Lanostra fragile natura ci inclina
a scadere dal primo fervore e dalla volontà che abbiamo avuta. Voi
incominciate il Noviziato con desiderio di passarlo santamente e di
crescere ogni giorno nella perfezione. Ma se non state ben attenti...
Esaminiamo le cause di questo scadere. 1) La poca stima di certi punti delle Costituzioni, del regolamento, delle pratiche comuni, e particolari; quindi la negligenza in
osservarli;violandoli o lasciandoli. - 2) Le scuse addotte contro gli
avvisi e le scuse alle infrazioni; - 3) Soffrire, se non anche burlarsi, del fervore dei compagni, perché
rimprovero alla nostra freddezza. - 4) Lasciar passare tante ispirazioni e grazie di Dio inutilmente; mentre un
pò di scossa vi farebbe attenti e vivi, e quindi camminare contenti verso la
santità. -5) Lega coi più imperfetti per poter parlare e
vivere più liberamente. (V. Tronson p. 20).
Il Noviziato è veramente il giardino di ogni Congregazione religiosa.
Però in questo tempo voi siete come la vite e la pianta da caffè;
queste richiedono molte cure quando son piccole, ma poi vanno avanti da sé. Così voi avete bisogno
molte cure adesso sul principio, poi camminerete innanzi bene.
Ma al
continuare nel fervore e nell'impegno che ora tutti avete, ne son sicuro, si oppongono alcuni ostacoli che io ho
meditato in varii libri: e
1) primo è la nostra
instabilità naturale. Siamo uomini, ed abbiamo bisogno di tanto in tanto si ripetano le stesse cose. Bisogna
essere costante in tutto, come diceva S. Giovanni Berchmans, vostro Protettore, riguardo alla Madonna:
«Quodcumque minimum, dummodo constans!». Piccole cose ma costanti.
Per aiutarci a vincere questa nostra naturale instabilità il primo mezzo è di portare sempre
grande stima delle Costituzioni, del Regolamento, delle pratiche della
Comunità, e degli avvertimenti dei Superiori, sia in pubblico che in privato; perché naturalmente le cose
che non si stimano non si fanno, non si osservano. Quindi non crederle cose da teste piccole, ed osservarle tutte
scrupolosamente. Facciamoci un po' di esame su questo punto: Quale stima facciamo di qualunque anche minima
regola? Come le pratichiamo, non fosse altro che una parola detta in tempo di
silenzio? E gli avvisi dei Superiori come li prendiamo? Facciamo come coloro che li
ascoltano lì... Indifferenti, e poi non li curano?...
2) Il
secondo ostacolo è il non curare le grazie del Signore. In questo tempo
il Signore vi manda una vera pioggia di grazie, e grazie che non vi ha mai dato, e che mai più vi darà;
quindi fare il possibile per accoglierle tutte e corrispondere a tutte. Purtroppo che molte vanno perdute; ma noi
facciamo il nostro possibile: preghiamo il Signore che ce le faccia corrispondere tutte e facciamo da parte
nostra il più possibile.
3) II terzo ostacolo è di
burlarsi anche solo interiormente della divozione altrui, ed anche quando qualche compagno sembra che vada alle
esagerazioni, bisogna ammirare la sua semplicità. Ma poi bisogna andare adagio a dire che uno va alle esagerazioni.
Qui, in questo tempo del Noviziato, dovete
essere liberi di espandervi in fatto di pietà. So di uno che mi disse: «Io mi burlavo della
pietà di quel compagno, e egli ora si è fatto buono, mentre io ho perduto la
vocazione». E
neppure bisogna burlare le grandi penitenze, come il cilicio, la disciplina, ecc. dicendole cose da medio-evo. Non sono
cose affatto da medioevo! ma si praticano anche adesso in molte Congregazioni, ed anche nel mondo. Vero è
che in Comunità non bisogna farle senza il consiglio dei Superiori, ma se poi non siamo capaci a farle, non bisogna
burlarsi di coloro che le fanno. Vi sono dei Sacerdoti e Religiosi che se ne burlano dicendole cose da teste piccole.
Non è vero! Ammiriamo invece quelle Congregazioni che continuano a praticarle. I Filippini hanno la disciplina
pubblica tutte le settimane; i Certosini portano continuamente il cilicio; e vi sono certi buoni figli e figlie nel
mondo che le praticano: anzitutto per loro, per impetrare il perdono dei loro peccati; ed anche per implorare il perdono
dei peccati altrui, ed attirare su di sé e su degli altri" le benedizioni di Dio. Quindi lo ripeto: Se non
siamo capaci a praticarle, almeno teniamole nella stima che meritano.
4) Il quarto ostacolo è l'addurre scuse quando siamo avvertiti dai Superiori di qualche mancanza. Non
facciamo come i ragazzi che quando ne hanno fatto qualcuna, guardano subito d'attorno se qualcuno li ha visti, e se
nessuno li ha visti, sono bell'e tranquilli. Non facciamo così. Pensiamo invece che Dio sempre ci vede. E quando
siamo corretti, non seguiamo subito la mania quasi connaturale di subito scusarci. E vero che bisogna sempre dir tutto ai
Superiori, massime quando si tratta di peccati; ma la prima cosa che facciamo, non sia di subito scusarci, neppure
interiormente; ma diciamoci subito: «Sì, sì, l'ho fatto, è vero, vi ho mancato!». Fate
come facevano i Santi, di cui leggete le vite, che, avvertiti, si riconoscevano sempre colpevoli; ed anche quando non lo
erano di quello di cui erano accusati, si dicevano interiormente: se non ho quel difetto, ne ho un altro che merita ben
più confusione. Godevano delle umiliazioni toccate loro, dicendo: se non si perde il credito, non si può
farsi santi.
5) Il quinto ostacolo è di trattare troppo con
coloro che non si impegnano di perfezionarsi. Si conoscono subito costoro. Da questi bisogna staccarsi interamente.
In una Comunità, vedete, vi sono tre specie di individui: prima i cattivi, di cui speriamo non ce ne sia nessuno
qui dentro; secondo i fervorosi, che si danno interamente a Dio e con tutte le forze tendono alla loro
santificazione, e di questi ce ne sono molti nella Comunità, anche qui dentro, fra di voi. Terzo, infine, vi
sono i tiepidi che si contentano del più o meno, fanno le cose pur di farle; ed è da questi che bisogna
staccarsi interamente. Quel compagno bisogna trattarlo sempre bene, con carità; ma lasciarlo, andargli meno che si può insieme, in modo che lo stesso isolamento serva a ricondurlo al
bene. Sicché se vuole andare cogli altri, bisogna che si adatti a parlare e pensare come pensano gli
altri.
Così
facendo vi preparerete bene a fare i voti, voi che avete da farli; mentre voi che avete ancora da aspettare,
continuerete tutto l'anno nell'impegno che so che avete adesso.