Roma, 21 ottobre 1990
Fratelli,
"Erano le 10.14. Dalle logge della facciata della Basilica i fedeli presenti potevano ammirare nella gloria le immagini dei due nuovi Beati. Il lungo applauso dell'assemblea orante sigillava un forte e significativo momento di gioia ecclesiale" (L'Osservatore Romano, 8-9 ottobre 1990).
Era il momento in cui venivano scoperti i dipinti dei Beati, dopo la formula di Beatificazione pronunciata dal Papa: "... con la nostra Autorità concediamo che i Venerabili Servi di Dio GIUSEPPE ALLAMANO E ANNIBALE DI FRANCIA d'ora in poi siano chiamati Beati, e che si possa celebrare la loro festa, nei luoghi e secondo le regole stabilite dal diritto, ogni anno, nel giorno della loro nascita al cielo: il 16 febbraio per Giuseppe Allamano...".
Poche parole, ma che riconoscono autorevolmente la santità esemplare di Giuseppe Allamano per tutti i credenti. Parole semplici, che per i Missionari e le Missionarie della Consolata sigillano la venerazione e l'affetto che li hanno indotti a intraprendere il processo di canonizzazione. Le difficoltà non sono state poche ne lievi. Amore per l'Allamano, fede nella causa, scrupolosità di ricerca e assiduità di lavoro hanno fatto superare ostacoli in tempi relativamente brevi. Siano rese grazie a Dio!
Desidero ripercorrere, almeno brevemente, i momenti più salienti delle celebrazioni. Non è facile! Più che una cronaca da narrare, è una contemplazione del cuore e una festa dello spirito. Fu così anche per l'Allamano, quando, l'il maggio 1925, comunicava i suoi sentimenti ai suoi "carissimi figli e figlie", dopo la Beatificazione del Cafasso: "Sento il bisogno di aprirvi il mio cuore ripieno di intime consolazioni... nella piena allegrezza debbo manifestarmi a voi...".
A ROMA: CENTRO DELLA COMUNIONE ECCLESIALE
La vigilia
La festa ebbe la sua gioiosa anticipazione. I pellegrini di ogni luogo e lingua si incontrarono nella chiesa di S. Andrea della Valle per due ore di canto e musica, per sentire sottolineato il significato della Beatificazione e della presenza di Giuseppe Allamano nei vari continenti. Gli interventi proclamano le sue intuizioni, la capacità di sollecitare collaborazione, la sua metodologia. Sono un inno alla Missione stessa, che rende la Chiesa sempre giovane e feconda, arricchendola dei doni dei popoli. L'incontro è imperniato attorno al tema: "VI HO DATO TUTTO!". La santità altro non è che il dono completo di se stessi. Il "tutto" dell'Allamano è ancora con noi, perché non si riferisce soltanto a generosità di vita e di doni, ma al suo spirito, che vive in noi. L'incontro vigiliare fa rivivere la Pentecoste nelle sue dimensioni di comunione e universalità. Si crea subito un clima di festa e di vibrante letizia. E' una grande famiglia, radunata da ogni parte per festeggiare il Padre comune. I nuovi canti composti in suo onore fanno innalzare voci di lode, nel ricordo dei suoi esempi e del suo insegnamento. La comune soddisfazione è da tutti espressa con gratitudine. L'appuntamento, veramente indovinato, ha sigillato una lunga preparazione spirituale e apre il cuore alla benedizione dei giorni seguenti.
