Premessa la convenienza della Funzione di partenza
colla Festa odierna, e quindi la speciale protezione del Santo sui partenti dovete imitare il Santo come vostro modello.
(V. Chaignon).
S. Francesco Zaverio: totus erat Dei - totus
proximi - totus sui.
1. Tutto di Dio: Dal momento che chiamato da S. Ignavo
col quid prodest si consacrò al servizio di Dio non ebbe altro in mira che di far conoscere Dio e farlo da
tutti amare. Visse 46 anni, di cui poco più di 10 nelle missioni, tutto intento a glorificare il suo Dio. Dalle
Indie passò al Giappone; quindi bramava entrare nella Cina; e formava il progetto, dopo convertito
l'Asia di ritornare in Europa per combattere gli eretici e scuotere i cattivi cristiani - ed infine di andare in Africa e
poi di ripassare nell'Asia, per conquistare sempre nuovi regni a N.S.G.C. Esclamava: quis mihi det, ut moriar pro
te, ut cognoscant te omnes fines terrae?
Ecco, o carissimi, il vostro modello:
amate il Signore, e zelatene la gloria con tutto l'ardore e sarete veri missionari. Ripetere sovente con S.
Paolo ed il nostro Cottolengo: charitas Christi urget me.
2. Tutto pel prossimo. S. Francesco esercitò prima la carità negli ospedali, e
voi ricorderete il fatto della piaga cancrenosa.. .;poi la carità spirituale nei catechismi ed in
tante predicazioni. Giunto in Missione si diede corpo e anima a soccorrere i poveri infedeli nelle loro miserie corporali
e più nelle spirituali, e ne battezzò di sua mano un milione. Per tal fine sostenne inauditi patimenti per
terra e per mare, nel cibo e nel vestito... E come tanto non bastasse pregava il Signore di aggiungere croci:
plura, Domine, plura. Piangeva che per amor dell'oro tanti sosstenessero molte fatiche e non per salvare anime; che
in Europa tanti bei ingegni e nobili cuori si perdessero in cerca di amori mondani, invece di correre a convertire il
mondo. Ecco, miei cari, la sete che dovete avere di anime. Dite anche voi con un altro San Francesco (di Sales): da
mihi animas, caetera tolle: anime. Signore, e nient'altro.
3.
Tutto per se stesso e per la propria santificazione. È facile nel lavoro perdere di vista se stesso e la
cura della propria anima. Non così faceva il nostro Santo. In mezzo al turbine delle sue fatiche apostoliche
trovava tempo a pregare ed osservare tutte le pratiche di pietà del buon religioso e santo
sacerdote. Sapeva di tanto in tanto, come il Divin Redentore, sottrarsi alle opere esterne per pensare a sé e
trattenersi con Dio; e quando ciò non poteva fare di giorno passava le notti a' piedi di Gesù Sacramentato.
È da Gesù Sacramentato e Crocifìsso che aspettava la grazia di illuminare le menti e di
convertire i cuori, ben sapendo che non dalle nostre industrie, ma dalla grazia di Dio sono frutto le conversioni vere e
stabili.
Egli quindi umile, povero, staccato da tutto e solo confidente
in Dio meritava il dono delle lingue e dei miracoli, ed anche di molte celestiali consolazioni che lo
facevano languire di santo amore, e dire al Signore di non premiarlo troppo in questa vita: satis, Domine,
satis.
Tenete ben a mente, o carissimi, questa terza lezione del Santo.
Dobbiamo prima essere noi buoni e santi, dopo faremo buoni gli altri;
altrimenti non saremo buoni né gli altri, né noi.
Ed ora accingetevi a partire in nome di Dio; noi vi accompagneremo colle nostre preghiere. Giunti in
Missione baciate quella terra che dovrete bagnare co' vostri sudori e santificare colle vostre
virtù...