«DEO GRATIAS» — RICONOSCENZA AI BENEFATTORI

4 dicembre 1921
Quad. XVI, 25
(4 Dic. 1921)
Sul Deo gratias
La prima preghiera vocale che pronunciamo nel giorno in comune è il Deo gratias in risposta al Benedicamus Domino. È ben giusto che dopo la notte ringraziamo il Signore, perché ci ha conservati in vita, mentre tanti sono morti e quanti di morte subitanea ed improvvisa. Dio ci diede buon riposo mentre tanti passarono questo tempo tra pene e dolori, come negli ospedali. Tanti hanno peccato, e noi siamo stati da Dio per mezzo dell'Angelo Custode preservati dai peccati, e se tentati ne siamo usciti vittoriosi. — Questo Deo gratias diciamolo tutti a voce alta e con tutto il cuore. Il Signore da questo ringraziamento sarà mos­so a benedirci tutto il giorno. Questa breve giaculatoria ci deve essere frequente nella bocca. S. Agostino scrisse: Quid melius, et animo geramus, et ore promamus, et calamo scribamus, quam Deo gratias? Hoc nec dici brevius, nec audiri laetius, nec intelligi grandius, nec agi prae-tiosius poterit.- S. Bonaventura parlando della SS. Vergine dice che sine intermissione benedicebat Deum... e Si quis eam salutabat, illa pro salutatione sua, Deo gratias respondebat. (V. Siniscalchi: Il giorno san­tificato p. 31).
Questo santo uso aveva il B. Cottolengo e lo trasmise alla Piccola Casa. Il Beato lo usava specialmente nel ringraziare i benefattori, rivol­gendo così il bene al Signore, e ricordando loro che erano stromenti di Dio e facessero il bene per amore di Lui. Anche noi diciamolo sovente almeno col cuore pei tanti nostri benefattori; e Dio sarà mosso a molti­plicarli secondo i molti nostri bisogni.
È bello il fatto che si legge nella vita di S. Alfonso Rodriguez. Mandato in parlatorio in tempo di Esercizi per la venuta da lontano di un suo parente, il Superiore gli disse che andasse a dirgli due parole. Il Santo vi andò per ubbidienza e cogli occhi bassi disse: Deo gratias, e si ritirò. Rimprovero a noi che in parlatorio parliamo troppo!
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