30 dicembre 1906
Quad. III, 21
Per la
fine dell’anno (1906)
Siamo alla fine dell’anno, e, come in ogni amministrazione, dobbiamo fare il
nostro bilancio: consuntivo e preventivo. Il primo consiste ... il secondo ... – Oggi facciamo il primo, domani il
secondo. Nel primo poniamo in attivo tutte le grazie ricevute nell’anno dal Signore:
la vocazione
all’apostolato o la continuazione, forse la professione, ad altri i S. Ordini...; tutti poi tante prediche, letture,
avvertimenti; e poi i Sacramenti, le preghiere e tanti sguardi da Gesù Sacramentato. E gli studi?... Tutto questo
da parte di Dio; e da parte nostra: un pò di buona volontà a corrispondere alla chiamata, qualche profitto
nella lotta contro i nostri difetti, spec. la passione dominante, qualche mortificazione interna ed esterna rappresentate
nei grani della coronina... - II passivo contiene nulla di Dio, il quale potrebbe dire all’istituto: quid ultro
debui facere et non feci vineae meae? - Ma quanto da parte nostra?:
quella volontà che tante volte
venne meno; spero non vi siano stati peccati gravi, ma se vi fossero stati in questa santa casa! Ma quanti peccati
veniali, che sempre portiamo le stesse miserie al Sac. della confessione. E poi per religiosi ciò non basta,
essendovi l’obbligo di tendere costantemente alla perfezione; quale profitto facemmo; quale corrispondenza a tante
grazie di Dio; quale imperfezione nei nostri fini spec. negli studi, ecc. Ecco il nostro bilancio consuntivo...; quanti
debiti sorpassano l’attivo e bisogna saldare! Due atti: dolore e ringraziamento. Domani farete il preventivo
bilancio. Ponete pure per bontà di Dio saldata ogni partita passata secundum magnam mis. Ponete pure
nell’attivo dell’anno le grazie singolari e comuni di cui vi dissi or ora. - Ma voi che vi mettete? Una
volontà ferma e costante di...; volontà che rinnoverete ogni mattina dopo la S. Com. e più volte al
giorno... Rinnoverete sopratutto nei ritiri mensili ed in occasione di feste...
Nel passivo ponete unicamente
le inevitabili negligenze umane, che sieno sempre minori e ognora meno avvertite e volontarie...
Pregate il
Signore a benedire il vostro proposito di farvi santi mis-sionari, e di passare tutto l’anno in modo che alla fine
possiate esserne contenti. Sapendo che da noi siamo buoni a nulla di bene preghiamo il S.Sp. - Veni S. Sp.
P.U. Costa, quad. I, 147-148
Rev.mo Sig. Rettore 23-12-1906 - Torino
Siamo alla fine dell’anno. Si fa ora il bilancio consuntivo ed il bilancio preventivo: il bilancio consuntivo
è per l’anno passato, il preventivo è per l’anno nuovo.
Vediamo il bilancio
consuntivo: Mettiamo da una parte l’attivo e dall’altra il passivo. Nell’attivo mettiamo in deposito le
grazie ricevute dal Signore; non solo le grazie generali: vocazione, ordini, professione, ma ancora le particolari:
sacramenti, prediche, letture, preghiere, studio: Enumera stellas si potes: le ispirazioni. Poi mettiamo ancora quel poco
che abbiamo fatto noi di progresso nella pietà, nello studio, nelle virtù; mi sembra che tutti possiate
dire: quest’anno mi pare d’essermi avanzato alquanto nelle virtù, di essermi fatto più
obbediente, più umile, e poi quel coronino (forse l’avrò lasciato dormire a lungo)..., ma là,
qualche cosa ho fatto...
Quindi nel passivo mettiamo tutte le miserie di quest’anno, o quante!... anche
peccati; qui non si dovrebbero commettere mai peccati gravi, mah... I peccati veniali, la passione predominante; quante
miserie! nelle confessioni sempre le stesse cose; nelle preghiere avrei potuto essere più presente a me stesso (non
parlo delle distrazioni involontarie), ecc... Facciamo una grande sottrazione: non ne resta altro che le grazie di Dio da
una parte e dall’altra molte infedeltà.
Dappoi vediamo il bilancio preventivo. Mettiamo prima di
tutte nell’attivo le grazie che il Signore, possiamo dire certamente, ci concederà. Per alcuni sarà la
professione, per altri gli ordini, ecc., e poi tutte le grazie che scenderanno sopra di noi dal mattino alla sera irruenti
come un fiume; il Signore non mancherà da sua parte.
Dal canto nostro mettiamo della buona volontà, ma
di quella volontà non passeggera, bensì duratura, rinnovata spesso, dopo la S. Comunione, ecc.
S. Teresa diceva: io rinnovo il buon proposito fino a cinquanta volte al giorno e se manco: terra dedit fructum suum:
sono frutto del mio giardino, e ripiglio con coraggio - non bisogna perdersi d’animo.
Proponiamo dunque
di voler in quest’anno progredire nella virtù, nello studio; vincere la passione dominante, correggere i vizi
che ci sono indicati dai superiori, ecc...
Nel passivo poi non mettiamo nessuna nostra deficienza. Questo
sarà il nostro bilancio preventivo.
C’è poi la santa usanza di prendersi un Protettore
dell’anno, e credo sia conveniente che noi prendiamo quest’anno S. Vincenzo de’ Paoli. Difatti egli fu
schiavo due anni in Africa e potè praticamente conoscere il bisogno che v’era di Missionarii, onde ve li
mandò.
Secondariamente egli fu l’uomo della carità; ed io voglio che la carità
regni fra di voi, che vi amiate scambievolmente; sopratutto però voglio che imitiate questo santo nella
virtù dell’obbedienza: parlando egli del voto di obbedienza ha parole proprio da santo: dice che per farci
amare l’obbedienza basta l’esempio di Gesù che discese dal Cielo per obbedire all’Eterno suo
Padre, obbedì sempre a Maria SS. ed a S. Giuseppe, obediens usque ad mortem, mortem autem crucis; obbedì
anche alle potestà secolari in quello che si poteva loro obbedire.
A questo fine vi consegno una copia
della lettera di S. Ignazio ai suoi figli, i Gesuiti, sulla virtù dell’obbedienza, che ho mandato in Africa,
alla quale ho fatto un’introduzione per i Missionari. (Indi fa leggere la detta, mirabile introduzione, e continua).
Voglio proprio, come S. Ignazio, che l’obbedienza sia la vostra caratteristica, l’obbedienza cieca (che
però vede molto); non voglio certo con questo che diventiate folli, no; si può umilmente proporre il proprio
parere, ma col cuore staccato dal nostro giudizio, e se il superiore deciderà altrimenti, dobbiamo dire: io non
giungo a vedere fin dove vede il Superiore, egli è particolarmente illuminato dal Signore; difatti i Superiori
hanno la grazia dell’uffizio. Multi sunt qui obediunt magis ex necessitate quam ex charitate, dice il De Imitatione;
oh! com’è mai brutto, obbedire perché non si può fare altrimenti; non si possa mai dir questo
di noi.