PRESENTAZIONE DI MARIA SS.

19 novembre 1916

 

XII. 22-24

La Festa della Presentazione venne sempre celebrata in Oriente, dove la devozione alla SS Vergine fu in ogni tempo fiorente, e tanti Santi Padri, come S. G. Damasceno la esplicarono. Anche in Occidente era venerata la SS. Vergine sotto questo mistero, ma quasi privatamente, e solo P. Sisto V la prescrisse per tutta la Chiesa (V. Monnia - Mater Admirabilis).

E’ questa festa delle anime pie e di vita interiore, specialmente religiose. Nei Monasteri della Visitazione in tale giorno si fa la rinnovazione dei S. Voti. Il Ven. Olier... pose tutti i suoi Seminarii sotto la protezione della Presentazione. E’ motto conveniente che le Case Religiose siano divote di questo mistero; e noi avendo già per Patrona la Consolata, al Noviziato preponemmo la SS. Vergine sotto il titolo della Presentazione; sotto il quale dovete specialmente onorarla ed imitarla voi del Noviziato. Maria SS. nel tratto della vita passata nel Tempio dai tre anni sino allo sposalizio con S. Giuseppe vi è modello di tutte le virtù proprie della formazione vostra. Oggi esaminiamo l'offerta che Maria fece a Dío di se stessa in unione coi Santi genitori Gioacbino ed Anna, e ne trarremo utili ammaestramenti.

Maria si offrì al Tempio con offerta pronta, intiera ed irrevocabile.

A tre anni, avendo il pieno uso della ragione sin dalla Concezione volle lasciare i buoni genitori, che come figlia unica, perfettissima ed amatissima ne sentivano tutto il sacrifizio. Maria pone l'occhio alla voce di Dio: Audí filia..., preferisce alle gioie della famiglia l'adempimento della vocazione e tuttoché più conferisce alla sua perfezione. - Essa si offre subito con tutta se stessa, anima e corpo e con tutte le forze “ totis viribus ”; - e ciò per essere sempre a Dio con- sacrata, e non venir mai meno con diminuzione di volontà e fervore. - E noi siamo stati e siamo pronti e costanti nel corrispondere alla nostra vocazione religiosa? Vi ci applichiamo con tutti noi stessi? Non sono in noi frequenti interruzioni, scoraggiamenti e tiepidezze? (Ha- mon - Pres. I Med.). Qui cito dat, bis dat.

L'occasione mi porta a parlarvi dei segni per conoscere la vocazione religiosa, e quale sia in ciò la potestà dei genitori.

 

La vocazione religiosa è in generale data dal Signore a chi fornito delle doti idonee alla Religione ed a qualcuna in particolare, si senta mosso ad abbracciarla. S. Francesco di Sales, riportato da S. Alffonso, dice: Per sapere se Dio vuole che uno sia religioso non bisogna aspettare che Dio stesso gli parli gli mandi un Angelo dal Cielo a significargli la sua volontà; ma per avere un segno di buona vocazione basta un primo moto dell'ispirazione nella parte superiore dello spirito, anche senza costanza sensibile, anche in seguito vi senta ripugnanze e raffreddamenti sensibili; basta che la volontà resti costante in non abbandonare la divina chiamata, e basta ben anche che vi rimanga qualche affezione verso di quella. (V. Opusc. sullo stato re- lig. p. 390).

S. Alfonso (I. c. p. 400) scrive: Tre sono i mezzi di conservare la vocazione: segretezza, orazione e raccoglimento (V. I. c.).

 

Bisogna solamente consultarsi col padre spirituale, non qualsiasi, ma pio, dotto e prudente. S. Franc. di Sales dice, non abbisognare un esame di dieci dottori per vedere se la vocazione debba eseguirsi o no (I. c). E S. Alfonso: E’ meraviglia che anche dalla bocca di Sacerdoti, e financo da Religiosi ai poveri giovani chiamati allo stato religioso si dica che in ogni parte anche nel mondo si può servire a Dio. Costoro, soggiunge il Santo, o si saranno fatti religiosi senza vocazione, o non sanno che voglia dire vocazione (I. c. 400). Si signore, in ogni luogo si può servire a Dio, chi non è chiamato alla religione, ma non chi vi è chiamato e vuol restarsi nel mondo per suo capriccio; costui dífficilmente farà buona vita e servirà a Dio.

