e di notte li rimetteva sulla sedia. E così scrivania e tutto il resto era il
letto. Eppure per i poveri spese più di un milione e mezzo. Tutti portavano a lui, perché sapevano che
non c'era la pece! Quando uno vuol denari, bisogna che non ne voglia, che rifiuti, e allora tutti gliene portano... ma
inteso, che non ne voglia di cuore, non solo per ipocrisia.
Ma prima di venire alla povertà e di
spiegare quel libretto, vediamo la povertà in genere: vediamo l'amore che dobbiamo avere a questa
virtù, che è una virtù per tutti, non solo per i missionari, ma per tutti in genere.
E
l'esempio di N. Signore che si fa povero per noi, come è bello! Pare che sia venuto su questa terra solo per
insegnarci e farci stimare questa virtù, si è fatto per noi povero cum esset dives, pro nobis egenus factus
est.
Oltre questo ci sono ancora altri motivi che debbono aiutarci a farci stimare questa virtù.
E S. Gregorio Magno dice belle parole sulla virtù della povertà: parens quaedam et generatrix virtutum.
Dice che la povertà è in certo qual modo madre e generatrice di tutte le virtù. E S. Ambrogio dice
quasi le stesse parole: Abnegatio rerum generatrix est et nutrix virtutum. Genera, partorisce le virtù e le fa
crescere: generatrix est nutrixque virtutum. Ed è veramente così; la povertà è madre di
tutte le virtù. E tutte le congregazioni religiose nei voti mettono prima la povertà. Pare che si
dovrebbe mettere prima l'obbedienza, che nel senso pratico, è la più necessaria. Ma dice S. Tommaso che la
povertà è come il fondamento della perfezione; ed esaminiamo un momento tutte le virtù e vediamo che
se c'è la povertà esistono e crescono, ma se non c'è la povertà non possono né
esistere né crescere.
E cominciamo: la fede. La fede può stare senza la povertà? E no!
Se io credo che è vero quello che ha detto N. Signore devo credere che ha detto: Beati i poveri di spirito, beati i
poveri ed infelici i ricchi, perché i ricchi difficilmente si salvano. Vae divitibus! E se credo,
perché ho tanta stima dei ricchi, di un mio fratello che ha qualche cosa, o procede da ricco, e quando vedo una
creatura che ha qualche cosa quasi l'invidio. Noi abbiamo quelli, di dare importanza alla ricchezza. Sento e vado
dietro a queste cose, e se avessi denaro trovo che sarei contento molto, e così invidio forse chi ha. Questo
è facile anche tra noi, di fare una preferenza tra povero e ricco: o tu fortunato! Così anche
capita nel ministero quando si tratta di luoghi lucrosi: ah! una buona parrocchia! — buona? perché?
perché ha molte anime? — no! perché è molto ricca! — Oh, sproposito! — E
così, ma veniamo a noi.
Non dico proprio che abbiamo le idee false come queste, ma tuttavia non
abbiamo le idee di N. Signore. Quando c'è fede ragioniamo come N. Signore. E quando invece non ragioniamo
così, abbiam la fede del battesimo, ma non abbiamo fede viva. Anche tra noi, vedete, preferiamo un compagno che ha
qualche cosa... e anche noi ci vergogniamo qualche volta di far vedere un parente contadino.
Quando
volevan fare il B. Valfré arcivescovo, ha fatto venire in fretta dalla campagna suo fratello, vestito lì
alla buona, da buon campagnolo, da buon paesano, è venuto su, e lui ha fatto mandare a prendere la vettura del
Duca, e si son messi lor due, e han traversato lì tutta la città, e il B. Valfrè a tutti: «me
fratel! me fratel; me fratel!!!» a tutti quelli che gli venivano incontro. E poi al duca: «Sì
iè me fratel», «ha tanti anni e fa il contadino, ecc. ecc.» e quando ebbe spiegato tutto di suo
fratello, ha detto al Duca: «Vi pare che si possa mettere per Arcivescovo di Torino uno che è nato da una
famiglia così, che ha un fratello contadino, così S. Maestà si fa rider dietro...!» (Segue il
fatto del Valfrè che porta un gran quadro per Torino). — Era così, e intanto ha
speso un milione e mezzo per i poveri.
Un vero santo non s'è mai vergognato di essere povero, e se
è di posizione alta la nasconde, contento di parere povero. È tanto facile, e non vorrei che succedesse
quello che vi ho già contato, che si abbia paura che si vedano i proprii parenti un po' umili... sapete
quello che aveva fatto S. Vincenzo de' Paoli, per essersi vergognato di suo fratello zoppo. Un momento di debolezza,
non aveva piacere che lo vedessero, e l'ha fatto entrare per un'altra porta, ma quando se n'è accorto ha
radunato i suoi religiosi e ha confessato a tutti questa sua superbia. Vedete, se abbiamo fede, bisogna che pensiamo,
che parliamo, che operiamo secondo i principii della fede; Beati pauperes; e della fede vera. La fede vera non
può stare con principii falsi. Che il Signore si sia ingannato lui? Allora non crediamo che sian beati i
poveri...! ma...
