Ho
letto tutti i vostri biglietti, aggiungendovi, togliendo o mutando qualche cosetta. Mi piacquero perché pochi,
pratici e secondo il più pronto bisogno. Metteteli subito in atto, ricordandoli e facendone materia d'esame
negli Esami quotidiani, nelle visite al SS. e dopo la S. Comunione, e nei ritiri mensili.
Il demonio vi
tenterà in due modi: 1) di aspettare... colla falsa idea di prima sollevarvi e dissiparvi...; 2) di scoraggirvi per
le ricadute, forse maggiori dopo fatto il proponimento...
Io ve ne aggiungo uno da fare in comune, da tutti, ed è lo spirito di povertà. Scrivetelo cogli altri. Vien
a proposito. Colla guerra il vivere ed ogni bisogno è più
costoso...
(Vedi: Povertà - Febbraio 1913).
Il Signore sosterrà il nostro istituto e le nostre missioni se avremo questo spirito di
povertà, e non morremo d'inedia. Venendo alla pratica, esso
vuole due cose, una negativa, l'altra positiva. La prima
consiste nel togliere da noi ogni cosa vana e superflua, contentandoci del puro necessario, nel vitto,
nel vestito ed in tutto. Di più sopportando con pazienza ed anche con
allegrezza la mancanza di qualche cosa necessaria. - La parte
positiva per noi consiste nell'avere gran cura della roba della comunità, più che se fosse propria; di
più lavorare anche materialmente, come faceva S. Paolo. Ecco,
miei cari come dobbiamo da oggi regolarci perché il buon Dio ci ajuti ora ed in avvenire, e faccia fiorire
l'istituto.
P.P.
Albertone, quad. VII, 8-12
19 settembre
1915
Voi aspettate i proponimenti; come vi
ho promesso, li ho letti tutti e ritoccati, e dopo li ho messi ai piedi della Madonna, che li impregnasse di grazia e
che li rendesse efficaci; efficaci a produrre frutto, perciò la Madonna dà tutta la grazia, necessaria, sta
a voi, perché: aiutati che io t'aiuto; N. Signore vuole che mettiamo tutta la nostra cooperazione.
Dunque io ve li darò, e voi li terrete preziosi, ed ogni tanto dopo la
Comunione... E i miei proponimenti? E così li manterrete. Così anche nelle visite a Gesù
Sacramentato; non è questione di peccato, non include peccato se io non li ho
osservati, ma è un buon desiderio. Così un giorno ci siam dimenticati; quest'oggi non l'ho osservato,
l'ho dimenticato, ho fatto il contrario, ho promesso di far silenzio, e poi che cosa
ho fatto? e allora si domanda perdono. La regola non obbliga di per sé sotto pena di peccato. Ma qui non siamo
solo per evitare il peccato, ma per fare anche del bene, e questa è solo roba negativa, ma dobbiamo fare anche
qualche cosa di positivo. Il Cardinale quando fa gli esercizi spirituali a S. Ignazio
li comincia sempre così. Declina a malo et fac bonum. Due cose: lasciare il male e far il bene. Dunque io ve li
restituisco; ma voi non lasciate venirci la polvere, quantunque non sia peccato, tuttavia che cosa faccio qui? E quando
non si mantengono, imporsi una piccola penitenza, una croce per terra; e la lingua? si sporchi pure: imparerà
a parlar bene, a non parlar contro la carità ecc... E poi ogni tanto andiamo a
rivederli massime nel ritiro mensile e far l'esame: li ho osservati o no? sono
più buono? Più buono del mese passato? Bisogna ricordarsene e non dimenticarli: e poi incominciare
subito ad eseguirli. Il diavolo sapete cosa fa? Sei stato otto giorni in silenzio, adesso piglia un po' di dissipazione e
poi incomincerai. Spero invece che abbiate già incominciato; subito eseguirli, e poi se succede come può
succedere che li eseguiamo meno ora che prima... «ho trasgredito più ora il proponimento che quando
non l'avevo fatto...!». E così avviene che una volta che ho fatto il proponimento di non parlare più
contro il compagno e adesso ancor di più; ho promesso di far silenzio e parlo ancor di più: ... e... il
demonio vuole che diciamo: e ci dice: vedrai che farai meglio senza
proponimento;
adesso hai trasgredito anche più di prima il
proponimento...; e invece noi non diamogli retta; ebbene bisogna ripigliarli sempre e non lasciarci scoraggiare. Il
diavolo vuole che ce ne dimentichiamo o che ci scoraggiamo e ci dice: fra una settimana o due farete tutto quello che
potrete per metterli in pratica; per cui non abbiamo più voglia di farli. Se il Signore non avesse proibito ad
Adamo di mangiare il pomo forse Adamo non ne avrebbe mangiato mai; ma perché l'ha proibito, ne ha mangiato; vedete
come siamo fatti: è il Diavolo che se la piglia contro i proponimenti, e non vuole che li mettiamo in pratica; e ci
fa venire voglia di farne degli altri. E invece no: è quel proponimento lì che è stato
benedetto...
