S. IGNAZIO DI LOYOLA PROTETTORE NNUALE — ENERGIA NELLA SANTIFICAZIONE —

1 gennaio 1914
Quad.IX, 17
1914
1 Gennaio - S. Ignazio.
(anche gli studenti e Suore).
Secondo la bella pratica dei passati anni vi do un Santo a protetto­re dell'anno che principiamo. Desso è S. Ignazio. Egli fu un gran santo, che in vita e dopo per mezzo della sua Compagnia operò gran bene, an­che nelle Missioni. Es. S. Franc. Z. e S. Pietro Claver gesuiti. Godiamo ogni anno de' suoi benefizii lassù nel suo Santuario. Era speciale pro­tettore del nostro Venerabile ... Due cose per onorarlo: pregarlo ed imi­tarlo. — Lungo l'anno invochiamolo nei nostri bisogni... e serviamoci delle sue preghiere Anima Christi... e Suscipe... dopo la S. Comunione...
Imitarlo nel fare ogni cosa a gloria di Dio, non per ambizione e per farci vedere, o diventar dotti. Egli cercò in tutto e sempre — La gloria di Dio; — non cercò altro che ...; — cercò la maggior gloria di Dio... (V. Chaignon). Lasciò scritto 376 volte nelle sue opere l'Ad m. D. Gl. (Mese di S. Ignazio).
                   &n bsp;                   &nbs p;                                         &n bsp;                   &nbs p;         
P.P. Albertone, quad. V, 183-193
1 Gennaio 1914
Ieri sera, eh, come vogliono bene alla Madonna! (Si era andati all'ora di Adorazione alla Consolata, che era gremita di popolo). Molta gente! Voglio­no bene al Signore, e tutti gli anni sapete!... Ma quest'anno in modo partico­lare per la chiusura dell'«Anno Costantiniano» in ricordo dell'Apparizione della Croce a Costantino.
Alcuni dicono che sia succeduta sul colle di Superga, ma ce ne sono state alle Chiuse, a Roma, e si fa in ricordo della pace data alla Chiesa.
Fu fatta cessare la persecuzione e data la pace perché volesse valersi dei di­ritti suoi, perciò il Giubileo con l'indulgenza plenaria. Veramente il Giubileo doveva finire all'Immacolata, ma poi molti dovevano fare ancora gli Esercizi, ed il Cardinale ha domandato al Papa di chiuderlo alla fine dell'anno.
Ieri sera c'era ancora chi aveva da fare le visite al Duomo, ed ha doman­dato a me, ma io non avevo la potestà di mutargliela, e gli ho detto che do­mandasse al Cardinale, ma neppure il Cardinale non l'aveva, perché una volta designate le Chiese non si cambia più. Così al mattino uno che doveva fare la Comunione ed aveva bevuto, e mi domandava di dispensarlo dal digiuno:
«Ma sì, non posso. Pazienza!». Troppo tardi.- Come alcuni che dicono:
«Quando sarò vecchio» dicono alcuni poi viene la morte ed è finito.
Ma parliamo di noi. Ieri avete cantato il Te Deum per tutte le grazie rice­vute. Il Cardinale è così buono che ha ricordato anche noi. Avete incomincia­to l'anno morale stanotte, avete offerto subito stamattina appena svegli, il cuore al Signore. Già un giorno dei 365.
C'era un mio compagno in Collegio che perdeva il tempo, e s'era scritto su un foglietto tutti i giorni dell'anno, ed ogni mattina appena in istudio ne cancellava uno. E all'Esame per lo più era sempre bocciato perché perdeva il tempo in queste storielle.
Invece di contare se uno manca, al contrario contate se i meriti e le virtù aumentano. Addizionare e non sottrarre. Va bene, col Ritiro Mensile è il più bel giorno per cominciare subito. Invocate il Signore. Date uno sguardo: che cosa mi succederà quest'anno? Ci vuole l'esame di prevenzione. Come al mat­tino per tutto il giorno, così adesso per tutto l'anno.
