COSÌ PARLAVA IL FONDATORE AI MISSIONARI E ALLE MISSIONARIE IN PARTENZA

Premessa. In queste pagine sono riportate tutte le 43 partenze per la missione dei Missionari e, dal 1913, anche delle Missionarie della Consolata avvenute al tempo del Fondatore. La data esatta delle singole partenze e i nomi dei missionari e delle missionarie partenti sono stati desunti da un apposito elenco che si trova nell'Archivio generale IMC.

Lo scopo di questa raccolta è stato di riferire tutte le parole che il Fondatore ha detto in quelle occasioni. Vengono riportati prima il suo manoscritto e, se si sono, anche il testo riprese da estensori, sia missionari che missionarie. Le fonti dalle queli sono attinte le parole del Fondatore sono i tre volumi delle conferenze ai missionari (IMC) e i tre alle missionarie (SMC). Purtroppo, per gli ultimi anni, cioè dalla fine del 1922 in poi, il materiale è praticamente inesistente.

 

 

AI MISSIONARI IN PARTENZA

 

ANNO 1902

 

1 PARTENZA (8 Maggio 1902)

Durante gli esercizi spirituali ai primi quattro in partenza - aprile (?) 1902 [P. Tommaso Gays, P. Filippo Perlo, Fr. Luigi Falda, Fr. Celeste Lusso].

Solo manoscritto. «[…]. 6. Vita Apostolica. N.S.G.C, venne dal cielo in terra per salvar anime. Questo fu il movente d'ogni sua azione, parola e pensiero; sitio diceva moribondo... Perciò si preparò alla divina missione con trent'anni di vita nascosta, praticando l'umiltà, la povertà, l'ubbidienza, ritiratezza.

Come mai Gesù volle impiegare 30 anni per santificare p. così dire se stesso "cresceva in età...", e soli tre nella vita pubblica? Ciò per insegnarci che non bisogna aver fretta a lavorare per la salute delle anime; che prima dobbiamo santificare noi..., e fatti santi in poco tempo potremo compiere la nostra missione fra le genti e con gran frutto. Quando saremo preparati col ritiro ecc. come idonei Dio ci chiamerà... E Gesù anche dopo sì lunga preparazione volle ancora per 40 giorni pregare e digiunare; e non si pose all'opera che dopo essere battezzato da Giovanni e di essere dal Padre pubblicamente mandato "questi è [il mio Figlio diletto]...".

È necessario essere ben certi della div. vocazione, e di prepararsi. Guai a chi impreparato va...; mentre vuoi salvar altri, può perdere se stesso. Desiderio quindi delle missioni, ma insieme timore di non essere idonei, e costanza nell'esercizio delle virtù e nello studio... S. Paolo ch'ebbe la vocazione all'apostolato così certa e miracolosa "porterai il mio nome alle genti", sebbene avesse già fatti ottimi studi, prima di accingersi a salvare gli altri si ritirò per due anni nell'Arabia e solo dopo...[iniziò l'apostolato].

Cosi molti fondatori d'Ordini religiosi. S. Ignavo, S. Vincenzo de Paoli. Aspettiamo nella parola dei Superiori l'ora della divina chiamata; frattanto lavoriamo per farci santi e dotti... Gesù nella sua vita apost. di tre anni tutto si consacrò e consumò alla salvezza delle anime per la gloria di Dio. Ed in ciò esercitò la purità d'intenzione "non cerca la mia gloria..." e S. Paolo "non chi pianta...". L'uomo apost., il missionario deve ben fortificarsi contro la superbia... Quando tutto attribuisce praticamente e profondamente a Dio solo, farà meraviglie perché Dio agli umili dà la sua grazia...

Gesù dimostrò carità generosa nei tre anni, stanco non sapeva dove posare il capo, affamato diceva "il mio cibo è [fare la volontà del Padre mio]...".

Esaminatelo presso il pozzo di Giacobbe..

Chi chiamato pensi: non facciamo grazia a Dio; ma “guai a me se non [evangelizzassi]... è per me un dovere; es.Giona».[1]

 

13 aprile 1902 - Per la professione e la partenza dei medesimi primi quattro.

Solo manoscritto. «Il vostro olocausto sia pieno. Atto di fede, di umiliazione... In spirito di umiltà e con l'animo contrito possiamo essere da te accolti, o Signore, e così il nostro sacrificio avvenga davanti a te e ti sia gradito.

Vieni, o Dio eterno, onnipotente e santificatore e benedici questo sacrificio preparato per il suo santo nome».[2]

 

 

2 PARTENZA (15 dicembre 1902) -

Durante il Triduo per le “Promesse” dei componenti la seconda spedizione - 7 dicembe 1902 [P. Ganriele Perlo, P. Antonio Borda Bossana, Ch. Gioachino Cravero, Fr. Andrea. Anselmetti].

Solo manoscritto. «[…]. 3 Fine del missionario - zelo e sue qualità. 1. Abbiamo ieri considerato quelli che non solo sono comandamenti, ma consigli, (ai quali Gesù promise il centuplo in q.m. e la v. eterna). Questi sono i religiosi osservano povertà, castità, ed ubbidienza Ci rimane di questa per passare ai 3 che si dedicano all'apostolato.

2. Ubbidienza - Per aver castità, bisogna essere umili, dicemmo "Dio dà la grazia agli umili, ma resiste ai superbi" - Ora dice S. Tomm. che figlia dell'umiltà è l'ubbidienza... Come ubbidirà chi... l'ubbidienza sarà uno dei voti, anzi il principale. […].

Eccellenza: Chi cammina per la strada dell'ubbidienza cammina per la via del Paradiso "nessun vero ubbidiente si è mai dannato". L'ubbienza, dice S. Giovanni Grisostomo è, "una navigazione sicura ". S. Agostino : “è la madre e custode di tutte le virtù”. Basta l'esempio di Gesù: "obbediente fino alla morte”».[3]

 

 

ANNO 1903

 

3 PARTENZA (24 aprile 1903)

Parte del discorso per la Professione dei partenti - 17 aprile 1903 [P. Sebastiano Scarzello, P. Rodolfo Bertagna, P. Giuseppe Giacosa, P. Mario Arese, Ch. Giacomo Cattaneo, Fr. Benedetto Falda].