In piazza S. Pietro
Fin oltre le nove piove. C'è in tutti la convinzione che la pioggia cesserà. Così fu. Il Signore ci ha voluto bene anche nel donarci un tempo sereno già prima dell'inizio della celebrazione, favorendone la partecipazione devota e attenta. La solennità della "Cappella papale" è nota. La precisione, i canti, la musica, la presenza di molte autorità ecclesiastiche e civili, la numerosa partecipazione dei pellegrini, rendo tutto molto bello. Ne viviamo la solennità e la bellezza con profondità di sentimenti. E' il nostro Padre che viene Beatificato! Non siamo spettatori, ma celebranti. E non soltanto io, che ho il privilegio di concelebrare l'eucaristia con il Papa, ma tutti: i nostri confratelli vescovi, i consiglieri generali, il postulatore, vicini all'altare; i Missionari e le Missionarie della Consolata: quelli in piazza e quelli lontani; i molti pellegrini, uniti a noi nel nome dell'Allamano e della Missione. Commovente e gioioso il momento in cui viene scoperto il quadro! Il novello Beato rifulge in una rappresentazione sintetica della sua vita: la Consolata, i suoi missionari, il mondo, i popoli. Lo si ammira con commozione di gioia. Anche le lacrime esprimono estasi!
Le parole del Papa all'omelia, all'Angelus e all'udienza del giorno seguente, furono tutte molto preziose. Con concisione colsero la santità specifica e la fecondità apostolico-missionaria dell'Allamano. Espressioni ricche, che, senza dimenticare la fondazione dei due Istituti, incastonarono il Beato nel contesto del Sinodo dei Vescovi sulla formazione sacerdotale. La Beatificazione ha avuto su esso un riverbero: più volte, nei "circuli minores" i due Beati sono stati citati come punto di riferimento. I santi fanno testo!
Al vespro di un grande giorno
La sera, in casa generalizia, si cantano i Vespri. E' proprio di questa preghiera rendere grazie per i doni ricevuti durante il giorno. Quanto è ammirabile il dono del 7 ottobre! La gratitudine è rivolta al Signore: fonte di ogni santità e datore di ogni bene; alla Consolata: se tutto è da lei, tanto più questo dono dei doni; alla Chiesa, che genera, accoglie e conferma forme particolari di vita evangelica e di apostolato. Sono occasioni in cui si vorrebbe essere poeti. Non essendolo, mi avvalgo delle molte espressioni bibliche e liturgiche: ti benedico, ti rendo grazie, ti esalto, ti lodo; noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti rendiamo grazie; lode, onore e gloria a Te, Signore Gesù.
Cantiamo la nostra riconoscenza al Dio che è mirabile nei suoi santi. Durante la celebrazione rendo grazie anche agli uomini che da lungo tempo hanno preparato la Beatificazione o ne hanno curato l'organizzazione. Desidero farlo anche ora, pur conoscendo il rischio di fare dei nomi, con il pericolo di dimenticarne altri. Limitandomi ai tempi più prossimi, dobbiamo dire la nostra gratitudine:
- a P. Candido Bona e a P. Igino Tubaldo. L'uno con copiosi scritti, l'altro con la Biografia, hanno accresciuto la conoscenza e l'amore per l'Allamano e hanno preparato l'Istituto ad accogliere e apprezzare la Beatificazione. A essi si aggiungono molti altri, che in vari modi hanno contribuito a far conoscere l'Allamano e il suo spirito.
- A P. Gottardo Pasqualetti che per circa 15 anni ha seguito la Causa. Divenne necessario cominciare quasi da capo. Attenta e solerte la sua attività, portata avanti anche con l'animazione nelle nostre comunità. Solo lui conosce il mondo intricato della pur necessaria burocrazia e gli imprevisti che continuamente sorgono. Con la pazienza che nasce dall'amore seppe condurre in porto il procedimento. Tutti noi gli diciamo: GRAZIE!
- Alla Commissione Centrale: per aver pensato, organizzato e suggerito attività concernenti la Beatificazione: a Roma, a Torino, nelle circoscrizioni.
- A P. Pasqualetti, nuovamente, e a P. Tornei e a Sr. Paolita, per aver curato tutta l'organizzazione prossima e l'ospitalità. Ad essi va aggiunto P. Giovanni Dutto, coordinatore del Comitato delle circoscrizioni dell'Italia. Superfluo descrivere qui la loro attività. Dico soltanto che la nostra riconoscenza è e deve essere grande. Accanto a loro ho avuto la possibilità di rendermi conto della mole di lavoro e di apprezzare la loro dedizione e abilità nel rispondere alle insorgenti difficoltà.
