ORAZIONI VOCALI DELLA COMUNITÀ

   20 febbraio 1916
Quad. XI, 25- 26
(20 Febbraio)
Orazioni vocali della Comunità
Le nostre Costituzioni prescrivono: Almeno un'ora di Orazioni vocali distribuite secondo l'orario della Comunità.
Notiamo subito quella parola almeno, che fa bel risalto coll'alme­no dei Comandamenti della Chiesa: «confessarsi almeno una volta l'anno». E come i buoni Cristiani secondo il desiderio così vivamente espresso da S. Chiesa ed il bisogno e l'utilità dei fedeli, dessi si confes­sano molto più sovente; così nel nostro almeno si contiene il desiderio delle nostre Costituzioni che le orazioni vocali della Comunità superino il tempo di un'ora. Restano così approvate e raccomandate tutte le pie pratiche in uso lungo l'anno nell'Istituto, senza mai crederci di farne troppe. — Ricordate la risposta data da Mons. Gastaldi a certuni che lo accusavano di fare pregare troppo i suoi Seminaristi; diceva: non trop­po, ma troppo poco. Dobbiamo a Dio consecrare tutto il giorno; perciò si spargono le preghiere nelle varie parti della giornata. S. Paolo ai Colossesi scrive: Omne quodcumque facitis in verbo aut in opere, omnia in nomine D.N.I.C., gratias agentes Deo et Patri. Ogni nostra azione di spirito e di corpo, spirituale e materiale deve incominciare da Dio e fini­re a Dio, offerendole in principio a Lui colla purità d'intenzione e per­ché le benedica; ed infine ringraziandolo del buon esito.
Ecco il perché si premettono le orazioni del mattino, poi le orazio­ni prima dello studio e del lavoro, del pranzo e della cena; e dopo tutte si ritorna a pregare. Sono tante pietre milliarie che son sparse perché rientriamo sovente in noi medesimi lungo la giornata. A questi punti fissi noi possiamo aggiungere in mezzo tante aspirazioni, comunioni spirituali, giaculatorie, e ricordare i proponimenti della Meditazione. Passiamo brevemente a rassegna tutte le orazioni vocali della nostra giornata; ed assaporiamone il sapore e gusto, che ce le renderanno dolci e meritorie. Allo svegliarsi: Ben. Dom. - Deo gratias. È ben giusto rin­graziare il Signore della buona notte concessaci; mentre molti amma­lati la passarono male, ed altri sono morti, forse di morte subitanea ed improvvisa. Diciamolo di cuore quel Deo gratias (V. Alvarez, De Vita Religiose Instituenda).
Non potendo stassera parlarvi di tutte, vi faccio solo considerare il Veni Creator del mattino e le orazioni prima e dopo il pranzo e la cena. Tutte piene di alti pensieri e di affetti a Dio.
Nel Veni Creator s'invoca affettuosamente lo Spirito Santo sotto diversi nomi scritturali, significanti i varii effetti sulle anime nostre, e si domandano i Suoi doni ed alcune grazie speciali, come il frutto della pace, dell'evitare i peccati, e della Fede nella SS. Trinità, terminando colla solita lode alle Tre Divine Persone (Vedi Liborio: Spirito Santo).
Le preghiere pel cibo esaminiamole paratamente... Se si riflettesse a ciò che si recita, senza occuparsi d'altro dal primo segno di croce all'ultimo, come si compirebbe bene quest'atto animalesco... (Com­mento).
Molte delle nostre Orazioni giornaliere sono indulgenziate (Vedi);
quindi quanto bene per noi e per le anime del Purgatorio! Il nostro Ve­nerabile, per testimonianza del V.D. Bosco, diede come suo ultimo ri­cordo questo: Fate gran conto delle Indulgenze. — Il Signore vi conce­da la grazia di stimare tutte le Orazioni vocali della Comunità, per dirle sempre con attenzione della mente e coll'accompagnamento del cuore...
