PRESENTAZIONE DELLA LETTERA SULLA POVERTÀ

                   &n bsp;                   &nbs p;       5 gennaio 1917
Quad. XII, 30
Presentazione della lettera — Povertà
(7 Gennaio 1917)
Da tempo desiderava offrirvi come un trattatello sulla S. Povertà, e da due anni coll'aiuto del Sig. V. Rettore eccovelo composto. Materia subtilis, implexa, scrive il Card. D'Annibale; sottile per la delicatezza della cosa, e piuttosto confusa per la varietà dei moralisti; e diciamolo pure per le tante larghezze trovate dai Religiosi. Noi partendo dai Som­mi Teologi S. Tommaso, Suarez, S. Alfonso ed altri abbiamo qui rac­colto il certo senza tema di disdetta, pesando ogni parola per esserne precisi. Ricevetelo come lettera del vostro Superiore e perciò di Dio. Meditatela ed anche studiatela a memoria. Mi riservo di spiegarvela po­co a poco. Il Signore vi dia lume e grazia di ben penetrare e poi di ben praticare il voto e la virtù della povertà, da cui dipende lo spirito e la floridezza delle Congregazioni Religiose, e quindi della nostra.
 
P.P. Albertone, quad. VII, 1- 3
Conf. del 5 Gennaio 1917
(ai soli Professi e novizi)
Pareva già che volessero fare la pace... ma è andato tutto in aria. Ma tut­tavia più si fa strepito, e più si vede che la vogliono.
Ieri mattina un operaio scamiciato è venuto in sacrestia e diceva che era andato a pregare la Madonna per avere la riforma, e le aveva detto: «Madona dia Cunsulà, deuve feme sta grasia! A l'è l'unica cosa chi l'hai, it tu dagli a ti, ma nta chi fan fase rifurmè!». Ed è stato realmente riformato, e l'ha portato alla Consolata (si tratta probabilmente di un anello).
E speriamo adesso che ci riformino anche Carlo — dice che di tanti che erano là alla visita, hanno dato ordine che tutti andassero a vestirsi, a cam­biarsi, eccetto il missionario Gilardi Carlo... e così è stato mandato in rasse­gna, ed è ancora vestito da secolare, e così speriamo che ... c'è molto da spera­re che lo rimandino a casa...
Bisogna che prendiamo alle buone e anche alle «mnase» la Consolata e D. Cafasso.
Alla fine dell'anno io non ho potuto venire e ho lasciato al Sig. Prefetto che vi dicesse lui: e così quest'anno continueremo a tenere tutto l'anno per protettore S. Francesco d'Assisi e per pratica continueremo la pratica della povertà. E a questo riguardo vedete, è da alcuni anni che si sta lavorando col Sig. Vice-Rettore e col Sig. Prefetto per un piccolo trattato sulla santa pover­tà, considerata come giuramento o come voto, e come virtù, consultando tutti i migliori autori, S. Tommaso ed altri, e abbiamo fatto qui questo scritto che reggerà tutte le critiche. Perché in questo, sarà forse anche per miseria dei reli­giosi, se vi cacciate negli autori, vi trovate in un ginepraio da non togliersi a piedi asciutti. Anche a riguardo di tanti buoni autori.
Su questo, vari anni fa (?) avevo già composto una lettera destinata a voi ed ai missionari d'Africa.
È vero, sapete, che dall'osservanza di questa virtù e voto di povertà di­pende l'avvenire di tutta la nostra Comunità, e quando si va rallentando in questo, tutto lo spirito se ne parte.
Questo gran santo (S. Francesco)in una delle adunanze più solenni tenute in Assisi, qualcuno, come accade sempre nelle comunità religiose, qualcuno diceva che la regola fosse troppo stretta a questo riguardo e cercava di indurre qualche cambiamento. E così ha subornato alcuni compagni e sono andati dal Card. protettore della Comunità, per ottenere di rallentare la regola su questo punto. Questo buon Cardinale, anche lui, a prima vista, gli parve che la comu­nità non avrebbe potuto lungamente reggersi con questa regola, e ha fatto do­manda al Santo di cambiarla su questo punto. Ma il Santo ha risposto: Non sarà mai che si facciano cambiamenti, perché questa regola l'ho ricevuta da N. Signore e non la cambio. Ed è uscito così dall'adunanza.
E vedete quindi l'importanza che dava alla povertà, da chiamarla sua sposa, sua padrona. Il fatto stesso del rimettere a suo padre i suoi abiti, non è che l'applicazione di quello che dice il Signore nel Vangelo: «chi non odia il padre e la madre ecc...», e così, povero e nudo ha fatto tanto bene, e così con­tinuano a farne i suoi religiosi — hanno avuto bisogno di riforma, ma tuttavia il merito di questa virtù sta.