Solo manoscritto. «Sarà per voi un giorno memorabile. Alleluja. All'Istituto - ai fratelli in Africa - a quei che rimangono in aspettazione. […]. 4) Ma specialmente per voi, o cari figli, che partite. Per voi sarà uno dei giorni più memorabili della vita. Per tutti il giorno del S. Battesimo, e per voi Sacerdoti non avrete di più memorando che quello della S. Ora. Si è per voi questo giorno mem., perché in questo giorno compite un atto che da grande onore a Dio, spettacolo fatti agli Ang. ed agli uomini, un atto che vi consolerà in vita, vi renderà in paradiso risplendenti d'una gloria speciale.

Voi fate oggi rinunzia a questi paesi, ai vostri cari... seguendo l'invito di N.S.G.C, a... Voi come olocausto in quest'atto abbracciate digran cuore quante fatiche, pene, vita... vi sarà per accadere ... Sì, nella vostra mente rivolgete quanto successe ai santi missionari che vi precedettero sino dagli Apostoli... e con cuore generoso accettate ogni cosa possibile anche la morte più dolorosa. Ne avrete il merito sia che succedano, sia non. E poi N. S. G. C. oggi da questo altare vi promette tutte le grazie necessarie per essere fedeli alle vostre promesse. Egli vi dice "il discepolo non è da più del maestro... hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; ma "confidate, io che vi mando sarò con voi...; sarò con voi nelle vostre fatiche, nelle vostre pene, anche in quei giorni neri che vi verranno "confidate in me, io [sarò con voi]... ".

Il S. Cuore di Gesù a cui è consacrato l'istituto, e la cui consecrazione oggi rinnoveremo vi conforterà in ogni passo...

Se sarete fedeli non solo non avrete da pentirvi... (ma ringrazierete ogni giorno il Signore della grazia insigne e poi per tutta l'eternità)... (è una grazia singolare dice S. Paolo, di poter soffrire e sacrifici per Dio e la sua gloria; ed a voi oggi è data a preferenza di tanti vostri fratelli).

Avanzatevi adunque con fortezza e pienezza di volontà all'altare, e qui davanti a Gesù Sacramentato in presesenza della nostra patrona e madre la Consolata, di S. Giusiuseppe. e di tutti... proponete».[4]

 

 

4 PARTENZA (24 dicembre 1903)

Triduo in preparazione ai voti dei partenti - 14-16 dicembre 1903 [P. Domenico Vignoli, P. Francesco Cagliero, P. Gaudenzio Barlassina, Fr. Anselmo Jeantet Anselmo, Fr. Agostino Negro].

[Solo manoscritto]. «Triduo di considerazioni sulla 1 lettera ai misisonari fatto ai partenti.

1. Spirito di Fede

"Adhuc modicum tempus vob. sum" diceva N. S.G.C, ai suoi Apost. ed io dirò invece "adhuc mod. mecum estis". (V. Vang. - parafrasi...).

In che consiste lo sp. di fede? Tutti abbiamo la fede ricevuta nel S.B.; atti di fede anche se ne fanno... Questo non ancor (sic) aver lo sp. di fede. Lo sp. di fede consiste (V. Ferv. ai Convittori, Pred. ai Sem. e Chaignon).

2. Sp. di carità

L'ultimo ricordo dato dal Signore agli Ap. prima della passione "praeceptum novum... hoc est prae. meum". Come nuovo, come mio? Perché... L'Ap. S. Giov., vecchio... "filioli diligite..."-Ecco il perché io..., ed oggi ripeto a voi che state per partire... (Applicar....). Specialm. carità e pazienza verso i poveri infedeli.. È questa la vostra arma.

3. Spirito di sacrificio e di umiltà

Spiegazione d'ambedue sulla lettera».[5]

 

 

ANNO 1905

 

5 PARTENZA (28 gennaio 1905)

Professione e partenza di missionari - 24 gennaio 1905 [P. Giovanni Battista Rodolfo , P. Angelo Bellani, Fr. Aquilino Caneparo; più: Sr. Eutimia, Sr. Benedetta, Sr. Maria Carola, Sr. Dolores, Sr. Teresa, Sr. Santa Paolina].

Solo manoscritto. «N.S.G.C, da quest'altare rivolge a voi, carissimi figli, le solenni parole che disse un giorno agli Apostoli; andate, predicate alle genti, battezzatele: ecco che io sarò con voi tutti i giorni: andate.. (S. Matt. 28).

Le stesse parole rivolse nel corso dei secoli: fino alla fine dei secoli, a tanti uomini apostolici, che da Lui chiamati ebbero la stessa missione colla stessa promessa per la conversione dei poveri infedeli. Oggi sono per voi, fortunati figli della Consolata, e pei vostri fratelli che vi precedettero e vi seguiranno.

Consideriamo in questo discorso del Divin Redentore tre cose: 1. l'eccellenza della missione apostolica; 2. i mezzi da usarsi per la conversione degli infedeli; 3. l'efficace protezione di N.S.G.C, sul missionario.

1. Gli Apostoli già erano stati ordinati sacerdoti probabilmente nell'ultima Cena prima della Passione; Gesù dopo la risurrezione prima di andare al Ciclo li radunò e così con tutta maestà loro parlò; è stata data a me, data est... (S. Matt.). Come il Padre ... Sicut misit me (S. Giov. XX. 21). Come dicesse: essendo in me ogni potere col medesimo fui mandato dal Padre in terra a salvare gli uomini, e questo potere stesso trasmetto a voi perché continuiate la missione ch'io ricevetti dal Padre, non potendo io più visibilmente e direttamente continuarla perché devo andare in Ciclo. Ciò che io feci per 30 anni in terra e poi per tre altri a salute delle anime, dovete fare voi; quindi ...La vostra è la stessa mia missione, che io ed il padre vi trasmettiamo: Missione divina "sicut misit me". Vedete eccellenza della missione apostolica, del missionario! Siete costituiti coi pieni poteri salvatori di anime, tanti Gesù Cristi in terra! Quanto dovete santamente gloriarvi... e ringraziare il buon Dio ...

