NOVENA DELL'IMMACOLATA — S. ANDREA - AVVENTO — UMILTÀ

29 novembre 1914
Quad. IX, 37-38
Per la Novena della Concezione
Per l'Avvento
Per S. Andrea
Dell'umiltà
Per la Novena della Concezione
Due cose dobbiamo fare in questa Novena: rallegrarci con Maria SS. del singolare privilegio da Dio concessole; imitarla nell'affetto alla grazia divina e nell'esenzione dai peccati. A questo fine ripetiamo so­vente lungo il giorno le giaculatorie: Sia benedetta ecc., O Maria conce­pita... Maria SS. gode di questa lode, e ce ne ripagherà con tante gra­zie. Il Signore volendo formarsi una degna Madre non trovò di meglio che esimerla dal peccato originale in vista dei meriti di N.S.G.C.; così noi per corrispondere alla nostra vocazione dobbiamo stare attenti a fuggire ogni peccato volontario, deliberato, anche piccolo. - Così fa­cendo ci prepareremo bene a questa Festa, una delle due di precetto.
Per l'Avvento
La S. Chiesa non trovò sufficiente premettere una Novena al SS. Natale, ma stabilì quattro settimane circa. Quanto è importante prepa­rarci alla venuta di Gesù in noi! Entriamo in questo spirito, e facciam nostri i sospiri dei profeti che la Chiesa ci suggerisce nella S. Liturgia:
veni Domine ... Utinam ... Excita... Gesù verrà in noi colle Sue grazie in proporzione della nostra preparazione e desiderio...
Per S. Andrea
Considerate l'amore di questo Santo alla Croce: O bona Crux... Qual è il nostro amore alle croci che Iddio ci manda o permette? Questa è la strada pel Paradiso e non ce n 'è altra... Domandiamo a questo San­to che ci ottenga la pazienza nelle pene, ed anche l'amore al soffrire...
Dell'umiltà (29 Nov. 1914) 1ª
Al vizio della superbia si oppone la virtù dell'umiltà, e come quello consiste nell'amor disordinato della propria eccellenza, questa secondo S. Tommaso est virtus, qua animus firmatur, ne inordinate extolletur (2.2. q. 41 art. 1). Più praticamente S. Bernardo definisce l'umiltà: vir­tus qua homo verissima sui cognitione sibi vilescit.- Parleremo della na­tura di questa virtù, dei mezzi di averla e coltivarla in noi; ma prima ve­diamone l'eccellenza e la necessità.
Dirà qualcuno: perché tanto parlare d'umiltà e sempre inculcare questa virtù, mentre sono pure utili e necessarie le altre virtù? Ecco la risposta. L'umiltà, secondo S. Tommaso, non è la prima virtù per la sua eccellenza, perché sono più nobili le virtù Teologali che hanno per oggetto immediato Dio; e vengono anche prima le virtù intellettuali e la giustizia legale. Tuttavia, soggiunge il S. Dottore, l'umiltà tiene il pri­mo posto nel coro delle virtù in ragione di fondamento; come in un edifizio materiale precede la base, così nell'edifìzio spirituale è prima l'umiltà. Il paragone è preso da S. Agostino, il quale scrive: cogitas magnam fabricam construere celsitudinis, de fundamento prius cogita humilitatis...; et quanto erit majus aedificium, tanto altius fodit fundamentum. Due sono le proprietà del fondamento, che senza di esso non possa erigersi un edifìzio, e senza di esso non possa reggersi e durare in piedi. Così dell'umiltà, senza la quale non si può ottenere la grazia di Dio, e quindi l'abilità all'esercizio delle virtù soprannaturali, e poi la conservazione ed aumento delle medesime. Dice S. Tommaso: humilitas in quantum expellit superbiam praebet hominem subditum et patulum ad suscipiendum influxum divinae gratiae. E S. Bernardo: est fundamentum, custosque virtutum; e S. Bonaventura: sine humilitate nul-
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la virtus, nulla perfectio aut acquiritur aut servatur: (Scaram. Tratt. III, art. 11 cap. 7).
S. Agostino parla ancor più fortemente, scrivendo a certo Dioscoro: Sicut rector (ivi p. 369 in nota e p. 375 Nota 2).
E venendo più al pratico per le singole virtù, pie pratiche ed opere buone l'umiltà deve precederle, accompagnarle e seguirle (V. Rodr. tr. III, cap. 3).
Fatti di Lamennais: «la Chiesa ha bisogno di me». Passaglia e Murri.
