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Scritto da IMC
Diamo notizia di pubblicazioni recenti
che si sono
interessate del beato Giuseppe Allamano.
ALFREDO CATTABIANI, Beato Giuseppe Allamano (1851-1926), Padre dei
Missionari della Consolata, in ‘Il Santo dei miracoli’, N.7, luglio 2002, pp. 22-23: nella rubrica “I
santi del XX secolo”, l’autore traccia un breve e completo profilo del beato Allamano, evidenziando la sua
opera di fondatore di due Istituti missionari.
Tra l’altro, dice: «Giuseppe Allamano, che ha formato
tanti parroci senza mai essere stato parroco e nemmeno vicecurato, guida da lontano dei missionari in un Paese che non ha
visto né mai vedrà. Ma non è un improvvisatore: ha studiato accuratamente i problemi su buoni testi;
e perciò può permettersi di ammonire i futuri missionari: ‘Nessuno dica: dobbiamo andare in Africa fra
i servaggi. E che? Forse che gli africani non sono uomini come noi? Sotto la scorza della pelle nera, hanno un cuore buono
e un sentire delicato’».
PIER GIUSEPPE ACCORNERO, Adolfo Barberis, il cuore e il sorriso di un
Padre, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2002, 224 pp. Si tratta di una interessante biografia del Servo di Dio
Adolfo Barberis (1884-1967), poliedrica figura di sacerdote, maestro e consigliere del clero, fondatore del
“Famulato Cristiano”, che ha avuto molti contatti con l’Allamano, essendo allora segretario
dell’arcivescovo card. Agostino Richelmy, e poi sempre amico dei Missionari della Consolata.
In questo libro
l’Allamano e i suoi missionari sono citati diverse volte (pp. 56-57, 60, 62, 66-67, 78, 112, 137, 168). In
particolare segnaliamo le pp. 56-57, dove si può leggere una sintetica presentazione dell’Allamano e della
sua opera missionaria. Soprattutto sono interessanti le pp. 66-67, dove, sotto il significativo titolo: “Don Adolfo
affascinato dal carisma di Allamano”, viene descritto l’influsso che la personalità e l’opera
dell’Allamano hanno avuto sul Barberis.
Tra l’altro si legge: «Don Barberis non vive direttamente
queste esaltanti o travagliate vicende – che fanno parte della storia della Chiesa torinese – ma esse in
qualche modo influenzano la sua formazione. È affascinato dalla personalità di questi ‘grandi’
– Francesco di Sales, Cottolengo, Cafasso, Bosco – e in particolare del carisma di Allamano che unisce rigore
di insegnamento, attenzione al nuovo che avanza e apertura alle missioni […]».
LAURETTA TREVISIO,
Quando Torino pregava, Immagini e testimonianze di devozione popolare e di carità torinesi, ed. Il Punto, Torino
2002. Uno studio accurato, con abbondante documentazione fotografica, sulle varie forme di devozione di cui è
rimasta traccia in Torino. È un percorso storico, artistico e culturale in una città che abbonda di
“segni” nel campo della fede e della carità. Questo volume è dedicato alla Consolata e contiene
un capitoletto sulla Casa Madre dei Missionari della Consolata. Tra l’altro si legge: «Nel cortile interno
della Casa Madre di corso Ferrucci, all’altezza delle finestre del 3° piano, in una grande nicchia azzurra, alta
cir-ca 3 metri, con cornice in stucco bianco e tettuccio di riparo ad arco, fa bella mostra di sé una statua della
Con-solata in marmo bianco che venne donata ai missionari dall’Allamano nel mar-zo del 1925, in occasione del suo
onomastico.
Questa grande statua originariamente stava nel corridoio del Convitto, proprio sulla soglia
dell’appartamento dell’Al-lamano ed era molto nota a tutti perché i religiosi avevano l’abitudine
di baciarle il piede quando passavano di lì.
Il 7 marzo su un camion dei pompieri, la statua arrivò
all’Istituto mentre si ultimavano i lavori della grandiosa nicchia. Il 19 marzo si celebrarono i festeggiamenti per
il Patrono S. Giuseppe con messa solenne e nel pomeriggio un camion trasportò la statua, che provvisoriamente era
stata collocata sotto i portici, fino davanti all’androne nell’esatto punto in cui doveva essere sollevata.
Mentre si preparavano le funi e le carrucole arrivò Monsi-gnor Perlo che, indossati i paramenti sacri, benedisse
solennemente la statua; subito dopo le catene si misero in movimento e la Consolata lentamente venne elevata mentre le
Suore e i Missionari cantavano le lodi alla S. Vergine.
[…] Purtroppo il Beato Allamano non poté
assistere alla cerimonia perché costretto a letto da malattia […]. Questa bella statua andò in
frantumi con il bombardamento dell’8 dicembre 1942 e fu poi sostituita con una copia.
Grandissimo era
l’affetto del-l’Allamano per la Madonna: ‘L’ho messa a custode e Patrona di questa casa e fa
Lei’. […] I Missionari hanno innalzato all’Allamano, in occasione della sua beatificazione, avvenuta il
7 ottobre 1990, una statua bronzea nel cortile dell’Istituto».
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Creato: Mercoledì, 31 Gennaio 2007 05:00
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Pubblicato: Mercoledì, 31 Gennaio 2007 05:00