- Dettagli
-
Scritto da Beato Giuseppe Allamano
2 aprile 1911
Quad. VII, 11-12
Domenica di Passione
(esclusi gli studenti)
Gli antichi veri padri di famiglia, così
i patriarchi, solevano di tanto in tanto radunare i figli maggiori, più giudiziosi, e conferivano con loro
delle cose della famiglia. Parlavano del passato, del presente e del futuro; come andassero gli interessi, quali
miglioramenti da farsi; in quali cose correggere l'andamento della casa. Ne conobbi io uno di questi saggi padri..., e
come procedevano bene le cose di quella casa! come era comune accordo ed impegno pel buon andamento della
famiglia! Così penso di fare anch'io con voi,
specialmente stassera. E vi interrogo così: va bene la nostra comunità, - potrebbe andar meglio -; e
quali i mezzi da prendere; - quali gli scogli da evitare...
Stavolta parlo io per tutti; e distinguo nell'andamento della
Comunità la
materialità dallo spirito, che
vivifica il materiale. E dico che ringraziando il Signore la materialità va bene. Passato il tempo dei trasporti, dellaposa a luogo di ogni cosa..., fissate le incombenze a ciascuno, la casa ormai cammina come un buon orologio. Se
venisse qualche estraneo tra noi sarebbe obbligato a dire: che casa ordinata! Tutto pulito; ogni individuo che va,
viene compreso nell'adempimento del suo uffizio, senza imbattersi in altri... tutti attivi, nessun ozioso... E mi
pare che direbbe la verità. Eppure non c'è ancora tutta la materialità richiesta, o forse
c'è troppa materialità... Mi spiego: questa sistemazione e divisione d'incarichi anche minimi temo che
uccida la spontaneità e la cura generale della casa come cosa che tocca a tutti. Da ciò che ognuno ha
propria, speciale incombenza non si cura di ogni altra cosa, e quindi col non tocca a me, inciampasse
in una sedia fuori posto non pensa a metterla a suo luogo, trovasse per terra un pezzo di carta non lo coglie, una
finestra ecc... E di più ognuno prende l'abitudine di non fare di più di ciò
ch' è strettamente obbligato, e non gli viene pure in testa, finito il suo lavoro, di dar mano ad ajutare il
fratello che non ha ancor finito il proprio. - Bisogna che vi sia amore di corpo, che ognuno si senta membro vivo
dello stesso corpo. Es. le membra del corpo umano a bene di tutto il corpo. Tutti abbiamo lo stesso fine ed unico
desiderio, che la casa, l'istituto proceda bene, prosperi, e compia bene la sua missione.
Parlando poi dello spirito, c'è da modificare ed
aumentare. Non basta, diceva il nostro Venerabile fare il bene, ma questo bisogna farlo bene. -E secondo la nostra
vocazione religiosa bisogna farlo ogni giorno meglio: è ciò che esige il conatus in dies
proficiendi. Iddio formato il corpo di Adamo, spiravit in eum spiraculum vitae: ed è ciò che
dobbiamo fare noi di tutti gli esercizi della comunità: vivificarli collo spirito di fede, spirito di
Dio. Esaminiamo 1) le nostre pratiche di pietà: preghiere, S. Messa, Meditazione, SS.
Rosario ecc...; le facciamo ogni giorno con vero spirito e fervore? con piacere, sì da non lasciarli
quando non possiamo essere in comunità cogli altri? Ma procurare di supplirvi dopo od anche per via
ecc.
2) Quale importanza diamo alle cose piccole:
inchini, genuflessioni, tanto raccomandate, e che ci attirerebbero tante grazie, e daremo sì buon esempio ai
giovanotti, che forse li fanno meglio di noi...
3)
Domandiamo di cuore e sempre le piccole licenze, che tanto servono ad acquistare lo spirito d'ubbidienza? Facciamo
uso delle vive raccomandazioni di tenere discorsi pii ed utili nelle ricreazioni? Siamo pronti a vincere le mancanze di
carità e di vivacità nei giuochi, e tosto calmarsi e chiederne scusa? Perché si cercano da
taluni piccole comodità ed ambizioni; e si fanno con qualche sforzo i comandi più umili e bassi?
Perché tanta ripugnanza a chiedere scusa in pubblico nella pratica santa del venerdì; alla quale forse
si viene come spaventati di essere estratti a sorte, mentre come facevano i Santi, bisognerebbe essere un desiderio ed una
gara di umiliarsi con dire non cose generali, ma particolari e minute, sia pure involontarie?