- A quanti altri la nostra gratitudine, a Roma e a Torino? Continuassi la lista... ancora peccherei di omissione! A tutti: GRAZIE!
Insieme, con Maria
Ho detto che l'evento è stato come una Pentecoste di comunione e di universalità. La Pentecoste ha un cenacolo, dove Maria è presente come Madre di tenerezza, ispiratrice di coraggio, stella di evangelizzazione. Con questa fede, e per sottolineare l'aspetto mariano del nostro Beato e della nostra famiglia, lunedì 8 ottobre, il nostro inno di grazie continua nella Basilica di Santa Maria Maggiore, sempre meravigliosa e splendente nei suoi mosaici. Il Card. M. Otunga, arcivescovo di Nairobi, i molti vescovi e tantissimi sacerdoti concelebranti, la chiesa gremita, creano un clima di vera solennità. Ma tutto ha anche il tono della familiarità. E' proprio il cuore che prega. E' la nostra famiglia - pellegrini compresi - radunata dai quattro venti, che prega. Per la prima volta celebra l'eucaristia in onore del BEATO GIUSEPPE ALLAMANO. E il Cardinale presidente dell'assemblea lo rievoca con la riconoscenza di chi ama e gode. Lo ricorda soprattutto in relazione al Kenya, al metodo missionario, al suo amore per Maria, la Consolata.
Ci attende il Papa!
La celebrazione dura due ore. Eppure, tanta è la gioia e il senso di famiglia che si desidererebbe prolungarla, anche per dare maggiore spazio a espressioni linguistiche diverse. E' impossibile: il Papa ci attende! In fretta, si va all'aula Paolo VI che in breve è completamente riempita dai pellegrini dei due Beati. Grande ed esuberante l'entusiasmo con cui il Papa è accolto e salutato mentre attraversa la grande aula. L'udienza è breve, ma genera ricordi indelebili, specialmente in coloro che - come il giorno prima - sono scelti per baciargli la mano. La fede dei semplici di cuore fa esultare.
A TORINO: ALLE SORGENTI
In Casa Madre. Per recuperare tutto il peso della "memoria" del Beato in relazione alla Casa Madre, ricorro ad una espressione di S. Ireneo, che potrebbe essere ripetuta da parecchi missionari e missionarie. Scriveva al prete romano Fiorino: "Io ti potrei ancora indicare il luogo dove il Beato Policarpo soleva sedere per conversare, come entrava e come usciva, il suo modo di vivere, i discorsi che teneva al popolo... Di queste cose ho conservato memoria, non già sulla carta ma nel cuore, e per grazia di Dio, le vado sempre amorosamente ruminando". Sono parole che rivelano il ricordo del cuore, che è tenerezza, vita, e viatico di rinnovata energia.
La Casa Madre è gravida del ricordo e della presenza dell'Allamano. Qui soleva sedere per conversare. Qui ammaestrava. E quanto insegnò... noi ancora "amorosamente ruminiamo". Lo consideriamo sua volontà. E' carisma per noi. Dalla sua parola siamo plasmati. Siamo opera delle sue mani. Siamo arte del suo spirito.
Qui riposano le sue spoglie mortali. Chi potrà rivelare quante persone si sono inginocchiate supplichevoli presso il sepolcro del Beato, e ne partirono consolate? Vengono alla mente le stupende parole di S. Agostino: "Dio dona alla sua Chiesa i corpi dei santi come richiamo alla preghiera" e come "una memoria che è fonte di consolazione". La tomba dell'Allamano è come l'arca nel tempio! E' quasi un "sacramento di famiglia". Da qui continua ad effondere benedizione, incoraggiamento, consolazione.