E la speranza? Beatus vir qui post aurum non abiit, nec speravit in pecuniis et
thesauris...! Beato quell'uomo che non va dietro all'oro, che non pone la sua speranza nei denari. E che cosa dice la
Scrittura? Quis est hic et laudabimus eum? È tanto facile lasciarsi attaccare che si stupisce: quis est hic?
mostratemelo! questo grand'uomo che ha tutta la sua speranza in Dio e non nella pecunia! — È tanto
difficile non avere un po' di attaccamento, amare e stimare queste cose! Quis est hic et laudabimus eum! E lo
loderemo... fecit enim mirabilia in vita sua...
C'era il Cottolengo che guai quando vedeva che si pensava a
questo: un giorno una suora venne a lamentarsi a lui perché le rimanevano solamente un marengo ed aveva cento e
più da nutrire. E il Cottolengo allora l'ha preso e l'ha gettato dalla finestra, o l'ha dato ai poveri insomma,
ed ha detto: «Così imparate a confidare in Dio e non nel marengo». È tanto facile mettere il
cuore nei denari: bisogna poter dire: in Te Domine speravi, e non nei denari. Facciamo un po' di esame:
praticamente io sono staccato da questo? È facile dire nella preghiera: «Io sono tutto tuo, ma poi guardate
un po' se c'è davvero nessun attacco, guardate un po' se non c'è un filo... quanti che si credono
distaccati e non lo sono, sperano, hanno confidenza, sperant in pecuniis! Ah! Beatus vir qui... quis est hic?
Non bisogna che siano molti quelli che sono distaccati perché ne fanno le meraviglie: et laudabimus eum!
poiché quelli che sono distaccati da tutto fanno meraviglie: fecit enim mirabilia in vita sua. Perché? Per
questo. A qualunque cosa anche nel materiale si può avere il cuore attaccato a tante cosette di questo
mondo...
E l'amor di Dio? Il Signore è geloso e vuole avere il cuore tutto per sé; e se noi
diamo un poco ad altro, il Signore non è contento: fili, praebe cor tuum mihi. S. Francesco diceva: Se io mi
accorgessi che nel mio cuore vi è un filo, che non è tutto del Signore lo strapperei, lo schianterei senza
misericordia. Ci può essere attacco ad un coltellino, alle volte un attacco ad una miseria; no! Il Signore vuole
tutto per sé. L'ha creato per sé e non vuole divisioni.
E vediamo l'amor del prossimo. Ho
già detto che S. Vincenzo de' Paoli ha speso più di 25.000.000 per i poveri. Lui era staccato, era
veramente povero e tutti gliene portavano. S. Bernardo dice che noi a riguardo del prossimo dobbiamo essere conche e non
solamente canali, ve l'ho già detto altre volte, e lo dice S. Bernardo, ma in questo dobbiamo essere solamente
canali e non conche, e questo lo dico io. Bisogna essere canali, se la gente è sicura che non ci resta niente,
allora porta molto, se han da fare la carità, la fanno; ma se hanno l'idea di un prete attaccato, allora ... anzi,
parlando in generale, nel ministero, se ci sono delle macchie che fanno del danno sono queste. In certi paesi
tollerano altro più grave, ma non tollerano questo. «Ma è di diritto!». Ah! il diritto si
può far valere altrimenti. Quando vedono che il prete è taccagno, quando c'è la nota di attaccamento
al denaro, si fa più nessun bene. Bisogna sapersi staccare per saper fare la carità agli altri, se no, tutto
per sé, da vero egoista. S. Bernardo diceva di S. Malachia: Pauper sibi, dives pauperibus.
E
l'umiltà? L'umiltà può stare senza la povertà? uno che non abbia amore alla
povertà non può essere veramente umile. Perché egli cerca di sollevarsi, e vuole far vedere quello
che non è, e ha paura di far vedere quello che è.
E riguado alla castità? Se per
conservare la castità è necessaria la mortificazione, è necessario anche l'amore alla
povertà, perché la mortificazione e la povertà stanno bene insieme. E se uno non è povero non
è mortificato: e in vino luxuria, nel troppo mangiare stanno gli incentivi contro la castità. Essere
povero, essere contento di vivere di povertà, sono mezzi per conservare la castità.
E in
generale tutte le virtù sono genite e accresciute dalla povertà, essa le partorisce, le genera, le accresce,
le nutre. Parens est nutrixque virtutum. Bisogna amarlo lo spirito di povertà secondo il proprio stato, e
perciò il religioso che sia ben fondato su questo conserverà lo spirito buono. E quando invece non si bada
più tanto, allora si cade, perché manca il fondamento della perfezione. S. Bernardo quelle parole del
Vangelo: Si exaltatus fuero a terra omnia traham ad meipsum, le applica allo spirito di povertà; e dice: quando
sarò tirato su dalla terra, distaccato dalla terra, allora trarrò tutti a me, trarrò tutti alla
conversione, al bene; S. Bernardo queste parole le applica appunto piamente a questo spirito.
E S.