Potrei ancora farvi molte altre applicazioni, in cui si vede chi ha
spirito e cerca di perfezionarsi, ma lascio a voi il più considerare, piuttosto vi dirò del frutto di
tale spirito: 1) Consolazioni interne, che Dio concede a chi attende veramente ad ogni mezzo per santificarsi. 2) Quante
grazie per corrispondere alla santa vocazione, ed ajuti per fare molto bene in avvenire nelle Missioni…3)
Chi si risolve a tutti questi mezzi non sente più la fatica…anzi cresce la sete di patire e di piacere a
Dio. Es. Curato d’Ars che diceva le penitenze costare solo in principio, ma dopo si gode e si brama farne sempre
maggiori.
Ecco, miei cari, come deve essere la nostra
Comunità: ordinata nel materiale, vivificata dal buon spirito. Felici voi, se mi ascoltate. Verrà tempo in
cui direte, avessi data l’importanza…
&n
bsp; &nbs
p;
&n
bsp; P.U. Costa, quad. II, 9-13
Domenica – 2 Aprile 1911
Una volta i padri
di famiglia usavano di tanto in tanto trattare coi figli maggiori delle cose della famiglia: i guadagni, ecc.,quel che
c’era da fare nella settimana, il modo di accrescere i beni, ecc., e ciò, dicevano essi, per
interessarli.
Così dobbiamo
fare noi, e questo è il motivo per cui io godo tanto di parlare con voi; stassera ho già parlato ai giovani
restituendo loro le lettere (di S, Giuseppe), ed ora li lasciamo in istudio: certe cose non son da dire avanti ai giovani,
dobbiamo intenderci fra noi intimAMENTE.
Ebbene, oggi che è Ritiro mensile, domandiamoci un po’:
Va bene la nostra Comunità? (intendo questa qui). Questa domanda io me la faccio sovente, specialmente
alla sera dopo cena, prima del riposo, ora soprattutto che sono generalmente solo; mi esamino per qui e per
l’Africa, prendo il mio taccuino e passo in rivista questo e quello, quello, quell’altro. Questo è
appunto il motivo per cui il Vice Rettore ha fatto il sacrificio di andar nell’Africa: è andato là per
parlar coi Missionari, prima in privato, nelle singole missioni e poi durante gli esercizi spirituali ed anche dopo, per
intendersi con loro sulle Costituzioni, sul Regolamento, sulle preghiere, ecc., tutte cose che furono scritte e se ne fece
come un formulario: così si avranno i consigli di tutti e si osserveranno più volentieri le regole fatte da
loro stessi.
Ora,
tornando a noi qui, come va l’Istituto, la nostra casa qui? Vedete, possiamo distinguere due cose nella
Comunità: il lato materiale ed il lato spirituale.
Lato materiale - Per questo si potrebbe intendere il denaro, ma a questo, per vostra fortuna, voi non
avete da pensare, avete un fastidio di meno: la Provvidenza ci penserà e ci pensa; e strumenti nelle mani della
Provvidenza sono io, sono i superiori.
L'altra parte è l'ordine
esterno, la regolarità della Comunità: ed a questo riguardo debbo proprio rallegrarmi con voi che
questo c'è e va bene. Non è più come 2 o 3 anni fa nell'altra casa dove ci urtavamo l'un col
l'altro: qui siamo in locale ampio, e, passato finalmente il trambusto ed il disordine del trasloco, ogni cosa
ha ricevuto il suo posto (non ancora definitivamente, perché abbiamo ancora da andare dall'altra parte, ma va
già bene); i vostri superiori vi hanno fatto quelle tavole in cui segnate le cose minute: il tale fa questo o
quello, fa il portinaio alla tal ora, ecc., e ciò è costato loro molto studio; hanno già
sistemato molto e sistemeranno ancora. E ciò va molto bene, c'è l'ordine, la regolarità,
sì che un estraneo venendo qui, a veder tutto pulito, ognuno che va viene e si vede che ha un ideale, e tutti sanno
cosa fare, e non sono lì in aria aspettando disposizioni. Io però temo una cosa, ed è che, trovando
tutto così sistemato, qualcuno si stringa talmente in sé, che, compiuto il suo uffizio, non si curi
più del resto; e p. es. quello che è incaricato dell'orto attenda al suo orto, ma poi anche se la casa
bruciasse, non si dia pena; il calzolaio dica: "io penso alle scarpe, il resto non tocca a me"; il sacrestano:
"io penso alla sacrestia',' e basta; ecc. E quindi avvenga che uno trovi p. es. un gas aperto... "oh, non
tocca a me” - un pezzo di carta per terra (quel che ho già detto tante volte)... "la pulizia di questo
luogo non tocca a me ecc... e poi ne succedono inconvenienti...