Con questi sentimenti celebriamo l'Eucaristia nella Cappella del Beato, presenti il Card. Otunga e altri Vescovi. Si desidera sottolineare che ci si ritrova in "casa" per una festa di famiglia: la nostra, e quella delle missionarie. Due famiglie di un Padre che ha teneramente e intensamente amato. A noi si uniscono tanti altri: sacerdoti, religiosi, familiari, amici, collaboratori. Ma l'invito deve essere contenuto... perché la chiesa è piccola. Gremita, con potenza di voci e con intensità di giubilo sale a Dio la lode, l'onore e il rendimento di grazie.
ALLA CONSOLATA
Presiede la concelebrazione l'arcivescovo di Torino, che dell'Allamano sottolinea l'attitudine formativa, la capacità di "consolare" mediante il ministero sacramentale e la direzione spirituale, la sua "diocesanità". E' presente il pellegrinaggio venuto dal Kenya per l'occasione, che pure canta la sua gratitudine. I pellegrini si sentono sempre più coinvolti. E' quanto mi hanno più volte ripetuto i vescovi e altri nostri ospiti: di sentirsi afferrare dallo spirito che pervade i vari incontri e dall'Allamano stesso. La sua paternità è davvero conquidente. Il martellamento di quanto fu, di quanto fece, e di come lo attuò, desta ammirazione.
Visitare la Consolata, per noi è più che pellegrinare ad un santuario dove pregare. E' fare memoria di ciò che la Consolata significò per il nostro Beato, si da far scrivere al suo biografo, P. Lorenzo Sales, che se si volesse ridurre la vita dell'Allamano a un palpito... questo sarebbe: la Consolata. Per cui anche la gente, alla sua morte, si espresse così: "E' morto il santo della Consolata".
Dal coretto, nello sguardo penetrante rivolto alla sacra effige c'era tenerezza, amore. Quello sguardo comprese la presenza e il compito di Maria nella Chiesa. Non solo. Intuì - come si esprime S. Ireneo - che il seno di Maria è il seno dell'umanità. Quella di Maria è una maternità universale. Ecco allora delinearsi sempre più e sempre meglio, nell'obbedienza ecclesiale, i piani di fondazione dell'Istituto, di cui il santuario è culla, la Consolata è madre. Da qui, il carisma mariano della nostra famiglia: con l'amore di sempre, e con le esplicitazioni che la nostra affettuosa riflessione ha fatto in questi ultimi anni, per cui la Consolata non solo è devozione e amore, ma è stile di evangelizzazione. La Consolata ci qualifica come missionari mansueti e buoni, vicini alla gente e alle sue necessità, interessati nei loro cammini di liberazione e dignità. E' tale la sofferenza che in modi diversi attanaglia persone e comunità, popoli e nazioni, che la Consolata non può rimanere solo a Torino; pellegrina per il mondo. Non ha solo un santuario, ma molti altri santuari, chiese, cappelle, cattedrali a lei dedicate. Attorno a lei si formano e si radunano nuove comunità cristiane. (Cfr. "Celebriamo il Signore per il Beato Giuseppe Allamano", p. 70).
A Castelnuovo Don Bosco
Il nome stesso del paese è indicativo. E Don Bosco è solo uno dei "Santi" e dei "Grandi" che qui ebbero i natali o vi dimorarono: S. Giuseppe Cafasso, S. Domenico Savio, il Beato Giuseppe Allamano, il Card. Cagliero, vescovi e altri. Terra veramente feconda questa! Evento straordinario che esprime valori perenni: la solidità della famiglia, la trasmissione della fede, la cura pastorale attenta, l'aiuto e l'influsso vicendevole, anche nella santità.
La parrocchia, animata dai Salesiani, si è preparata alla festa con un triduo e varie altre iniziative a carattere missionario e vocazionale. Drappi, decorazioni e luci sono espressioni di gioia. Ogni casa espone un poster del Beato. Questo è il suo paese, è la sua terra. Spiritualmente, è anche nostra. Da qui l'Allamano trasse qualità e virtù che sono passate dalla sua personalità a noi. Uno studio a proposito sarebbe interessante. Mi accontento di una citazione. Sono parole dell'Allamano a un suo parente: "Noi di Castelnuovo siamo attivi, laboriosi, intraprendenti" (I. Tubaldo, "Allamano-Consolata", p. 70). Noi ci riconosciamo in questi aggettivi!
