FEDE — SPERANZA — CARITÀ

22 agosto 1915
Quad. X, 34
22 Agosto 1915
In questa Domenica, decima terza dopo Pentecoste, la S. Chiesa nell'Oremus del giorno c'invita a domandare al Signore un aumento di Fede, di Speranza e di carità. Non ci dice di domandare queste virtù, che già avemmo come abiti infuse nel S. Battesimo, e per grazia di Dio abbiamo in atto e pratichiamo. Tutti crediamo, speriamo ed amiamo Dio e il prossimo. Ma tanti sono i gradi di queste virtù, ed in pratica non tutti egualmente. I Santi...; del Cottolengo si disse che aveva più fede che tutta Torino insieme. Il nostro Venerabile aveva tanta speran­za, sua caratteristica, da infonderla anche nelle anime disperate, come scrisse D. Bosco. Tutti gran carità. S. Ignazio, S. Teresa...
Domandiate [= Domandate] a Dio sovente questi aumenti. Usia­mo i mezzi per ottenerli. Di questi altre volte vi parlai separatamente;
leggete i libri che ne parlano e praticateli.
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P.P. Albertone, quad. VII, 1-3
22 Agosto
Ce n'è già una quindicina di iscritti, (giovani pel collegio) non è il numero che faccia, ma anche il numero.
C'è qui il Ch. Baldi che scrive... Da quelle parti lì sono venerati molto i santi dell'antico testamento, S. Elia; S. Mosè, e lui è in S. Daniele. Gli ho det­to che guardi di farsi devoto di S. Daniele... nel lago dei leoni e così anche lui, in qualunque cosa e in mezzo a chiunque fosse divoto ed imitasse S. Daniele. Questo qui invece è Sciolla... guarda se hai gli occhi buoni... ha avuto un po' di dissenteria, per causa del freddo. Adesso gli altri tre... che adesso dicono che sono in una casipola.
(Per una frase patriottica riscontrata in una lettera). Naturale, anche la patria è dovere.
Tutte le cartoline sono gratis, e invece le altre (lettere) che scrivono, fan­no pagare a noi tre soldi. È pubblicato che loro se non affrancano, si affranca qui. Chi riceve paga. Non è multa, ma paga la tassa del francobollo.
Cosa mai... Ringraziamo il Signore! Il padre di Savino dice che 'mpara d'co 'm poc a vive! l'aveisa d'co fait cume mi... trop comud antl'Istituto! Lui (il padre di Savino) è stato soldato, e pare che quei di adesso non siano buoni a niente. E dire che lui è stato nel 59 ed erano scappati, e nel 69 idem... eh! si può dire che l'Italia si è formata con perdite! Bisogna pregare per loro e per noi; e poi ... verrà qualche cosa? ci prenderanno gli amici? ma... farete il pos­sibile, e poi... ritornerete, più buoni di quello che siate partiti, scuoteremo la polvere...
L'Oremus di quest'oggi ci dice di domandare augmentum fidei, spei et charitatis, e perché non ci dice di domandare la fede? Perché parla a gente che l'hanno già. Perciò non dice la fede, ma augmentum fidei. E non solo una fe­de teorica, ma pratica, una speranza pratica... quando uno crede, l'ha, ma fe­de pratica l'hanno tutti eguale? Vivono tutti di fede, tutte le ore, tutti i giorni? Ah!, se si avesse fede pratica non si avrebbero tante miserie riguardo a tutte le virtù. Perciò, domanda aumento di fede. Sempre un pizzico di fede che domi­ni in tutto. Del Cottolengo si diceva che: Quell'uomo lì ha più fede che non c'è in tutta Torino. Ne aveva talmente e talmente pratica che quel tale diceva così. Dunque, fede viva, pratica.
Quindi questa fede è tra i cristiani, e tra noi in tanti gradi, uno l'ha, l'al­tro non l'ha tanto, l'altro un po' umana. Domandiamo augmentum fidei. Ve­dete, domandiamo quest'aumento di fede viva, pratica, poi un aumento di speranza, proprio sperare nel Signore. Certuni hanno la fede abbastanza viva, ma sperano poco, non sono buoni ad allargare il cuore: supersperavi, sperare contra spem; oh, sì, in Te, Domine speravi non confundar in aeternum! Mol­ti, mentre credono di essere obbligati a credere, non si credono poi obbligati a sperare, e invece è lo stesso. Quando si spera poco si fa torto a Nostro Signo­re, che ha e può dare, vuole e può farci del bene.
