Omelia del Cardinale Otunga

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Letture: Is 42,1-7 Salmo 95 Le 4, 16- 21

Per la prima volta celebriamo la Messa in onore del Beato Giuseppe Allamano, solennemente elevato ieri agli onori degli altari dal Santo Padre Giovanni Paolo II. Il sentimento che pervade questa eucaristia è il ringraziamento a Dio per il singolare dono fatto non soltanto alle famiglie missionarie fondate dal Beato e alla Chiesa di Torino, ma a tutta la Chiesa. A essa è proposto come modello, guida e intercessore. In lui noi vediamo risplendere in modo particolare due caratteristiche della Chiesa: la nota missionaria e quella mariana.

1. La nota missionaria.

E' giusto che tutta la Chiesa guardi al nuovo Beato, perché egli pur rimanendo legato al presbiterio di una diocesi, senza mai aver posto piedi fuori della sua patria, ha allargato lo sguardo e il suo cuore a tutto il mondo. Si è sentito interpellato direttamente dal comando di Cristo: "Andate in tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura". Con la sua azione e con la parola, il Beato Giuseppe Allamano proclama che la natura propria della Chiesa è di essere missionaria, protesa a diventare sacramento di salvezza per ogni uomo, vincolo di unità del genere umano.

Particolarmente noi che veniamo dal Kenya siamo a lui debitori per il dono della fede, scaturita dalla parola seminata dai missionari e dalle missionarie della Consolata, che egli ha mandato tra noi. Noi vediamo in lui l'uomo scelto da Dio in un determinato momento della storia per impiantare la Chiesa nel nostro Paese. Lui stesso aveva coscienza che fu il Signore a guidare i suoi passi nella scelta del Kenya come primo Paese in cui inviare i suoi missionari. Su di lui veramente si è posato lo Spirito del Signore per portare a noi la luce e la forza trasformatrice del vangelo. E ancora oggi è ricco di insegnamento il movente della sua azione, che ha ispirato il metodo dei suoi missionari. Egli fu convinto che il vangelo è annuncio di salvezza integrale: apre alla fede nel vero Dio, ma porta anche -come egli diceva- a "una vita più felice, più umana e fraterna quaggiù". Il vangelo è la via che promuove lo sviluppo dell'uomo e ne garantisce la dignità.

Proprio perché convinto di questa dignità, in un'epoca di mire espansionistiche e di sfruttamento, egli ha voluto i suoi missionari rivestiti di mansuetudine. Proprio come il Servo di Javè che "non alza la voce, non spezza la canna incrinata, non spegne lo stoppino dalla fiamma smorta". Voleva che i suoi missionari evangelizzassero con la "bontà della vita": con l'atteggiamento del buon samaritano che si china sulle necessità e le sofferenze dei fratelli per sollevarli; con il comportamento di Gesù che si è fatto "uno di noi". Per essere veri missionari -diceva - "bisogna avere tanto amore da amare gli altri più della nostra stessa vita". Cosi i suoi missionari sono venuti tra noi con amicizia, con lo spirito di fraternità, facendosi partecipi della nostra vita di ogni giorno, delle gioie e delle sofferenze, dei successi e delle preoccupazioni. Hanno saputo apprezzare e difendere le nostre tradizioni, per impiantare su di esse il seme del vangelo e della vita cristiana. Il loro Fondatore ha avuto fiducia nelle nostre capacità e sollecitò subito la nostra collaborazione all'evangelizzazione, attraverso l'opera dei catechisti e poi dei sacerdoti africani. E come voleva i suoi missionari, cosi desiderava che i cristiani da loro formati fosse "di qualità". Sono le premesse necessario di una "via africana" a Cristo e al vangelo.

Siamo riconoscenti al Beato Allamano per tutto questo e, soprattutto, perché ci ha amato, come testimoniano le sue espressioni di stima per gli africani, le sue lettere ai primi catechisti, ai seminaristi e alle comunità cristiane.

Giustamente, i nostri primi fratelli di fede lo hanno sentito come un padre lontano, dal cuore grande. E anche noi lo accogliamo come tale, e ora che lo invochiamo tra i Beati siamo ancora più certi della sua intercessione.
Egli si è preso a cuore la nostra vita umana: continui essere nostro intercessore.

Egli si è preoccupato della nostra crescita nella vita cristiana: ci guidi con il suo esempio e ci rafforzi nella fede.
Egli ha visto negli incipienti seminari l'opera più importante e preziosa, come "la pupilla degli occhi" dei missionari: aiuti i nostri seminaristi e sacerdoti a crescere in santità e zelo apostolico, per essere - come egli proponeva loro: "lampada ardente davanti al Signore e risplendente per il vostro popolo".

2. La nota mariana.

E' pure significativo che questa prima messa in onore del Beato Giuseppe Allamano venga celebrata in questa basilica mariana, la prima e più antica di Roma. Infatti, la sua ascesa alla santità come le sue opere furono tutte e sempre compiute insieme a Maria. Nel nome e sotto la protezione della Consolata ha inviato i suoi missionari e missionarie. Egli ha visto in lei la madre misericordiosa, tutta tenerezza verso i suoi figli, pronta ad ascoltare ogni loro necessità e sofferenza, a sollevare le loro pene e asciugare le loro lacrime.

Di Maria egli ha condiviso la sollecitudine materna per ogni uomo, dato a lei come figlio. Di tutti lei desidera la salvezza, il benessere, la piena riuscita umana e cristiana. Ha capito che l'onore più grande reso alla Madonna è quello di aumentare il numero di figli che si raccolgono sotto il suo manto. E attraverso la sua opera, la Consolata non è più solo a Torino, ma nella prima missione fondata dai Missionari della Consolata a Tuthu, alla cattedrale di Nyeri, al santuario di Nairobi, in molte altre chiese del Kenya, dell'Africa, dell'America Latina. Con il vangelo egli ci ha dato una madre, nel cui nome ci sentiamo uniti, maggiormente fratelli, una sola famiglia di popoli, razze, lingue diverse. Tutto quello che lui ha fatto, tutto quello che hanno compiuto i suoi missionari, tutto è dono di Maria. Ma noi diciamo anche che è dono da lui fatto a Maria e attraverso lei a Dio. Con Maria egli si è fatto cooperatore dell'opera divina della salvezza.

Ogni Chiesa, ogni sacerdote, ogni cristiano dovrebbe sentire in sé lo stesso anelito che il Beato Giuseppe Allamano ha appreso da Maria. La presenza viva della Consolata nelle nostre comunità è testimoniata non soltanto dalle chiese in cui è venerata, ma soprattutto perché essa ha messo nel cuore di nostri fratelli nativi dell'Africa e dell'America il desiderio di vivere il carisma del Beato Giuseppe Allamano. Già molti di loro portano il nome di Missionari e Missionarie della Consolata e lavorano per il regno di Dio in altre parti del mondo.

Grazie, Beato Giuseppe Allamano, anche per questo dono. Il tuo nome e quello della Vergine Consolata siano per le nostre Chiese un richiamo a vivere con pienezza la fede, trasmettendo ad altri il dono che abbiamo ricevuto. Il tuo nome e quello della Consolata siano uno stimolo a essere anche noi Chiese che vibrano di spirito missionario.

Card. Otunga

giuseppeallamano.consolata.org