P.P. Albertone, quad. VI, 17-20
30 Novembre 1914
Vi ha già raccontato qui D. Sales la sua scappata... È andato a Roma a trovare sua sorella e tutto alla chetichella. Cos'hai veduto? S. Pietro è picco­lo? ... È andato a prendere un po' di spirito Apostolico per sé e per voi; non ce n'è mai basta. Il Papa è piccolo. Un chierichetto e molto alla buona... È tanto piccolo che bisogna stare in ginocchioni per non farlo scomparire — (fin qui D. Sales). Anche i piccoli possono venir papi... È tanto buono!... E guardate lì... è andato a vedere il primo dei luoghi santi. Così ha pregato per tutti, e Deo gratias...
Cominciare la novena dell'Immacolata, cominciarla bene. È la seconda festa di precetto della Madonna, l'Assunta è un po' più distratta per le vacan­ze, ora la gente è più idonea, è una festa che va al cuore; guardate di farla be­ne. E come fare per celebrarla bene? Dovete rallegrarvi colla Madonna di que­sto privilegio; ripetere di frequente la giaculatoria: «O Maria concepita...; sia benedetta la santa...»; dovete godere di questo privilegio di Maria. Il Signore non ha saputo fare di più per la Madre del suo divin Figlio. Fu un privilegio unico. Tanti furono santificati nel seno della loro madre, come S. Giovanni Battista, S. Giuseppe, solo Maria SS. per i meriti del suo divin figlio fu esente dal peccato originale. E perciò vedete, se il Signore dà tanta importanza ad un peccato originale, tanto più ad uno attuale. E quindi bisogna cercare di fare meno peccati che si può; non parlo di peccati gravi; ma di leggeri deliberati. E se cadiamo, subito metterci a posto. Vedete, possono succedere, o nel gioco, o coi compagni, o nel fare il proprio dovere, che si manchi, sono peccatucci, ma bisogna fare uno studio deliberato di evitare tutti i peccati deliberati. Essadàtanta importanza all'esenzione di ogni macchia. E se ci arriva qualche cosa su­bito metterci a posto.
Comincia anche l'anno ecclesiastico. L'Avvento è la novena più lunga. Guardate come la chiesa comincia subito a pregare il Signore che venga: «Veni, Domine, excita Domine, potentiam tuam et veni...»; espressioni che sono per preparare il nostro cuore alla venuta di N. Signore nel nostro cuore. Dicia­molo: Utinam dirumperes coelum et descenderes! Abbassiamo i monti; em­piamo le valli; togliamo la superbia. Noi dobbiamo prepararci, eccitare il no­stro cuore ad amare. È sempre la questione dei peccati; bisogna toglierli e met­tervi la virtù.
Ma diciamo qualche cosa anche sull'umiltà.
Avevamo detto della superbia che è un amore disordinato di noi stessi. Il contrapposto è l'umiltà. Dove c'è superbia non c'è umiltà. Sull'umiltà se n'è scritto di volumi. Il Rodriguez, ne ha più di cento pagine. Si parla sempre di umiltà, eppure è necessario; noi non siamo persuasi della sua necessità; o non usiamo i mezzi. Monsignor Rossi dice che la superbia è una gramigna che salta sempre fuori. S. Francesco di Sales dice che la superbia muore solo con noi. Dunque non bisogna mai credere di essere abbastanza umili.
Il Patrono di quest'anno sarà S. Carlo. Alcuni lo sanno già, che l'hanno visto sui calendari; e ve lo dico già fin d'adesso. Egli ebbe per stemma: Umilitas; e noi rifacciamo il proponimento comune di voler essere umili. In tanto la Madonna fu elevata in quanto fu umile. Se ce ne fosse un'altra tanto umile il Signore la innalzerebbe con pari onori. Respexit humilitatem ancillae suae.
Che cos'è l'umiltà. S. Bernardo la definisce: Virtus qua homo vera sui ipsius cognitione sibi ipsi vilescit. L'uomo vedendo che cosa ha in se stesso, resta annichilito davanti a Dio ed a se stesso. Questa virtù non è la prima per eccel­lenza, dice S. Tommaso, prima vi sono le teologali che riguardano Dio, le in­tellettuali; la giustizia, ecc. Ma l'umiltà è il fondamento di tutte le altre. Sape­te il fatto di S. Agostino, quando gli fu domandato qual'era la prima virtù. L'umiltà, la seconda è l'umiltà, la terza è l'umiltà, sempre l'umiltà. Che cos'è ad una casa il principio, il fondamento? Certo non è il più eccellente, ma è tal­mente necessario che non si può fare la casa. E così se si vuol fare un casone, un monumento ci vuole un gran fondamento. Cosi la santità è come una casa, e l'umiltà ne è il fondamento, ed è talmente necessario che è la prima cosa per necessità. De fondamento prius cogita humilitatis. E se vuol fare di più, dice ancora, se vuoi fabbricare un casone, tanto più ci vuole fondamento. Per una casetta piccola ci basta un piccolo fondamento, per una casa grande, per un casone ci vuole un gran fondamento. E se non si fabbrica sull'umiltà, va tutto in aria. Se non ha il fondamento, una casa, viene il terremoto e va in aria.
