VITA DI FAMIGLIA — SPIRITO MISSIONARIO

21 maggio 1916
P.P. Albertone, quad. VII, 92-93; 105-106
L'altro giorno un soldato mi insegnava come fanno fare il saluto: il dito pollice, diceva, deve stare unito..., fino i soldati, e non lo fanno mica per amor di Dio. E così anche per fare il segno della croce quel dito deve stare uni­to, deve stare lì; sempre battere che quel dito deve stare lì. Non deve stare di­ritto, ma con gli altri. Ve ne ricorderete dei soldati, come fanno a fare il salu­to.
Ieri sera siamo andati a ricevere il Cardinal Cagliero alla stazione, e quan­do mi ha visto: «E bin come va?». Gli ho baciata la mano, e mi ha detto: «Ti voglio tanto bene, lo sai? a te e al tuo Istituto, e mi ricordo sempre di te e delle tue missioni. E il bollettino lo digerisco sempre fino all'ultima parola...» (ha detto tante altre cose che il copista non ha udito, perché parlava piano).
Spero che in questi giorni verrà a trovarci, gli farete un componimento voi, e guardate di farvi onore, e anche i piccolini.
Sta meglio: ha 78 anni, ma è piccolino, voi piccoli non dovete temere... per abbracciarmi ha dovuto sollevarsi. Di là è andato a S. Giovanni Evangeli­sta dai suoi, e poi di là è andato trionfalmente a Maria Ausiliatrice, in auto­mobile, ed io visto che c'era abbastanza di gente, me ne sono andato, me ne sono infilato, la mia presentazione l'avevo già fatta.
È lui che ha detto quando eravamo alla Consolatina: «questa Casa è trop­po piccola, bisogna farne un'altra!». Bisogna ricordarglielo. Tanto buono! Parlava sempre piemontese, maschio!... la congregazione di Propaganda en­tusiasta del nostro Ven. Cafasso. Egli non cercava gli onori, anzi li ha fuggiti, e gli onori gli sono venuti addosso. Gli onori sono così, se uno li fugge, gli corrono dietro. Avete mai veduti nei paesi, quando si è piccoli, quei lumicini che si vedono vicino ai camposanti, se vai incontro scappano, e se fuggi ti corron dietro. Sai perché? se fai un colpo d'aria contro, e se ne va! Così gli onori. Egli non era andato a cercare il Cardinalato.
Questa sera voglio leggervi di un Vescovo missionario che è morto, Mons. Verus [ = Verjus], dev'essere di Novara o oriundo di lì. E quando è ve­nuto ammalato è andato lì. Era Missionario del S. Cuore, uno dei primi partiti per la Nuova Guinea. Era un uomo di vita veramente apostolica: vita così bella! Era nel principio della fondazione e dice delle difficoltà che ci sono. Di­ce del modo con cui devono prepararsi gli alunni: va appunto per noi.
Neh! ch'è bella! pare una lettera dei nostri missionari: adesso voglio man­dar vene la vita, vedrete quello che dice per voi. I missionari devono studiare e imparare il mestiere, un po' di tutto, vedete (ai giovani) bene, i chierici impa­rano! Eh, tutto, tutto! Fabbro, Antonio insegna; questo va bene, ma prima cosa studiare. Anche lì, anche i vescovi, tutte le sere scuola. Vedete, prima di tutto bisogna qui imparare, e non dire: uh, che caldo! Eh, quel che c'è, c'è! Ha i sudori che pare sia andato a studiare in una miniera! Amare la sofferen­za, imparare a soffrire qualche cosa senza farlo sapere a tutti, e fortunati quel­li che sanno soffrire senza che tutti lo sappiano. Senza andare a dire: vedete che soffro! E pretendere che tutta la Comunità debba partecipare, debba com­patire! E naturalmente! Se è ammalato cercheremo di guarirlo, ma bisogna venire su forti, non mulanciù! Uomini! Sia nel giudizio, sia in tutto; allora il Signore ci benedice e ci fa raccogliere quello che gli altri seminano. Voi avrete ancora tempo a seminare, nel Kaffa, e nel Gikuiu, c'è ancora posto! Sapete di Gedeone? Sapete la storia di Gedeone? Contala un po' (ad un giovane) tu! ... Vai troppo indietro, dì solo della scelta!... Dì un po' più forte che sentano tutti! Ecco, quei là hanno vinto, e gli altri «fanian» non hanno avuto il merito della vittoria! Così, uno fa il lavoro di quattro o di cinque. Non avevan da mangiare, e allora questi missionari (di cui parlava la sopracitata lettera) si son divisi un po' dappertutto, e gli idolatri non trovavan difficile il mantener­li, e per uno solo si lasciavan tirare a riceverli. Il Signore si è servito anche di questo per moltiplicare le chiese. Uno stava per tenere il posto, come hanno fatto i nostri a Limuru, quando dovevano andare a Fort-Hall, ecc. hanno do­vuto andare in tre posti, e si son divisi tutti quei tre posti, e così vi son sempre stati, e sono tre posti principali, e così anche Nyeri e Tusu.
Quei posti là della Nuova Guinea, sono posti malsani... guarderò se pos­so aver la vita di questo missionario e poi leggeremo quella.
(Durante la distribuzione di nostre ciliege). Le avete viste sempre, e chi sa quante volte vi è venuta l'acqua... tirata la gola! Siete voi che avete messo quel burattino là? Vedete ci sono gli uccelli, i passeri, ... mangiano persin la limonaria, i pezzettini delicati, e poco per volta... la roba nostra piace di più della comperata!
