S. PAOLO — IL MISSIONARIO

29 giugno 1913
P.P. Albertone, quad. V, 119-125
29 Giugno - Domenica 1913
(Coi Giovani)
Chi è S. Pietro e chi è S. Paolo? È prima S. Pietro o S. Paolo? Perché S. Paolo viene subito dopo? Non ci sono tutti gli altri? Che motivo di andare da­vanti agli altri? Arriva l'ultimo ed ecco che va al secondo posto. (Dopo aver domandato ad un giovane ed ad un Chierico che glielo dice).
S. Paolo è l'Apostolo delle Genti! Già! ... e S. Pietro tiene le chiavi del Regno dei Cieli, è il capo degli Apostoli e della Chiesa.
Vedete: San Paolo ha fatto più degli altri Apostoli, lo dice lui stesso, non per superbia. Ha fatto di quel bene che la Chiesa lo mette prima degli altri;
non ne hanno però mica invidia, si è fatto molti più meriti degli altri. Solus omnibus laboravit, in verità.
E noi dobbiamo imitare S. Paolo, non essere testardi, ma tenaci, testar­daggine buona, non cattiva; questi sono quelli che fanno del bene molto nello studio e nella pietà. Quelle mosche che si attaccano e non vanno via. Esser te­naci, questo è il carattere che dovete aver voi.
Prima era terribile a perseguitare, poi terribile a salvare anime. Egli fu chiamato molto dopo la morte di Nostro Signore, aveva studiato dai Farisei che l'avevano innalzato grandemente. Aveva tanto ardore per la legge che quando s'uccideva S. Stefano, siccome avrebbe solo potuto tirar pietre con due mani, ed era ancora giovane, governò le vestimenta e così tirò pietre colle mani di tutti.
Vedete lo zelo, era zelo cattivo, ma "ignorans feci"... credeva di fare del bene. E quando S. Stefano fu ucciso, i Cristiani sono scappati, ed egli si fece dare lettere comminatizie per Damasco: "Ut si quis..." giù, per ucciderli!
Ma ha fatto i conti senza l'oste. Ma era un carattere ardente, focoso, ed il Signore giunto nella via un lampo dal cielo lo gettò a terra, ed il Signore gli di­ce: "Saule, Saule... perché mi perseguiti? — "Chi sei o Signore?" — "Io so­no quel Gesù che tu perseguiti". Allora egli rispose quelle belle parole: "Do­mine, quid vis me facere?" — Sì, o Signore, mi metto addirittura tutto intiero! Ma il Signore non l'ha voluto dire a lui: "Va là in Damasco e ti sarà detto". E in Damasco vi era quel Sacerdote Anania che stava pregando e il Si­gnore gli dice di andare nella strada di Damasco incontro a Paolo, e Anania gli rispondeva che era un perseguitatore, ma il Signore, no: va "et ostendam ei quanta oporteat pro nomine meo pati. Vas electionis est iste mihi, qui portet Nomen meum in Gentibus". Perché aveva energia il Signore ha detto: "Mi servo di questa energia, di questa buona volontà". E allora S. Paolo: "Non acquievi carni et sanguini", non andò a salutare i parenti!... L'amore ardente che aveva al Signore! Nelle sue lettere nomina Gesù almeno 300 volte! Non ac­quievi, ma mi son dato tutto addirittura con un ardore! ! ! Poi stette due anni in Arabia, perché non si preparò tutto in una volta; e dopo: omnibus debitor sum! L'energia che aveva!.. Fosse stato una: pata mola, mi poeus feme brau di per me, non avrebbe fatto nulla.
Alcuni dicono: Che bisogno di andare in Africa, ce n'è bisogno qui di sa­cerdoti! Sì, ce n'è tanto bisogno che stamattina hanno ordinato 17 sacerdoti e due o tre dell'anno scorso non hanno ancora il posto, ce n'è abbastanza! È so­lo che hanno paura che col tempo ce ne sia il bisogno!
Che in Torino ce ne fossero anche solo 45 e lavorassero di più, od anche fossero di meno, tutto andrebbe bene lo stesso.
Un Vescovo mi scrisse: "Nel mio Seminario vi sono solo 14 Chierici, ma però penso che nel Kenia ce ne sono ancora più pochi". Ed io ho risposto che se sono farina da far ostie fa il sacrifizio, se no tienteli pure.
