GOVERNO DELL'ISTITUTO - ABITO NOME DI GESÙ

         16 gennaio 1910
P.U. Costa, quad. II, 107-110
(Ai soli Chierici e Coadiutori)
Rev.mo Sig. Rettore - 16.1.1910 - Torino
Assieme all'Approvazione ci sono le Costituzioni; tutti gli Istituti religiosi hanno le Costituzioni, che sono immutabili; ed il Regolamento o Direttorio, che è imposto da Roma, ma può variare a seconda dei tempi.
Le Costituzioni sono immutabili però solo quando hanno ricevuto l'ap­provazione definitiva; a Roma si sono lamentati con Mons. Perlo che non ave­vamo chiesto subito l'approvazione definitiva dell'Istituto e delle Costituzio­ni; ed egli rispose che non volevamo ancora, per poter prima esperimentare se l'esperienza ci dimostrerà doversi fare qualche piccolo (cambiamento sostan­ziale non più), da proporre alla S. Sede, come pure saremo sempre disposti e fortunati di ricevere da essa quelle modificazioni che volesse indurvi.
Nonostante però possano avvenire queste piccole modificazioni, per ora noi le osserveremo in quanto si può ed io giudicherò doversi osservare (che mi sono consigliato non solo da Roma ma anche dal nostro Visitatore Ap., che è stato qui Sabato passato, e m'hanno assicurato che per ora non siamo obbli­gati ad osservare tutto, ma solo quel che giudicasi possibile e conveniente) - le osserveremo come voce di Dio, voce del Papa, che ce le ha imposto, e con vero spirito, senza sofisticare, che noi dobbiamo santificarci secondo le medesime, e non in altro modo.
Riguardo a quello che non possiamo per ora osservare, nella IIª parte, che tratta del regime dell'Istituto, si parla del Consiglio, Capitolo ecc. voglio mica disbancare l'Africa per fare venire qui i Missionari a compiervi tali uffi­ci; anzi nessuno per ora avrebbe le condizioni richieste: per il Sup. Generale 5 anni di voti perpetui e 35 anni di età; per i Consiglieri 33 anni di età, ecc.
Il Card. Vives ha detto a Mons. Perlo: "avverta i due Fondatori che quel che riguarda il Consiglio, ecc., non è per adesso, si guardino bene dal mutar nulla, ci fidiamo di loro...".
Ed il decreto stesso lo dice. (Legge nel Decreto che per 6 anni le cose stiano come sono, riguardo al regime, e se dopo sei anni convenga così continua­re, si ricorra alla S. Sede).
Sarei ben contento che poteste già fare da voi stessi, ed io sol più farvi da padrino, aiutarvi; ma non potete ancora, avete ancor bisogno che vi sostenga. Però desideriamo di mettervi presto in grado di farlo, e sì il Vice Rettore che io desideriamo prima di morire di vedervi a posto, cosicché se mai cadeste vi po­tessi alzare di qui, e non farlo poi dal Paradiso.
Indi legge quel che riguardo l'abito dei membri; A quei che non solo sono già novizi, ma anzi professi, ed anche da parecchi anni, voglio mettere la fa­scia al più presto (l'abito ai coadiutori lo metteremo quando sarà preparato, e potranno servire anche loro nelle funzioni), stassera; - e a quelli poi che invece di mandare in Africa teniamo qui, daremo anche il Crocifisso, da portare, non all'esterno, ma all'interno, o tenerlo sullo scrittoio. Voglio però che sap­piate cosa significa la fascia (per i coadiutori il cordone): essa certo aiuta il corpo a tenersi in sanità, specialmente a riparare gli intestini dal freddo; e dà più grazia all'abito, senza richiedere ch'esso sia fatto con tanta perfezione;
inoltre essa serve a renderci papalini, per ora non usiamo ancora la veste ta­gliata al collare, che darebbe troppo nell'occhio. In modo speciale però essa deve essere per voi un ricordo della castità che deve risplendere in voi, castità di corpo e di cuore, secondo quello che dice il Card. Bona circa il significato del cingolo del Sacerdote (Gli Israeliti mangiano l'Agnello cinti - Sint lumbi vestri praecinti - Cinctus zona aurea).
Imposte le fascie e chiamati i giovani, ci parla del SS. Nome di Gesù, di cui si fa oggi la festa.
Il nome di Gesù, vuol dire Salvatore; O Jesu, esto mihi Jesus, diceva S. Agostino. La Chiesa ci fa oggi recitare un magnifico ufficio, colle lezioni di S. Bernardo, il quale prova che il nome di Gesù è luce... illumina - è cibo... sazia l'anima - è medicina... delle nostre miserie.
Bisogna che procuriamo di sentire una dolcezza in pronunziare questo santo nome (anche quello della Madonna, ... faremo anche la festa del nome di Maria) - Bisogna aver divozione per nostro conto, nominarlo sovente,... sa­rà forse l'ultimo nome che pronunzieremo in morte, e qual rincrescimento se allora dovessimo dire che non siamo assuefatti a pronunciare questo S. Nome. Una volta assistevo una persona moribonda assai istruita, e le consigliavo di raccomandarsi all'Angelo Custode; e mi rispose: "Io non l'ho mai onorato il mio Angelo Custode, egli mi è sempre stato accanto, ma io non ho pensato a lui, come vuoi che l'invochi adesso?". Ed io lo esortai a domandargli perdono e raccomandarglisi lo stesso. Non avvenga così per noi riguardo al Nome di Gesù. Pronunziamolo sovente specialmente colle giaculatorie: Gesù mio mise­ricordia, sia lodato Gesù C.; il nostro S. Padre ha concesso l'indulgenza di 300 giorni a chi pronuncia con divozione, anche solo nel cuore (in mente) i Nomi SS. di Gesù, di Maria: questa è un'indulgenza straordinaria, richiedendosi normalmente un 'azione esterna.
Oltre ad essere divoti di questo S. Nome con pronunziarlo sovente con affetto, bisogna ripararlo. Quante bestemmie non si dicono, specialmente contro la seconda parte; voi fortunatamente siete fuori dell'occasione di sen­tirne. Ma quando uscite e sentite anche solo a pronunziarlo invano, dite, al­meno nel vostro cuore, le suddette giaculatorie; e se la bestemmia è contro Dio: Dio sia benedetto. Ma meglio che ripararle è prevenirle le bestemmie:
quando si passa vicini a quei carrettieri e si può presumere che sono in procin­to di prorompere in bestemmie, giù giaculatorie; chi sa che il Signore non ci conceda la grazia d'impedirlo, che l'Angelo turi loro la bocca. (Ripete quanto disse già il 19-1-1908).
giuseppeallamano.consolata.org