PARTENZA DI MISSIONARI – FESTA DI S. FRANCESCO ZAVERIO

3 dicembre 1908
Quad. V, 9-10
Festa di S. Francesco Zaverio (1908)
Partenza dei PP.Aimo, Rolfo e F. Luigi
Premessa la convenienza della Funzione di partenza colla Festa odierna, e quindi la speciale protezione del Santo sui partenti dovete imitare il Santo come vostro modello. (V. Chaignon).
S. Francesco Zaverio: totus erat Dei - totus proximi - totus sui.
1. Tutto di Dio: Dal momento che chiamato da S. Ignavo col quid prodest si consacrò al servizio di Dio non ebbe altro in mira che di far conoscere Dio e farlo da tutti amare. Visse 46 anni, di cui poco più di 10 nelle missioni, tutto intento a glorificare il suo Dio. Dalle Indie pas­sò al Giappone; quindi bramava entrare nella Cina; e formava il pro­getto, dopo convertito l'Asia di ritornare in Europa per combattere gli eretici e scuotere i cattivi cristiani - ed infine di andare in Africa e poi di ripassare nell'Asia, per conquistare sempre nuovi regni a N.S.G.C. Esclamava: quis mihi det, ut moriar pro te, ut cognoscant te omnes fines terrae?
Ecco, o carissimi, il vostro modello: amate il Signore, e zelatene la gloria con tutto l'ardore e sarete veri missionari. Ripetere sovente con S. Paolo ed il nostro Cottolengo: charitas Christi urget me.
2. Tutto pel prossimo. S. Francesco esercitò prima la carità negli ospedali, e voi ricorderete il fatto della piaga cancrenosa.. .;poi la cari­tà spirituale nei catechismi ed in tante predicazioni. Giunto in Missione si diede corpo e anima a soccorrere i poveri infedeli nelle loro miserie corporali e più nelle spirituali, e ne battezzò di sua mano un milione. Per tal fine sostenne inauditi patimenti per terra e per mare, nel cibo e nel vestito... E come tanto non bastasse pregava il Signore di aggiunge­re croci: plura, Domine, plura. Piangeva che per amor dell'oro tanti sosstenessero molte fatiche e non per salvare anime; che in Europa tanti bei ingegni e nobili cuori si perdessero in cerca di amori mondani, inve­ce di correre a convertire il mondo. Ecco, miei cari, la sete che dovete avere di anime. Dite anche voi con un altro San Francesco (di Sales): da mihi animas, caetera tolle: anime. Signore, e nient'altro.
3. Tutto per se stesso e per la propria santificazione. È facile nel la­voro perdere di vista se stesso e la cura della propria anima. Non così faceva il nostro Santo. In mezzo al turbine delle sue fatiche apostoliche trovava tempo a pregare ed osservare tutte le pratiche di pietà del buon religioso e santo sacerdote. Sapeva di tanto in tanto, come il Divin Re­dentore, sottrarsi alle opere esterne per pensare a sé e trattenersi con Dio; e quando ciò non poteva fare di giorno passava le notti a' piedi di Gesù Sacramentato. È da Gesù Sacramentato e Crocifìsso che aspetta­va la grazia di illuminare le menti e di convertire i cuori, ben sapendo che non dalle nostre industrie, ma dalla grazia di Dio sono frutto le conversioni vere e stabili.
Egli quindi umile, povero, staccato da tutto e solo confidente in Dio meritava il dono delle lingue e dei miracoli, ed anche di molte cele­stiali consolazioni che lo facevano languire di santo amore, e dire al Si­gnore di non premiarlo troppo in questa vita: satis, Domine, satis.
Tenete ben a mente, o carissimi, questa terza lezione del Santo. Dobbiamo prima essere noi buoni e santi, dopo faremo buoni gli altri;
altrimenti non saremo buoni né gli altri, né noi.
Ed ora accingetevi a partire in nome di Dio; noi vi accompagnere­mo colle nostre preghiere. Giunti in Missione baciate quella terra che dovrete bagnare co' vostri sudori e santificare colle vostre virtù...
giuseppeallamano.consolata.org