CONSEGNA DEI PROPONIMENTI SPIRITO DI POVERTÀ

19 settembre 1915
                   &n bsp;                   Quad. X, 38
(19 Ott.) (?)
Consegna dei proponimenti e proposito comune
Spirito di povertà
Ho letto tutti i vostri biglietti, aggiungendovi, togliendo o mutan­do qualche cosetta. Mi piacquero perché pochi, pratici e secondo il più pronto bisogno. Metteteli subito in atto, ricordandoli e facendone ma­teria d'esame negli Esami quotidiani, nelle visite al SS. e dopo la S. Co­munione, e nei ritiri mensili.
Il demonio vi tenterà in due modi: 1) di aspettare... colla falsa idea di prima sollevarvi e dissiparvi...; 2) di scoraggirvi per le ricadute, forse maggiori dopo fatto il proponimento...
Io ve ne aggiungo uno da fare in comune, da tutti, ed è lo spirito di povertà. Scrivetelo cogli altri. Vien a proposito. Colla guerra il vivere ed ogni bisogno è più costoso...
(Vedi: Povertà - Febbraio 1913).
Il Signore sosterrà il nostro istituto e le nostre missioni se avremo questo spirito di povertà, e non morremo d'inedia. Venendo alla prati­ca, esso vuole due cose, una negativa, l'altra positiva. La prima consi­ste nel togliere da noi ogni cosa vana e superflua, contentandoci del pu­ro necessario, nel vitto, nel vestito ed in tutto. Di più sopportando con pazienza ed anche con allegrezza la mancanza di qualche cosa necessa­ria. - La parte positiva per noi consiste nell'avere gran cura della roba della comunità, più che se fosse propria; di più lavorare anche material­mente, come faceva S. Paolo. Ecco, miei cari come dobbiamo da oggi regolarci perché il buon Dio ci ajuti ora ed in avvenire, e faccia fiorire l'istituto.
P.P. Albertone, quad. VII, 8-12
19 settembre 1915
Voi aspettate i proponimenti; come vi ho promesso, li ho letti tutti e ritoc­cati, e dopo li ho messi ai piedi della Madonna, che li impregnasse di grazia e che li rendesse efficaci; efficaci a produrre frutto, perciò la Madonna dà tutta la grazia, necessaria, sta a voi, perché: aiutati che io t'aiuto; N. Signore vuole che mettiamo tutta la nostra cooperazione.
Dunque io ve li darò, e voi li terrete preziosi, ed ogni tanto dopo la Co­munione... E i miei proponimenti? E così li manterrete. Così anche nelle visite a Gesù Sacramentato; non è questione di peccato, non include peccato se io non li ho osservati, ma è un buon desiderio. Così un giorno ci siam dimentica­ti; quest'oggi non l'ho osservato, l'ho dimenticato, ho fatto il contrario, ho promesso di far silenzio, e poi che cosa ho fatto? e allora si domanda perdo­no. La regola non obbliga di per sé sotto pena di peccato. Ma qui non siamo solo per evitare il peccato, ma per fare anche del bene, e questa è solo roba ne­gativa, ma dobbiamo fare anche qualche cosa di positivo. Il Cardinale quando fa gli esercizi spirituali a S. Ignazio li comincia sempre così. Declina a malo et fac bonum. Due cose: lasciare il male e far il bene. Dunque io ve li restituisco; ma voi non lasciate venirci la polvere, quantunque non sia peccato, tuttavia che cosa faccio qui? E quando non si mantengono, imporsi una piccola peni­tenza, una croce per terra; e la lingua? si sporchi pure: imparerà a parlar bene, a non parlar contro la carità ecc... E poi ogni tanto andiamo a rivederli massi­me nel ritiro mensile e far l'esame: li ho osservati o no? sono più buono? Più buono del mese passato? Bisogna ricordarsene e non dimenticarli: e poi inco­minciare subito ad eseguirli. Il diavolo sapete cosa fa? Sei stato otto giorni in silenzio, adesso piglia un po' di dissipazione e poi incomincerai. Spero invece che abbiate già incominciato; subito eseguirli, e poi se succede come può suc­cedere che li eseguiamo meno ora che prima... «ho trasgredito più ora il pro­ponimento che quando non l'avevo fatto...!». E così avviene che una volta che ho fatto il proponimento di non parlare più contro il compagno e adesso ancor di più; ho promesso di far silenzio e parlo ancor di più: ... e... il demo­nio vuole che diciamo: e ci dice: vedrai che farai meglio senza proponimento;
adesso hai trasgredito anche più di prima il proponimento...; e invece noi non diamogli retta; ebbene bisogna ripigliarli sempre e non lasciarci scoraggiare. Il diavolo vuole che ce ne dimentichiamo o che ci scoraggiamo e ci dice: fra una settimana o due farete tutto quello che potrete per metterli in pratica; per cui non abbiamo più voglia di farli. Se il Signore non avesse proibito ad Adamo di mangiare il pomo forse Adamo non ne avrebbe mangiato mai; ma perché l'ha proibito, ne ha mangiato; vedete come siamo fatti: è il Diavolo che se la piglia contro i proponimenti, e non vuole che li mettiamo in pratica; e ci fa venire voglia di farne degli altri. E invece no: è quel proponimento lì che è stato bene­detto...