Ed ora ve ne dò uno
da farsi in comune da tutti quest'anno. Tutti gli anni pigliamo una virtù da
praticarsi lungo l'anno, e che virtù praticheremo lungo quest'anno? Quest'anno avevamo
l'umiltà; e non bisogna lasciarla perché ce n'è sempre
bisogno; ma quest'anno ne piglieremo un'altra; un altro proponimento in comune; sapete che le spese aumentano;
tutto costa; Il carbone costa novanta lire e più, e ancora perché l'abbiamo preso in tempo; i canonici lo pagano 120; così il pane. Noi là abbiamo già il pane
nero; e voi l'avete ancora bianco? abbastanza; noi invece là è nero; e tuttavia costa; così in
tutto; vestiti; imposte sopra gli occhi; e quello che si pagherà dopo la guerra? Adesso ci sono miliardi di spesa per la guerra; dicono che è pantalone che paga; ma siamo noi.
Perciò al proponimento particolare di ciascuno, ognuno aggiunga un proponimento comune che è lo spirito
di povertà. E ve lo spiego; lo spirito di povertà consiste in due cose specialmente: una positiva e l'altra negativa; la negativa
consiste nel lasciare tutte le cose vane; e superflue; e contentarsi del necessario; e di più anche nel
necessario contentarsi ed avere pazienza di soffrire anche di qualche cosa del
necessario; e tutto questo è ancora negativo; tagliare il superfluo ed il non necessario e del necessario avere
pazienza ed allegrezza se manca qualche cosa. Così per esempio: per spiegarci; nelle cose vane da togliere per
adesso sarebbe l'orologio per i giovani; adesso è vano; per noi è vano così quelle altre cose che
servono solo a farsi vedere; di superfluo e di non necessario? per esempio: scrivete a casa che vi mandino pennini,
quaderni, carta ecc., che non siano necessari, che servano solo a sprecare; sono cose vane; usiamo il puro necessario,
quindi se qualche cosa non è necessario non compratela, tutto costa di più; ciascuno faccia l'esame e
vedrà; questo è necessario? non è necessario? dobbiamo contentarci di mangiare per vivere; certo
non vi basta una pelle od un vestito come S. Paolo eremita, vi vuole un vestito
secondo lo stato di ciascheduno, quando si esce ci vuole decenza; non bisogna essere stracciati; ma è nessun
male di essere rattoppati; così è delle scarpe; ci sono certuni a cui durano; altri che sprecano camminando;
cosi non siam qui a vivere per mangiare, ma dobbiamo contentarci di quello che la comunità da; se c'è
qualche bisogno c'è l'assistente; così non parlare di mangiare; per esempio se c'è il pan
nero; invece di far smorfie... lo mangia persin il Cardinale.
Supponiamo che steste un giorno, non più pietanza; non bisogna fare il muso...; eh! tanti
santi che si contentavano di pane ed acqua. E il vino chissà quanto costerà... che cosa faremo? un po' di
aceto... o anche solo acqua, solo acqua...; siete disposti? ci sono tanti medici che fanno questo: Prof. Nicola, Boccasso
sono furbi. Non dico mica che il Signore manchi; ma se non ce lo manda mangeremo quello che c'è. Moriremo mica per
quello! Si può vivere anche un giorno senza mangiare... come facevano i martiri in prigione. La Madonna non
farà questo; il quantitativo necessario ve lo manderà; ma non bisogna che siate difiziosi; quando la
minestra sa un po' di fumo, un'altra volta ci saranno le carote o le rape; è un tempo questo che non tutti possono avere tutto questo. Certe famiglie sono private di tutto; c'era una signora che
veniva da Roma e diceva che era da più giorni che non mangiava. Voi così non dovete stare attenti solo a
quello; non essere così fissi al campanello; non aver premura che appena sia suonato si dica subito
l'Angelus; qualche volta aspettare anche 5 o 10 minuti; o anche mezz'ora; bisogna avere spirito di
povertà e distacco anche da quello.