2. I mezzi; Gesù nel mandarvi... vi indica i mezzi ordinari e straor-dinari: Insegnate e battezzate - i miracoli. Insegnate loro le verità della fede ed i miei comandamenti" quaecumque mandavi vohis ". E quando siano ben istruiti e ben penetrati... date loro i Sacramenti e primo il S. Battesimo. Voi partite per l'Africa non per svago, non per acquistarvi gloria, non per guadagni materiali; ma per convenire i poveri selvaggi alla S. Fede...; ma ripieni di spirito di Dio colla carità e pazienza, sull'esempio di S. Paolo e dei santi missionari che vi hanno preceduti sp. di S. Frane. Z. e S. Pietro Claver e dello stesso N. S. G.C.: con armi spirituali...

Che se non bastessero questi mezzi divini, avrete anche il dono di fare miracoli "sono i segni per gli infedeli: nel mio nome scaccerete i demoni”

3. Efficace protezione di N.S. Egli soggiunse: ecco che io sarò; e voleva dire:non temete delle vostre deboli forze e delle difficoltà dell'impresa; non siete soli, ma io sono con voi...; non scoraggiatevi nelle difficoltà, nelle prove, nei disinganni che vi aspettano; io sarò...; Sarò con voi non solo di tanto in tanto, ma tutti i giorni e tutte le ore del giorno. Come fui cogli Apostoli e li resi forti sino al martirio, e coi missionari dei secoli passati, cosi sarò pure con voi... Qual motivo di consolazione... ! Sta a voi stare con Gesù - presso il Tabernacolo, come S.F.Z. e dovunque... Felici voi se "se io [Gesù] sarò la vostra grande ...".

Ed ora una parola da portare ai cari figli che [sono in Africa] ... Dite che preghiamo, viviamo di loro e con loro...; che li benedico tutti i giorni... Ed ora l'Angelo tutelare porterà la notizia»[6].

 

 

6 PARTENZA (27 novembre 1905)

Vestizione di P. Toselli - 26 novembre 1905 -[P. Giovanni Toselli, P. Filippo Perlo (ritorno)].

Solo manoscritto. «Per la sesta volta si compiè in questa Cappella la bella e commovente funzione della benedizione del S. Abito dei missionari, la benedizione e consegna del crocifìsso.

Lasciando dispiegare i significati del S. Abito bianco che ben capite da voi, mi fermo per poco a dirvi qualche cosa del Crocifìsso;

Che cosa è il Crocifìsso pel missionario? È un libro, un amico ed un'arma. Un libro da leggere e meditare, un amico che lo consola ed aiuta, un 'arma potentissima contro il demonio e tutte le sue insidie.

Il Crocifìsso pel missionario è un libro... S. Filippo Benizi moribondo...[chiedeva il suo libro e intendeva il crocifisso].

1) Così dev'essere pel missionario. In questo libro egli deve meditare quanto N. S. G. C. ha sofferto per amore di lui, per ottenergli le tante grazie dal suo Eterno Padre specialmente la vocazione all'apostolato. Ripeteva a se stesso S. Paolo "Cristo mi amò e si offrì per me". Conseguenza di questa continua lettura e meditazione sarà viva gratitudine di cuore e di opere... "gli farò vedere quanto dovrà sofffrire per per il mio nome". Quindi generosità nei sacrifìzi inerenti all'apostolato "compio in me ciò che manca ai patimenti di Cristo. Porto nel mio corpo le stimmate di N.S.G.C. - Ricavare -

2) zelo ardente per convenire gl'infedeli e salvare molte anime. La vita di Gesù fu tutta una passione al dire dei Santi, dalla nascita alla morte sulla croce; “discese dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza”..., sino al “ho sete” del Calvario. Il missionario chiamato a parte della missione di Gesù, deve tutto unirsi a lui e consumarsi per salvargli anime; a questo fine gli diede la vocazione all'apostolato, lo fece “collaboratore di Dio”... Ciò che avrebbe potuto fare da sé, nol volle come per le altre cose, per salvare il mondo si degnò di adoperare i missionari...

S. Franc. Zaverio per imprimere bene in se la vita di Gesù, come suo libro, leggeva ogni mese il sunto scritto da S. Ignavo, e si scaldava in esso di riconoscenza e di zelo.

L'imitazione di Cristo dice bene: la cosa migliore per noi è meditare la vita di N.S.

Adunque, carissimo, tieni ben caro il libro del crocefisso che compendia in se tutta la vita di Gesù...

In 2° luogo il Crocifisso è un amico che consola ed aiuta il missionario. È vero che Gesù Sacr.amentato è maggior conforto e sostegno del missionario, il quale come S. Franc. Zaverio deve trovare a' suoi piedi il primo [conforto]...; ma dopo di lui vivo e vero, il crocifisso lo rappresenta quando non si può avere durante le opere dell'apostolato. Gesù crocifisso sostiene il missionario nelle sue pene interne e lo sana come all'aspetto del serpente di bronzo gli Ebrei nel deserto. Perciò il missionario lo porta continuamente al petto. Es. Luigi XVI al patibolo. Il crocefìsso lo libera da tanti pericoli, lo sostiene quando stanco...; e gli fa sentire il dolce del patire per amor di Dio... fino a desiderare come i santi di più patire per lui: patire o morire: patire e non morire: patire ed essere disprezzato per te. Ma per questo ci vuol fede e cuore...

In 3° luogo il crocifisso è un'arma potentissima per vincere i nemici suoi e convenire... Il demonio teme il crocefisso... esso è come un sacramentale che lo fuga da noi... S. Antonio Abate.