Ed ora ve ne dò uno da farsi in comune da tutti quest'anno. Tutti gli anni pigliamo una virtù da praticarsi lungo l'anno, e che virtù praticheremo lungo quest'anno? Quest'anno avevamo l'umiltà; e non bisogna lasciarla perché ce n'è sempre bisogno; ma quest'anno ne piglieremo un'altra; un altro proponi­mento in comune; sapete che le spese aumentano; tutto costa; Il carbone costa novanta lire e più, e ancora perché l'abbiamo preso in tempo; i canonici lo pa­gano 120; così il pane. Noi là abbiamo già il pane nero; e voi l'avete ancora bianco? abbastanza; noi invece là è nero; e tuttavia costa; così in tutto; vestiti; imposte sopra gli occhi; e quello che si pagherà dopo la guerra? Adesso ci so­no miliardi di spesa per la guerra; dicono che è pantalone che paga; ma siamo noi. Perciò al proponimento particolare di ciascuno, ognuno aggiunga un pro­ponimento comune che è lo spirito di povertà. E ve lo spiego; lo spirito di po­vertà consiste in due cose specialmente: una positiva e l'altra negativa; la ne­gativa consiste nel lasciare tutte le cose vane; e superflue; e contentarsi del ne­cessario; e di più anche nel necessario contentarsi ed avere pazienza di soffrire anche di qualche cosa del necessario; e tutto questo è ancora negativo; tagliare il superfluo ed il non necessario e del necessario avere pazienza ed allegrezza se manca qualche cosa. Così per esempio: per spiegarci; nelle cose vane da toglie­re per adesso sarebbe l'orologio per i giovani; adesso è vano; per noi è vano così quelle altre cose che servono solo a farsi vedere; di superfluo e di non ne­cessario? per esempio: scrivete a casa che vi mandino pennini, quaderni, carta ecc., che non siano necessari, che servano solo a sprecare; sono cose vane; usiamo il puro necessario, quindi se qualche cosa non è necessario non com­pratela, tutto costa di più; ciascuno faccia l'esame e vedrà; questo è necessa­rio? non è necessario? dobbiamo contentarci di mangiare per vivere; certo non vi basta una pelle od un vestito come S. Paolo eremita, vi vuole un vestito se­condo lo stato di ciascheduno, quando si esce ci vuole decenza; non bisogna essere stracciati; ma è nessun male di essere rattoppati; così è delle scarpe; ci sono certuni a cui durano; altri che sprecano camminando; cosi non siam qui a vivere per mangiare, ma dobbiamo contentarci di quello che la comunità da; se c'è qualche bisogno c'è l'assistente; così non parlare di mangiare; per esem­pio se c'è il pan nero; invece di far smorfie... lo mangia persin il Cardinale.
Supponiamo che steste un giorno, non più pietanza; non bisogna fare il muso...; eh! tanti santi che si contentavano di pane ed acqua. E il vino chissà quanto costerà... che cosa faremo? un po' di aceto... o anche solo acqua, solo acqua...; siete disposti? ci sono tanti medici che fanno questo: Prof. Nicola, Boccasso sono furbi. Non dico mica che il Signore manchi; ma se non ce lo manda mangeremo quello che c'è. Moriremo mica per quello! Si può vivere anche un giorno senza mangiare... come facevano i martiri in prigione. La Madonna non farà questo; il quantitativo necessario ve lo manderà; ma non bisogna che siate difiziosi; quando la minestra sa un po' di fumo, un'altra volta ci saranno le carote o le rape; è un tempo questo che non tutti possono avere tutto questo. Certe famiglie sono private di tutto; c'era una signora che veniva da Roma e diceva che era da più giorni che non mangiava. Voi così non dovete stare attenti solo a quello; non essere così fissi al campanello; non aver premu­ra che appena sia suonato si dica subito l'Angelus; qualche volta aspettare an­che 5 o 10 minuti; o anche mezz'ora; bisogna avere spirito di povertà e distac­co anche da quello.
