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Scritto da Beato Giuseppe
Allamano
19 gennaio 1913
Quad. VIII, 19-
20
19 Gennaio (Anche gli studenti)
Pel mio genetliaco
Domani compirò 62 anni; ed in
questi giorni il mio pensiero è rivolto a considerare tutta la catena di grazie di cui il Signore mi fu
generoso donatore, sia nell'ordine naturale come nel soprannaturale. - Una cosa mi consola quando penso alla poca
corrispondenza mia a tanti (sic) grazie; e si è di avere sempre coll'aiuto di Dio seguito la via che Dio mi aveva
fissata da tutta l'eternità.- Il Signore essendosi proposto da tutta l'eternità di crearci, stabilì
il giorno e l'ora..., le qualità... e tutta la strada che dovremmo battere; e per la medesima seminò le
grazie che ci avrebbero aiutato a vivere bene, a santificarci ed a giungere felicemente al
Paradiso.
Fortunato chi tira
dritto, e non devia dalla linea tracciata; infelice chi vi scarta. Egli non troverà più i mezzi di aiuto, e
colle grazie solamente generali e comuni difficilmente giungerà al porto. Vedete anche nelle cose naturali:
uno che non sia propenso alle matematiche e voglia farsi ingegnere, non riuscirà mai un buon ingegnere, ma uno
spostato, e così d'ogni professione. Vengo a me. Il Signore mi chiamò agli studi ginnasiali per mezzo di due buone persone che vennero a togliere a me e a mia madre ogni
esitazione. Mi fece sentire più tardi l'hodie si vocem Domini
audieritis per vestire subito il S. Abito invece di aspettare di indossarlo dopo il liceo, come m'invitava un
mio fratello. In Seminario dove stetti ben 14 anniascoltavo la voce di
Mons. Gastaldi che mi chiamò a Dir. Sp.le, e più tardi la stessa voce che mi voleva alla
Consolata;
e ciò contro i consigli di chi per falso amore mi compativa e m'invitava a far di mio
capo. Vedete quindi com'io ora dando uno sguardo al passato possa con santa compiacenza rallegrarmi di avere
ubbidito alla voce di Dio manifestatami dai Superiori; ed ora godo della certezza di aver sempre camminato per la via
da Dio assegnatami. Perciò usai delle grazie sparse nel cammino a mio ed altrui bene.- Mi consola pure che avendo
così fatta la volontà di Dio, Egli avrà anche aggiustato le mie deficienze e perdonato alle mie mancanze per me e per gli
altri.
Se io fossi come S. Paolo vi
direi: imitatores mei estote. Sì, come sarete contenti se arrivati alla mia età e più
ancora, potrete dire di aver sempre tenuta la vostra via, e non deviato per isbaglio o per cattiva volontà.
Felici se conosciuta la vostra vocazione, vi avrete corrisposto. Esaminate questi due punti.
1. Voi siete entrati in questa casa sembrandovi di essere
chiamati:
-tre sono le vocazioni vostre: religiosa per
tutti, sacerdotale per molti ed apostolica pure per tutti. Le avete voi queste vocazioni? La religiosa
basta volerla, avendo Gesù detto a tutti quel che rispose al giovane del Vangelo: si vis perfectus esse...,
come spiega S. Tommaso. (La perf. e. p. 448). Ma per veramente incamminarsi per questa vocazione, mentre non
sono necessarii segni straordinarii, ne prove matematiche, bisogna che sentiate in voi una voce che vi spinga per motivi
soprannaturali con costanza di volontà, pronta a vincere ogni difficoltà e ripugnanza pur di conseguire la
perfezione evangelica; l'avete voi questa tendenza e volontà? Per la vocazione al Sacerdozio è
necessaria la chiamata del Superiore, e non basta volerlo noi: Gesù disse agli Apostoli: non vos me
eleg., e S. Paolo: nemo sumit sibi honorem. Questa chiamata basta quando uno si sia ben aperto al
Superiore, specialmente riguardo alla castità, a lui od al Confessore. Quanto alla vocazione all'Apostolato essa
è di quanti amano molto il Signore, e bramano di farlo conoscere ed amare dai poveri infedeli, disposti
perciò ad ogni sacrifizio di se stesso per conseguire il nobile fine.
2. (S. Paolo Ep. di Settuag.).
Ora come va che varii che entrarono in questo Istituto, ne uscirono: non ne avevano la vocazione?
