FESTA DELLA SS. TRINITÀ

6 giugno 1909
Quad. V, 13-14
Festa della SS. Trinità (1909)
La S. Chiesa celebra tutto l'anno ed in ogni ora dell'anno la Festa della SS. Trinità. Sempre si fa il segno della Croce, si recita il Gloria Patri ed ogni Inno termina con dare gloria alla SS. Trinità. È quindi so­lo per aderire alla pietà dei fedeli che la Chiesa stabilì questa speciale Festa, ma non di 1ª classe (ora di 1ª) e senza ottava pel motivo già det­to.
Due cose dobbiamo imparare: 1. Recitare bene ed interamente le parole del Gloria, recitarle con entusiasmo come dicono le espressioni:
Sia gloria al... sicut erat... Oh quegli et come sono significativi! non la­sciatene un solo. Questo è un desiderare che N.S. sia conosciuto ed amato da tutto il mondo ed in tutti i tempi e nell'eternità. Così saremo operaii gloriae Dei, come dice Tertulliano; es. S. Ignazio.
Colla recita del Gloria proponiamo di fare sempre bene il segno di S. Croce con tutte le rispettive parole.. Otterrete di poter far entrare nel­la testa e fare credere questi misteri dell'Unità e Trinità di Dio dagli in­fedeli. Dio vi darà questa grazia, se sarete fedeli nel dargli bene questo tributo di lode.
2. Riferire ogni nostra cosa a Dio, alla Sua gloria: soli Deo honor et gloria - Dio solo - Deus meus et omnia. Le nostre opere intanto han­no valore presso Dio in quanto sono fatte per Lui. Il fine, dicono i mo­ralisti, dà la principale bontà o malizia alle azioni; se quindi il fine è più perfetto, l'opera riesce pure più perfetta. Ora quale fine migliore di quello di fare il tutto a gloria di Dio?
Per non parlare delle azioni cattive, delle nostre azioni alcune sono in sé buone, e se fatte in grazia di Dio vanno a Lui e sono meritorie. Se però interviene l'intenzione attuale di farle per Dio si raddoppia il pro­fitto ed il merito. Altre sono indifferenti, come il cibo, il sonno ecc.; desse se sono fatte per Dio divengono buone e meritorie, altrimenti so­no inutili, e secondo gravi teologi non scevre di colpa perché non sono secondo ragione (La perfez. crist. p. 56).
Tutte poi le nostre azioni anche buone restano guaste se fatte con cattivo fine, p. es. per vanagloria; se tale fine è principale le guasta so­stanzialmente e toglie loro ogni merito anche in sé non sia peccato mor­tale; se è solo concomitante non vizia totalmente l'opera, ma ne dimi­nuisce il valore ed il merito (V. l. cit. p. 55).
Come conoscere se abbiamo tale rettitudine? L 'Imit. (1.1, 14) dice:
multi occulte se ipsos quaerunt in rebus quas agunt, et nesciunt.
Quanto è facile ingannarsi, aderendo a certo occulto istinto della natura in molte azioni cerchiamo più che il piacere di Dio, il proprio contentamento.
È indizio sufficiente di rettitudine se: 1) Se nel por mano all'opera stiamo indifferenti a questa od a quella, solo volendo ciò che si conosce essere attualmente voluto da Dio. - 2) Se nell'esecuzione vi si applica con tutta diligenza, senza fretta e collo stesso piacere e alacrità, sia des­so conforme al proprio naturale, genio o no. - 3) Se dopo l'opera com­piuta non aspetta approvazione dagli uomini, e non si turba se l'esito fu contrario all'aspettazione. Se non pretenderà gratitudine umana, e non avrà invidia che altri sia riuscito meglio di lui o più approvato, anzi go­de che altri l'eguagli ed anche superi: dummodo Ch. honorificetur. (V. l.c. p. 58-9).
P.U. Costa, quad. II, 100- 101
Rev.mo Sig. Rettore - 6-6- 09
Oggi è la festa della SS. Trinità. Della SS. Trinità facciamo la festa tutti i giorni; tutti i segni di Croce, i Gloria Patri, l'ultima strofa degli inni (quelli che dicono il Breviario), tutto è indirizzato al Signore. Però la Chiesa ha volu­to istituire un giorno per onorare in modo particolare questo Mistero, ma non l'ha fatto di I Classe.
Come l'onoreremo noi la SS. Trinità? Prima di tutto, con far bene e con attenzione il segno di Croce; recitare con slancio, con entusiasmo il Gloria Patri... con affetto... vorremmo che si convertissero tutti i peccatori... recitarlo con animo, con ardore... fare attenzione agli et... Poi (animandosi nel parla­re) Sicut erat in principio, et nunc... et semper... et in saecula saeculorum. Tutti devono essere devoti della SS. Trinità, ma specialmente i Missionari. Voi dovrete insegnare agli Infedeli questo Mistero, che non si può comprendere e non si deve comprendere; ... e se sarete stati in modo particolare divoti della SS. Trinità, il Signore vi aiuterà colla sua grazia ed indurrà quei cuori a crede­re. E'difatti ammirabile come quei neri abbiano accettato e credano questo Mistero di Dio Uno e Trino...
Inoltre questa solennità ci ricorda la purità d'intenzione, che dobbiamo avere nelle nostre azioni; Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto -Tutto per il Signore, per amor di Dio, per la Sua gloria. "Ad maiorem Dei gloriam" dice­va S. Ignazio. La Marchesa Barolo lasciò nei suoi Istituti questo detto: Non siamo in questo mondo che per la gloria di Dio.
Noi dobbiamo porla spesso questa intenzione, non fa d'uopo però che la poniamo attuale tutti i momenti: Voglio far questo per la gloria di Dio... basta procurare di ricordarcene sovente, specialmente nelle tentazioni, o quando ci vengono in mente fini contrari. Ricordatevi di S. Bernardo che predicando un giorno con grande unzione, al suggerimento del demonio di invanirsene, ri­spose: Pregherò (sic) ancor meglio, ma non per te. - Multi, dice l'Imitazione, in suis dictis vel factis seipsos quaerunt et nesciunt - Molti credono di agire per la gloria di Dio, ed invece lo fanno per se stessi, senza accorgersene... non se ne accorgono perché non riflettono abbastanza...
Conosceremo se nelle nostre azioni cerchiamo solo la gloria di Dio, dagli affetti del nostro animo sul loro successo; se riuscendo bene non ci conturbia­mo al non riceverne lodi; o se non ce la prendiamo se siamo ripresi per l'insuc­cesso, in cui non abbiamo colpa; se insomma cerchiamo solo di far la volontà di Dio, ed operare alla Sua maggior gloria, checché ne venga poi, senza nostra colpa.
giuseppeallamano.consolata.org