Francesco, nostro protettore di quest'anno, quando si presentò ad Innocenzo III, leggerete poi di nuovo questo
fatto, quando si presentò coi suoi dodici compagni, poveramente vestito, scalzo, domandando la limosina,
poveri di vesti e simili: il Papa stava in Laterano, e si dice che gli fu annunziato che questo poverello voleva
parlargli... ma era tanto male in arnese, che dicono che il Papa non ha voluto riceverlo. Ma ecco che nella notte
ebbe un sogno, e vide la Basilica Laterana che stava per cadere, e c'era questo poverello che la sosteneva, e allora
l'ha fatto cercare e chiamare nuovamente, e lui gli ha fatto vedere la nuova regola, e fu quando S. Francesco
raccontò al Papa quella parabola: C'era un figlio di re, che chiamò al re suo padre di andare a fare
un giro. E allora andò lontano, e in un posto ha trovato una figlia tanto buona, e l'ha sposata, e da quella
ebbe dei figli, e stette lì finché non fu chiamato da suo padre, e allora lasciò quella sua donna coi
suoi figli ed è ritornato da suo padre. E lui ha detto al Papa: ecco: il re è l'eterno Padre, che ha
mandato il suo figlio su questa terra, e la donna è la santa povertà, e i figli son quelli che si salveranno
per mezzo della pratica della santa povertà, che io anche ho eletto per mia sposa.
E così
l'altro fatto: S. Francesco era ammalato, e c'era uno dei suoi frati che lo custodiva; e si è messo a pregare in
un angolo della cella, e ha veduto molti frati che avevano da passare un fiume, e alcuni erano molto carichi e appena
nell'acqua s'annegavano subito; altri avevano poco, e passavano a stento, altri poi avevano niente e passavano
facilissimamente. E allora S. Francesco se l'è fatto spiegare e poi l'ha spiegato così: il fiume
è questo mondo; quelli dei nostri frati sono distaccati da tutto, e veramente poveri passeranno
facilissimamente tramezzo e andranno avanti tranquilli, gli altri che hanno fatto voto e poi non lo osservano
cadranno o presto o tardi e verranno tirati via dalla corrente.
Noi non siamo cappuccini, ma tuttavia
dobbiamo avere lo spirito di povertà, perché se i cappuccini qui, possono sempre avere tutto il
necessario alla vita, il missionario potrà sempre averlo? Bisogna perciò essere disposti a mancare
anche del necessario; tutti i santi hanno avuta questa virtù, tutti i santi ebbero lo spirito di essa: beati
pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum coelorum.
Domandiamo questa grazia a S. Francesco di Sales e al
B. Sebastiano Valfrè, di essere distaccati dalle cose di questo mondo colla mente e col cuore: terrena despicere et
amare coelestia. Sia nei nostri pensieri, nelle nostre idee che nei fatti; essere contenti di campare da poveri. I poveri
sono contenti, e non hanno schifo delle cose già toccate e così di tutte quelle cosettine, queste sono
considerazioni che dobbiamo fare da noi medesimi; se no, quam difficile est, divites intrare in regnum coelorum! e anche
nei desideri, uno può non avere i milioni, ma essere ricco di desideri: si può essere molto ricchi
senza denari.
Che il Signore ci liberi dall'essere attaccati! Oh, quanto bene si fa quando si è
distaccati da tutto! quaerite primum regnum Dei, et haec omnia adjicientur vobis! nonne duo passeres asse veneunt?
Certo il Signore non vorrà che tutti facciano come i Teatini fondati da S. Gaetano, che vivono di
elemosine, ma sono proibiti di chiamarle, devono vivere di oblazioni spontanee, obbligano Nostro Signore a
provvedere, e quando non ne hanno, allora solo è permesso di suonare una piccola campanella del convento,
è segno che non ne hanno più, e allora i vicini portano qualche cosa. Così sapete il fatto di S.
Paolo eremita; per tanti anni il Signore gli aveva sempre mandato per mezzo del corvo un mezzo pane. E quando venne a
trovarlo S. Antonio il corvo ha portato un pane intiero, e S. Paolo diceva: Ecco come è buono il Signore,
finora ha sempre mandato mezzo pane, ed ora che siamo in due ne manda uno intiero, e così allegramente si posero
insieme a mangiare. E così, e se a noi venisse a mancare il pane, il Signore farebbe il miracolo, non
manderebbe mica di più che un po' di pane... oh, di questo! ... s'intende!
S. Gaetano, quando ha
messo su la sua Congregazione, pareva una stranezza, ma no, egli ha solo permesso, quando si avesse proprio niente
che si potesse suonare la campana e poi che si aspettasse la Provvidenza.
Così i Cappuccini di
S. Vito, la gente porta lì il pane, e sono andato lì e ho detto: Cosa è quello? — «Eh!
È la Provvidenza!». Venivano lì della gente e portavano delle pagnotte, «e mangiamo quello che
c'è!» — Tanta brava gente che porta, viviamo dell'elemosina del cielo.
Se è
necessario il Signore manderà un corvo nella bottega d'un panettiere,.., ma non andiamo a insegnare a N. Signore
dove pigliarlo, sa lui! Non abbiate paura che ci manchi il pane quotidiano! Quaerite primum regnum Dei... Oh!