È poi arma potentissima per convertire... Il Signore dice S. Paolo vuoi salvare le anime e fare i credenti attraverso la stoltezza della croce....; e in newssun altro c'è salvezza che in Gesù Crocifisso...In questo segno vincerai. Ne abbiamo una prova nell'amore con cui i nostri pagani sentono parlare del mistero dell'Incarnazione, e come desiderano vedere il crocifisso. Anche quando è necessario serve contro i nemici esterni. Adunque, mio caro missionario, il crocifisso che oggi a nome di Dio ti ho consegnato tienlo caro: esso ti sia...

Fortunato tè, se cosi farai: il crocefisso che ti ... in vita, ti sarà in morte il più dolce conforto; e quelle piaghe...».[7]

 

 

ANNO 1906

 

7 PARTENZA (10 dicembre 1906)

Discorso per la partenza [P. Carlo Saroglia, P. Delfino Biaciotto, Fr. Michele Cavigliasso; più: Sr. Rosa Giuseppa, Sr. Ottavia, Sr. Giuseppa di Maria, Sr. Giuditta Giuseppina, Sr. Teresa del Carmelo, Sr. Bassiana, Sr. Delfina, Sr. M. Marcellina, Sr. Anania, Sr. Afrodisia].

Solo manoscritto. «S. Ignavo nell'inviare S.Francesco Zaverio missionario nelle Indie, gli rivolgeva queste parole: II S. Pontefice vi affida le Indie, ed io a suo nome ve le presento. Questo è il terreno che Iddio vi consegna a coltivare; questo è il campo che raccomanda alle vostre fatiche. - Evangelizzate quei popoli e spargete su loro i tesori della grazia di Dio - Ma perché i vostri sudori sieno proficui il vostro cuore dev'essere ripieno di amor di Dio, il quale divampi in tutta quella gente.

Le stesse parole rivolgo oggi a voi, miei carissimi figli in G. C. -Anch'io meschino, vi parlo a nome del Papa, e per Lui vi affìdo la missione del Kenya nell'Africa equatoriale. Sì, a nome del Papa, il quale si degnò concedere quella regione ai missionari della Consolata, affinchè la coltivino e colle loro fatiche vengano quei popoli aggregati alla Santa Chiesa Cattolica. Ecco la legittimità del vostro mandato: mandato divino perché anche a voi Gesù indirizza come agli Apostoli ed ai passati missionari, quelle parole: come il Padre ... - Come il Padre ha mandato me... Sono un milione e mezzo e forse due o tre milioni di uomini che vi aspettano: essi gemono tuttora sotto la schiavitù del demonio; eppure sono pur essi creature ragionevoli fatte ad immagine di Dio, colla mente ed il cuore per conoscerlo ed amarlo; sono pure anime redente col preziosissimo sangue di N. S. G. C. pei quali è pure morto Gesù: per i quali, dice S. Paolo, Criosto è morto. Sono anch'essi fatti pel Paradiso, perché il Signore vult omnes salvos fieri. - Tutta questa gente ebbe già in parte l'istruzione essenziale dai nostri missionari che già ne battezzarono in punto di morte; ma i più sono tuttora barbari ed inesplorati, e tutti poi sono da ridursi all'osservanza dei divini comandamenti ed alla vita cristiana. Questo è il più difficile, per cui non basta la predicazione, ma sono necessari i miracoli. Di S. Francesco Zaverio la Chiesa nell'Oremus dice che la gente delle Indie venne alla Chiesa aggregata colla predicazione e coi miracoli. Sì, sono necessarii a voi i miracoli, poiché sta scritto: signa non fidelibus, sed infidelibus. I vostri miracoli saranno la vostra pazienza, la carità, lo spirito di sacrificio, ecc. i quali vi faranno da quei popoli tenere per ambasciatori di Dio, per uomini soprannaturali, e vi ubbidiranno. Che se saranno pure necessari i veri miracoli. Iddio vi concederà come a S. Francesco di operarne. Ma per riuscirvi ed avere le doti sopradette è necessario che siate ripieni di amor di Dio, come diceva S. Ignazio a S. Francesco: se avrete il cuore pieno di amore di Dio ne scalderete quei cuori duri e li trarrete a Dio. Non dimenticate mai che la conversione dei cuori è opera della Divina grazia, e solo chi n'è ripieno opererà prodigi di conversione. Vedete S. Paolo ... S. Francesco Zaverio... Voi accesi d'amor di Dio seconderete le viste di Gesù che disse: Sono venuto ... per mettere fuoco sulla terra e cosa voglio se non che sia acceso?

Solamente ai veri amanti Iddio affida le anime. N.S.G.C, dopo la sua risurrezione là presso il lago di Tiberiade così interrogò S. Pietro:

Simon... diligis….e di nuovo... e per la terza volta... Ecco a chi Gesù affida le anime; a chi lo ama in modo triplice e superlativo. Amate Dio e convertirete i poveri infedeli: solo chi ama ha zelo forte e costante "chi ama zela".

Ma donde trarrete questo fuoco, e dove lo riaccenderete tra quelle terre selvagge? Dal Crocifìsso che vi ho or ora consegnato, nel quale imparerete ogni ora del vostro vivere quanto siano preziose le anime per cui Gesù tanto patì. Tenetelo caro quel crocifìsso, baciatelo e meditatelo: esso vi darà fuoco di carità er voi e per le anime. - Specialmente trarrete l'amor di Dio da Gesù Sacramentato: appena fissati in qualche stazione voi per prima cosa formerete una capanna che sarà la dimora continua di Gesù: non sembrerà alle nostre Chiese, ma sarà sufficiente ricca perché vi abita Gesù. Qui vi verrete ad attingere la carità. Egli che vi si pone appunto a questo fine. Visitatelo il più sovente lungo il giorno ed anche la notte, e ne trarrete fiamme di amore e di zelo. S. Fracesco Zaverio davanti a Gesù Sacr. passava le intiere notti, dando riposo alle stanche membra talora presso il tabernacolo.

Conchiuderò colle parole di S. Ign. a S. Fr., ci tocca dividerci di corpo, ma non di spirito, verremo col cuore con voi - pregheremo per voi - e staremo sempre uniti con voi...

Quando abbraccierete i vostri e nostri fratelli, appena giunti in Africa, dite loro che a Torino c'è un padre in Gesù tenerissimo, che li benedice; dite che lasciaste fratelli minori che si preparano all'apostolato ed anelano il giorno...