In Convitto c'era questa regola quando c'era il Venerabile; dopo
l'Angelus si discendeva in saletta; e si aspettava finché venisse il Rettore; e allora veniva e si
andava; e alle volte si metteva ancora a conversare, e a mezzo tocco conversava ancora; e questo per tagliare quella
voglia... e lo faceva apposta; e in Convitto sempre così, e alle volte invece della mezza si andava ai tre quarti.
E con pietà facevano quello; erano uomini... e invece... subito quando suona... eh... aspettate ancora due
minuti... una piccola mortificazione, così vi staccate un pochino. Sono tante
cose che lungo l'anno ve le ricorderò; tante cose vane e superflue; credete
che Gesù non mancasse? C'è venuto un giorno un falegname che mi diceva: ho fatto un inginocchiatoio e poi
non l'ho potuto vendere; lo prenda lei; gli ho dato qualche cosa e gli ho detto che tenesse pure l'inginocchiatoio, e
anche nostro Signore lavorava e andava a vendere e quando non avevano nulla da dare alla Madonna, non bisogna mica
credere che gli angeli portassero. Veggo qualche volta dipinto quelle figure in cui ci sono le piante che si piegano a
fare ombra sopra N. Signore, ma non lo credo. Credo invece che qualche volta mancasse realmente del necessario; e se
qualche volta voi mancate non credere di essere già martiri. Così quando si è obbligati ad aspettare
non si può aver la roba... questo è spirito di povertà
negativo.
Quanto allo spirito di povertà positivo: prima di tutto tenete in
gran conto la roba della comunità più che la nostra; e poi lavorare più che sia possibile: per
la comunità. Pare alle volte che la roba della comunità sia roba di nessuno e si trascura e non se ne fa
caso; no! se fosse mia dovrei già tenerla da conto; ma non è mia è di Dio, è della
Comunità e devo tenerla da conto più ancora; e se la guasto manco di giustizia; vedete: se si lasciano
sbattere le porte; sa... così al tener pulito e simili; se aveste da mettere voi fuori i danari di saccoccia;
dovete fare attenzione ancora di più. Spirito di povertà, col tener tutto proprio bene, col cooperare
che nulla si guasti e se si può col fare rendere, col non guastare neppure un pezzo di carta; sono piccole cose;
piccoli risparmi; sono cosette; così a tavola mai guastare neppure un pezzetto di pan nero; sapete di quei pezzetti
duri, bruciati; mangiatelo lo stesso; non bisogna che siate di quei schifiltosi che non lo mangiano. Così i pezzi.
Ai poveri non si dà sempre una bella pagnotta; non essere come i bambini; a un povero che ha fame si danno i
«cruciun»; bisogna proprio contentarsi di fare senza di tante cose, così in tante cosette, cercar
di risparmiare; così come missionari dobbiamo lavorare volentieri, e quando lavoro devo pensare che risparmio
tante spese alla comunità. Cercare di guadagnare qualche cosa per la comunità; essere come membro vivo
di una famiglia. Questo non è un collegio dove si paga, ma è una famiglia dove paghiamo tutti lo stesso. E
se possiamo rendere qualche cosa dobbiamo stimarci contenti di poter aiutare. Così voi fatelo proprio per dovere;
dovere messo da N. Signore: in sudore vultus tui vesceris panem. Se vivi bisogna guadagnare. E se il lavoro è
faticoso, sudi: e non dire: «uh! fare questo lavoro!». È nostro dovere e siamo obbligati a cooperare
non solo a studiare ma anche col lavoro; così in tutte le cose cooperare e non sprecare, e stare attenti, fa
tanto piacere vedere uno che va su e giù, e guarda un uscio aperto, una finestra aperta, un qualche cosa fuor
di posto e va a metterli a posto. Non dico che dobbiate cacciarvi in quello che non riguarda a voi; ma quando si tratta di
un pezzo di carta da tirar su da terra, pulire qualche cosa; viene un forestiero e si edifica; spinge il cuore ad aiutarvi
e darvi da mangiare. Ve lo dirò anche lungo l'anno. Non solo contentarci ma cooperare; e quando non fosse pronto a
mezzogiorno mangio alle due. E quel che c'è, e Deo gratias; fuori si fa così. Cooperare col non
guastare; vivere proprio della comunità; tutto come se fosse roba nostra, far attenzione a tutto, tutto,
tutto! Ecco il proponimento che vi suggerisco da praticare lungo l'anno. E così esaminarsi. Lavo i cessi
volentieri? Faccio questo lavoro volentieri? e non dire: «Tutto a me danno da fare». Ho visto una
comunità in cui hanno estranei a servire; oh, vergogna! dover essere serviti! i poveri? devono servire! o
vergogna! Adesso basta. Vi restituisco i proponimenti.
