RILASSATEZZA

10 ottobre 1914
Quad. IX, 32
Ai Novizi: La rilassatezza
La nostra fragile natura ci inclina a scadere dal primo fervore e dalla volontà che abbiamo avuta. Voi incominciate il Noviziato con de­siderio di passarlo santamente e di crescere ogni giorno nella perfezio­ne. Ma se non state ben attenti... Esaminiamo le cause di questo scade­re. 1) La poca stima di certi punti delle Costituzioni, del regolamento, delle pratiche comuni, e particolari; quindi la negligenza in osservarli; violandoli o lasciandoli. - 2) Le scuse addotte contro gli avvisi e le scuse alle infrazioni; - 3) Soffrire, se non anche burlarsi, del fervore dei com­pagni, perché rimprovero alla nostra freddezza. - 4) Lasciar passare tante ispirazioni e grazie di Dio inutilmente; mentre un pò di scossa vi farebbe attenti e vivi, e quindi camminare contenti verso la santità. -5) Lega coi più imperfetti per poter parlare e vivere più liberamente. (V. Tronson p. 20).
P.V. Merlo Pich, quad. 396-399; P.P. Albertone, quad. VII, 189-190
Venerdì 10-10-14
Il Noviziato è veramente il giardino di ogni Congregazione religiosa. Però in questo tempo voi siete come la vite e la pianta da caffè; queste richiedono molte cure quando son piccole, ma poi vanno avanti da sé. Così voi avete bi­sogno molte cure adesso sul principio, poi camminerete innanzi bene.
Ma al continuare nel fervore e nell'impegno che ora tutti avete, ne son si­curo, si oppongono alcuni ostacoli che io ho meditato in varii libri: e
1) primo è la nostra instabilità naturale. Siamo uomini, ed abbiamo biso­gno di tanto in tanto si ripetano le stesse cose. Bisogna essere costante in tutto, come diceva S. Giovanni Berchmans, vostro Protettore, riguardo alla Madon­na: «Quodcumque minimum, dummodo constans!». Piccole cose ma costanti.
Per aiutarci a vincere questa nostra naturale instabilità il primo mezzo è di portare sempre grande stima delle Costituzioni, del Regolamento, delle pra­tiche della Comunità, e degli avvertimenti dei Superiori, sia in pubblico che in privato; perché naturalmente le cose che non si stimano non si fanno, non si osservano. Quindi non crederle cose da teste piccole, ed osservarle tutte scru­polosamente. Facciamoci un po' di esame su questo punto: Quale stima fac­ciamo di qualunque anche minima regola? Come le pratichiamo, non fosse al­tro che una parola detta in tempo di silenzio? E gli avvisi dei Superiori come li prendiamo? Facciamo come coloro che li ascoltano lì... Indifferenti, e poi non li curano?...
2) Il secondo ostacolo è il non curare le grazie del Signore. In questo tem­po il Signore vi manda una vera pioggia di grazie, e grazie che non vi ha mai dato, e che mai più vi darà; quindi fare il possibile per accoglierle tutte e corri­spondere a tutte. Purtroppo che molte vanno perdute; ma noi facciamo il no­stro possibile: preghiamo il Signore che ce le faccia corrispondere tutte e fac­ciamo da parte nostra il più possibile.
3) II terzo ostacolo è di burlarsi anche solo interiormente della divozione altrui, ed anche quando qualche compagno sembra che vada alle esagerazioni, bisogna ammirare la sua semplicità. Ma poi bisogna andare adagio a dire che uno va alle esagerazioni. Qui, in questo tempo del Noviziato, dovete essere li­beri di espandervi in fatto di pietà. So di uno che mi disse: «Io mi burlavo del­la pietà di quel compagno, e egli ora si è fatto buono, mentre io ho perduto la
vocazione». E neppure bisogna burlare le grandi penitenze, come il cilicio, la disciplina, ecc. dicendole cose da medio-evo. Non sono cose affatto da medio­evo! ma si praticano anche adesso in molte Congregazioni, ed anche nel mon­do. Vero è che in Comunità non bisogna farle senza il consiglio dei Superiori, ma se poi non siamo capaci a farle, non bisogna burlarsi di coloro che le fan­no. Vi sono dei Sacerdoti e Religiosi che se ne burlano dicendole cose da teste piccole. Non è vero! Ammiriamo invece quelle Congregazioni che continuano a praticarle. I Filippini hanno la disciplina pubblica tutte le settimane; i Certo­sini portano continuamente il cilicio; e vi sono certi buoni figli e figlie nel mondo che le praticano: anzitutto per loro, per impetrare il perdono dei loro peccati; ed anche per implorare il perdono dei peccati altrui, ed attirare su di sé e su degli altri" le benedizioni di Dio. Quindi lo ripeto: Se non siamo capaci a praticarle, almeno teniamole nella stima che meritano.
4) Il quarto ostacolo è l'addurre scuse quando siamo avvertiti dai Supe­riori di qualche mancanza. Non facciamo come i ragazzi che quando ne hanno fatto qualcuna, guardano subito d'attorno se qualcuno li ha visti, e se nessuno li ha visti, sono bell'e tranquilli. Non facciamo così. Pensiamo invece che Dio sempre ci vede. E quando siamo corretti, non seguiamo subito la mania quasi connaturale di subito scusarci. E vero che bisogna sempre dir tutto ai Superio­ri, massime quando si tratta di peccati; ma la prima cosa che facciamo, non sia di subito scusarci, neppure interiormente; ma diciamoci subito: «Sì, sì, l'ho fatto, è vero, vi ho mancato!». Fate come facevano i Santi, di cui leggete le vite, che, avvertiti, si riconoscevano sempre colpevoli; ed anche quando non lo erano di quello di cui erano accusati, si dicevano interiormente: se non ho quel difetto, ne ho un altro che merita ben più confusione. Godevano delle umiliazioni toccate loro, dicendo: se non si perde il credito, non si può farsi santi.
5) Il quinto ostacolo è di trattare troppo con coloro che non si impegnano di perfezionarsi. Si conoscono subito costoro. Da questi bisogna staccarsi in­teramente. In una Comunità, vedete, vi sono tre specie di individui: prima i cattivi, di cui speriamo non ce ne sia nessuno qui dentro; secondo i fervorosi, che si danno interamente a Dio e con tutte le forze tendono alla loro santifica­zione, e di questi ce ne sono molti nella Comunità, anche qui dentro, fra di voi. Terzo, infine, vi sono i tiepidi che si contentano del più o meno, fanno le cose pur di farle; ed è da questi che bisogna staccarsi interamente. Quel com­pagno bisogna trattarlo sempre bene, con carità; ma lasciarlo, andargli meno che si può insieme, in modo che lo stesso isolamento serva a ricondurlo al be­ne. Sicché se vuole andare cogli altri, bisogna che si adatti a parlare e pensare come pensano gli altri.
Così facendo vi preparerete bene a fare i voti, voi che avete da farli; men­tre voi che avete ancora da aspettare, continuerete tutto l'anno nell'impegno che so che avete adesso.
giuseppeallamano.consolata.org