Ed ora la benedizione paterna discenda, o cari figli, su voi a nome di Gesù S., della Consolata nostra Patrona, dei SS. Angeli Tutelari e dei nostri Santi Protettori: Vi benedico...».[8]

 

11 Dicembre 1906 - Ai chierici dopo la partenza dei missionari.

Manoscritto. «La funzione e la partenza dei nostri Missionari avrà suscitato in voi tutti un vivo desiderio di partire ed al più presto. E questo è bene, poiché questo è lo scopo a cui dovete tendere e pel quale siete qui entrati: a questo mira tutta l'educazione che vi s'impartisce in questa casa. Il vostro cuore dev'essere in Africa, ve lo dico tante volte. Tuttavia questo desiderio non dev'essere solo, ma accompagnato dallo spirito di timore. Non basta desiderare di partire; ma alla partenza è assolutamente necessario essere preparati: sia quanto agli studi, sia principalmente quanto alle virtù. E come ci troviamo al presente - e come vorremo e dovremo essere in quel punto? Ecco il giusto timore che anima pure quelli che hanno spirito e comprendono lo stato del missionario: desiderano ma temono. Perciò si preparano con tutte le forze per rendersi idonei all'apostolato, e non si angustiano di dover ancora aspettare un anno, due e più. E che dire di colui, che non credo tra voi, il quale desiderasse la partenza per sfuggire alla disciplina dell'istituto, credendosi dopo più libero? A costui direi le parole dello Sp. S. : Qui abjicit disciplinam, infelix! E senz'altro gli direi che lo stato del missionario non è fatto per lui, e neppure l'istituto; e ne deve uscire senza esitazione. I degni missionari amavano la vostra disciplina, e partendo loro rincresceva di doverla lasciare, ed ora operano bene. Non voglio credere che tra voi alcuno abbia nel cuore questo falso sentimento; se talora lo assalisse tale tentazione, la cacci da sé, altrimenti si esca. È qui, o miei cari, che vi dovete formare nella scienza sacra e nello studio delle lingue, ed in ogni cosa utile al missionario; in Missione raccoglierete il seminato e nulla più. È qui che dovete formarvi gli abiti delle virtù di carità, d'umiltà, di castità, d'obbedienza e di pietà, che resistano poi a tutte le prove nel ministero apostolico. Infelix, vi ripeto, chi si annoia, chi non ama la propria formazione per mezzo delle regole e dei Superiori! Infelix! I superiori pensando alle conseguenze dell'educazione che vi danno, come veri vignaiuoli, non risparmiano di potarvi e drizzarvi perché cresciate prosperosi in tutto e possiate poi dare frutti copiosi in tempore suo. Lasciatevi coltivare, amate la vostra correzione e perfezione secondo la natura dell'istituto, di cui sono maestri e giudici i soli superiori. Pensate ponderatamente a quanto vi ho detto, e proponete sì di desiderare l'Africa, ma quando sarete ben preparati; accelerate voi questa preparazione»

Discorso ripresa da P. Umberto Costa. «Rev.mo Sig. Rettore 11-12-1906 - Torino. È già la settima partenza; ormai fra poco non le conteremo più. E che impressioni ha lasciato? Un grande desiderio, una santa invidia, ma questo non basta: un santo timore: Perché non diventi reprobo io dopo avere predicato agli altri. Crocifiggi il mio corpo con il tuo timore. Tanto più poi se alcuno desiderasse d'andare in Africa per fuggire alla disciplina, all'educazione di qui; guai, guai! costui non è chiamato per essere Missionario: Infelice chi disprezza la disciplina, lo dice lo Sp. S.

E credete che là non vi sia disciplina? Vi è più di qui. Uno però potrebbe figurarsi maggior libertà, non più quell'obbedienza, quel silenzio, lavar i piatti ecc...

Ve lo dico: mi hanno sempre edificato quelli che, partendo, desideravano di fermarsi ancor qui; alcuni lo dicevano colla bocca, altri nel loro cuore. Difatti quanti Missionarii andati per salvare le anime altrui perdettero la loro, si perdettero; ritornarono (o anche non ritornarono), ma con che anima!

Per esser pronti a partire bisogna avere grande scienza, grande virtù. Desiderare sì, ma nello stesso tempo temere. Come avviene pel Sacerdozio: si sospira, oh, si! per arrivarci; e che chierico sarebbe quello che non vi sospirasse? lo si sospirava fin da bambini; eppure quanti ne ho visto io a piangere per non essere preparati all'Ordinazione! Alcuni era per umiltà, altri invece per verità.

Questa è l'impressione che mi fa ogni partenza; e dopo di essa ritorno più presto che posso fra quei che rimangono.

Io dico a me stesso: alla prossima partenza sarò io così contento? potrò dire a me stesso: io ho fatto quello che ho potuto - son ben preparati, oppure: c'era quel tale, non si lasciava troppo... bisognava aver pazienza...

Quanto mi dispiace che un superiore sia obbligato a misurar le parole: un superiore deve tagliare, tagliar questo, tagliar quello... Questo per me ed il Sig Prefetto. Ma e per voi? Senza di voi non possiamo far nulla. È a voi che tocca lasciarvi formare.

Come ben diceva quel vostro compagno (in un componimento letto in occasione della partenza): Sarò io preparato? Se ad uno non garba quell'obbedienza assoluta, quel silenzio stretto, scopar i cessi ecc... , egli non avrà quello spirito di sacrifizio, di abnegazione anche interna per far l'obbedienza di andare in quel luogo, troverà a dire che gli han preposto uno ch'era stato ordinato dopo, ecc...

Io faccio quel poco che posso, anzi sono obbligato, mi son preso degl'incarichi e Vae mihi si non fecero! Così pure il sig. Prefetto, e mi raccomando che si facciano, anche più sovente, quelle mortificazioni pubbliche, lettura in refettorio, ecc.

