N.S.G.C, diceva agli Apostoli: Mundus gaudebit, vos autem
contristabimini; sed tristitia vestra convertetur in gaudium. La profezia riguardava la Passione di N.
S., ma ben può pure applicarsi a questi giorni, in cui il mondo pare venga pazzo di gaudio e di piacere. E
fosse ciò almeno con soddisfazioni innocenti; ma invece con commettere tanti peccati. Si vive con più
dissipazione e dimenticanza di Dio e si dà sfogo alle passioni dei sensi. Quanti peccati di lussuria, di
ubriachezza, e quindi di bestemmie e cattive parole!
Spetta a noi
compiere l'altra parte del detto di Gesù: Vos autem contristabimini. Dobbiamo noi invece attristarci
santamente per consolare N.S. e riparare a tante offese. Ciò faremo 1) opponendo a tanta dissipazione e
dimenticanza di Dio, maggior raccoglimento e maggior preghiera. S. Francesco di Sales in questo tempo
usava maggior ritiratezza, e si privava di ogni ricreazione. Non dobbiamo essere curiosi neppure col desiderio di
questi baccanali. Invece preghiamo molto e bene, come ci siamo proposti dopo i Santi Esercizi. Vi raccomando
specialmente le preghiere vocali della Comunità, con dirle tutte con attenzione della mente con affetto,
specialmente il Veni Creator e quelle prima e dopo lo studio, i lavori ed i pasti (V. Quad. XI p. 25).
2) Colle molte piccole mortificazioni in compenso dei tanti stravizi ed abusi nel
cibo e nel bere. S. Vincenzo de' Paoli prescrisse a' suoi Lazzaristi che in questi giorni facessero vigilia. Il B.
Enrico Susone ... (V. Quad. III p. 23).
P.P. Borello, quad. 29-30
Signor Rettore. 26 Febbraio
1922
Se lungo l'anno per onorare il Signore dobbiamo attendere al
raccoglimento ed alla mortificazione tanto più in questi giorni del carnevale. «Mundus gaudebit, vos
autem in tristitia estis», ma tosto aggiunge pure l'Apostolo «tristitia vestra vertetur in gaudio». Il
mondo non gode lecitamente. Sovente forse pensiamo bene perché non ci sono più maschere, ma il Signore
è offeso più finemente: non temiamo che ce n'è del male da riparare: il diavolo lavora e trionfa.
«Non trovo chi mi consola, neppure tu» (Gesù a S. Margherita Alacoque). Persuadiamoci che dei peccati
se ne commettono, specialmente in questi giorni. Non è troppo pregare e riparare col raccoglimento. Bisogna che il
Signore abbia un compenso, che possa dire che almeno i suoi Missionari fanno ciò che possono. I Santi
comprendevano questo: Mons. Cavetti [o Galletti?] cominciava la quaresima dalla Settuagesima. Dobbiamo frenare persin il
desiderio di vedere tutte queste storie del mondo. Uniamo alla preghiera la mortificazione. S. Francesco di
Sales ordina alle sue religiose digiuno nel Lun. e Mart. grasso per riparare i disordini del mondo. S. Geltrude ebbe
rivelazione che «tutti quei che fanno riparazioni in questi giorni sono scritti da S. Giovanni in un libro
d'oro per essere poi premiati». Il B. Susone non mangiava in questi giorni ed il Signore gli mandò da un
Angelo della frutta. Il Signore accetta e premia ciò che si fa per Lui. Prendiamo l'abitudine di vivere alla
presenza di Dio. «Oportet semper orare». Facciamole bene tutte le nostre preghiere specialmente
quelle prima e dopo il lavoro, il cibo. Invece di pregustare i cibi, pensiamo a fare tutto per Dio (S. Paolo X 31, I
Corinth.). Abituiamoci a vivere di fede. S. Luigi Gonzaga aveva la special fortuna di non aver mai una distrazione durante
le preghiere. Noi cerchiamo di fuggire almeno le volontarie distrazioni «lasciando ogni pensiero alla porta
della Chiesa», come S. Ber-nardo. Raccogliamoci coll'orazione, anche salendo e discendendo le scale. Raccoglimento
non è tenere la testa bassa, fare il muso, ma è non dissipazione, cioè cercare di avere per la
testa qualche buon pensiero.