(Fu letta quindi una lettera del Ch. Sold. Re Carlo, in cui narra di cinque dì di prigione avuti per un altro). Sentimenti ben espressi! Modo di saper di tutto qualche cosa! Saper soffrire qualche cosa per supplire un altro, è anche per amor di Dio. Così nelle famiglie quando il padre castiga un figlio all'altro rincresce di non essere stato castigato lui, e allora il padre è obbligato a perdo­nare a tutti.
(In cortile)
Vammi a prendere la berretta. Si sta tanto bene con la testa un po' all'aria. Ieri ho detto al mio domestico che mi tagliasse i capelli, e diceva: «So­no ancora corti» — «No, no! taglia lo stesso, sono già roba da tagliare». — E voi qui state tutti bene? Sì, e... anche quelli di fuori (i nostri soldati) stan bene. Là! il caffè dell'Africa, finalmente è arrivato; anche il vino che abbiamo spe­dito di qui dev'essere arrivato là; non sappiamo ancora niente di certo; ma do­vrebbe a quest'ora... quindi non pregate più per il vino (lasciate stare l'Angele Dei, per il vino). Dei nostri bastimenti nessuno è stato toccato durante il viag­gio, perciò se non è capitato niente già là vicino, dev'essere arrivato. E che se il vino non arrivava, non ne avevano più... Monsignore diceva che non ne ave­vano più; e che tutt'al più andavano ancora fino a Pentecoste, o al più in là, fino alla Consolata e poi eran senza.
Loro (a un soldato di Brescia), nessuna vacanza? Bisogna stare sempre là in quartiere, solo quelle poche ore alla Domenica! Ma per loro è già una va­canza il solo stare lontani dalla guerra.
Dicono che nel Bresciano, là, quelle vallate sono piene di soldati. Forse li fanno già andare apposta là vicino per essere pronti. Continuano ad uccidersi. È qualche cosa di orrendo; e a quanto pare, i feriti arrivano sempre in buon numero. Ma prima che abbiano consumato tutti quei là... aspettiamo se S. Antonio farà far la pace... (Allude alle voci che corrono tra il popolo, che S. Antonio apparso, abbia promesso la pace per la sua festa). Veramente è un po' vicino il 13 di Giugno, ma là... per la Consolata si potrebbe già! Se vi fosse almeno un principio di pace, se quella gente là volesse stringersi la mano, poi il resto verrebbe da sé. Veramente è Maria Ausiliatrice che ci ha mandata la guerra, perché è scoppiata proprio nel giorno della sua festa; toccherebbe an­che ad essa darci la pace. Adesso siamo già vicino alla festa e c'è ancor niente; se dovessimo aspettare ancora fino ad un altro anno, è una faccenda seria... è un vero castigo che il Signore ci manda, ormai non c'è dubbio, tutti lo capi­scono; con tante preghiere che si sono già fatte, ore di adorazione, e via ... per ottenere la pace, il Signore non ha ancora creduto bene di mandarcela. Ieri al­la Consolata c'è stata l'ora di adorazione per le donne cattoliche. C'era un prete giovane che la predicava; quello che c'è anche tutte le sere durante il me­se di Maggio. Eh... dice delle belle cose: ha una voce chiara, si sente da tutti gli angoli. Solo va un po' in fretta, il popolo stenta a capire tutto: dice delle belle cose, ma parla tanto in fretta, che non c'è tempo a riflettere su una, che ce n'è già un'altra dopo. Ha proprio grande facilità di parola; e gli viene naturale an­dar così in fretta. Sebbene in generale fanno così tutti i predicatori di adesso, pare che ci sia quell'usanza lì di andare in fretta in fretta.
E tu Michelino? Quanti anni hai? (16, non ancora compiuti) sta lì non muovere più, finché ci sia passata la guerra. Vedi adesso sono fortunati i gio­vani ed i vecchi, perché non hanno da andare alla guerra. Tu sei giovane ed io sono vecchio: fortunati tutti e due! E adesso cosa fai? Quando sarai in Africa ti metteranno a lavorare in una vigna; adesso la vite non produce ancora; an­drai poi tu a piantare il vigneto, così non ci sarà più bisogno di mandare il vino di qui. Quello che è partito poco fa abbiamo dovuto prendere a Caluso, e c'è andato quel galantuomo là (Coad. Antonio, che sta entrando) a prenderlo, lui e D. Dolza. Quel vino lì non si guasta anche facendolo viaggiare per molto tempo. Guarda di imparare come si fa attorno alle viti. Quando viene il mio domestico, fatti insegnare come si fa a potare, a tagliare quella roba lì, io non so neppure come si chiama «i brumbu». Io ho mai fatto quel mestiere lì; ma mi pare che se mi mettessi imparerei subito. Sono nato in quei luoghi, in mez­zo alle vigne, l'abbiamo per natura. Quando eravamo ragazzi andavamo a ve­dere come facevano nelle vigne, a fare i curiosi, ma ci cacciavano via qualche volta, perché a quell'età imbrogliavamo solo. Però il mezzadro che avevamo noi, era un buon vecchio e si faceva un dovere di insegnarci. Ci radunava tutti e poi ci spiegava. Ma noi eravamo ragazzi, le parole entravano da una parte e uscivano subito dall'altra. Là, muovetevi, muovetevi!...
giuseppeallamano.consolata.org