Il Venerabile Cafasso diceva che certa gente pensano a salvarsi come a giocare al lotto. Chissà se vinco al lotto?... chissà! Non ci deve essere dubbio, non è così, ma si deve andare avanti con certezza che il Signore aiuta la nostra miseria, purché noi mettiamo un po' di buona volontà. Nonostante i nostri di­fetti, non dobbiamo dire: non voglio tanto... finché un po' buono...! ma san­to... che necessità?... No, possiamo farci santi e non dobbiamo aver paura di sperare molto. Il carattere del Venerabile era la confidenza in Dio. E l'ho de­posto anch'io nei processi. Il Signore voleva cancellare per mezzo suo gli ulti­mi avanzi del giansenismo e perciò lui aveva questa virtù e ne aveva tanta da infonderla anche negli altri, e l'infondeva anche nei disperati, e lui li faceva andare diritti in Paradiso. E perciò dava ai condannati a morte le commissioni per la Madonna, e diceva: «Un santo di più». E non esagerava, perché diceva che essi pigliando con rassegnazione la morte a cui erano condannati espiava­no i loro peccati. E lo diceva: «Quei birbanti rubano il Paradiso»... Vedete co­me era pieno di speranza... non dico di poltrire, ma di sperare. Non dire:
«Non voglio studiare, ma spero che il Signore mi aiuterà». Comodo! Come quel tale che non vuol lavorare, e poi spera che le pagnotte gli fiocchino in bocca? Speranza! Non dire: Ho il cuore piccolo! ma: «mi metto di nuovo e spero». Dobbiamo avere un sacco di speranza, non scoraggiarci, se anche quando studiamo non otteniamo poi tutto. Non lasciare di mettere impegno perché tanto è inutile, e così restare tutto il tempo di studio a pescare. S. Fran­cesco Zaverio faceva tutto quello che poteva e il Signore voleva che studiasse le lingue e lui faceva quello che poteva, e poi andava a predicare, andava a parlare e tutti capivano anche lontano. Il Signore allora faceva il miracolo. Fate così, fate quello che potete per parte vostra, ed il Signore allora aiuta.
E poi la carità per amare come un serafino. Anche qui vi sono dei gradi, chi più, chi meno. E invece dobbiamo amare molto. Amare molto N. Signore. S. Agostino diceva: Domine, ut amen te! Voglio amarti! Domandiamo questo amore,ma amore in pratica, non essere di quelli che un piccolo sacrifizio.-.non sono capaci.Così per l'amore del prossimo, bisogna pregare, domandarlo e poi lavorare. Non dobbiamo contentarci di avere queste virtù, ma domandar­ne l'aumento. Augmentum fidei, spei et charitatis.
Voglio che leggiate la lettera del P. Sales; è molto bella... Bene! Così bi­sogna scrivere. Egli conta quando son là seduti..., leggeremo come fa scuola; e i pulcini vanno a beccare, oppure c'è la gallina o il gallo, e allora dicono: «Patri, lasciami andare, il mio gallo questiona!». Ecco consola! Sono studenti seminaristi come voi. Pregate e non lasciamoci prendere da quei là. Dice che ha due che studiano ed hanno una memoria straordinaria.
Andiamo a prendere, le suore vogliono darci qualche cosa...
Consola Lui e la M. (sic) ed il Signore li benedice, e fa del bene. E noi di qua dobbiamo fare anche la volontà di Dio che è che studiamo e ci facciamo santi. E poi qualunque cosa possa accadere, anche andare a fare il soldato... l'Istituto è sempre Istituto, per accogliere a braccia aperte. Tutti vivono anche da lontano dell'Istituto.
Quest'oggi hanno intimato la guerra alla Turchia, ma si sapeva già, una cosa ne tira un'altra. Ah, la Provvidenza!...
(Intanto arrivano delle frutta). È una buona donna che li manda. Una donna che aveva due figli vicecurati... adesso sono tutti e due sotto le armi, e si ricorda di noi.
Dobbiamo essere come i soldati di Gedeone, pochi, ma in regola. Io vi la­scio, che è tardi, che del resto avanti! E questi due (Ch. Gallea e Ch. Spinello) pensiamo ad ordinarli suddiaconi.
Adesso farete gli esercizi spirituali, prediche, ... e in questi esercizi vi fa­rete buoni molto. Tuttavia siete un bel numero. Pochi ma buoni. Non sono poi tanto pochi... E quando eran solo due o tre? Due fratelli e due Padri, e si facevano dieci giorni allora come adesso; e facevo le istruzioni in chiesa, lo stesso come se fossero cinquecento. Proprio le istruzioni tale e quale. Poi c'è venuto il Cardinale a benedire per la partenza, e sono partiti ed hanno lasciata la casa vuota. Allora l'ho detto alla Madonna e sono venuti otto compagni del Sig. Prefetto, e la comunità fu costituita.
giuseppeallamano.consolata.org