Talvolta uno si crede umile, ma bisogna vederlo quando è sgridato a torto: che difficoltà c'è ad umiliarsi quando si è sgridati con ragione? Il difficile sta quando ciò ci vien fatto a torto. Come quando il superiore fece leggere a S. Tommaso una parola con pronuncia falsa: che importa, diceva il Santo, che la parola si pronunzi così o così; quel che importa è che io obbedisca.

Bisogna essere poi sinceri, schietti, aperti coi superiori. Nessuno fu mai mandato via per essersi così conosciuti i suoi difetti, anzi...

Similmente quando vengono certe malinconie e tentazioni; avanti al S. Tabernacolo bisogna esser generosi, passarvi sopra: questo non mi veniva; il superiore non mi vuol bene... Ma se non vi volessimo bene non staremmo qui...

Su dunque, buona volontà; guardate di non perder nulla cominciando dalla lettura del refettorio; e poi le lingue; specialmente adesso che si tratta di metter su scuole; tutto, insomma, tutto. Badate, io ve lo dico: che alla vigilia della partenza vi verrà poi una pena, ed io non voglio poi mica togliervela con parole, voglio fatti: Su, animo, hai fatto quanto hai potuto ed il Signore ti aiuterà. Ma non ho fatto quel che ho potuto! Ebbene, il Signore supplirà. Dica dunque ognuno: ho un gran desiderio di andar presto in Africa, ma temo di andarvi impreparato, dunque..., se mi resta sol più un anno voglio darci entro a procurarmi grande scienza, grande pietà, grande virtù; se mi restano due, tre, cinque anni, me beato! ho più tempo a prepararmi, e non già: ho ancor tempo, mi metterò più tardi; no, no, subito, che non ce n'è mai basta».[9]

 

 

ANNO 1907

 

8 PARTENZA (9 dicembre 1907)

Ai partenti per le missioni. - 8 dicembre 1907 [P. Tommaso Gays (ritorno), P- Gaudenzio Panelatti, P. Giovanni Battista Savio, P. Giovanni Battista Balbo, P. Francesco Gamberutti, P. Angelo Dal Canton, P. Domenico Gillio, P. Fr. Tommaso Demarchi]

Manoscritto. «N. S.G.C, nell'ultima cena con ammirabile discorso parlò di amore. S. Giovanni: amatevi l'un l'altro (storia) - Così io vi raccomando - di amarvi - di sopportarvi - di correggervi. Questo bisogna farlo...».

 

Discorso ripreso da P. Umberto Costa. «Dio è mirabile nelle sue opere: Chi l'avrebbe detto che questo granellino di sabbia (ora però siamo ancora una piccola cosa) ne venga un gran casone, non solo materiale, ma anche spirituale? I tuoi figli vengono da lontano e le tue figlie sorgono da un lato ... anche quei là ... sono tutti nostri figli.

È mirabile Dio, perché senza di Lui, chi avrebbe osato principiare?

Dovrei ripetervi l'ultimo discorso di S. Giovanni (narra il fatto): Figlioli, amatevi vicendevolmente – Perché questo è il comando del Signore: parole meravigliose!

(Parlando ai partenti): Voi dovete amarvi vicendevolmente, sopportarvi nei vostri difetti: Invicem praevenientes: Abbiamo lo stesso fine, l'unione spirituale, siamo tanti fratelli. Se per la miseria umana accade qualche cosa: Il sole non tramonti sopra la vostra ira... non un giorno, un'ora, cinque minuti...; non dire: non tocca a me, ma, prevenitevi l'un l'altro.

Sì che gli indigeni possano dire di voi, quel che i gentili dicevano degli antichi cristiani: Come si amano i Missionarii E questo amore lo infonderete negli altri.

Sono vnuti a mettere il fuoco sulla terra: cioè l'amor di Dio e del prossimo. Non prendersela. Soprattutto poi che non appaia agli altri, ma ciò è difficile se c'è dentro fra noi. Soprattutto libertà nel correggersi e coraggio e l'altro (corretto), non se la prenda. Aiutarsi usque ad sanguinem, se fa d'uopo. Se lo correggo, quel tale mi fa il muso; correggilo lo stesso. Non credo che voi Apostoli farete mai il muso.

Ricordatevi di questo: Correggersi vicendevolmente senza misericordia. Nessuno deve offendersi, ma se si offenda anche, lo stesso. O se si osservasse questo, sì che le cose andrebbero bene!».[10]

 

10 dicembre 1907 - Dopo la partenza dei missionari.

Manoscritto. «La partenza dei nostri missionari mi dà occasione di farvi la seguente riflessione. - Voi avete assistito ai 7 novelli partenti, e quale giudizio ne avete in voi formato. Certamente non si deve giudicare il prossimo, ma pel nostro bene si può a loro pensare per ricopiarne le virtù. Così faceva S. Antonio nel deserto per ricopiare in sé le virtù che vedeva risplendere in quei santi monaci. - Quando dovrete partire per le missioni, quale giudizio avranno di voi i Superiori - i compagni - e voi stessi di voi? E Dio? Ecco un triplice giudizio che dobbiamo prevenire e prepararci buono.

1. I Superiori, che per anni ed anni vi avranno coltivati avranno parlato alla vostra mente ed al vostro cuore - in pubblico ed in privato: i superiori che per solo amore di voi e delle anime hanno fatto tanti sacri-fizi per educarvi e formarvi alla vita del missionario, ogni loro meta essendo di rendervi degni apostoli; - i Superiori avranno la consolazione in quel punto di dire: le nostre fatiche non furono inutili, abbiamo lavorato e sudato su terreno fertile; i cari giovani quali tenere piante succhiarono la rugiada, e prosperarono; si resero forti nello studio e nella virtù; - sicché i superiori possano sperare di voi ottima riuscita alla santificazione propria ed alla conversione di tanti infedeli dalla S. Sede commessi alle cure e responsabilità dell'Istituto? - Felici voi e consolati i vostri superiori, se in quel punto il loro giudizio sarà per tal modo a voi favorevole. Ma se fosse diverso il loro giudizio, e se vedessero con pena partire alcuno che non bene approfittò delle grazie di tanti anni di educazione - se tremassero sull'avvenire...

