OTTAVA DELL'EPIFANIA «LAUDATE DOMINUM...» CANTO LITURGICO

13 gennaio 1918
Quad. XIII, 33-36
(13 Genn.)
Ottava dell'Epifania
Oggi si completano le feste dell'Epifania. La S. Chiesa celebra questa Festa più solennemente che quella del SS. Natale. Festa di pre­cetto con Messa ed Uffìzio esclusivo per tutta l'Ottava. Veramente: nil nobis nasci profuit, nisi redimi profuisset, come canta il Diacono nell'Exultet del Sabato Santo. Coll'Epifania che vuol dire manifesta­zione, si festeggia la chiamata e vocazione dei gentili alla Fede. Noi di­scendenti delle genti ringraziamo il Signore della grazia, di cui primi chiamati furono i Santi Magi. Storia piena di ammaestramenti, che voi avete meditata in tutti i passati giorni. Come ricordo dell'Epifania te­niamo a mente ed imitiamo la fedeltà di questi santi alla voca­zione e la loro corrispondenza pronta e generosa. La stella apparsa in oriente fu certamente vista da molti, ma tre soli si determinarono a ... vidimus... et venimus.
Applicate a voi la cosa. Molti sentirono la voce di Dio che li chia­mava a farsi missionarii; quanti vostri compagni leggendo il nostro periodico od ascoltando qualche predica sulle Missioni, od alla vista d'un missionario provarono in loro la volontà di rendersi missionarii; ma passato il primo pensiero tutto svanì in essi. Per motivi umani, dell'at­tacco ai parenti, alla patria ecc. non ebbero forza e coraggio di seguire l'invito di Dio; e per lo più Dio non ripete questa sua grazia specialissima: Multi sunt vocali; pauci electi.
La prima offerta giuntaci nel primo annunzio della fondazione dell'istituto fu di un sacerdote astigiano, che senza dirne il nome scrisse con lire cento le parole: in riparazione di non avere in gioventù seguita la vocazione alle Missioni, a cui era chiamato.
Voi fortunati, o cari giovani, che udito l'invito di Dio, vi aderiste, e siete venuti nell'Istituto per prepararvi all'Apostolato.
Ma non basta avere anche generosamente fatto il primo passo col­la venuta, ma ci vuole la corrispondenza alla prima grazia. I santi Re Magi tirarono dritto alla meta , nonostante la lunghezza ed asprezze della strada, la momentanea scomparsa della stella; prova terribile con timore di aver sbagliato e finiti in nulla, dover presentarsi al crudele Erode, e dopo la umile condizione del neo-nato ecc. (V. Chaignon e Hamon). Tutte queste ed altre difficoltà superarono da generosi, per­ché fissi in Dio e nelle sue promesse che non manca mai a chi vive di fe­de...
Veniamo a noi. È tale la nostra continua e giornagliera corrispon­denza alla vocazione. Anche a voi si frappongono difficoltà nel for­marvi alla vita ed allo spirito missionario, rimanete forti e costanti fortes in fide? Il Signore ama i generosi, e manda loro non una sola stella, ma molte, numera stellas si potes, quali sono le Regole, le prediche, le esortazioni generali e particolari. Tutte grazie per sostenervi e farvi san­ti. Felici voi che vi corrispondete. Riuscirete santi missionari, e quindi ecc...
Laudate Dominum omnes gentes, ecc.
Ancora un ricordo dell'Epifania. Noi cantiamo dopo tutte le Be­nedizioni il salmo: Laudate Dominum... Fa proprio per noi. Questo salmo, il più breve di tutti, la Chiesa ce lo fa cantare o recitare sovente nell'Uffìzio, come .... di più nella Messa del Sabato S., alla Risurrezio­ne, e la vigilia di Pentecoste e nella Festa di S. Franc. Zaverio.
Questo salmo 116 è come un duetto fra noi ed i gentili, che sono convertiti dai nostri missionari e da altri. Noi li invitiamo a dare lode e ringraziare il Signore per la grazia della Fede. Nel secondo versetto i novelli cristiani e catecumeni rispondono, essere ciò troppo giusto per­ché fu per loro una grande misericordia di Dio, conforme alla promessa immutabile fatta loro della chiamata dei gentili alla Redenzione di N.S.G.C. (S. Paolo ad Rom. XV). Il salmo deve cantarsi con trasporto di gioja, perciò è segnato coll'Alleluia (Lodate il Signore) nel libro dei salmi.
Cantata la domanda e la risposta ci uniamo noi ed i convertiti a lo­dare insieme Iddio col Gloria Patri...
Fate attenzione a questo spirito tutte le volte che lo canterete o re­citerete.
Canto ecclesiastico
Il nuovo Codice di Diritto Ecclesiastico parlando della formazione scientifica dei chierici (art. 1365) prescrive che praeter theologiam dogmaticam et moralem, il corso quadriennale teologico complecti praesertim debet studium sacrae Scripturare, historiae ecclesiasticae, juris canonici, liturgiae, sacrae eloquentiae et cantus ecclesiastici.
Da questo Canone si deducano logicamente due conseguenze: 1) Che lo studio del Canto ecclesiastico è equiparato a quello della S. Scrittura, Storia eccl. etc.: 2) che a pubblica ed ufficiale sanzione pel profitto si deve dare l'esame per passare ai corsi superiori; e ciò colla stessa forma, solennità e serietà giustamente richiesta per le altre mate­rie.
Così si otterrà che i chierici secondo l'attitudine individuale acqui­stino il richiesto pel disimpegno dignitoso delle funzioni ecclesiastiche. Fin qui il Bollettino Ceciliano (31 Dic. 917), dove racconta pure il fatto seguente. Pio X quando era patriarca di Venezia potendolo, assisteva agli esami di canto, prescritti ai suoi chierici, e qualche volta la faceva anche da esaminatore. Una volta un candidato non ottenne la promo­zione per difetto di studio. Allora il Patriarca si rifiutò di ammetterlo alla S. Ordinazione sinché non fosse convenientemente istruito. Anche S. Carlo Borromeo coi Vescovi milanesi prescrissero l'esame: periculum fiat nel IV Conc. provinciale. È noto l'affetto al canto fermo del S.P. Gregorio, perciò detto gregoriano.
Nel salmo 70 è scritto: Repleatur os meum laude, ut cantem glo-riam tuam. S. Agostino scrive: Quantum flevi in Hymnis et canticis (Forma Cleri - De Cantu)
Conchiudiamo: 1) Impegno in tutti, anche in chi ha poco orecchio o è nel cambio della voce. Si supplisca a tal difetto coll'esercizio. Es. C. Paschetta. Es. Scuola speciale in Seminario per costoro e per malaticci, a cui tutti dovevano intervenire.
2) Preferire il canto fermo, vero canto della Chiesa. Quanto alla musica sacra, approvata dal regolamento della Chiesa, attenerci a cose semplici e comuni, ripetendole perché tutti le imparino per le Missioni, dove anche pochi canteranno. Non mutare il canto consueto, purché li­turgico, dei salmi ed inni.
3) Il Conc. Trid. dice di cantare reverenter, distincte et devote.
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