Vi sarà obbligo o convenienza di ubbidire in ciò ai parenti, di domandar loro consiglio, di ottenerne la licenza?

 

Lutero disse che i figli peccano entrando in Religione senza il consenso dei genitori; ma ciò non è vero. Varii Concilii dicono il contrario (S. Alf. Op. 400).

I Santi Padri ed i Dottori della Chiesa sono unanimi nel dire che i figli non sono tenuti ad obbedire ai parenti in materia di vocazione religiosa. S. Tommaso: Non tenentur filii parentibus obedire de virginitate servanda, vel de aliquo alio hujusmodi. E ne dà la ragio- ne: Frequenter amici carnales adversantur profectui spirituali. E S. Bernardo: Malunt nos perire cum eis, quam regnare sine eis. Già lo disse Gesù: inimici hominis domestici ejus.

Si dovrà almeno domandare consiglio ai genitori? No, risponde S. Alfonso, sarebbe un grande errore chiedere il consiglio dei genitori, e ne adduce le ragioni (I. c. 401). L'unico consiglio è quello, come si disse, del Direttore Sp.le. Se ne dovrà aspettare la licenza? Risponde lo stesso S. Alfonso: Se sarebbe un grande errore richieder il consiglio dei genitori, maggior errore sarebbe aspettarne la licenza; e quindi chiederla; come fecero S. Tommaso, S. Franc. Zaverio, S. Stanislao Kostka, S. Chiara e tanti altri.

 

Per ragione tuttavia dei cattivi tempi, se vi è probabilità di ottenere questa licenza, sarà bene chiamarla, anche per togliere noie alle Comunità, e perché diano la dote necessaria. Bisognerà però essere fermi alle loro prove di severità o di bontà e di lacrime. Se si tratta di vocazioni comuni, come di matrimonio, sono tutti solleciti anche per le spese, se di farsi religiosi, no; ma inventano ogni impossibilità, e senza cuore di madri hanno il coraggio di lasciar partire sprovvisti i figli, come il padre di S. Francesco di Sales per impedirgli la Missione nel Chiablese.

 

Tutto questo vale anche più quando si tratta delle Missioni e di Sacerdoti. Allora non per affetto, ma per interesse pongono i parenti ogni ostacolo, e sovente hanno cooperatori Sacerdoti di poco spirito, i quali dicono esservi anche qui del bene da fare senza esporsi a tantí sacrifizi ecc.

 

 

QUATTRO SORELLE

 

Presto vi sarà la festa della Presentazione di Maria SS. al tempio; questa è la vostra festa, anzi vi dirò, che se non vi fosse stata la Consolata, vi avrei intitolate alla Presentazione che mi piace tanto e trovo che è un titolo assai confacente per un Istituto di suore.

 

La festa della Presentazione era una gran festa in Oriente e S. Giovanni Damasceno, S. Giovanni Grisostomo ne parlano. In Occidente si solennízzava come in Oriente, ma si faceva piuttosto privatamente, finché S.S. Sisto V la prescrisse per tutta la Chiesa.

E’ una festa cara; il Ven. Olier, fondatore di una Congregazione ove si preparavano le persone che dovevano poi dirigere i seminari, diede a tutti i suoi seminari il titolo della Presentazione. I seminari sono i giardini della Chiesa... (A questo punto il nostro Ven.mo Padre ricorda come un giorno Mons. Gastaldi gli domandò che aspirazioni avesse. Egli rispose: Eh! divenire un parrocotto! Ebbene, gli rispose, ti farò parroco della prima parrocchia della Diocesi, il seminario. Ed egli così rimase in seminario).

 

Le suore della Visitazione rinnovano i voti annuali in questo giorno, ed è pure alla Presentazione che si preparano le anime pie a fare il voto di castità.

