FORMAZIONE INTERIORE ALL'APOSTOLATO

4 novembre 1923
P. P. Borello, quad. 55- 57
Signor Rettore. Ai Neo-Professi. 4 Novembre 1923
(Santuario Consolata)
Avete un mese! Un po' di esame, oggi che è ritiro mensile; questo mese l'ho proprio passato come avrei voluto? Niente trovo in me da perfezionare? «Sacerdos (e noi possiam dire Religiosus) factus es? Non alleviasti onus tuum, sed ad majorem teneris perfectionem sanctitatis» (Imit. IV 5). Oramai ho pre­so Messa, libri e studio in un canto... no, anzi l'hai aumentato il tuo «onus».
Nel Noviziato voi avete posto un po' di fondamento: adesso fabbricate! Sono contento di questo mese? Ed esaminatevi, specialmente sui santi voti: ubbidiente in tutto? Casto all'eccesso? spirito di povertà? Comodo fare il voto di povertà e non volerne sentire gli effetti. «Comodo, dice S. Bernardo, chia­marsi poveri, vestire anche da poveri e voler mancare di nulla». Nella Comu­nità c'è qualcosa che desideriamo avere e non abbiamo: un atto di spirito di povertà. Il non avere tutto ciò che vorrei avere, aver quel libro, quell'oggetto che ha quel tale, qui si pratica la povertà. Invece è così bello aver nulla, esser colla comunità con nessuna eccezione!... S. Giuseppe da Copertino morente, dovendo rassegnare tutto ciò che aveva al Superiore, non trovava nulla! Voi questo voto di povertà l'avete un po' diverso, non tanto gravoso, ma non bi­sogna mica tirare di qua o di là, altrimenti!... Domandate tutti i permessi a questo riguardo, in questa materia è facile mancare anche gravemente. Biso­gna trattare la roba della Comunità con riguardo ed essere contenti di manca­re di qualche cosa... L'ubbidienza importa qualcosa di più del semplice voto: il voto si può praticare solo qualche volta, la virtù sempre...
Della castità poi non parliamone! Se andavo oggi a trovarvi ve ne avrei parlato. Sono solito, o almeno ero solito gli anni passati di parlar della castità, di Gesù Sacramentato, e dello spirito di povertà. Il Sacerdote ha bisogno d'es­sere staccato: la popolazione passa su tante cose, ma ciò che fa più male è ve­dere un parroco interessato, per cui alle volte si vorrebbe fare qualcosa, ma la gente non dà, ed allora si fan miserie. Un giorno son venuti a dirlo a me: «Se non fosse il parroco che chiama tutti darebbero, ma si sa che egli ammucchia, non fa opere buone...».
I tre voti! Attenti! Ubbidienza quando costa, e farla non solo per schivare i peccati, ma per fare il bene... Di castità poi ne abbiamo bisogno! Non basta amarla, ma bisogna usare i mezzi, massime la mortificazione degli occhi. Di­ceva Giobbe: «Ho fatto un patto cogli occhi di non pensare mai neanco ad una vergine». Mi stupisco di vedere per Torino gente che vanno a cercare, a fissare tutto... Vanno a cercarsi dei disturbi. Dagli occhi passa alla mente e poi si lamentano che hanno pensieri cattivi. Non guardiamo tutto e sappiamo an­che sacrificare qualcosa di non necessario a vedersi. Un tale si lamentava: «è la cosa più semplice del mondo vedere due assieme, ma io vado subito a pensa­re che saranno sposati...». Non guardi, o guardi con indifferenza: si guarda senza vedere; non fissare, e poi se viene qualcosa per la testa si manda via. È importante questa mortificazione: perché non abbiamo bisogno che venga il diavolo a tentarci, ci tentiamo già da noi. L'occhio è la strada per cui passano i pensieri cattivi. Una contessa da vent'anni cieca mi diceva: «Non mi com­pianga, io sono contenta, perché ho un pericolo di meno di fare dei peccati. In Paradiso mi sfogherò poi a guardare». I tre voti sono la forza nostra, di cui avrete a rendere conto...
(Una Benefattrice piissima che aveva fatto i tre voti nel giorno in cui son partite le prime Missionarie per l'Africa: una vera Missionaria in casa). E so­no tante le anime buone che pregano per voi e si offrono per la prosperità delle Missioni!...
Fortunati voi che potete prepararvi bene all'Apostolato collo studio e più colla formazione alla virtù. Nel Noviziato avete compreso la necessità, ora fa­te: ogni mese lavorate come se fosse il primo dopo la professione. Tutte le ani­me buone sono passate per questa strada: la fermezza nelle cose, non erano di quelle che oggi vogliono, domani no, vanno su e giù continuamente... Siate uomini! tanti Vincenzi! Vincenzo era sempre Vincenzo (P. Dolza)...
Bisogna imparare a nostre spese e ciascuno non aspetti che gli altri siano santi per santificarci noi, ma diciamo: «io voglio» ed esaminiamo qualcosa che non abbiamo! S. Paolo!... Ed è passato sopra tanti altri Apostoli! Quan­do penso a S. Paolo, alla sua fermezza!... era un uomo energico, ne pensava­no tutti male e quasi persin S. Pietro, venne in contraddizione con Barnaba e guardate come il Signore l'ha trattato. Non si legge mai che sia disceso a con­solarlo, se non quella volta che egli salì al cielo, e lo faceva passare per tribola­zioni d'ogni genere. E fu due anni a Roma prigioniero, legato con un altro pri­gioniero. E non era perder tempo? con tanto lavoro che aveva da fare? Il Si­gnore non aveva bisogno che corresse tanto, gli bastava che facesse la sua volontà. Se andiamo a cercare nella storia ecclesiastica e sacra troviamo tanto di che confonderci... Passate questo mese come il primo dopo la professione. Forse non avete rimproveri, ma trovate che potevate fare meglio, più precisi, più attenti, alzarsi al mattino al primo tocco (eh? attenti), non pretendere che i superiori s'inchinino a noi, non voler sopportare difetti negli altri, mentre noi ne siamo carichi. Allora il Signore ci benedice e le cose andranno bene. Non fretta, non timore che non ci sia posto per voi! Ce ne vogliono dare ad ogni costo da Roma, ma dico sempre di no. Io voglio che le cose vadano bene ed adagio. I primi anni il Signore ajuta straordinariamente, anche se gli individui non sono tanto formati, adesso però bisogna fare quel ciclo che è necessario, le cose come sono state stabilite con l'occhio di Dio. Uno non formato sarà sempre tale: come chi salta un anno anche solo di ginnasio, sarà sempre salta­to: quindi non si studia o l'aritmetica o la storia, e così è della teologia. I trat­tati che si omettono non si studieranno mai più: si dà uno sguardo sommario tanto per prepararsi agli esami, ma non si approfondisce... Il professore di morale non loda sempre! Ringrazio il Signore che ci aiuta: l'opera è sua! ci pensi!... Con santo timore riverenziale servite il Signore. Non aspettate a farvi santi quando sarete o vecchi, o malati, ma fatevi ora.
giuseppeallamano.consolata.org