Rispondo che per lo più fu così: chi studente per mancanza d'ingegno, e chi per poca salute, ecc. Qualcuno
forse aveva vocazione, e ne uscì per non aver corrisposto alla sua vocazione. E qui è il
più doloroso. S. Alfonso dice che chi chiamato alla Religione non la segue per sé non fa peccato
perché è solo un consiglio;
ma praticamente esce da
quella via dove Dio gli aveva destinato le grazie (La perf. 450-1). Per la sacerdotale si dimostra ingrato a Dio, che
lo
vuol suo ministro e stromento delle sue grazie
per le anime. Quanto all'Apostolica si priva di tanti meriti pel Cielo fors’anche della gloria del martirio. Es. B.
Pietro Chanel.
3. Come corrispondere? 1) Fortezza e
generosità nell'entrare (Es. S. Matteo ed i due Zebedei) e nel rimanervi. - Studio delle regole ed
informarsi allo spirito dell'istituto stando fermi nelle prove e tentazioni. -Stare in fervore. - 2)
scienza ed educazione ecclesiastica pel sacerdozio:
- 3) amore
ai lavori manuali, alle arti ed alle lingue in ordine all'apostolato ed alle anime.
P.P. Albertone, quad. V, 15-
20
Domenica - 19 Gennaio 1913
(C'erano tutti, anche i Giovani)
Ci troviam tutti assieme, così proprio come una
famiglia. Non potevamo mai parlarci tutti assieme. Avete veduto le proiezioni... non vi hanno spaventati? Vi ho radunati,
come il Padre coi suoi figli, per dirvi che ho oramai i 62 anni; è una notizia bella, mentre è una grazia di
Dio venire su tanti anni. Anche voi ringraziatene il Signore: Di tante grazie, d'avermi creato, conservato, e, quantunque
nella mia debole salute, posso fare quello che il Signore vuole da me. Ringraziatelo per queste grazie!
Nascita! Conservazione e di tutte le altre grazie materiali e
spirituali. Non potete ancora capire, ma io vedo una catena di grazie, ero il più deboluccio della famiglia e il
Signore ha conservato me.
Spirituali poi: vocazione a
[l] Sacerdozio; il Signore l'ha condotto come per cose che parevano casuali... Avrò avuto 10 anni, se li avevo, e
non vedevo chiaro; avevo l'idea di studiare, ma ero incerto... la mamma mi diceva: studia pure, ma non potevo
distaccarmi; erano più giorni che ne parlavo colla mamma, un prete viene a trovarmi, e vedendomi colla mamma
dice: Siamo venuti per dire che questo ragazzo deve studiare. Oh! parlavamo appunto di questo!...
E poi, grazie su grazie, e gli studi sono riusciti proprio bene; non
tocca a me a fare gli elogi, ma ... I fratelli non volevano ch'io vestissi l'abito. Avevamo uno zio prete che mi
lasciava libero, ma nelle vacanze; ed io per accontentarli leggeva i loro libri; ma un giorno li gettai tutti
là e dissi: Ah! piglio l'abito. I miei fratelli volevano ch'io facessi il liceo con loro, ma... Adesso il
Signore mi chiama, chissà se fra tre anni mi chiamerà ancora. Quando vado in quella Cappella!
Quante grazie in quel Seminario, non posso contarle!... Poi alla Consolata sono 30 e più anni! Voglio che lo
sappiate, non c'è niente da gloriarsi! È per colpa vostra ch'io sono qui e sono guarito, dovrei
già essere morto, e là in Paradiso! Fu un miracolo perché il sangue era già decomposto.
Il Signore poteva servirsi di un altro certamente e che avrebbe fatto meglio di me. Avrebbe avuto più tempo di
occuparsi di voi: ma un'altra persona che vi voglia meglio di me, non lo credo.
Adesso ho fatto il mio panegirico, panegirico di grazie. Domani è il dì del mio battesimo; stetti
una sola notte ebreo, una volta si guardava questo, ora si aspetta il padrino... Se non c'è uno si mette un altro.
Non bisogna aspettare, si acquista i meriti della Comunione dei Santi. Domani pregate per me. Bisogna dare tanta
importanza al battesimo. Quello che dovete ringraziarlo è della vocazione al sacerdozio; onor et gloria a Dio:
mihi confusio. Quando si va e non si devia ci aiuta ed aggiusta le fute. Quel che mi consola di più
è che ho sempre fatto quel che il Signore voleva da me; quando doveva incominciare gli studi, entrare in Seminario,
non cras... hodie. Questo consola, mai si è deviato. Quando Mons. Gastaldi mi fece Direttore spirituale del
Seminario (io non ne avevo la più lontana idea) andai a lui, e gli dico: Sono giovane... voglio essere figlio
dell'Ubbidienza (per me speravo di essere un piccolo parroco...!) Voi parroco? Ti dò la prima Parrocchia di
Torino, il Seminario".
