CONFORMITÀ ALLA VOLONTÀ DI DIO

10 novembre 1918
Quad. XIV, 11
(10 Nov. 1918)
Conformità alla S. Volontà di Dio
Staccarci dalla propria volontà per fare la volontà di Dio. Il nostro cuore è così fatto che abbisogna di attaccarsi a qualche cosa. Se si attac­ca alla terra: terra est; se a Dio Deus est. Lo diceva S. Agostino: Signo­re ci hai creato per te, et irrequietum est cor nostrum donec requiescat in te. Questa è la nostra aspirazione; e si fa conformando la nostra vo­lontà a quella di Dio, più uniformando la nostra a quella di Dio, ed ancor più Deiformando la nostra volontà (Spiegazione).
Il P. Ventura scrive: Il demonio disse bene ai nostri progenitori:
eritis sicut Dii, perché questo è il nostro naturale sospiro, di sempre più avvicinarci a Dio da formarci tanti Dei. Lo sbaglio fu nel tempo, di vo­lerlo anticipare, e nel modo, di opporre contraria volontà a quella di Dio (P. Bruno: Rep. Conf.). Il nostro Venerabile scrisse: Unione di vo­lontà di Dio è quanto dire: volere ciò che Dio vuole, volerlo in quel mo­do, in quel tempo, in quelle circostanze ch'Egli vuole; e tutto ciò voler­lo non per altro se non perché così vuole Dio. (Pred. Med. - Amor -Dio).
N.S.G.C, c'insegnò questa verità colle parole e coi fatti: In capite libri scriptum est de me, ut faciam voluntatem tuam; et hanc reposui in sinu meo - Cibus meus est ut faciam voluntatem tuam. - Non mea sed tua voluntas fiat. E detto che omnia consummata sunt, i voleri dell'Eterno Padre, chinò il capo e spirò.
Nel fare la S. Volontà di Dio si trova la santità più perfetta; e la fe­licità più completa (Chaignon Vol. II, p. 448).
Tutti i Santi tali divennero uniformandosi alla Volontà di Dio sia nelle gioie, sia nelle pene... S. Alfonso aveva ripugnanza a divenire Ve­scovo. Venutogli l'ordine del Papa, disse: Sì voglio essere Vescovo. S.Gertrude diceva 365 volte al giorno queste parole: Amabilissimo Gesù, non si faccia la mia volontà, ma la tua. È meglio pensare a far la volon­tà di Dio che cercare la gloria di Dio; quella contiene questa, questa non sempre in pratica quella. Prendiamo come nostra giaculatoria:Fiat voluntas.
P.P. Albertone, quad. VII, 66-67
Conferenza del 10 Novembre 1918
Vi ho detto l'altra volta che bisogna che ci stacchiamo dalla nostra volon­tà; ma bisogna ancora che ci stacchiamo da qualche cos'altro... L'uomo se si attacca alla terra terra est, se si attacca a Dio Deus est. Il P. Ventura ha un'idea giusta riguardo alla volontà di Dio, e dice queste belle parole. Il demo­nio disse bene ai nostri primi Padri: «eritis sicut Dii», perché questo è il nostro naturale desiderio di avvicinarci a Dio, il male fu nel tempo e nel modo.
Chi vuol farsi proprio santo deve mettere tutta la sua volontà in quella di Dio. Pertanto questi sono i tre gradi di perfezione su questo punto: 1° La con­formità della nostra volontà con quella di Dio; 2° La unità alla volontà di Dio, 3° La Deiformità alla volontà di Dio, cioè che sia Dio che comanda in noi. Questi sono i tre gradi. E veramente il Signore ce li ha insegnati e colle pa­role e con l'esempio.
Quando fin da principio ha detto: -in capite libri scriptum est de me ut faciam, Deus, voluntatem tuam, et hanc reposui in corde meo. E poi: quae placita sunt ei facio semper. Non mea voluntas sed tua fiat! E prima di spirare piegò il capo in segno che faceva la volontà del suo Eterno divin Padre. In questo mondo bisogna fare ciò che il Signore vuole da noi, e allora saremo fe­lici. Chi fa la volontà di Dio acquista la santità più perfetta e la felicità più completa. Facciamo come S. Paolo che appena convertito dice subito: Quid me vis tacere? E in mezzo a tutti i patimenti chi più felice dei Martiri? E S. Liduina che è stata 30 e più anni nel letto con malattie? Soffrivano volentieri, perché sapevano di fare la volontà di Dio. Se uno si unisce al Signore, vede le cose come le vede il Signore. Se capitano delle disgrazie non sta a lamentarsi: ebbene?... le permette il Signore. Fa come Davide che mentre Semei gli getta­va pietre, diceva: È il Signore che lo vuole. Non stiamo a discutere se è volontà positiva o permissiva, se ci manda una malattia possiamo farci dei meriti, e sa­rà tanto meno che avremo da soffrire in Purgatorio: omnia cooperantur in bonum.