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P.P. Albertone, quad. VII, 68-71
20 Febbraio
Vi raccomando alle vostre preghiere il giardiniere di Rivoli, che è andato in Paradiso. È morto Venerdì. Un brav'uomo proprio, in vita sua ha sempre lavorato onestamente, ora è morto come un Patriarca, ha diritto alle nostre preghiere perché è come un membro della nostra famiglia. Questa sera ho mandato il mio domestico alla sepoltura. Tutti vanno in Paradiso, vedete lì; e noi qui su questa terra guardiamo di guadagnarcelo.
Per continuare e terminare un pochino quello che abbiamo detto altre volte sulle preghiere vocali, per venire al pratico aggiungiamo qualche poco. Nelle Costituzioni nostre sapete che è detto che si faccia di orazione vocale al­meno un'ora al giorno; sapete, vi è questa precisa parola «almeno un'ora al giorno». Ora contiamo un po' se lungo la giornata contando tutto, l'abbiamo un'ora di orazione vocale? Almeno un'ora e se ve ne fosse di più, non sarebbe male. E come la Chiesa che dice di comunicarsi una volta all'anno, a Pasqua, ma se si facesse più sovente... Preghiamo un'ora?... Guardiamo: intendiamo le preghiere che si fanno in comunità, perché qui si tratta di ciò che riguarda tutta la Comunità. Contiamo dal mattino la prima preghiera che dite: Benedicamus Domino! Lo dice chi va a svegliarvi, e voi rispondete: Deo gratias! Questo è solo un pezzettino, ma è già una preghiera vocale; quindi mettiamolo lì: occupa già un mezzo minuto. Poi c'è il Veni Creator, le tre Ave Maria con la giaculatoria: SS. Vergine della Consolata, pregate per noi, e questo è un pezzo già un po' più grosso. Poi andate in Chiesa, e là c'è l'Angelus, il Vi ado­ro, gli atti di fede, insomma le preghiere del mattino. Tutto questo sommato assieme, fatto il conto, è certo che non basta per fare un'ora. Non contiamo la meditazione, perché non è orazione vocale, e neppure la S. Messa, perché seb­bene sia un'orazione pubblica e vi prende parte tutta la Comunità, tuttavia non fa al caso nostro. Prima dello studio dite: In nomine Patris ecc. poi il Ve­ni Sancte Spiritus, l'Ave Maria, e finito lo studio, di nuovo: In nomine Patris, e l'Agimus. Così prima del lavoro recitate l'Actiones, e in fine l'Agimus. Poi viene la Visita al SS. Sacramento, e come preghiera pubblica avete la preghie­ra di S. Alfonso, e poi viene letta la considerazione. Non parliamo dell'esame particolare, perché ognuno lo fa di per sé privatamente. Poi viene la Benedi­zione della mensa, e alla sera il Rosario. Per i Coadiutori che devono recitarne tre parti, dà subito uno spazio di tempo alto, quasi che occupa già esso solo un'ora. Il rosario ben detto generalmente occupa un quarto d'ora, ma suppo­niamo qualcuno che alcune volte debba dirlo da solo, e ... in dieci minuti forse può anche dirlo. Io certo mi vuole di più che un quarto d'ora, perché impiego di più a pronunciare le parole, ma comunque sia, guardate solo di non lasciare niente al diavolo da portare via. Poi viene la cena e le preghiere della sera pri­ma di andare a dormire. Tutto questo, non lasciato fuori niente, dette bene; ho fatto il conto, oltrepassa l'ora.
Io dico: Perché tutte queste preghiere non sono state messe molte insie­me, ma son state seminate così lungo la giornata? Sono state messe apposta sparse così, perché santificassero tutto il giorno. Quando diciamo alcuna di queste preghiere, ricordiamoci questo, che è già stata aggiunta lì a quell'azio­ne materiale, appunto come tanti paracarri che ci conducono per la strada; servono per farci fare tanti atti di amor di Dio, siccome dobbiamo sempre ten­dere a N. Signore. Prima dello studio che cosa si fa? S. Paolo diceva: «Omne quodcumque facitis, in verbo aut in opere, omnia in nomine Domini nostri Jesu Christi, gratias agentes Deo et Patri per ipsum». Tutte le nostre azioni, in verbo aut in opere, dobbiamo darle, offrirle a N. Signore. Tutte, cibo, studio, ecc. offrirle tutte a N. Signore. Quindi se mangiamo, mangiamo a gloria di Dio, se studiamo, lo facciamo anche a gloria di Dio, prima indirizzo questo studio a N. Signore, che ne faccia roba sua. Alla fine poi recitiamo l'Agimus:
«gratia agentes Deo», se il cibo, ringraziamo la sua Bontà che ce l'ha dato, se lo studio, lo ringraziamo dei lumi che ci ha dati. Per ogni azione vi sono sem­pre due preghiere, per esprimere questi due sentimenti. Così possiamo dire che la nostra vita la passiamo tutta per nostro Signore, ed Egli ce ne darà poi il merito. Bisogna che passiamo la giornata con questo spirito.