In Convitto c'era questa regola quando c'era il Venerabile; dopo l'Ange­lus si discendeva in saletta; e si aspettava finché venisse il Rettore; e allora ve­niva e si andava; e alle volte si metteva ancora a conversare, e a mezzo tocco conversava ancora; e questo per tagliare quella voglia... e lo faceva apposta; e in Convitto sempre così, e alle volte invece della mezza si andava ai tre quarti. E con pietà facevano quello; erano uomini... e invece... subito quando suona... eh... aspettate ancora due minuti... una piccola mortificazione, così vi staccate un pochino. Sono tante cose che lungo l'anno ve le ricorderò; tante cose vane e superflue; credete che Gesù non mancasse? C'è venuto un giorno un falegname che mi diceva: ho fatto un inginocchiatoio e poi non l'ho potuto vendere; lo prenda lei; gli ho dato qualche cosa e gli ho detto che tenesse pure l'inginocchiatoio, e anche nostro Signore lavorava e andava a vendere e quan­do non avevano nulla da dare alla Madonna, non bisogna mica credere che gli angeli portassero. Veggo qualche volta dipinto quelle figure in cui ci sono le piante che si piegano a fare ombra sopra N. Signore, ma non lo credo. Credo invece che qualche volta mancasse realmente del necessario; e se qualche volta voi mancate non credere di essere già martiri. Così quando si è obbligati ad aspettare non si può aver la roba... questo è spirito di povertà negativo.
Quanto allo spirito di povertà positivo: prima di tutto tenete in gran con­to la roba della comunità più che la nostra; e poi lavorare più che sia possibile: per la comunità. Pare alle volte che la roba della comunità sia roba di nessuno e si trascura e non se ne fa caso; no! se fosse mia dovrei già tenerla da conto; ma non è mia è di Dio, è della Comunità e devo tenerla da conto più ancora; e se la guasto manco di giustizia; vedete: se si lasciano sbattere le porte; sa... co­sì al tener pulito e simili; se aveste da mettere voi fuori i danari di saccoccia; dovete fare attenzione ancora di più. Spirito di povertà, col tener tutto pro­prio bene, col cooperare che nulla si guasti e se si può col fare rendere, col non guastare neppure un pezzo di carta; sono piccole cose; piccoli risparmi; sono cosette; così a tavola mai guastare neppure un pezzetto di pan nero; sapete di quei pezzetti duri, bruciati; mangiatelo lo stesso; non bisogna che siate di quei schifiltosi che non lo mangiano. Così i pezzi. Ai poveri non si dà sempre una bella pagnotta; non essere come i bambini; a un povero che ha fame si danno i «cruciun»; bisogna proprio contentarsi di fare senza di tante cose, così in tan­te cosette, cercar di risparmiare; così come missionari dobbiamo lavorare vo­lentieri, e quando lavoro devo pensare che risparmio tante spese alla comuni­tà. Cercare di guadagnare qualche cosa per la comunità; essere come membro vivo di una famiglia. Questo non è un collegio dove si paga, ma è una famiglia dove paghiamo tutti lo stesso. E se possiamo rendere qualche cosa dobbiamo stimarci contenti di poter aiutare. Così voi fatelo proprio per dovere; dovere messo da N. Signore: in sudore vultus tui vesceris panem. Se vivi bisogna gua­dagnare. E se il lavoro è faticoso, sudi: e non dire: «uh! fare questo lavoro!». È nostro dovere e siamo obbligati a cooperare non solo a studiare ma anche col lavoro; così in tutte le cose cooperare e non sprecare, e stare attenti, fa tan­to piacere vedere uno che va su e giù, e guarda un uscio aperto, una finestra aperta, un qualche cosa fuor di posto e va a metterli a posto. Non dico che dobbiate cacciarvi in quello che non riguarda a voi; ma quando si tratta di un pezzo di carta da tirar su da terra, pulire qualche cosa; viene un forestiero e si edifica; spinge il cuore ad aiutarvi e darvi da mangiare. Ve lo dirò anche lungo l'anno. Non solo contentarci ma cooperare; e quando non fosse pronto a mez­zogiorno mangio alle due. E quel che c'è, e Deo gratias; fuori si fa così. Coo­perare col non guastare; vivere proprio della comunità; tutto come se fosse ro­ba nostra, far attenzione a tutto, tutto, tutto! Ecco il proponimento che vi suggerisco da praticare lungo l'anno. E così esaminarsi. Lavo i cessi volentie­ri? Faccio questo lavoro volentieri? e non dire: «Tutto a me danno da fare». Ho visto una comunità in cui hanno estranei a servire; oh, vergogna! dover es­sere serviti! i poveri? devono servire! o vergogna! Adesso basta. Vi restituisco i proponimenti.