Energia di carattere: Chi è energico si santifica, non come quelli che han­no un po' di male e non stanno più in pace, per una cosetta da nulla, quelli che hanno sempre un bubù — "manus istae" diceva, "ho lavorato colle mie ma­ni, per mangiare io e i miei compagni".
Primo carattere adunque: ardore.
Se non era attivo, se non corrispondeva, se non era ardente, che cosa avrebbe fatto? L'avrebbero messo dopo Giuda Taddeo! No, il 2°!... Potete venir santi anche senza miracoli, ma lavorare.
Beato Chanel in vita non ha convertito nessuno, ma dopo la morte il Si­gnore l'ha fatto conoscere, e si sono convertiti tutta l’Isola.
Dunque energia; senza energia non farò bene in Africa; non vi è da fare cose poetiche, no, bisogna cominciare a lavorare adesso! Energia grande. Tro­vo lungo il Rosario? Coraggio! O per un po' di maluccio? Su, non essere mol­li! Domandatelo a S. Paolo, che è protettore per aver attività, energia! E... chi non l'ha qui non l'avrà laggiù. Una volontà di ferro.
2°. Amore — Com'era riconoscente della grazia ricevuta! La prova che l'amava il Signore era il convertire le anime! "Da mihi animas, coetera tolle"  diceva S. Francesco Zaverio. Togli tutto, tutto il resto.
Il Vener. Don Bosco le aveva scritte sulla sua camera e le ripeteva soven­te. Molto o poco ingegno, fa lo stesso, datemi anime!
Quanto ha sofferto San Paolo! "Ter virgis caesus sum, quadraginta una minus,... etc., semel lapidatus sum, ter naufragium feci! Quante fatiche!... Impendam et superimpendam ipse pro animabus vestris! Omnibus debitor sum". Amore alle anime come si dice nell'Oremus suo: "Domine, qui universum mundum praedicatione Beati Pauli apostoli etc."... Universum mundum (s'intende quello conosciuto allora) tutto il mondo!
Chi ama operai, "qui amat zelat", "qui non zelat non amat". So che al Signore ci sta tanto a cuore la salute delle anime, ed io studio, mi spendo, mi sacrifico tutto per loro.
In Paradiso quelli che hanno convertito tante anime, ah, come saranno in su! Si dirà poi: "se fossi un santo" — "Ma, dovevi prepararti!".
Il Padre Rosso (ci ho dato io la veste) mi scrive: "Ho quasi cinque anni di permanenza in Africa; s'avvicina il tempo di fare i voti perpetui! Trovo sem­pre una volta più bello! Questo è il voto che ho fatto quando ho vestito l'abi­to, l'ho rinnovato alla partenza, lei sa come le avevo domandato di fare i voti perpetui, ma l'Ubbidienza... non pensi neppure a farmi tornare in Italia; strepiteranno i parenti, strepitino..." e avanti di questo passo. Questo sacerdote fu occupato sempre a coltivare il caffè. "E sarei disposto a lavorarvi tutta la vita" scrive, "faccio la volontà di Dio. Tuttavia ho sempre fatto tutti i giorni il catechismo agli operai".
Vedete: ha fatto almeno come gli altri, e il tempo passa ed è più contento di prima.
Non crediate che andando là nel Kaffa uno si disgusti! No! Studiate per quello, salvare delle anime! Energia! Volontà di ferro! Domandatela a S. Pao­lo.
Non siate come coloro che oggi sono fuoco e domani più niente. Amate il Signore più che potete. "Qui non diligit Dominum nostrum Jesum Christum anatema sit!". Lui ha fatto tanto per noi e noi dobbiamo amarlo molto.
Monsignor Gastaldi diceva: "Sapete perché San Paolo ha fatto tanto be­ne?... Perché ha amato molto Nostro Signore e il prossimo". Proponete an­che voi di avere questa volontà ferma, energia!... e la grazia supplisce ai carat­teri! Qusto è un "brichet", chi è invece "molle" e la grazia toglie mette e ag­giusta tutto!
O sì, proponete; tanti S. Paolo!...
giuseppeallamano.consolata.org