Ma adesso passiamo particolarmente qualche azione. Al mattino dite:
Benedicamus Domino; Deo gratias! — Ringraziate il Signore che vi trovate ancora vivi. Quanti sono morti durante la notte!... Morti improvvisamente; e i Sacerdoti devono aspettarsi più degli altri di morire improvvisamente perché predicano agli altri di tenersi preparati. Sapete pochi anni fa Mons. Pulciano, arcivescovo di Genova, il giorno di Natale dopo aver celebrato il Pontificale, si riposava un pochino, ed è caduto in terra morto. L'arcivescovo di Vercelli un giorno dopo aver celebrato la S. Messa, era là nella sua camera, ed è morto improvvisamente. «Qua hora non putatis...». Dunque ringraziamo il Signore che ci dà ancora un giorno di più, e in quel momento s'intona il Benedicamus Domino! Sì, ringraziamo il Signore! Poi «in nomine Patris...» perché tutto quel che facciamo dobbiamo farlo in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, a gloria della SS. Trinità. Poi il Veni Creator. Se lo consideriamo bene, ci aiuta molto. Prima si invoca e gli si danno diversi nomi tolti dalla S. Scrittura, si nominano i doni dello Spirito Santo e poi si domandano le gra­zie. Comincia così: Veni Creator Spiritus... Vieni Spirto Creatore, illumina, visita la mia mente, e riempi i cuori che la tua Bontà ha creati. Prima di tutto facciamo questo invito, perché prima che venga il demonio a disturbarci, ven­ga lo Spirito Santo a riempirci con la sua grazia. Poi vengono i titoli: Tu che ti chiami il Paracielo, che sei anche dono dell'Altissimo Iddio, e fonte vivo, e fuoco, e carità... Vedete che bei titoli gli si danno: e son tolti tutti dalla S. Scrittura. Poi passa ai doni: Tu ci dai sette doni, sei dito della destra del Pa­dre, sei stato promesso agli apostoli... Dopo questo fa una preghiera: Accende lumen sensibus...! della mente, dell'intelletto, e poi aiutaci con la tua forza:
«Voglio essere dello Spirito Santo, non del demonio»! Poi parla della pace: va appunto per i tempi nostri. In questi giorni diciamolo sovente: Pacemque dones protinus... Si, che venga presto la pace, che la guerra vada via. Vitemus omne noxium: che si eviti ogni peccato. Poi domanda che possiamo conoscere il Padre e il Figlio, ecc. Questo per noi che abbiamo già la fede, è un bell'atto di fede nella SS. Trinità. Vedete, se lo esaminiamo un pochino, attira, come si dice, il fervore. Ricordatelo in generale: Prima vi è un'invocazione affettuosa, poi enumera i vari doni, e poi domanda le grazie. E come dico, la principale per ora deve essere questa: Pacemque dones protinus!
