HANNO SCRITTO DELL’ALLAMANO

HANNO SCRITTO DELL’ALLAMANO

G. TEBALDI, Le urgenze della missione nel racconto di una vita, in ‘L’Osservatore Romano’, 31 gennaio 2004, 10. In una brillante recensione, il nostro confratello p. Tebaldi presenta i dieci volumi delle lettere del beato G. Allamano, pubblicati, a cura del p. Candido Bona, dall’Edizioni Missioni Consolata, durante gli anni 1990-2001. «Si tratta di un epistolario che abbraccia quasi tutta la vita dell’Allamano, a cominciare dalla giovinezza fino alla maturità sacerdotale nella Chiesa di Torino nella quale egli espleta un ruolo di formatore e di guida. […] Pur esercitando un notevole influsso nel pensiero e nell’azione, non ha mai lasciato alcuna opera scritta. Resta però la testimonianza del suo pensiero e della sua personalità nel voluminoso carteggio, curato dal P. Candido Bona IMC, e corredato da un apparato biografico, critico, storico che ne fa una fonte di interesse per lo studio e la ricerca».

Più avanti, il p. Tebaldi riporta alcune frasi dell’Allamano, scritte ai missionari in Kenya, che dimostrano il rapporto di confidenza che intercorreva tra lui ed i suoi figli. Eccone alcune: «Scrivete sovente a me e qualche volta per mezzo mio ai parenti ed amici». «Tutti gradirono le fotografie, nelle quali però osservai che siete un po’ melanconici, forse per la stanchezza del viaggio? Sono certo che moralmente siete allegri». «Raccomando a lei di aversi molte cure e di non stancarsi troppo». «Fatti sempre coraggio e sta allegro nel Signore; suona e canta quando ti assale la malinconia». «È questa la prima volta che vi rivolgo la parola in comune; accettatela col cuore di chi ve la scrive».

Il p. Tebaldi conclude: «Da queste pagine dense di saggezza e di dottrina si colgono gli elementi essenziali della spiritualità missionaria, che trova in Dio il motivo della sua dedizione e nel mondo dei popoli e delle culture il suo naturale interlocutore».

CESARE FAVA, Un maestro del clero, Luigi Boccardo, Torino 1991. Ci è pervenuta recentemente tra le mani la biografia di un grande sacerdote, il Servo di Dio Luigi Boc-cardo, fratello minore del beato Giovanni Maria Boccardo, fondatore delle Suore di S. Gaetano. Anche se non è recentissimo, crediamo utile segnalare ai nostri amici il valore di questo studio, soprattutto perché l’autore sottolinea puntualmente l’influsso che l’Allamano ha esercitato sul Boccardo e la mutua stima che è sempre esistita tra questi due uomini di Dio.

L’Allamano, al tempo in cui era direttore spirituale in seminario, ha avuto modo di apprezzare le doti umane e spirituali del Boccardo seminarista. Lo ha poi sostenuto e consigliato quando è stato nominato prefetto dei chierici (p. 79). Il momento culmine del loro incontro è stato quando l’Allamano, nel 1886, lo ha chiamato ad essere prima vice rettore e poi direttore spirituale al Convitto della Consolata.

L’autore commenta: «Se si tiene conto della cura con cui l’Allamano studiava i suoi convittori, e della fama che godeva di profondo conoscitore di giovani sacerdoti, si tratta di una scelta significativa» (p. 111). E più avanti sembra molto compiaciuto nel riportare il parere del Canonico G. Rossino: «La diocesi torinese deve perenne riconoscenza al can. Allamano per questa scelta, che intrecciò gli splendori di due astri riverberanti sul Convitto della Consolata» (p. 112).

Oppure le parole del can. A. Vau-dagnotti: «Se il can. Allamano voleva dimostrare di amare il convitto, ci riuscì certamente con questa scelta del teol. Boccardo, che sembra a noi debbasi annoverare tra le più cospicue benemerenze dell’Allamano in favore del giovane clero» (p. 116).

Un lungo capitolo del volume (pp. 237ss.) è dedicato alla rinuncia che il Boccardo ha fatto dell’incarico alla Consolata, trasferendosi a Pancalieri nel 1916. Vengono riportate diverse testimonianze sulle presunte divergenze di vedute e di metodo tra i due personaggi. L’autore ammette che anche tra i santi possono insorgere legittime divergenze, ma sostiene, con abbondanti prove, che tra l’Allamano e il Boccardo c’è sempre stato un rapporto di piena fiducia e stima. Riporta la testimonianza della nipote sr. Dorotea: «Il can. Allamano sovente mi mandava da lui per consiglio, e lo teneva in considerazione di santo» (p. 239). Così pure, per il Boccardo l’Allamano era un vero santo, che camminava sulle stesse orme dello zio S. Giuseppe Cafasso. Ecco quanto ebbe a dire: «Si potrebbe ripetere di lui (dell’Allamano), quasi ad litteram, quanto fu scritto del di lui beato zio» (p. 243).

I santi si riconoscono facilmente tra di loro e non si sbagliano.

JUAN MANUEL LOZANO, La spiritualità dei Fondatori, Il carisma di uomini e donne che hanno fondato gli Istituti missionari, ed. EMI, Bologna 2003. L’autore di questo volume è uno dei più rinomati studiosi della teologia della vita consacrata. In quest’opera recente, egli descrive, in modo sistematico, la spiritualità missionaria desumendola dalla dottrina di 18 tra fondatrici e fondatori di istituti.

L’Allamano è incluso in modo molto evidente, venendo citato non meno di 64 volte. Nel suo insieme, direi che l’autore dimostra una buona conoscenza dell’Allamano, illustrando correttamente i dati più salienti della personalità, sia come uomo di Dio che come educatore di sacerdoti e soprattutto di missionari. Dimostra pure una sufficiente conoscenza delle nostre principali fonti, che cita regolarmente, in modo speciale le conferenze e le lettere del Fondatore. È impossibile riportare qui quanto l’autore dice dell’Al-lamano. Come saggio, siano sufficienti tre brevi richiami.

L’autore pone giustamente l’Allamano  tra gli “uomini di azione” e così lo descrive: «Il beato Allamano, a prima vista il più sedentario di tutti, fu direttore spirituale del seminario, diresse per 46 anni il santuario e il convitto ecclesiastico della Consolata, predicò migliaia di conferenze spirituali ai suoi missionari e missionarie, governò il seminario e la congregazione, mantenne la corrispondenza con i suoi lontani, esercitò un autentico ministero spirituale nella diocesi di Torino specialmente tra i sacerdoti» (p. 169).

L’Allamano non è stato soltanto educatore, ma ha anche saputo arricchirsi dell’esperienza dei suoi missionari lontani: «tra i fondatori che hanno voluto arricchirsi con l’esperienza dei loro missionari troviamo anche il fondatore del Missionari e delle Missionarie della Consolata, il beato Giuseppe Allamano». Dopo aver notato che egli aveva prescritto i diari quotidiani come mezzo di comunicazione diretta e immediata tra lui ed i suoi, conclude: «L’Istituto della Consolata possiede grazie al suo fondatore un vero tesoro, storico e spirituale, nei diari inviati dai missionari» (pp. 129-132).

Fa piacere, infine, notare che l’autore ha saputo cogliere il decisivo influsso della Madonna nella spiritualità dell’Allamano come fondatore, ed afferma: «Giuseppe Allamano attribuì alla Madonna Consolata l’ispirazione che dette luogo ai suoi istituti» (p.423).

giuseppeallamano.consolata.org