Qui voi siete tutte novizie, noviziato generale, con due gradi: novizie e professe temporanee; ora, pur lasciando la Consolata, è bene che prendiamo per il noviziato la protezione di questo mistero, perché in questo mistero la Madonna in modo particolare si presenta quale nostro modello. Lo sapete, Maria SS. a soli tre anni si recò al tempio. Mi direte: Ma, non aveva l'uso della ragione. No no, la Madonna sapeva quel che andava a fare, e lasciò queí due vecchi, S. Gioachino e S. Anna che tanto l'avevano aspettata e rimase nel tempio finché andò sposa a S. Giuseppe. Che cosa faceva nel tempio? Ella vi si trovava come in un educandato, lavorava, imparava la S. Scrittura, cuciva ecc. Questa sua permanenza però era una preparazione al mistero dell'Incarnazione.

 

Io voglio quest'oggi farvi esaminare la risoluzione della Madonna nella sua partenza da casa e la disposizione dei suoi parenti.

L'offerta della Madonna fu: pronta, intiera, irrevocabile. Appena poté andare al tempio lasciò la famiglia; capirete, prima di tre anni era troppo giovane. Maria quindi subito rispose alla chiamata del Signore: Veni electa mea et ponam in te tronum meum [vieni, mia eletta, e porrò in te il mio trono].

Il Signore ama tanto le primizie; ora, riflettiamo un momento a noi: siamo state pronte alla chiamata del Signore? E’ stata colpa no-

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stra se abbiamo tardato ad entrare in religione? Forse fu colpa dei parenti; ebbene, se non fummo pronti allora, siamo pronti a corrispondere adesso.

 

L'offerta di Maria fu intiera; e noi abbiamo dato mente, cuore, tutto al Signore?... Maria andò al tempio correndo, e noi non andiamo avanti forse zoppicando? Certuni credono darsi interamente, invece offrono solo al Signore la cornice esterna e tengono per sé l'interno. No, bisogna darsi, totus ingrediar ecc. [entrerò tutto intero].

 

Lo sbaglio maggiore di un'anima in comunità, credo sia il lusingarsi di essersi data interamente al Signore. Il diavolo può dirci: Ma sì che ti dai tutta e sei tutta del Signore! - Proprio tutta? No, sovente crediamo di esserci dati interamente, irrevocabilmente, ma quando arrivano delle prove, oh... come si vede che non ci siamo date interamente a N. Signore! Costi quel che vuole, che abbia a fare miracoli o no, non fa niente; ma voglio corrispondere ed essere tutta di Dio! e che la mia volontà non. sia velleità. Maria SS. correva e non diede mai indietro nella sua offerta. Mi direte che la Madonna aveva molte grazie; sì, è vero, ma anche noi abbiamo le grazie del nostro stato, quindi è colpa nostra se siamo sempre superbi, maligni ecc. Domandate la grazia che la vostra corrispondenza sia pronta, intiera, irrevocabile.

 

Ora, parlando di offerta, di chiamata, potrete dirmi: Non ho saputo che cosa fosse vocazione allora! Per avere una vocazione, vi risponderò subito che non è necessario venga una luce dal cielo ed una forza come quella che stramazzò S. Paolo sulla via di Damasco; neppure che il Signore mandi un Angelo a dirlo; no, queste cose non sono necessarie. Per aver la vocazione, basta si senta un moto, una aspirazione nella parte superiore e che ciò sia costante, benché qual- che volta possa ondeggiare un poco. Questo voi l'avete avuto tutte. Mi spiegherò con un esempio: un confessore ci dice una parola, un qualche cosa della vita religiosa, ed ecco che viene un moto, un impulso nella parte superiore, non nell'inferiore, che ci spinge ad entrare in religione. Non importa sentire ripugnanze: eh! neppure l'uccello, in gabbia non vuole entrarvi benché sappia di trovarvi sempre il nutrimento!...

 

Per avere vocazione basta che uno, pregando, senta quell'impressione, quell'impulso; sentirà

pure ripugnanza e, stando lí, sembrerà persino passata l'idea; ma no, l'impulso in fondo c'è sempre e la chiamata è reale.