Ora comincieranno le scuole: guardate di studiare con impegno: così i
proponimenti cominciate subito: altrimenti se non incomincio subito manca poi il fondamento: non perdere un momento di
tempo: in tempo di studio silenzio, non dire neppure una parola. E studiare prima di
tutto per amor di Dio; e non per farsi onore, per passar l'altro compagno: è viltà. Ma studiarne per
salvare sé e per salvare le anime. Poi studiare con ordine; c'è certa gente che vogliono sempre studiare
altre cose da quello che loro danno da studiare i superiori; poi studiare a
tempo e luogo ciò che l'ubbidienza vuole. Poi studiate intensamente;
e... mal di capo: si scuote! certo si consegna all'assistente e vi daranno i rimedi per quel che si può, ma poi
avanti!
Dunque siamo intesi: cominceremo bene quest'anno. Ed ora vi darò i proponimenti.
Ai soli chierici
(Fu fatta la distribuzione delle scuole dei giovani ecc.) Bisogna fare in pochi ciò
che si faceva in molti!
(distribuzione dei libri delle regole ai nuovi novizi) Hoc fac et vives! sta tutto lì, vedete! (Riferendosi a
quelli che debbono fare scuola) Per voi e per gli altri per quanto è possibile; quando manca un occhio, quello che
resta vede tutto, dunque anche voi cercate di sostituire: e il Signore speriamo ci risparmierà altri
colpi.
Ma vedete,
volevo dirvi una cosetta: quando si va dai superiori perché si desidera di
scrivere a casa, ecc.; non bisogna che diciate: favorisca darmi della carta da lettere; ma bisogna prima di tutto che
chiamate il permesso di scrivere: se il superiore crede bene che si scriva vi darà la carta. Come in
Seminario, il Superiore ci diceva: vieni qui a domandare il biglietto di uscita:
domanda prima il permesso di uscire. Vedete che incongruenza! Si deve chiamare in bel modo: dicendo quali sono i motivi
per scrivere; e se il Superiore crede bene... E invece il Sig. Prefetto gliel'ho già detto altre volte, non voglio
che vi dica favorisca: favorisca far questo; faccia il piacere di far quello: no; vedete il Superiore non deve
pregare, il superiore comanda, perché se il superiore comanda voi avete il merito dell'ubbidienza: se vi dice
favorisca non l'avete più.
Bene: andiamo avanti. Dobbiamo essere non come statue; dobbiamo essere intraprendenti; quando
vedete qualche cosa fuori posto, si dica. E non dire: non tocca a me; perché tocca a tutti. Così quando
si piglia qualcosa, poi si riporti: sarà un secchiello, sarà altro, si riporti al suo posto. Nei
missionari ci vuole questo spirito di ordine; mi raccomando. Spero che il Signore ci
risparmi il più possibile; e così ritornino sani e salvi con tutto il loro spirito. I Giuseppini hanno
già un morto e due feriti; dicono che stavano là facendo un po' di lettura spirituale in un momento di tregua, quando c'è arrivata una bomba, e uno è stato ucciso e l'altro
ferito.
Ma là vedete: il Governo non piglia mica ancor tutti; vi
voglio ancora raccontare un fatto: c'era lì alla Consolata un giovane
che viene sempre a servir messa lì, ed aveva paura che lo pigliassero, e pregava la Madonna per essere
rimandato: ma era abbastanza bene in salute e a dire il vero aveva più fede lui di me; ed io gli facevo coraggio: ma aveva molta fede che la Madonna lo liberasse: e dice che è
andato alla visita; e il dottore voleva pigliarlo, lui si vedeva in pericolo, e allora ha pregato la Madonna: O Madonna
della Consolata aiutatemi! e allora il dottore lo ha fatto rividibile; cioè gli ha detto che tornasse fra 6
mesi, poi 9, poi hanno detto: per tornare fra nove mesi, tanto vale che venga un altro anno. Ed è venuto a dirmelo subito mentre uscivo da S. Giovanni. Era così contento! Vedete? Aveva fede!
Speriamo: i nostri cari soldati sono per adesso al sicuro e speriamo.
Allora cerchiamo di andare sempre avanti... bene!
Anche nelle
piccole cose, in tutto. Mi ricordo in Seminario al tempo del Can. Soldati, quando si ritornava dal passeggio ci squadrava da capo a fondo e si sapeva già... ci
diceva mica niente subito... ma ci diceva poi tutto... bè bè là!