2. Il giudizio dei compagni vale molto. Certo non dobbiamo giudicare gli altri, come già dissi, ma la verità compare subito alla nostra mente. I compagni più e meglio sono giudici di voi, e più vi conoscono

che i Superiori. Ora che penseranno di voi alla vostra partenza i compagni che già avete e quelli che verranno. Penseranno che riuscirete veri apostoli, oppure... Saranno contenti di non più avervi con loro, oppure loro rincrescerà la vostra assenza, come quella che li priva di tanti cari fratelli e modelli di virtù? Esaminate la cosa e preparatevi un giudizio buono.

3. Voi stessi che giudizio darete di voi? Giudizio di rimorso per non aver ben corrisposto alla vostra vocazione, e quindi di trovarvi non forti nelle virtù tutte del missionario. Purtroppo avrete tutti la pena di non essere ottimamente preparati, e chi non l'ha è un superbo; ma poteste almeno dire di aver fatto il possibile per emendarvi dei difetti, per arricchirvi di virtù e scienza... Sta a voi prepararvi questo e gli altri giudizi. ..; per ciò subito ponetevi con impegno a fare ora tutto ciò che vorrete avere fatto al punto della vostra partenza: judicamini et non judicabimini.

4. Il giudizio di Dio?».

 

Disccorso ripreso da P. Umberto Costa. «Rev.mo Sig. Rettore - 10-12-07 – Torino. La partenza dei Missionari (8 Padri e 8 Suore [del Cottolengo] - 3/12/1907) ci fa pensare a due cose: 1°. di pregare per loro, finché non sappiamo che siano giunti felicemente in porto.

2°. A noi quando partiremo: qual impressione avranno i Superiori, i compagni, noi stessi, al momento della partenza? Potranno i Superiori dire:

"Le fatiche che abbiamo sopportato per lui non sono perse?". Giudicheranno ch'io sia abbastanza disposto? E quel che è sopra il giudizio dei Superiori... il giudizio di Dio?

Che il Sig. Prefetto possa scrivere laggiù: "Vi mando un soggetto che sarà capace di tutto, ... non solo per quella capacità materiale..., ma più per il corredo di virtù; ha l'obbedienza cieca, ecc.

Non solo io, ma il Sig. Prefetto, il Vice Rettore, possiamo dire in verità innanzi a Dio, che ci spendiamo e sopraspendiamo per voi.

Soprattutto desidero che un soggetto sia di buon conto, non finto: che si lasci, formare, che si emendi, non già che non abbia difetti. Il Signore non ha bisogno di nessuno, né di noi, né di voi.

Guai a chi non corrisponde! I Superiori vedono questa formazione: c'è chi va avanti a gonfie vele; entrato forse con tanti difetti, ma essendo di buon conto, si emendano e avanti. Altri invece, stanno lì... forse in principio parevano migliori degli altri... e poi...

Soprattutto bisogna che vi sia sincerità: io ho sempre amato meglio chi, anche forse facendone qualcuna, è schietto, che non chi bacia tutti i momenti le mani e poi non riformano d'un dito il loro giudizio... di dietro... Voglio che quel che si ha nel cuore sia fuori: questo ve lo raccomando tanto.

Siate contenti che i Superiori conoscano i nostri difetti e li correggano:

corrispondendo, procederete a passi di gigante, e quando partirete, farà pena, ma allo stesso tempo proveremo consolazione per la speranza del gran bene che farete.

Questo è il giudizio dei Superiori. E quello dei compagni? Certo non si devono fare giudizi, ma si sa, i giudizi vengono primo primi. Non potranno dire i compagni: quello è egoista, non è troppo delicato in materia di povertà, è superbo, è prepotente, non mi rincresce che vada via...

Che diranno, o meglio che dovranno dire i miei compagni di me (non lo diranno per carità)...?

Ed il mio stesso giudizio? Certo chi è superbo crede di essere ben preparato, atto a tutto, ecc.; il vero giudizio però avanti a Gesù Sacramentato? Ho corrisposto a tutto il cumulo di grazie che vi sono nell'Istituto, avvertimenti e parole in pubblico ed in privato?

Che consolazione poter dire allora al Signore: "Idoneo non lo sono, ma ho fatto il possibile per rendermi idoneo!". Poter dire nella nostra umiltà:

"Signore, Voi supplite a tutto, ma mi pare di aver fatto quanto ho potuto".

Questo triplice giudizio bisogna prepararcelo: Mentre abbiamo tempo, operiamo il bene - Scuoterei: se ho un anno, due, tre... voglio prepararmi...

Il giudizio del Signore poi...; ma quello lì è formato sugli altri tre».[11]

 

 

ANNO 1908

 

9 PARTENZA (10 settembre 1908)

Discorso in chiesa al Santuario di S. Ignazio per la partenza di Don Morino - 2 settembre 1908. [P. Isidoro Morino, Fr. Benedetto Falda (ritorno)].

Solo manoscritto. «L'odierna funzione in questo Santuario sotto la protezione di S. Ignazio ci richiama quella con cui il Santo mandava nelle Missioni delle Indie S. Francesco Zaverio. Sebbene nè io, nè tu, o caro sacerdote, siamo santi, io tuttavia ho la stessa potestà di S. Ignazio in questo atto, e tu ricevi lo stesso mandato di S. Francesco. Anch'io a nome del Papa ti mando alla Missione del Kenya; e tu partirai a nome del Papa. E perciò ambedue operiamo a nome di Dio e per continuare l'attuazione di quelle parole di N.S.G.: andate, ammaestrate tutte le genti.

Sortirà la nostra presente funzione lo stesso esito di quella di allora? Così dovrebbe essere, e lo sarà certamente, se alle invocazioni che per te elevai al Signore, seguirà in te la debita corrispondenza alla divina vocazione. E come? Se seguirai gli esempi di S. Francesco Zaverio, o meglio di N.S.G.C., su lui si modellarono S. Francesco ed i degni mis-sionari di tutti i secoli.