La celebrazione inizia presso la casa natale. (Era il 21 Gennaio 1851, alle ore sei e mezzo di sera quando Dio chiamava Giuseppe Allamano alla vita. E' il Beato stesso a ricordare questi e altri dettagli, aggiungendo: Deo gratias! Ora è il nostro Deo gratias!). Presiede il vescovo di Asti. In processione si sale alla chiesa parrocchiale: è la chiesa del Battesimo e della preghiera dell'Allamano bambino e giovane seminarista. Numerosa la comunità parrocchiale, molti i missionari e le missionarie. La banda non può mancare. Anche le autorità civili desiderano "complimentarsi" per i frutti della loro terra: i loro santi, la cui opera raggiunge quasi ogni angolo del mondo. Di questo giorno di sole, che rende più viva la gioia, mi piace raccogliere per tutti i tre "ricordi" con cui il vescovo ha concluso la sua bella omelia:
- Vi ho dato tutto. Pronunciate alla fine della sua vita, queste poche parole sono illuminanti. E' di pochi osare una simile confessione. Il Fondatore, nell'umiltà della verità, possiede questo coraggio. Il dono va accolto e fatto fruttificare. Un dono ricevuto è anche responsabilità: deve farsi scambio reciproco degli uni agli altri, perché nel "volersi bene" testimoniamo ed annunciamo.
- Il sorriso dell'Allamano. Lo sappiamo, era conquidente ed ispirava fiducia. Indica anche il volto umano della santità. Essere santi è essere maturi, è vivere con gioia la propria consacrazione e la Missione.
- La Consolata. Ancora una volta. Lei! Gli era negli occhi, sulle labbra, nel cuore. Questo l'han capito anche gli artisti che ritraggono o scolpiscono l'Allamano. La Consolata è sempre presente. Consolata-Allamano è un binomio inseparabile. Così deve essere per ciascuno di noi. Una Consolata che spinge all'azione.
LA "FESTA" CONTINUA
Sant'Agostino in un'omelia sui martiri si esprime così: "Venerateli, lodateli, amateli, parlate di loro, onorateli... Essi hanno dato la vita per i fratelli, anche allo scopo di suscitare una abbondantissima messe di popoli. Noi li ammiriamo. Essi hanno compassione di noi. Noi ci rallegriamo con loro. Essi pregano per noi" (Disc 280).
Suscitare una abbondantissima messe di popoli! E' quanto fece l'Allamano! Noi desideriamo e vogliamo continuare a parlare di lui, a onorarlo e farlo conoscere. Non temiamo di fare troppo, nelle nostre comunità locali, di circoscrizione, come in quelle ecclesiali. Lui, attraverso la nostra attività apostolica, è davvero il padre e benefattore di ogni comunità che serviamo. Ci accorgeremo che la sua santità, la sua personalità, la sua opera e il suo insegnamento trovano risonanza nel cuore di tutti. L'azione e la spiritualità dell'Allamano è plurivalente e illumina molte dimensioni, soprattutto quella universale-missionaria, formativa-sacerdotale, eucaristico-mariana. Durante la lunga preparazione e nei giorni celebrativi ho potuto costatare che l'evento non è stato solo esteriore. L'occasione ha suscitato sentimenti, ha rafforzato la fraternità, ha rinverdito speranze, ha rinnovato il desiderio di miglioramento, ha ricalcato gli aspetti più tipici dell'Allamano, ha fatto nascere desideri. Attraverso il Beato Allamano molti sono venuti a contatto con la Missione, con l'Istituto e la sua attività. In breve: la Beatificazione è un vero dono. Ora ne possiamo vivere e comunicare i benefici in tutti i posti, in più modi. Frettolosamente, ne menziono alcuni:
- Ogni circoscrizione porti avanti e potenzi il programma pensato per la Beatificazione. Si invitino a celebrazioni significative vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, persone amiche. Usiamo i mezzi di comunicazione per far conoscere tali programmi.
