Non vi parlo stassera dell'obbligo che avete di farvi santi, perché
almeno teoricamente ne siete persuasi. Quante volte vi viene ripetuto:
Sancti estote quia ego sanctus sum; Estote perfecti etc.
E poi le nostre Costituzioni lo dicono chiaro subito in
principio...
Piuttosto veniamo ai mezzi, e per ora solamente alcuni e speciali per voi nella presente vostra vita. Li
riduco a tre: Purità d'intenzione;
— Volontà piena e costante; e confidenza ed abbandono cordiale nei
superiori.
1. Purità d'intenzione, entrando nell'istituto, o purificati dopo. Vivervi con questa
purità: Dio solo, e la vostra santificazione. A ciò ci aiuta la pratica della presenza di
Dio. Il Rodriguez (Tratt. III cap. 12) dà tre
segni per conoscere setacciamo le cose puramente per Dio...
2. Volontà... (V. Quad. III, p.
10).
3. Confidenza (ivi). Non basta l'apertura fatta al
confessore, il quale non vede il nostro esterno, e noi anche involontariamente talora non ci manifestiamo
bene. Sono i Superiori dati da Dio per guidarci, che
dall'esterno deducono anche l'interno.
P. P. Borello, quad. 8-10
Signor Rettore.
16 Ottobre 1921
Ad quid venisti?
Ad quid venisti? Certamente che tutti ci venimmo per farci santi e non pel semplice motivo di andar in Africa.
Bisogna che sii perfetto, come perfetto è il Padre tuo ch'è nei Cieli. Noi come dobbiamo fare? Tre sono i
mezzi:
1° Starvi con purità d'intenzione. Purità che certamente
già tutti avevamo prima di venirvi. Venisti ad serviendum, ad obediendum. Essendo venuti tutti con buon fine,
primo fra tutti dobbiamo mettere questo di farci santi. Momento per momento, ora per ora in questa santa casa dobbiamo
fare la volontà di Dio, manifestataci dai Superiori. Chi non ha questo fine è come una pianta posta in
un terreno a lei non favorevole. Con questa purità d'intenzione ci abituiamo a fare ogni cosa per amore di
Dio, qualunque azione stiamo facendo. A ciò s'oppone principalmente una certa qual gelosia vicendevole,
con cui uno giudica le azioni altrui. Noi dobbiamo essere come i carcerati, i quali non hanno più di suo che
un numero; e quindi tra noi non ci dev'essere alcuna distinzione né di paese od altro. Amiamoci e quando ci assale
una tal tentazione diciamo un'Ave Maria, che il Signore aumenti in quel confratello quella dote o qualità che
invidiarne. Non andiamo ad invidiare le virtù che osserviamo in chi ci circonda, ma piuttosto cerchiamo di
imitarle. Bisogna essere contenti, tutti fratelli, un corpo solo.
Per aver questa purità d'operare,
è necessario avere una certa qual indifferenza ad ogni atto d'obbedienza. Non studiamo gli
ordini, che ci son dati. Siamo gli Angeli che nell'ubbidire sono dardi di fuoco. Non cerchiamo approvazione per ogni
azione, che facciamo, e soprattutto non mostriamoci offesi se non vengono sovente a darci un impulso i superiori con
qualche parola d'incoraggiamento.
2° Starvi con volontà piena e
costante.
a) Piena, cioè completa, energica, generosa. S. Teresa dice che [nel] l'inferno
ci son molte mezze volontà. Una volontà mezza non può essere, perché o si completa o cade del
tutto.
b) Costante: volontà per cui facciamo il bene costi ciò che vuole. S. Teresa fu
per 22 anni nel Carmelo arida, con ripugnanze alla preghiera, eppure non è venuta meno !... Quante prove non ebbe a
subire una S. Margherita Alacoque!... Noi non avremo certamente mai tanto da lottare. Se donne riuscirono a tanto,
perché noi non potremmo riuscire altrettanto? La grazia di Dio manca a nessuno e con questa si monta al più
alto grado di perfezione. Guai alle banderuole!...
3° Figliale confidenza
ne' Superiori: Chi non ha confidenza ne' Superiori non riuscirà mai a nulla: e Superiore è qualunque
autorità costituita, da cui dobbiamo dipendere. Che deve importare a noi se lui ha dei difetti? Facciamo le cose
con fede. Ma figliale dev'essere veramente con chi giorno e notte è con noi, al nostro fianco, per la nostra
formazione. Lui avrà da render conto di tutto a Dio: e come riuscirà a conoscerci e guidarci se non ci
manifestiamo?