Omelia del Card. Saldarini

beat6Santuario della Consolata

Noi viviamo la profonda gioia spirituale della sua Beatificazione... Ora, godere per la sua glorificazione e ammirarlo per la sua santità, sarebbe ben poca cosa, se non fossimo disposti a raccoglierne alcune lezioni.

Essere prima di fare

In una delle sue conferenze spirituali insegnava:
"Per rappresentare Dio bisogna essere santi. La conversione delle anime è tutta cosa soprannaturale. E' inutile se non fa Lui, Dio". E' la prima lezione. Il nostro ministero non sta prima nel fare ma nell'essere. Nell'essere coi santi a cui Dio ci ha chiamati dall'eternità. Spesso noi ci lasciamo prendere dall'affanno del fare. Don Giuseppe, ora Beato, ha fatto molto, moltissimo - un instancabile lavoratore - ma ha pregato molto di più. A volte si è così in ansia sul da farsi, che succede che l'azione si riduce a un mucchio di cose, un fare per tentare qualcosa di nuovo o un fare per mantenere almeno il vecchio. E così succede anche qualcos'altro e cioè che l'apostolato perda vigore, fascino, autenticità, autorevolezza, credibilità. La missione cristiana e, al suo servizio, il ministero sacerdotale, nascono dal cuore di Cristo. Lì occorre trovarsi e dimorare.

Profetico perché obbediente

L'Allamano non ha mai fatto nulla al di fuori della fedeltà alla sua Chiesa e ai suoi vescovi. Ecco la seconda lezione: l'obbedienza a Dio vissuta nell'obbedienza ecclesiale. Non si può credere di obbedire a Cristo se non si obbedisce alla Chiesa.
Ci diceva S. Paolo: "Per me predicare il Vangelo non è un vanto, ma un dovere: guai a me se non predicassi il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa ho diritto alla ricompensa, ma se non lo faccio di mia iniziativa è un incarico che mi è stato affidato". Evangelizzare non è una nostra iniziativa autonoma, ma è incarico datoci da Dio attraverso la sua Chiesa. Ci si inganna quando si crede di servire meglio il Vangelo operando al di fuori della fedeltà alla Chiesa e della libera e gioiosa obbedienza ai suoi pastori. Si può aspettare persino 10 anni, per essere sicuri, obbedendo, che sia volontà di Dio! Così fece il sacerdote don Giuseppe Allamano e il suo servizio al Vangelo arrivò efficace fino ai confini del mondo. Obbediente e profetico. Profetico perché obbediente.

Ha guardato lontano

"E le lezioni potrebbero continuare. Ma una terza non posso tralasciare e la dico con le parole del nostro amato Card. Pellegrino: "Ciò che io ho sempre rilevato nell'Allamano e mi pare sia interessante notarlo come motivo di meditazione per il prete e per la comunità d'oggi, è che egli, ideando l'opera missionaria, non ha mai pensato di staccarsi dalla diocesi. E' sempre rimasto radicato nella diocesi di Torino, sempre rettore del santuario e del convitto della Consolata. Ma, di là, ha saputo guardare lontano. Ebbene, questo fu, a mio avviso, un carisma particolare di Giuseppe Allamano". Ogni cristiano, ma prima

Una sfida

Mi ha detto il Papa dopo la Beatificazione: "E' il terzo beato: congratulazioni. Ma è una sfida per Torino". Nessuno di noi vuoi perdere questa sfida. Affidiamo a lei, la nostra Consolatrice, la nostra Chiesa, noi stessi, i suoi sacerdoti particolarmente, e la speranza sicura di vincere, per sua intercessione e quella del nuovo Beato, questa sfida.

Card. Saldarini

giuseppeallamano.consolata.org