- Ogni parrocchia e istituzione celebri la Beatificazione dell'Allamano. Guardando al futuro, il 16 Febbraio, o in una data più conveniente, si stabilisca la tradizione di una vera festa: ben preparata e ben celebrata!
- Potremo dedicare all'Allamano chiese, cappelle, istituzioni.
- La messa votiva può essere celebrata frequentemente e il suo nome essere incluso nella lista dei santi della preghiera eucaristica, la sua immagine può essere esposta alla venerazione dei fedeli nelle chiese.
- Preghiamolo e facciamolo pregare. Diffondiamone l'immagine con la preghiera. L'intercessione è ora il suo modo di essere con noi, per noi e per tutti. Si rivelerà quanto lui stesso asserì a un certo momento: di essere più di aiuto dal ciclo che in terra. Per sua intercessione, quando a Dio piacerà, vi saranno altri interventi miracolosi. E allora verrà un altro dono per noi.
CONCLUSIONE
Ancora una volta chiedo aiuto al santo vescovo di Ippona: "ci concedano i martiri la loro intercessione, non solo per celebrarne le solennità. ma anche per imitarne la condotta di vita. Amiamo professare e lodare le loro vittorie, non perdiamoci di coraggio. Anche noi siamo uomini come loro. Attingiamo all'unica sorgente, abbiamo un solo granaio che ci nutre, ci disseta, ci da tutto ciò di cui viviamo. Nessuno dica: "egli ci è riuscito, io non posso" (Disc 285). Le citazioni potrebbero essere numerose. Non c'è discorso sui martiri - e lo stesso si applica a tutti i santi - in cui S. Agostino non insegni con forza che essi sono veramente onorati quando ne mutiamo gli esempi.
Questo è, dunque, il nostro impegno: imitare l'Allamano. Nell'anno di grazia 1991, mentre un po' ovunque continueranno le celebrazioni in suo onore, noi lo considereremo il nostro PROTETTORE. E' logico che sia così. Protettore nell'intercessione. Protettore a cui guardare con amore, per prenderlo come modello di santità sacerdotale-missionaria. Contrasterebbe con il significato delle Beatificazione limitarla a un evento di gioia e gratitudine, ma intimistico e introverso. Nell'Allamano vengono esaltate la sacerdotalità e la missione. Dobbiamo sapere tradurre il dono in attività significative, compiute bene, con fervore, zelo, spirito. La sua è una santità apostolica. Cosi deve essere la nostra, radicata nelle ispirazioni più totalizzanti della vita del Beato: l'Eucaristia e la Madonna, amata come "Consolata". E' questo il nostro desiderio. Questa la nostra preghiera. "Quello che fa avanzare sulla via - ammonisce ancora S. Agostino - è l'amore di Dio e del prossimo. Chi ama corre, e la corsa è tanto più alacre quanto più profondo è l'amore. A un amore debole corrisponde un cammino lento. Se manca l'amore, ci si arresta sulla via. Noi siamo sulla via. Corriamo dunque con l'amore di Dio e la carità verso i fratelli. Questo richiede uomini forti, rifiuta i pigri" (Disc 346/B). La santità è bipolare: Dio, uomini.
Raccogliendo le suppliche di tutti, prego: BEATO GIUSEPPE ALLAMANO PREGA PER NOI! Per noi: figli di cui sei Padre. Prega per noi presso il tuo e nostro Signore, presso la tua e nostra Consolata.
A ciascuno l'augurio che sappiamo trarre ispirazione e fecondità da questo tempo di grazia e il saluto più fraterno.
Aff.mo
P. Giuseppe Inverardi, IMC Padre Generale