E lascio qui questo trattatello che desidero si studi proprio bene, — e voi ... (ai soldati presenti) voi non potete, avete già da praticarla fin troppo la po­vertà, — vi è qualche ripetizione, ma erano ripetizioni necessarie, altrimenti è stringato. Ogni parola è veramente teologica, ed io sono certo che se la nostra Comunità, il nostro Istituto si terrà a queste norme, progredirà sempre: guai se viene invece il momento in cui queste regole non saranno più osservate.
Ho pure scritto in Africa, una lettera che desidero ... fa anche per voi: la­sciamo stare la prima pagina che non fa... ecco: ... ...«Questa corrispondenza io la domando da voi...».
Ecco questa è la lettera mandata ai missionari d'Africa, che uniamo a questo trattatello, che è fondato sulle regole generali di diritto canonico, se­condo le nostre Costituzioni che a riguardo della povertà hanno qualche ecce­zione. E dovete sapere che anche a riguardo di queste eccezioni è necessario che ci sia il permesso del superiore. E fin da quando abbiamo presentato le Costituzioni perché venissero approvate a Roma, ci hanno detto che non pote­va esistere voto di povertà se anche per l'uso dei propri beni non v'era almeno la licenza del Superiore. E così in questo senso ho scritto subito in Africa.
La leggerete attentamente e troverete cose serie queste... e desidero pro­prio che si studi a memoria.
Così faremo una ristampa della lettera di S. Ignazio, perché è tradotta un po' male in certi punti, e sarebbe bene si avesse anche un'altra lettera sul voto e virtù di castità; e se il Signore ci aiuterà faremo anche questo.
Ad ogni modo ecco come si divide tutto questo trattatello: «Del voto e virtù della povertà» è il primo punto; il secondo è: «del giuramento o voto di povertà»; il terzo: «Della virtù della povertà».
Così il secondo punto comprende: in che cosa consiste il nostro voto di povertà, essenzialmente. Su che principi... dai quali si deduce ecc... poi: l'uso e l'usufrutto delle cose della Comunità, l'alienazione per vendita ecc...
Vedete, sopra ciò che vi diceva un giorno, d'una visione, io che non son poi troppo tenero a credere a queste cose, eppure ho avuto delle buone ragioni per credere che fosse cosa vera, — ebbene, di una suora che comparendo dopo morte ad una sua compagna le diceva di essere in purgatorio, e che perciò pre­gasse per lei, e che aveva avuto il permesso di rivolgersi a lei, perché pregasse, che soffriva molto. E allora l'altra le ha domandato: Se il Signore lo permette, mi dica per quali motivi principalmente sia andata in purgatorio: e l'altra ha detto che era andata per le mancanze contro la povertà. E allora l'altra ha do­mandato: «e ce ne sono tanti religiosi in purgatorio per questo?» — «Molti, molti sono i religiosi che sono in purgatorio, e la maggior parte sono per le lo­ro mancanze contro la povertà».
È così, e con inezie, questo e quello... e il demonio che non è riuscito ad impedire che facessero sacrifizi anche straordinarii, li lega poi ad una piccola cosa, e li attacca a certe miserie in modo che non osservano poi la povertà. Certo non fa bisogno di questo, basta vedere il gran bene fatto da S. France­sco Zaverio, questo sì che praticava la povertà!
Ma bisogna essere staccati, abbiamo lasciato ogni cosa! e poi massima la pace del cuore...
E quando c'è bisogno c'è la licenza... la licenza data da chi deve darla, e nel debito modo: s'intende che il Superiore dia la licenza, che non sia strappa­ta la licenza... perché anche il Superiore è tenuto alle Costituzioni, e deve ren­derne conto e guai a lui!
Così lungo l'anno guarderemo di spiegarla di tanto in tanto, e bisogna avere piacere che adesso ci sia occasione di praticarla. Per loro (i soldati) no, che poveretti la praticano già e ben terribile, ad ogni modo osservando quella lettera (circolare) che ho scritto, intendo che non manchino del necessario, del conveniente, e anche alle volte del confortable, e in ogni cosa ingenuità, espansione coi superiori...
E... preghiamo i santi Magi che ci facciano veri Missionari.
Bisogna non lasciarci ingannare neppure dai trattati: gran parte sono an­che frati che sentivano il peso ... e tiravano!... Non è questo che si dice, di non mangiare, ma di distaccare il cuore da tutte le cose di questa terra, e quando si ha bisogno di servirsi dei beni, fare quell'atto di compenso della licenza del Superiore. E vedete bene i cappuccini, ecc... non muoiono mica...: eh! il Si­gnore quello che è necessario ce lo dà, ma non vuole che attacchiamo il cuore, non vuole che manchiamo.
Adesso la faremo poi stampare, vedremo se c'è da aggiungere qualche cosetta, ma quello che c'è è sano, è vero, è giusto!
Bisogna capire bene le cose, non c'è da avere scrupoli, c'è anzi da essere lindi e sciolti. E il Signore ci benedirà!
giuseppeallamano.consolata.org