 

In varii modi può sorgere in un'aníma la vocazione religiosa: sarà una disgrazia, una morte ecc. Mi ricordo di un bravo sacerdote: quando era giovane i suoi parenti a tutti i costi lo volevano fare ammogliare, già avevano combinato ogni cosa e si era alla vigilia del matrimonio; proprio alla vigilia tutto andò a monte, ed il bravo giovane, che era un ingegnere, disse ai suoi: Voglio ammogliarmi da me; lasciò il mondo, studiò da sacerdote, divenne un santo prete, ed è il curato della Parrocchia dei SS. Angeli Custodi. Le vie del Signore! Talvolta si crede di essere liberi, invece il Signore ci tira, ci tira... Non pensate: Chi sa se sono chiamata o no; se non lo sei, chiamati! Il Vangelo parla chiaro: Si vis [se vuoi]...

 

Passiamo ad un altro punto. Ora, riguardo a vocazione, devo andar a domandare consiglio a tutti? Vi son di quelli che chiedono consiglio a questo e a quello; ora ad un Carmelitano, poi ad un Gesuita, quindi ad un Cappuccino, infine ad un Canonico e poi fan la somma dei consigli. Non bisogna girare ed andar da tutti per consiglio, ma bisogna scegliere una persona pia, prudente, giudiziosa, che abbia studiato, e che dia il suo consiglio proprio davanti a Dio; e confidarsi al suo giudizio. S. Alfonso dice che basta, per essere sicuri di aver vocazione*, di sentire quel movimento che mi attira alla vita religiosa...

 

Adagio dunque a domandare a tutti consiglio. S. Alfonso dice ancora: Fa meraviglia che anche sacerdoti e financo religiosi non si facciano scrupolo di dire a poveri giovani chiamati allo stato religioso, che in ogni parte, anche nel mondo, si può servire a Dio. Costoro, o che si son fatti religiosi senza vocazione, o che non sanno che cosa sia vocazione. Riguardo poi ad andare in missione, sovente ripetono: Ma perché andare tanto lontano? del bene ve n'è pure molto qui. Questo è riguardo alla vocazione; quando poi dicono di aspettare. Quando una persona ha veduto, pregato, esaminato, non c'è da aspettar niente. Sicuro che ho da esaminare il regolamento della casa in cui entrerò, certo che dovrò dire tutto, ed essere sincera e non ingannare la comunità in cui entrerò!... Dice il Signore: Qui cito dat, bis dat: colui che dà subito, dà due volte; chi dà adagio, dà solo una volta...

 

Passiamo adesso ad una questione più seria. I parenti devono entrare in fatto di vocazione religiosa? Siamo obbligati ad obbedire ai genitori in ciò? Lutero voleva che tutti fossimo obbligati a domandare consiglio ai genitori per farci religiosi, ma S. Tommaso che cosa dice? 1 figli non son tenuti ad obbedire ai parenti, quando devono osservare la verginità od altro del genere... (nel che si comprende la vocazione allo stato religioso).

 

S. Bernardo a questo proposito dice che bisogna andare adagio ad obbedire ai parenti, e... dite pure che in ciò non siamo obbligati ad obbedire: i nostri nemici sono i domestici. Guardate: se si tratta di sollevare i figli a qualche carica, allora sono subito propensi; se andassero a dir loro che vogliono poi dare un canonícato al figlio, se è piccolo, se potessero lo farebbero crescere e subito prete; se una figlia la facessero subito Madre Badessa, allora le darebbero subito il permesso di farsi suora. Se poi si tratta di farsi missionarie, soggiun- gono tosto: Va' nelle Domenicane, sono ben vestite di bianco! - Consigli simili non vengono mai da una persona come un Ven. Cafasso un Ven. Don Bosco. A proposito del Ven. Cafasso si racconta come la Contessa Solaro della Margherita volesse farsi Sacramentina; i parenti la ostacolavano dicendole che non aveva salute. Il nostro Venerabile la esaminò, e poi le disse che per la salute non sarebbe uscita di comunità; la sua predizione si avverò, poiché la suora morì solo pochi anni fa.