Tenetelo a mente: questa tiene il primo luogo. S. Agostino dice che inter­rogato Demostene quale fosse la prima dote di un oratore, risponde: «pronuntiationem» e la seconda lo stesso e la terza lo stesso. Così egli interrogato da Dioscoro quale fosse la prima virtù rispose: «l'umiltà», e la seconda: «l'umil­tà» e così via. È inutile che un oratore sappia molto se non sa a metterlo fuori, e così dice il santo: «quoties interrogaveris, hoc dicerem». Questo è il primo precetto necessario per vivere spiritualmente. E non solo se manca l'umiltà, non si costruisce, ma anche se crolla l'umiltà, crolla tutto l'edificio della no­stra perfezione. Perché, dice S. Tommaso, essa deve «praecedere, concomitari, consequi omnia opera nostra». Essa deve esserci in tutto. Riguardo agli al­tri vizi, se si pecca si pecca in quello solo, in quel solo difetto; in questo invece si può mancare anche nelle cose buone; e si possono fare cose che poi restano guastate. Dice S. Cipriano, che: «Fundamentum sanctitatis semper fuit humilitas». E S. Bernardo la chiama «Custos virtutum».
Uno che sia superbo non crede: vedete i modernisti. Non vogliono più stare a quello che insegna la chiesa. Vedete il Lammenais [ = Lamennais], ave­va fatto tanto bene, e si credette qualche cosa, e diceva: «La Chiesa ha biso­gno di me». E ha perduto la testa... Quel Passaglia Professore dell'Università, era uscito dai Gesuiti. Aveva scritto due volumi che hanno aiutato tanto lo studio del dogma dell'Immacolata, e poi si aspettava che per ciò il Papa lo fa­cesse Cardinale, e invece gli diede solo una medaglia. Fortuna che è poi morto bene. E adesso la medaglia l'abbiamo noi qui alla Consolata. E poi vedete Murri. Ha poi finito col matrimonio. Si finisce sempre così: chi si sublima nel­lo spirito il Signore l'umilia nella carne. Da principio faceva abbastanza bene, ma poi è caduto così basso e è finito col matrimonio. Queste cose finiscono tutte così. Lutero sapeva qualche cosa, e il Papa gli ha dovuto intimare che si sottomettesse in alcune cose, ed egli ha dato il giro perché era superbo, e ha fi­nito in reprobum sensum.
Così la speranza non può sussistere senza l'umiltà. Il superbo ha solo spe­ranza in sé, nel suo ingegno, in: io, io; maledictus homo qui confidit in homine.
Così per la carità: Un superbo ama se stesso e non nostro Signore.
E così si dica per tutte le altre virtù e pratiche. Se ha da prendere un esame, confida in sé, e non nella preghiera. Quanta gente che fanno opere buone este­riori nel ministero, e non solo non hanno merito, ma fanno ancora un pecca­to, contro l'umiltà. Monsignor di Pinerolo, diceva: Perché si critica tanto in Seminario contro i Superiori, e contro le loro disposizioni? Perché vi è super­bia.
Cominciamo fin da stassera a persuaderci tanto della necessità dell'umil­tà. Non c'è nessuna paura di abbassarci troppo. Se abbiamo qualche cosa di buono, che bisogno che sia conosciuto? Dobbiamo essere contenti di essere in un angolo, che gli altri siano messi davanti a noi. Questo è facile a dirlo, ma a farlo, ah! ! Dunque l'importanza di questa virtù sta in questo, che se non c'è si fa nulla. In Africa se avrete umiltà, farete le cose per il Signore, qui videt in abscondito reddet tibi, tutti abbiam della superbia; ma se noi cercheremo di essere umili, se noi saremo un Istituto umile, il Signore ci solleverà: perché sia­mo niente di sua natura. Noi siamo gli ultimi venuti, siamo quattro gatti, ab­biamo neppure il bisogno di contarci, non solo individualmente, ma anche co­me Istituto.
Prepariamoci bene. Dovete passare tutto l'anno nello spirito della Chie­sa; dovete studiarlo questo spirito. È il Papa di santa memoria che ha voluto ritornare tutto al de ea, ha voluto metterlo di nuovo, perché si vivesse dello spirito della Chiesa: ha sollevato l'Ufficio della Domenica, perché non si met­tano più i santi a quel giorno; perché vuole che si ritorni allo spirito della litur­gia di tutto l'anno.
giuseppeallamano.consolata.org