Poi vengono le altre preghiere, e queste che si dicano da tutti, si, che si di­cano forte, sì, ma bene. L'Ave Maria la conoscete già abbastanza, il Pater e il Credo qualche cosa l'avrete già sentito parlare, veniamo piuttosto alle pre­ghiere che si dicono prima e dopo tavola. Anche queste bisogna dirle bene? E chi serve a tavola deve lasciare immediatamente: Non capisco che bisogno ci sia che c'è sempre ancora da fare qualcosa, mentre gli altri pregano già. Non credo che avvenga qui tra voi, ma avviene che non si è ancora finito di dire il Benedicite, e giù... si comincia già a versare. Dunque chi presiede dice: «Bene­dicite» e gli altri rispondono: Benedicite. E poi: Oculi omnium in te sperant Domine... Com'è bello; andar a tavola con questo pensiero: Signore sei Tu che ce li dai i cibi, il ricco... non è roba sua... aperis Tu manum tuam... Poi viene il Kyrie e il Pater, e questo lo sapete; dopo preghiamo il Signore che ci dia la benedizione: Benedic, Domine, nos et haec tua dona ... lo preghiamo che benedica noi, benedica il cibo, si parla sempre di benedizione, guardate quante volte si domanda. Poi il lettore dice «Jube Domne benedicere» e il Sa­cerdote benedice di nuovo: Mensae coelestis participes faciat nos... La Chiesa vuol farci capire che queste cose che prendiamo sono tue, del Signore, e che pensiamo alla mensa celeste, non come le bestie. Prendiamo questo, perché così avete stabilito voi, ma mentre mangiamo pensiamo al Cielo.
Dopo pranzo viene: «Tu autem Domine...». Quell'autem pare una cosa, invece vuol dire: Signore, tutto questo va bene, ma senza la tua misericordia... Poi «Confiteantur tibi...». E i Santi tuoi ti benedicano; quindi viene il Gloria Patri, e poi si dice l'Agimus; ripetiamo tante volte «Pro universis beneficiis tuis», per imprimerci bene nella testa i benefizi di Dio, e siccome ci riconoscia­mo indegni, recitiamo il Miserere. Giunti in Chiesa: Dispersit dedit pauperibus: Il Signore ha proprio dato in abbondanza ai suoi poveri. Justitia... Ha promesso di darci il necessario, alla vita, e se faremo il nostro dovere, egli ce lo darà. Perciò: Benedicam Domino in omni tempore; Semper laus ejus in ore meo. Sempre loderò il Signore; che non dica poi una bugia... Poi invita la gen­te buona a lodarlo con lui; e dicono insieme: Sit nomen Domini benedictum!... È una specie di ritornello, dove uno dice, e l'altro risponde. Dopo questo, viene la preghiera: «Retribuere, dignare. Domine, omnibus nobis bona facientibus propter Nomen tuum, vitam aeternam!». Ricordatevi, qui, non è «Propter nomen tuum vitam aeternam». No, Signore, retribuite, date a quelli che ci fanno del bene per il vostro nome, per amor vostro, la vita eterna. Il «Propter nomen tuum»va attaccato prima. Preghiamo per coloro che che ci fanno del bene, ma per amor del Signore, non per altri fini. Poi viene il «Fidelium animae...». Prima abbiamo pregato per i Benefattori, cosa che dobbiamo sempre fare, poi adesso preghiamo per i defunti. Poi terminiamo col «Deus det nobis suam pacem». Il Cardinale quando fa lui gli Esercizi a S. Ignazio una delle prime prediche fa sempre notare questo: «Ricordatevi, al fin delle ore del Breviario diciamo: «Dominus det nobis suam pacem»; invece alla fine della mensa diciamo: Deus det nobis suam pacem. Più o meno è la stessa cosa, ma lui fa sempre osservare questo. Poi quelle della sera le lasciamo per ora; le vedrete poi da voialtri. Vedete come son belle!... Se le dicessimo con sentimento: sentiremmo che ci portano via. Non sappiamo più ciò che abbiam mangiato prima, ciò che ci verrà dopo. Se si dicessero con questo spirito, fa­remmo vedere che siamo vivi.