Non
così fanno i figli di famiglia di cui ho detto sopra, ma se uno va nella stalla e vede una bestia che sta male,
benché non sia lui incaricato delle bestie, va ad avvertire. Così dobbiamo fare noi: dobbiamo essere
tutti uniti fra noi e colla casa, interessarci di tutto, come se ogni palmo della casa fosse roba nostra. Non
intendo con questo che uno s'immischi negli affari altrui, ma quando si vede un inconveniente, si può
avvertirne il superiore o l'incaricato; certe cose poi si possono fare da tutti, p. es. un pezzetto di carta lo si
raccoglie e lo si mette in scarsella... Bisogna prima far le cose di cui siamo incaricati, farle bene, compiute, e con
spirito (come spiegheremo dopo), e poi aver a cuore tutto il resto della casa.
Lato spirituale - L'ordine materiale va bene, ma tutte quelle cose bisogna farle con spirito, per
amor di Dio, con fede. P. es. far l'obbedienza con fede, cioè ubbidire ai Superiori, senza badare a
chi comanda, ne come; domandar volentieri i permessi, quando si ha bisogno di qualche cosa, sarà una
purga, domandarla: taluni piuttosto che domandarla stan senza; ed invece domandandola si fa un atto di umiltà
e d'obbedienza. E non solo eseguire i comandi, ma anche stare attenti a ciò che sappiamo esser desiderio dei
Superiori.
E la meditazione la facciamo proprio; l'esame
generale e particolare, che è così importante, lo facciamo sul serio? La Visita al SS. Sacramento la
facciamo con amore con slancio; La lettura spirituale... bisognerebbe che fossimo talmente affezionati a queste cose
che soffrissimo quando non le possiamo fare... come il Ven. Cafasso il quale, una sera che, avendo l'aspetto
melanconico, glie ne fu chiesto il perché, rispose: Oggi non ho potuto fare la visita al SS. Sacramento
(Egli se ne ripagò poi forse, al solito, stando in Chiesa fino a mezzanotte)...
Qualche volta capiterà di non poterla proprio fare, ma d'ordinario che non
avvenga, perché uno non ha potuto farle con la Comunità, non le faccia, anche più brevi...
E poi, facciamo noi quelle piccole mortificazioni di cui ho parlato
tante volte... certe volte non si è capaci a tavola di far sacrifizio di un po' di sale.
Coi compagni sono pronto, quando è accaduta qualche cosa, anche
leggera, a domandar scusa? (di certe cosette talvolta non è neanche necessario)... E se non la domanda colui
che ha torto la domandi chi ha ragione, cosi metterà a posto l'altro...
E consegnarsi quando si rompe qualche cosa. Le conversazioni poi... non intendo, p. es. che
andando a Rivoli si parli sempre di pietà, si può parlare di studio, di cose anche indifferenti, del
più e del meno, ma a fine buono... altrimenti... de omni verbo otioso... Si può dire: non
mi ricordo più bene della meditazione di questa mattina, favorisca ripetermela..., e: Che bella
lettura spirituale... ecc. oppure un bel fatto. Questo si farebbe, ma non c'è chi osi fare il primo,...
"son più giovane, sembra che voglia far il singolare, il dottore.'.', talvolta sarà per
umiltà, ma è più umiltà parlare...
E le lingue straniere, vedrete poi quanto è importante saperle bene... e quindi occupar bene il tempo in
cui sono prescritte...
(Aggiunge molte altre
belle e sante cose, ma mi è impossibile ben ricordarle)...
In questo, ben inteso, ci saranno sempre deficienze, siano uomini... ma bisogna che ci mettiamo... che
tendiamo sempre alla perfezione; non siamo qui perché siamo perfetti, ma per divenirlo.
Insomma: siamo generosi col Signore, e siccome non abbiamo cose grandi... siamo generosi
nelle cose piccole - ricordatevi di quel [detto] dell'Imitazione: In quibus me resignabo? ... In
omnibus.
- Dettagli
-
Creato: Mercoledì, 07 Giugno 2006 07:04
-
Pubblicato: Martedì, 06 Giugno 2006 23:00