Ora comincieranno le scuole: guardate di studiare con impegno: così i proponimenti cominciate subito: altrimenti se non incomincio subito manca poi il fondamento: non perdere un momento di tempo: in tempo di studio silenzio, non dire neppure una parola. E studiare prima di tutto per amor di Dio; e non per farsi onore, per passar l'altro compagno: è viltà. Ma studiarne per salvare sé e per salvare le anime. Poi studiare con ordine; c'è certa gente che vogliono sempre studiare altre cose da quello che loro danno da studiare i superiori; poi studiare a tempo e luogo ciò che l'ubbidienza vuole. Poi studia­te intensamente; e... mal di capo: si scuote! certo si consegna all'assistente e vi daranno i rimedi per quel che si può, ma poi avanti!
Dunque siamo intesi: cominceremo bene quest'anno. Ed ora vi darò i proponimenti.
Ai soli chierici
(Fu fatta la distribuzione delle scuole dei giovani ecc.) Bisogna fare in po­chi ciò che si faceva in molti!
(distribuzione dei libri delle regole ai nuovi novizi) Hoc fac et vives! sta tutto lì, vedete! (Riferendosi a quelli che debbono fare scuola) Per voi e per gli altri per quanto è possibile; quando manca un occhio, quello che resta vede tutto, dunque anche voi cercate di sostituire: e il Signore speriamo ci rispar­mierà altri colpi.
Ma vedete, volevo dirvi una cosetta: quando si va dai superiori perché si desidera di scrivere a casa, ecc.; non bisogna che diciate: favorisca darmi della carta da lettere; ma bisogna prima di tutto che chiamate il permesso di scrive­re: se il superiore crede bene che si scriva vi darà la carta. Come in Seminario, il Superiore ci diceva: vieni qui a domandare il biglietto di uscita: domanda prima il permesso di uscire. Vedete che incongruenza! Si deve chiamare in bel modo: dicendo quali sono i motivi per scrivere; e se il Superiore crede bene... E invece il Sig. Prefetto gliel'ho già detto altre volte, non voglio che vi dica fa­vorisca: favorisca far questo; faccia il piacere di far quello: no; vedete il Supe­riore non deve pregare, il superiore comanda, perché se il superiore comanda voi avete il merito dell'ubbidienza: se vi dice favorisca non l'avete più.
Bene: andiamo avanti. Dobbiamo essere non come statue; dobbiamo es­sere intraprendenti; quando vedete qualche cosa fuori posto, si dica. E non di­re: non tocca a me; perché tocca a tutti. Così quando si piglia qualcosa, poi si riporti: sarà un secchiello, sarà altro, si riporti al suo posto. Nei missionari ci vuole questo spirito di ordine; mi raccomando. Spero che il Signore ci rispar­mi il più possibile; e così ritornino sani e salvi con tutto il loro spirito. I Giuseppini hanno già un morto e due feriti; dicono che stavano là facendo un po' di lettura spirituale in un momento di tregua, quando c'è arrivata una bomba, e uno è stato ucciso e l'altro ferito.
Ma là vedete: il Governo non piglia mica ancor tutti; vi voglio ancora rac­contare un fatto: c'era lì alla Consolata un giovane che viene sempre a servir messa lì, ed aveva paura che lo pigliassero, e pregava la Madonna per essere ri­mandato: ma era abbastanza bene in salute e a dire il vero aveva più fede lui di me; ed io gli facevo coraggio: ma aveva molta fede che la Madonna lo liberas­se: e dice che è andato alla visita; e il dottore voleva pigliarlo, lui si vedeva in pericolo, e allora ha pregato la Madonna: O Madonna della Consolata aiuta­temi! e allora il dottore lo ha fatto rividibile; cioè gli ha detto che tornasse fra 6 mesi, poi 9, poi hanno detto: per tornare fra nove mesi, tanto vale che venga un altro anno. Ed è venuto a dirmelo subito mentre uscivo da S. Giovanni. Era così contento! Vedete? Aveva fede!
Speriamo: i nostri cari soldati sono per adesso al sicuro e speriamo. Allo­ra cerchiamo di andare sempre avanti... bene!
Anche nelle piccole cose, in tutto. Mi ricordo in Seminario al tempo del Can. Soldati, quando si ritornava dal passeggio ci squadrava da capo a fondo e si sapeva già... ci diceva mica niente subito... ma ci diceva poi tutto... bè bè là!
giuseppeallamano.consolata.org