Quella bella preghiera di quella Regina di Francia: «Che cosa mi accadrà quest'oggi? Non lo so». Ed io: «Che cosa m'accadrà in quest'anno?». Mori­rò? So solo che non mi accadrà nulla che non sia stato preveduto, regolato, ed
ordinato da tutta l'Eternità. Facciamo un atto di uniformità alla volontà di Dio. Accetto tutto, voglio tutto, ecc. senza restrizione.
Quest'atto ha molto merito. Uniformarsi alla volontà di Dio, non solo in generale, ma nelle circostanze, non un filo, non una parola, non opera che non sia per voi.
Quella bella preghiera di Don Cafasso: «Non voglio altro che la vostra volontà; via da me ogni altro fine che non siate voi... o che sarei sciocco se buttassi così al vento tutte le mie fatiche...». Leggetela quella preghiera... C'è oro! Eh, se si dice di cuore !
Siete in principio dell'Anno: se un maligno dicesse: Voglio fare tanti pec­cati quanti sono i respiri che do, moltiplicati per le stelle, per i minuti, e fareb­be tanti peccati!... Se invece io dico: intendo ogni volta che il cuore batte, che traggo un respiro, un movimento delle mani intendo sia un atto d'amor di Dio, di fare la volontà di Dio, di dare gloria a Dio, non vi pare che avrebbe tutto il merito di tutto l'anno!
L'importanza di prendere la mira. Il Signore se noi facciamo un poco ci aiuta. Ecco che cosa fa i Santi: buona volontà ed il Signore aiuta.
S. Ignazio correva dietro alle cose di questa vita, onori, denari, e se l'avessero interrogato: a che cosa tendi? A diventare generale, capitano, gene­ralissimo, tutta la Spagna parla di me... Aveva tutte queste idee, poveretto! Ma nell'assedio di Pamplona fu ferito in una gamba, e all'Ospedale s'annoia­va non pel male, per non andare avanti. Gli venne in mano un libro di vita di Santi, lo ha letto ed ha capito la nullità delle cose di questo mondo. - «Oh, che vado dietro a fumo!». Ha meditato il «quid prodest homini...» e «Quam dabit homo commutationem pro anima sua?», e se non lo sapeva proprio, certo
Il pensiero era quello: ed ha visto la vacuità. Non sono nato per questo mon­do, ma per conoscere Dio, amarlo, servirlo e goderlo.
Così quanto di corpo fu più guarito di spirito, fu fedele alla voce di Dio, e, voglio servire ad un padrone che mi pagherà meglio.
Andato a trovare la Madonna gli ha messo la spada, ha dato le vesti ad un povero, era tutto attillato, guai una macchia, e la gente diceva: Ignazio ha per­duto il cervello, ed i ragazzi gli correvano dietro. Sarò stolto, ma sapiente da­vanti a Dio, e s'è fatto santo, e la volontà di Dio conobbe che era che fondasse la Società di uomini forti, ... San Francesco Zaverio che voleva convertire da solo tutto il mondo.
Ecco come si fa — ed il Signore ci dà le grazie. Non dire: «Si, mi voglio star buono, ma non eccessi». Non vi sono eccessi nel servizio di Dio, nessuna eccezione, «quel che mi comanderete, o Signore, lo farò».
Pregare bene, anche che le ginocchia facciano un po' male. Sant'Ignazio digiunò e credete che non sentisse l'appetito? Studiò e faceva studiare, i suoi compagni erano tutti professori dell'Università, e diceva che se non erano molto scienziati non potevano fare tutto quel bene che il Signore voleva. E, vedete, nella Compagnia di Gesù si studia in tutti i rami. Vedete, non bisogna dire: farò silenzio, sì, ma non proprio... No! Silenzio bene! Purtroppo si cade:
«septies cadit justus», sono miseriette! Ma se uno si mette solo per metà, tanto peggio! Non è la cosa che importa, no, è la buona volontà!
