L'ACCUSA PUBBLICA

24 settembre 1915
Quad. X, 38
24 Sett. 1915 Sull'accusa pubblica
È bene nel ricominciare il santo esercizio dell'accusa pubblica, in­terrotta talora per le vacanze, ricordare ai provetti e spiegare ai nuovi in che essa consista, la sua importanza ed il modo per ricavarne il frutto inteso dalle Costituzioni (V. 4 Febbr. 1910) (Qu. VI, p. 1).
P.P. Albertone, quad. VII, 12
24 Settembre: venerdì
(nella funzione solita del venerdì)
Voglio dirvi, sapete già come facciamo, ma voglio dirvi dell'importanza di questa funzione ed il modo di farla. In ogni comunità c'è un capitolo una specie di capitolo delle colpe. I peccati vedete si confessano nella confessione e se ne riceve l'assoluzione dal confessore, l'assoluzione sacramentale; e così delle mancanze esterne anche involontarie, certe rotture, uno sconcerto qua­lunque come si ripara? Si suppongono involontarie, se sono peccati li confes­sate, se invece è una cosa esterna, un disordine esterno, come rimettere l'ordi­ne? Si opera per mezzo di questa esterna pubblica espressione dei difetti, cosi l'ordine esteriore resta rimesso.
E vedete l'importanza: facendo così resta più attento per un'altra volta lui, e gli altri. Si ricevono poi tante grazie da Dio che non si riceverebbero se uno, si pentisse solo internamente e poi l'accusa resta anche più meritoria. Ve­dete questo si fa per il nostro amor proprio; per perdere il credito; chi la fa deve sapere... cioè no! chi non la fa dovrebbe dire: io ho fatto molto di più. Fortunati quelli che sanno pigliare l'occasione. Questo spirito ci vuole.
E per farla bene la condizione assoluta è questa: che di qui non ci deve uscire niente; neppure un pensiero: come se non fosse succeduto niente. Nep­pure pensarvi. E se viene in mente qualche cosa bisogna cacciare via tutto co­me se fosse una vera tentazione. Fortunati quelli che sono tirati a sorte, e più fortunati quelli ancora che chiamano loro stessi. Siamo nell'anno dei sacrifizi: non solo per noi, ma anche per gli altri. E così il Signore ci benedice. Quanti istituti sono chiusi perché sono senza individui! C'era una suora che mi dice­va: non abbiamo neppure una novizia! e si vedeva che lo diceva con dolore. E le ho domandato: «ma c'è spirito»? — «E mi pare che l'abbiamo, che c'è spi­rito...» — «E allora non temete il Signore aiuta quando c'è spirito! nolite timere pusillus grex!». Ma veniamo a noi: bisogna che stiate attenti: il Signore suscita le vocazioni; è vero che i piccolini vanno e vengono; ci sono molti ra­gazzi che hanno poi da passare la prova, non dico del fuoco, ma quasi! Ma siamo generosi con nostro Signore e nostro Signore sarà generoso anche con noi.
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