UMILTÀ - ROSARIO

7 ottobre 1906

Quad. III, 11
6 Ottobre 1906

Sull’umiltà - SS. Rosario
Predica ai Seminaristi 2° solo l’ultima parte. S. Filippo Neri dice che per avere spirito bisogna perdere la stima ecc. (V.)

- Oggi Festa del SS. Rosario nelle lezioni del 2° Notturno, si dice che S. Domenico ed i Frati Predicatori furono da Dio chiamati a distruggere l’eresia degli Albigesi. Penseremo (sic) che a tal fine si ponessero a studiare perché questo sembra il mezzo idoneo... Invece sentite:
S. Domenico pregò la SS. Vergine per sapere come...; e la SS. Vergine l’avvertì che predicasse il Rosario... Egli ed i suoi figli lo fecero e riuscirono... - Non vi pare strano questo? Per combattere eresie, pregare... Sì, è necessario lo studio, ma più la preghiera; e questa, e non quella (sic), vince ogni eresia...

Impariamo a pregare e molto; e particolarmente diamo molta importanza alla recita del SS. Rosario. Questa preghiera non ci paia noiosa dicendola con poca divozione, e lasciandola quando non possiamo dirla in comune. È una continua ripetizione di Pater ed Ave; ma detta di cuore ogni Ave con aumento di fervore, otterremo nel ripeterla quanto colla prima, o terza... non potemmo ottenere. S. Bernardo ripeteva sovente: Ave Maria...; e la SS. Vergine risposegli. In Paradiso per tutta l’eternità ripeteremo "Sanctus, Sanctus... ".

P.U. Costa, quad. I, 134-135
Sig. Rettore - 7-10 (Ia Dom.) 1906 - Torino

Sono contento di trovarvi oggi in silenzio; badate però che non sia un silenzio muto; muto sì colle cose che possono recar disturbo, ma loquace con Dio.

Il ritiro mensile è veramente di grande importanza, l’hanno anche i Padri Bianchi, ed il Card. Lavigerie lasciò loro partic.te raccomandate quattro cose: gli Esercizi Spir.; il Ritiro mens.; la Meditazione; l’Obbedienza.

Oggi conviene ci tratteniamo di una materia molto importante: del perdere il credito.
Diceva S. Filippo Neri che niuno avrà mai buon spirito, finché non avrà perduto il credito, e questa sentenza ben s’accorda con quella dello Spirito Santo: ’Curam habe de bonti nomine. Difatti noi dobbiamo perdere il credito:

1. al nostro giudizio;
2. alla nostra scienza;
3. alle nostre doti naturali od acquisite;
4. alla stima degli altri.

I °. Al nostro giudizio: dobbiamo rinunziare a tutti quei chi sa, chi sa perché questo, perché quello. Quid ad te, tu me sequere. A noi non tocca che obbedire: i superiori ricevono lumi speciali da Dio e, supposto pure che sbagliassero, noi non sbagliamo in obbedir loro, e il Signore saprà ben aggiustare i loro falli in bene. Bisogna proprio che giungiamo a rompere questo nostro giudizio: perché questo cambiamento d’orario, di scuola, ecc. Io ho incaricato il Sig. Prefetto a rompere, a rompere.

2°. Alla nostra scienza: Che cosa sappiamo noi? I più grandi filosofi dopo tanti studi giungevano alla conclusione: Scio me nihil scire. E noi pure quanto più ci avanziamo negli studi, più chiaramente vediamo quanto immensa sia la scienza di cui manchiamo; dopo tanto studio ci troviamo ancor spesso negl’imbrogli e sbagliamo in molti casi.

Il Signore può mandare quiche malanno, e, addio nostra scienza, e ciò vediamo ch’accade spesso a tanti dottoroni. Ne sa più una vecchierella in Paradiso che non noi qui con tutti i nostri studi. - E poi non paragoniamo mai la nostra scienza con quella dei compagni: uno avrà meno ingegno di me, ma egli sarà più umile, andrà più presto in Paradiso, si farà più grandi meriti, opererà maggior bene, perché il Signore si servirà di lui, appunto perché più umile. Sia chi ha poco, sia chi ha molto ingegno, memoria non confidi per nulla nella propria scienza.

3°. Alle nostre doti, sia naturali, sia acquisite: del corpo, dello spirito, origine, ingegno, scienza (mai poi tanta superbia da vergognarci della bassa condizione dei parenti), ecc. "Quid habes quod non accepisti, et si eccepisti cur gloriaris quasi non acceperis?" - Cui mulfum datum est, multum quaeretur ab eo.

4°. Alla stima degli altri: compagni, superiori, ecc. Sì, curam habe de bona nomine; ma dobbiamo piacere ai Superiori piacendo a Dio, non agire se non per essere stimato, esser ben visto, avere delle preferenze.

Della stima del mondo poi non è neppur il caso di parlarne fra noi; voi andrete in Africa, scriverete belle relazioni non certo per farvi leggere, stimare dai parenti ecc., no, ma pel bene delle Missioni, per la gloria di Dio.

Quando siamo lodati da chiunque, pensiamo fra noi: II Signore può forse lodarmi in questo punto?  Si adhuc hominibus placerem, servus Dei non essem.

Oggi poi è la festa della Madonna del Rosario. Non so se gli obbligati; che dico obbligati?, santamente obbligati, giocondamente obbligati, obbligati con un legame d’oro al Breviario abbiamo letto nelle lezioni come i Padri Predicatori con S. Domenico stavano studiando il modo di vincere l’eresia degli albigesi. E sapete qual mezzo suggerì loro la Madonna?. Il S. Rosario. Gli uomini avrebbero pensato che per vincere gli eretici si sarebbe dovuto studiare e studiare: Iddio invece non la pensa così; per vincere gli eretici, pregare, pregare.

Alcuni dicono il Rosario proprio come forzati, se non lo dicono in comunità cercano poi ogni scusa per non più dirlo. Ma, ripeter sempre la stessa preghiera? Ma, lasciando da parte il Pater noster, cosa v’è di più bello dell’Ave Maria: S. Bernardo era innamorato di queste parole, le ripeteva spesso specialmente salutando immagini della SS. Vergine. Gratia plena, oh, com’è bello (e qui alzò gli occhi al cielo con viva espressione di fede); e cosi via: Sancta Maria ... ora pro nobis peccatoribus: bisogna meditarle, e non potendoci fermare bisogna spigolare qua e là; sopratutto meditare i Misteri, il che è necessario per acquistare le s. indulgenze. Com’è bello ripetere tante volte una preghiera, sia nel S. Rosario, sia nell’Ufficio!.

giuseppeallamano.consolata.org