 

Ubbidire ai parenti? No. Domandar loro consiglio? No, no, no. Bisogna pregare e star zitti. S. Francesco Zaverio passò vicino al suo castello, ma non vi entrò... Parve una crudeltà, eppure bisogna essere crudeli... Chi sa quanti miracoli avrà operato in conseguenza di quell'atto!

Dunque, se consiglio, non dobbiamo domandarlo ai parenti; e la licenza? Ah! questo bisogna che venga, perché farebbero degli strepiti!... Veramente S. Alfonso dice che la licenza non dobbiamo chiederla; ne abbiamo un esempio in S. Chiara che fuggì di casa per andar a farsi suora. Questo modo di procedere sembra una cosa dell'altro mondo, invece è la regola vera.

In una famiglia, se ad una figlia capita un buon partito, un buon matrimonio, voglia o non voglia, la spingono e le si dà una bella dote. Non è così se una figlia vuol farsi religiosa. I ragazzi qui (piccolo seminario) li mandano con due stracci, e sono le loro madri che preparano loro un corredo simile! ... Là, se il figlio si fa chierico e diventa parroco, i parenti son contenti perché tutti e padre e madre e fratelli e sorelle guardano a quella cascina. Morì una volta in Convitto un convittore; i parenti piangevano. Sapete che mi disse Mons. Bertagna? Si capis, a perdu na cascinna [si capisce, perdono una cascina]. In" fatto di vocazione non è la fin del mondo; basta la volontà di farsi sante. Una volta però che vi siete offerte, badate che la vostra offerta si mantenga intiera e che sia irrevocabile.

 

SR. EMILIA TEMPO

Questa festa è adatta particolarmente per le anime religiose; qui siete tutte novizie (novizie e professe temporanee); è bene che prendiamo per il noviziato la protezione di questo mistero perché in esso particolarmente la Madonna si presenta come nostro modello.

 

L'offerta della Madonna fu: pronta, íntiera, irrevocabile.

1° - Fu pronta: a tre anni. Al Signore piacciono tanto le primizie. E noi? siamo state pronte alla chiamata del Signore? Forse sì, forse no... per nostra colpa... per colpa d'altri; ma almeno adesso siamo pronte a corrispondere?

2° - Fu intiera. E noi? abbiamo dato mente, cuore, tutto al Signore? La Madonna andò di corsa al tempio, e noi non andiamo avanti forse zoppicando? Perché siamo sempre le stesse? Perché non ci siamo date tutte. Certuni credono darsi interamente al Signore, invece offrono solo la cornice esterna e tengono per sé l'interno... No, bisogna darsi tutte. Lo sbaglio maggiore di un'anima, in comunità, credo che sia il lusingarsi di essersi data interamente al Signore. Il diavolo può dirci: ma sì che ti dai tutta e sei tutta del Signore! Proprio tutta? Sovente crediamo di esserci date interamente, irrevocabilmente, ma quando arrivano delle prove, oh, come si vede ch'era al contrario! C'inganniamo, ci diamo solo in imprestíto; si vede nelle prove che le nostre volontà erano velleità. Oh, sì, diciamo: Costi quel che vuole; che abbia a far miracoli o no non fa niente, ma voglio corrispondere ed essere tutta di Dio; che la mia sia volontà e non velleità.

3°- Maria SS. correva e non diede mai indietro nella sua offerta; datevi irrevocabilmente. Mi direte che la Madonna aveva molte grazie. Sì, è vero, ma anche noi abbiamo le grazie del nostro stato; quindi è colpa nostra se siamo sempre superbi, maligni ecc. Domandate la grazia che la vostra corrispondenza abbia questi tre caratteri.

 

Riguardo alla vocazione, non è necessario che venga dal Cielo un Angelo a darci l'avviso, ma basta che si senta un moto, un'aspirazione nella parte superiore e che ciò sia costante, benché qualche volta possa ondeggiare un poco. Chissà se ho vocazione, potrà dire qualcuna; ma il Signore disse: Si vis (Se vuoi essere perfetto ... ).

 

Ora diamoci e subito al Signore; Egli dice: Qui cito dat, bis dat. Chi dà subito dà due volte; e chi dà adagio dà solo una volta.

giuseppeallamano.consolata.org