Quando mi mandò alla Consolata era un ospizio
di preti vecchi, non avevo ancora 30 anni; gli domandai: È proprio volontà di Dio? Non ho ancora 30
anni, non ho esperienza"... "Vedi l'esser giovane è un difetto che si corregge un po' per volta! Li
sbagli, sei giovane, li rimedierai". Bisogna sapere di essere dove il Signore ci chiama. Se non avessi
accettato, Mons. Gastaldi avrebbe accettato il "no" ed io non avrei presa la strada sulla quale mi
voleva il Signore!
Il Signore stabilisce di creare il tale colle
qualità necessarie per quella strada, e da le sue grazie. Se sta attento troverà tutte quelle grazie,
se non le perderà tutte. Chi è matematico non si fa ingegnere, chi è medico, professore.
Come Ovidio che era poeta, poetava mentre il padre lo bastonava.
Dobbiamo
passare per quella strada lì: studierete in teologia il caso; dice S. Alfonso: Chi è chiamato e non segue la
vocazione fa peccato? No, ma in pratica si espone a non ricevere le grazie. Avrà le grazie sufficienti. È
ingrato perché il Signore gli fa sentire: Va religioso! praticamente se non corrisponde c'è da
disperare.
Il Signore, dice, non ti obbliga, ma ti da tanta inclinazione...
Questi sono i segni di essere chiamati allo stato religioso; se non ho motivi sicuri di dover star fuori, come se uno
fosse ammogliato, eccetto che acconsentiscano di comun accordo.
2° Aver
attitudine, salute - Voglio ma non mi pigliano. - Qualità - Testa -di animo e di corpo. 3°. Una voce di Dio che
mi dica che non si contenta di me nel mondo: sensus Christi! Non aspettare che ce lo dica, ma una tendenza speciale. Audi
fili, et vide, et inclina aurem tuam et obliviscere populum tuum et domum patris tui - lascia e vieni. Il Signore ci fa
sentire che ci vuole. Tendenza speciale alla vita di religione. Vocazione costante anche se sia stata cagionata
da motivi temporali come:
II Signore si servì sovente di questi
disinganni, come un matrimonio andato a monte. Questa è vocazione e non è necessaria una certezza
matematica, ma morale.
Per essere Sacerdoti ci vuole di più, ci vuole un
voce esterna che ci chiami, la voce del Superiore che da noi illuminato e da Dio, deve conoscere e se non sa bisogna
intendersi col Confessore, e quando non conoscesse i mali abiti non deve andare anche lo chiamasse, se non è
illuminato, ed i Superiori fanno una carità col dirvelo.
Pel Missionario
poi ci vuole di più molta santità ed amore delle anime, se no pervertiamo gli altri. Preghiera, studio, far
sacrifizi, ci vuole solo quello unito alla vocazione di Sacerdote e di Religioso: cioè zelo delle anime! non
essere egoisti, la carità vuole anche gli altri.
Ma però
vedete, molti vennero e non tutti sono stati. Perché? Non avevano vocazione? Qualcuno... Altri l'avevano, e
perché sono usciti? Corrispondenza... Chi non corrisponde è peggiore di colui che non ha vocazione. Gli
ebrei usciti dall'Egitto non entrarono tutti nella terra promessa, ma solo due entrarono nella terra promessa,
perché il Signore non fu contento di loro. Non basta essere figli ben voluti, aver la Vocazione, ma bisogna
corrispondere come Caleb e Giosuè.
Corrispondenza; sta a voi: come
Religiosi vestire tutte le virtù, come Sacerdoti, studio; come Missionario arti e mestieri ancora. Non aver
paura di pigliar la scopa, di andar a toglier l'erba in giardino.
Un padre
che è nel Gikuju da 2 anni è sempre stato impiegato nel caffè. Il Cardinal Massaia si rattoppava la
roba e vaccinava, etc. Girolamo Emiliani per andar a far il Catechismo andava a tagliare il fieno; non bisogna aver
paura di sporcarsi. Aver paura bisogna di non imparare abbastanza le arti, servire
a tavola con vero spirito, per amor di Dio.
Chi ha
difficoltà nel fare gli uffici bassi volontariamente non è fatto per essere Missionario, e vero segno che
non è chiamato è il fare con svogliatezza questi lavori.
Basta:
quest'oggi ho fatto il mio panegirico, ma vedete: S. Paolo ha fatto più di me- essi sono apostoli, ed io come
loro; hanno convertito ed io più di loro... etc. e poi termina: e se non fosse della grazia di Dio avrei fatto
nulla, perché sono miserabile!...
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Pubblicato: Mercoledì, 07 Giugno 2006 23:00