Ieri mattina, venendo dal Duomo, incontro un Militare che mi augura buon fine e buon principio, e mi domanda se lo conoscevo ancora. «Non mi conosce più? Sono stato a tre battaglie a Tripoli, e la Consolata mi ha aiutato. Ma Lei non mi conosce più? Ero nell'Istituto e mi chiamo il tale (non vi dico chi è). Sa che mi aveva detto ch'io ero troppo apatico, che il Missionario deve essere tutto fuoco, ed aveva ragione, ed io era un «Plandrunot», ebbene ha fatto bene a scuotermi, e se io stava là (nell'Istituto) non avrei fatto niente». Vedete, era di quei là che vanno dietro agli altri.- «Guardi», l'avevo mandato via in bei modi, l'avevo rimesso allo zio - «mi ha fatto del bene, e me ne penti­rò tutta la vita». «Eh, lo prenderemo ancora se vuole...» gli dissi. «E se io non mi scuoteva sarei ... a quest'ora... Mio zio mi ha detto: Vedi del pane per i pigri non ce n'è, se metterai testa a partito bene, se no... e non mi vede più energico di quanto mi trovava allora? Le sarò sempre riconoscente».
Quest'è un saggio, tra parentesi — Era in Comunità ma non corrisponde­va, non dava dispiaceri, ma neppure piaceri. Vita! Cominciamo con energia e tutti i giorni: «Ecce dixi: nunc coepi».
Bene! Voialtri dovete quest'oggi dirlo. Non pensiamo al passato, perdo­niamo tutto, i Superiori hanno poca memoria del passato... Dimentico tutto. Incominciamo quest'oggi. Santa Teresa diceva di mettersi tutti i giorni ed an­che 40 o 50 volte al giorno. Non domani, guai, stassera!
Il passato è tutto dimenticato, il Signore lo mette dietro alle spalle, così i Superiori, miei cari giovanetti (c'erano anche i giovani), il futuro è in mano vostra, e ricorderemo solo l'avvenire. Tutti 10 di condotta, poi tutti studiosi, tutti sempre nei libri, non più perdere un minuto. Fate questo proposito, rin­novatelo tutte le mattine.
A proposito! Per quest'anno, il Protettore... L'anno scorso avevamo Sant'Alfonso, massime per la divozione a Gesù Sacramentato, a Maria SS. ma, alla Passione, che sebbene ne prendiamo un altro, non bisogna lasciar questo. Indovinatelo... (Lo fece indovinare dai giovani). Sì, è S. Ignazio! Quest'anno la scelta è su Sant'Ignazio.
I Missionari lo sanno già. Dunque vi piace? Prima di tutto è un dovere:
voi andate là in campagna «sono in casa mia e non mi prendono per Protettore?».
Sapete che bisogna avere un protettore ogni anno; ed alcuni l'hanno ogni mese; come questo mese è S. Francesco di Sales, massime chi ha il carattere di fuoco.
Ma per tutto l'anno S. Ignazio. Che cosa bisogna fare? Pregarlo per prenderci sotto il suo Dominio, non credere di fare piacere a Lui, ma è Lui che lo fa a noi.
Invocarlo: è un gran santo che ha avuto l'energia di santificarsi in mezzo a tanti pericoli ed erigere una comunità di Religiosi energici per la maggior gloria di Dio.
L'altro dì c'è venuto da me un gesuita, e gli ho chiesto un favore dicendo:
«Sono anch'io un Gesuitante». Sapete che il Gioberti aveva detto che il Con­vitto ecc. e specialmente il Teol. Guala: «Se non è un Gesuita, è un covo di Ge-suitanti». Perché il Guala aveva domandato al Generale di farsi Gesuita, ma gli fu risposto che rimanesse quale era, ed ha indovinato; ed il Convitto fu fondato da uno che era gesuita di cuore; io sono un successore quindi ho dei diritti, e quel gesuita mi ha risposto: «Si, sì» e mi ha fatto il favore che gli do­mandava.                   ;       
Sant'Ignazio dunque, pregarlo anche di qua; non solo sotto la statua. Era protettore del Ven. Cafasso. Quando dite quella preghiera: «Anima Christi sanctifica me» è di Sant'Ignazio e l'ha fatta Lui. Ditela sempre dopo la Comu­nione. Io la lascio mai una volta. Piaceva molto a S. Ignazio; egli ne ha fatto poche perché non era fatto per scrivere. Quella là: «Suscipe, Domine,... amorem tuum cum gratia tua mihi dones». Così bella! Egli era infervorato di No­stro Signore Gesù Cristo, ci scuotono prima della Comunione, e non si fa più fredda, quasi per carità. Se pregate colle stesse preghiere a lui ci fa piacere.