Sopratutto la Chiesa cerca di animarci con accordare molte indulgenze a tutte queste preghiere che diciamo lungo il giorno... Così solo a dire: «In no­mine Patris...» ci sono 50 giorni di indulgenza, e 100 se si dice segnandosi coll'acqua benedetta. Per il Veni Creator vi è l'indulgenza plenaria una volta al mese se si dice ogni giorno, e 100 giorni ogni volta e 300 nell'Ottava di Pen­tecoste. Così pure per la Sequenza, vi sono le stesse indulgenze. Poi avete la giaculatoria: SS. Vergine della Consolata pregate per noi, che a anche 100 giorni. L'Angelus ne ha una plenaria ogni mese, e 100 giorni ogni volta che si recita nei tre tempi determinati, al mattino, a mezzogiorno e alla sera. Così lo stesso per il Regina Coeli quando si deve dire al posto dell'Angelus. Queste sono le cose primarie. Il Pater noster, l'Ave Maria e il Credo non hanno biso­gno che ci fermiamo sopra, c'è la Salve Regina che ha molte indulgenze. Per gli atti di Fede, questo tenetelo a mente, c'è l'indulgenza plenaria in articulo mortis, e poi 7 anni e 7 quarantene ogni giorno; e questo è solo per gli atti di fede, speranza e carità, sebbene di regola diciamo sempre dopo anche l'atto di contrizione. La preghiera di S. Francesco Zaverio che recitate dopo le orazioni ha anche 300 giorni, concessi da Papa Pio IX. Poi per la meditazione Benedet­to XIV ha concesso a chi fa ogni giorno un quarto d'ora o semplicemente mezz'ora di meditazione l'indulgenza plenaria ogni mese. E chi insegna a farla ha l'indulgenza di 7 anni 7 quarantene; e se lo fa assiduamente la plenaria una volta al mese. Non saprei bene se questo riguarda solo quelli che lo fanno di continuo, e se anche i maestri dei Novizi che lo fanno di tanto in tanto, ma è scritto così: plenaria se si fa assiduamente. Tutto questo è appena un pensiero, ma è perché ne abbiate un'idea. La preghiera di S. Alfonso che recitate duran­te la visita ha anche 300 giorni ogni volta. Così pure le giaculatorie che recitate prima di uscire di Chiesa; quella «Sia lodato...» 300 e «Sia benedetta...» an­che 300. Il Ven. Cafasso diceva: «Fate gran conto delle indulgenze».
In quanto poi alle indulgenze che ci sono per la recita del Rosario, non sa­prei dirvi quali siano, tante ce ne sono; sia da parte dei Domenicani, sia come aggregati alla Compagnia del Rosario. Per la recita delle Litanie della Madon­na vi è l'indulgenza plenaria in tutte le principali feste della Madonna: Purifi­cazione, Annunziazione... Ma tutte queste cose un giorno o l'altro le stampe­remo poi tutte. Assistere alla spiegazione del Vangelo si guadagnano 7 anni e 7 quarantene: voi mettete l'intenzione generale al mattino, e senza saperlo lungo il giorno le guadagnate tutte. Riguardo alle lodi Sacre: Se si promuove il canto delle lodi sacre vi è l'indulgenza di 100 giorni ogni volta, e plenaria una volta al mese: per farvi vedere come la Chiesa dia importanza a tutte queste cose. Queste indulgenze se non ne abbiamo bisogno noi servono per le anime del Purgatorio, state tranquilli che non son mai perdute. Questo è perché abbiate un'idea generale; non vivere così alla carlona; certa gente cantano gli Oremus come se si cantasse... senza vita, senza senso... Non andiamo a vedere le vecchierelle che dicono le Litanie come sanno, ma un Sacerdote... se non ha un po' di sentimento... se non sa reprimersi quando porta così la liturgia...
Proponiamo di dir bene le preghiere della Comunità, e poi ... state tran­quilli il Signore ci benedirà. Il Signore senza insegnarci tante preghiere ci ha insegnato il Pater noster solo, e lì contiene tutto. Basterebbe una sola preghie­ra ben meditata. Tuttavia per la nostra miseria se ne sono aggiunte tante altre approvate dalla Chiesa, queste diciamole pure, ma ... con senso, non così tan­to per dirle. Se davanti a un re andasse un ragazzo a recitare una poesia, eh...la recita come sa, e il re si contenta; ma se andassimo noi bisogna che parliamo come sentiamo. Proponiamo oggi di pregare bene, non solo con la mente e col cuore, ma anche col corpo, e particolarmente colle labbra e colla lingua. Che il Signore non possa dire anche a noi: «Populus hic labiis me honorat, cor autem eorum longe est a me».
giuseppeallamano.consolata.org