Il Ven. Cafasso nella predica sull'amor di Dio dà tanti caratteri, e tra gli altri dice questi: ... vedete, ce n'è una pagina, andate a leggerla... Quell'uomo sì che capiva!...
S. Alfonso non voleva essere Vescovo; ma quando il Papa glielo ha impo­sto per obbedienza, diceva: Sì, voglio essere Vescovo! Perché conosceva che era volontà di Dio, espressa per mezzo del Papa. Quando egli era ancora pic­colo S. Francesco Caracciolo aveva profetizzato che sarebbe diventato Vesco­vo. Ed era poi già vecchio, e pareva che la profezia andasse smentita, finché il Papa gli ha imposto di accettare. Era necessario che venisse Vescovo: perché così è stato in tutti i gradi della Chiesa, e come Dottore ha potuto dar regole a tutti. Altrimenti in Seminario, per esempio, potevano dire che non aveva espe­rienza. Dobbiamo attaccarci di più a N. Signore e vedere in tutto la volontà di Dio. S. Bernardo diceva: cesset propria voluntas et infernus non erit. Fortuna­ti i religiosi che facendo l'obbedienza sono sicuri di fare la volontà di Dio! Il nostro cuore è fatto così, che ha bisogno di attaccarsi a qualche cosa, e chi non si attacca alla volontà di Dio si attacca ad altro. Qualche volta però il nostro amor proprio ci fa parere essere volontà di Dio quel che non è: quindi bisogna sempre interrogare noi stessi spassionatamente. Voi fortunati che siete religio­si. Il B. Avila che era un prete secolare, quando vedeva un religioso lo chiama­va fortunato, perché facendo l'ubbidienza era sicuro di fare la volontà di Dio. I Sacerdoti secolari devono anche prestare ubbidienza al Vescovo, ma di rego­la è tanto poco, poi il Vescovo è lontano, quindi si riduce a niente. Un bravo predicatore predicando ai Sacerdoti dava queste regole per conoscere la volon­tà di Dio. Diceva: C'è l'ubbidienza, c'è la carità, e c'è la giustizia, ossia la ne­cessità; ma la prima sempre l'ubbidienza. Fate così, e sarete contenti e tran­quilli. Facciamo tante cose, ma lì entro c'è sempre il tarlo dell'amor proprio. Qualche volta davanti a N. Signore dite: Noverim te, perché l'amor proprio ce lo nasconde. Fode parietem!...
S. Geltrude recitava ogni giorno 365 volte questa giaculatoria: O amabi­lissimo Gesù, sia fatta non la mia, ma la vostra volontà! E aveva tante altre cose da fare. Cerchiamo anche noi di fare questo, specialmente nelle cose av­verse riconoscere la volontà di Dio. N. Signore quando è venuto su questa ter­ra è mica stato lì, ma lavorava, e pregava, sebbene non ne avesse bisogno, perché era sempre unito al suo Eterno Padre; ma era per dare esempio a noi: Non mea voluntas, sed tua fiat! Nel Pater diciamo prima che si dilati il regno di Dio, e poi subito che si faccia la sua volontà in terra come gli Angeli la fanno in Cielo.
E perché il Signore permette tante persecuzioni alla Chiesa, al Papa. Egli ne caverà del bene anche da questo che all'apparenza sembra un male. Oh, ma ci sono più dei cattivi che dei buoni!... Il Signore permette anche i cattivi, dice S. Agostino, «Ut et justi exerceantur, et mali convertantur». Quelle parole che l'Apocalisse mette in bocca dei martiri: «Vindica sanguinem...» e il Signore che cosa risponde? «Aspettate ancora un poco».
Viviamo di fede! Questo è il punto! Viviamo della volontà di Dio, perché la nostra dopo il peccato originale non è più a posto. Questo costa, ma dicono i Santi che è solo la crosta che costa; perché dopo si gode, e si desidera di pati­re di più. Sapete di S. Francesco Saverio che era costretto ad esclamare: Satis, Domine. E con tutto quello che aveva da soffrire!...
giuseppeallamano.consolata.org