S. GIUSEPPE — CONFIDENZA NEI SUPERIORI

6 aprile 1913
P.P. Albertone, quad. V, 59-62
Conferenza del 6 Aprile 1913
(Conferenza tenuta in istudio ai soli
Giovani del Collegio)
Voglio parlarvi della grande dignità e santità di S. Giuseppe. Vedete: chi c'è in Paradiso in corpo ed anima. C'è Nostro Signore, c'è la Madonna, e do­po più nessuno. Ma tuttavia S. Fracnesco di Sales dice che anche S. Giuseppe è salito al cielo in corpo ed anima. Tanto è vero che non c'è reliquia alcuna della sua carne, c'è solo il pallio di S. Giuseppe.
S. Giuseppe ebbe questo privilegio: teniamo questo: che San Giuseppe è anche in Paradiso col corpo.
Tuttavia non è necessario questo per saper che S. Giuseppe è potentissimo; questo è perché ci eccitiamo molto alla divozione di S. Giuseppe.
Diciamolo di cuore: "Fac nos innocuam, Joseph, decurrere vitam, sitque tuo semper tuta patrocinio!".
Sempre metterci sotto il suo patrocinio. Procuriamo adunque di fare be­ne la Novena, e la festa, e di trarne profitto. E il modo di trarne profitto e di pagarmi la festa, è una lettera. Io voglio una lettera da tutti; i vecchi lo sanno già, ma non state ad augurarmi... neppure una parola d'augurio, voglio una lettera interna, la leggerò solo io, la darete nelle mie mani, e poi ve la restituirò a ciascuno. Voglio che mi diciate tutto ciò che pensate, desiderate, tutto, ec­cetto i peccati. Mi pare che non domando troppo; io la leggerò e la restituirò.
Ho tanto poco tempo a trattenermi con voi a tu per tu, vorrei pigliarvi tutti una volta alla settimana almeno una volta al mese, ma non posso e voi supplite colla lettera.
Non abbiate paura... Come direste ad un padre, ad una madre... Le pe­ne, gli scrupoli.
Questa è una confidenza che dovreste avere... se potessi prendervi ad uno ad uno...
Ma qualcuno dirà: ma poi mi mandano via... No, voi avete la buona vo­lontà e spero... e anche chi non fosse chiamato, è meglio... ma spero che ciò sia già fatto. E anche dei difetti...io vi dico come vincerli: uno è un pò ' mali­gno... ecc. Vedete: c'è il Confessore ed il Direttore. Direttore lo siamo noi in particolare, per dirigervi, darvi consigli, perché possiate crescere bene, come piante, tranquilli e con tutti i mezzi adatti a vostri bisogni: "io ho questo e quello" ebbene, io vi chiamo e vi dico: fa così e così. Tutti quelli che l'hanno fatto non se ne sono pentiti. "Mi mandan via". No, è solo per emendarvi, non dovete aver paura ch'io vi conosca.
Un dì venne un piccolino a confessarsi, diceva un peccato e poi correva dalla mamma a domandar l'altro, poi veniva a dirlo, poi ricorreva da lei.
Non vi domando i peccati, ma tutto ciò che vi disturba. Neppure gli augu­ri. Tutto ciò che c'è per la testa; vi aiuterò, vi dirò come farvi buoni.
Domandate a S. Giuseppe la virtù della purità e castità; deve averne fatto voto, come dovete fare voi solenne e semplice. Dobbiamo avere questa bella virtù. Non vuol dire non aver tentazioni. S. Giuseppe da Copertino ebbe sempre tentazioni; si può essere santi colle tentazioni. Solo S. Luigi aveva rice­vuto la grazia di neppure sentire moti e tentazioni; ma non è necessario que­sto: casti anche in mezzo alle tentazioni.
I mezzi poi sono: pregare, pregare, non aver nausea della preghiera, se non si prega non si può essere casti. Bisogna raccomandarsi di tanto in tanto alla Madonna, a N. Signore, a S. Giuseppe, all'Angelo Custode.
Salomone ha detto: ut scivi quia non possum esse continens nisi Deus det, adivi Dominum et deprecatus sum.
1° La preghiera e dopo la mortificazione. Prima di tutto il corpo: Non ac­cordargli tanto; così nel dormire, al mattino al primo tocco. Mangiare alla buona, adagio, senza avidità, puramente per vivere.
Poi gli occhi: sono le finestre per cui entra la tentazione; tiriamo diritto:
vedrò poi tutto dal Paradiso... non ci sarà poi più voglia... Non essere curiosi:
non dire quelle parole grossolane.
Per l'immaginazione poi: non fare tanti castelli in aria, non essere curiosi nelle letture; leggere non per diletto, ma per imparare. Certe volte la rovina di un giovane... un libro..., ma voi soltanto per imparare. Dunque secondo: Mortificazione. Poi essere umili. Chi non è umile presto o tardi non sarà ca­sto. Il Signore umilia nella carne quelli che si sublimano nello spirito.
C'era un gran Predicatore in Francia, faceva meravigliare... P. Giacinto, s'insuperbì, e il Signore l'ha castigato e morì impenitente.
Guai se non siamo umili; non volersi credere più del compagno, perché fatto bene i nostri esami, e diciamo: "Ah, io!...". Non, forse l'altro ha più merito di te. Quid habes quod non acceperis? Et si accepisti quid gloriaris qua­si non acceperis?
Ricordatevi dunque: non un punto a questa virtù angelica, che possiamo conservarla e praticarla con questi mezzi.
Domandatela a S. Giuseppe castissimo: Egli sa la preziosità. Celebrando Messa la domanderò anch'io per voi...
giuseppeallamano.consolata.org