Egli diceva: Se fossi certo del Paradiso e vedessi che c'è ancora un'anima laggiù: «No, no, direi al Signore, chiudi pure la porta», prima a salvare le ani­me anche lasciando la certezza e stando nel pericolo di perderlo.
Conclusione: pregarlo e servirsi delle sue stesse parole per pregarlo. Egli non era: Mulanciù e non voglio dei mulanciù, voglio gente allegra, ma che non si dissipi, non è necessario.
Poi avete veduto cosa c'era lassù a S. Ignazio intorno alla statua? C'era degli Angeli, e poi non c'era niente di scritto? Sì! Ad majorem Dei gloriam! Perché han messo quel cartello? Perché? Potevano mettere un calice, un rag­gio; fu sacerdote, perché hanno messo quello?... perché tutta la sua vita, per­ché tutta la sua Missione fu compendiata in quelle parole, fu suscitato da Dio ed ebbe sempre di mira la maggior gloria di Dio. Egli diceva: «Tutto per la gloria di Dio, tutto per la sola gloria di Dio».
Dopo la sua conversione non fece più nulla per sé: Sanctificetur nomen tuum!
E noi? Negli studi quando cercate di far bella figura... Non si curava di nulla fuori della sola gloria di Dio. Non sono in questo mondo che per la sola gloria di Dio.
Per qual fine siamo stati creati? «Conoscerlo, amarlo». Il Signore non poteva crearci che per sé, e noi dobbiamo cercare la volontà di Dio, non un po' questo, un po' quello, non un po' per Dio, un po' per godercela.
Vedete, dopo la fondazione della Compagnia, era un piacere per Lui, ve­dere la gloria che veniva a Dio, dalla Congregazione, ma, vedete, cercava sola­mente la gloria di Dio, e si faceva questo caso: «Se la Congregazione fosse an­data per terra certo sarebbe stato il dispiacere più grande, ma colla grazia di Dio, son certo che dopo un quarto d'ora d'orazione sarei tranquillo».
Vedete: uno sbaglio, un po' d'umiliazione fa mettere un po' d'umiltà, la testa a posto, e tutto serve nelle mani di Dio.
Dunque: La gloria di Dio — La sola gloria di Dio — La maggior gloria di Dio. Non dobbiamo dire: Non voglio andare agli eccessi, no. Maggior santifi­cazione. Ciascuno se lo metta sul cuore e nella testa. Alle volte nei pensieri c'è della superbia, non della gloria di Dio.
Che il Signore sia glorificato! Spasimare che il Signore sia glorificato, perché sia conosciuto. Avere la febbre, e Sant'Ignazio l'aveva questa febbre. L'ignis dell'amor di Dio che gli bruciava il suo cuore.
Anni fa andavo all'Ospedale di S. Filomena della Barolo e c'è scritto sulle pareti: «Noi siamo in questo mondo per la gloria di Dio».
Ed essa non ha spettato in morte a fare del bene, ed ha fatto e prescritto tutto prima, anche la sepoltura, ed ha fatto un testamento che è un capo d'opera, e ha saputo aggiustare tutto in modo che il Governo non gli ha anco­ra mangiato niente; ha saputo guardarsi.
Dunque, che il Signore non abbia da vergognarsi di noi. Studiare non lì così, ma ubbidienti, non per scapparla.
Energia, non panada e neppure pan bagnà. Povero Monsignore, se si aspettasse solo delle mezze volontà, che si lagnano di tutto: «Bubù» — Propo­siti: hic et nunc; si in minimis et in magnis.
E alto! Altrimenti ripeto tutto. Pretendo che la volontà sia di ferro e chi non la mette, vedete, è andato a fare il soldato.
Anno di grazia, vedete, faremo così; volontà di ferro di santificarci, e di tutto quello che faremo qui ed in avvenire a gloria di Dio!!!
giuseppeallamano.consolata.org