Orbene N.S.G. C. nella Sua vita apostolica esercitò a nostro esempio tre virtù principali, che sono come i caratteri dell'uomo apostolico. Lo dice il nostro Venerabile Cafasso, che lo predicò tante volte da quest'altare. N.S.G.C. ebbe: lo spirito di preghiera, lo spirito di mansuetudine e lo spirito di distacco. (V. Pred. Ven. Cafasso - Med. Vita pubblica).

1. È falso il concetto di chi pensa all'apostolato come andasse a viaggi di diletto e di avventure. Ben altra idea deve farsene il missionario. N. Signore si preparò alla Sua Celeste missione colla preghiera nella casa di Nazaret e prossimamente con quaranta giorni nel deserto. Durante poi le sue fatiche apostoliche si ritirava di tanto in tanto a pregare, e vi passava anche le notti intiere: erat pernoctans in oratione Dei. E durante il lavoro apostolico sollevava sovente gli occhi e la mente al Suo Eterno Padre. Perché così fece Gesù, che essendo Dio era sempre unito al Padre, quindi non aveva bisogno di tali esterne dimostrazioni di preghiera? Risponde S. Ambrogio: tibi species (V. Pred. cit.). Che pensare, che dire di quei missionari che credono di adempiere all'offizio di apostolo con girare, lavorare e fare molte cose e molto rumore, lasciando perciò o diminuendo gli esercizi di pietà colla scusa del molto lavoro? Gesù aveva più a fare che noi..., doveva in tre anni compiere la Sua missione ben più alta ed estesa della nostra, eppure si ritira e prega, e con ciò non teme di perdere tempo o sottrarlo al maggior bene delle anime per cui era venuto dal Cielo, e di cui era sitibondo. No, Gesù non la pensa così. Poveri quei missionari che credono di saperne più del nostro Divin Redentore! Essi dimenticano di essere puri strumenti della grazia di Dio per salvare gl'infedeli; attribuiscono praticamente alle loro industrie e fatiche un esito che essenzialmente dipende dalla grazia di Dio, e questa ordinariamente non s'ottiene che per la preghiera ed unione con Dio. Non così ad imitazione del Divin Redentore faceva S. Francesco Zaverio, il quale, come leggiamo nella sua vita era assiduo alla preghiera tra tante fatiche, e quando non aveva potuto dare alla preghiera tutto il tempo che bramava, passava le notti intiere ai piedi di Gesù Sacramentato, prendendo anche il breve riposo presso il Tabernacolo. Tu, o mio caro, imiterai il gran Santo e più Gesù stesso: tibi datur species... Porrai tutto l'impegno nel ben celebrare la S. Messa con convenienti preparazione e ringraziamento, reciterai a tempo il S. Breviario, non usando che in caso estremo delle dispense che vi sono concesse, attenderai alla S. Meditazione e troverai tempo a tutte le altre pratiche dell'istituto.

2. Altra lezione che deve il missionario imparare da N. Signore sì è la dolcezza e mansuetudine. Virtù questa necessaria a tutti che hanno a trattare coi prossimi, ma specialmente ai religiosi ed ai missionari. N.S.G. Cristo rivolse a tutti quelle parole: discite a me: imparate... Egli fu dolce e mansueto cogli Apostoli rozzi ed ignoranti, e specialmente coi peccatori, sicché fu perciò detto amico di loro e perciò anche calunniato. Gesù fu sempre con tutti mansueto e quando gli Apostoli volevano tirare il fuoco dal Cielo per incenerire quella città che non lo volle ricevere, che disse loro? Non sapete di quale spirito siete; Non sapete...

Solo coi Farisei e coi profanatori del tempio cambiò modo senza tuttavia perdere la mansuetudine, e lo fece per vero zelo di Dio e della Sua legge. Tuttavia, nota qui un autore (Nepveu, Sp. del Crist, p. 204) non si convertirono costoro, segno non essere questo la via della conversione. Sono i maomettani, i calvinisti che usarono la forza per far abbracciare le loro religioni; al contrario fecero gli Apostoli ed i missionari di tutti i tempi sino al B. Pietro Chanel, del quale in questi anni (sic) dovete imitare l'esempio... E qui tollerate ch'io con vero dolore riprovi altamente qualche nostro missionario perché ad onta delle mie continue raccomandazioni si lasciò andare a dire parole dure ed anche a percuotere qualche nero. Ne piansi alla notizia, e pregai il Signore di far dimenticare ai poveri neri la cattiva impressione, per cui anche appellavano padre cattivo il delinquente. Dirà taluno che si fa presto a raccomandare la mitezza, ma bisogna essere là, provare la testardaggine e malignità dei neri, che solo piegano alle percosse e minaccie; che sono come bestie, che non temono che il bastone. E poi non si offendono pel modo duro, e continuano a volerci bene... Tutto falso è da condannare...Non sapete di quale spirito siete. Si ubbidisca alla parola dei superiori e di Dio, e basta.

Tu, caro figlio, proponi in questo momento e rinnova il proponimento ogni mattina dopo la S. Comunione di volerti conservare dolce e mansueto nonostante tutte le occasioni e gli ostacoli, e stima perduto quel giorno, quell'ora, nel quale mancassi al grave proposito. Se ti assalissero moti di collera, dì al Signore: sono agitato, Signore rispondi per me, e tosto si calmerà il tuo cuore nel silenzio.

3. La terza virtù caratteristica del missionario, è il distacco da tutto e da se stesso per non cercare che Dio e la sua S. Volontà. Ora tu lasci la patria, i parenti ed ogni cosa del mondo civile, e ne fai con generosità il sacrifizio. Sta però fermo, ed attento perché altri attacchi non sottentrino ai primi, attacco a certe comodità, a preminenze ed alla propria volontà. La Divina Provvidenza per mezzo dei superiori pensa a voi, ne vi lascierà mancare il necessario; ma voi non dovete cercare il superfluo e la ricercatezza nel vitto, nelle vesti, nelle abitazioni ecc..; assuefarvi possibilmente ai cibi locali e non cercare cibos ultramarinos, come dice la S. Congregazione. Come fa pena aver sentito nei passati giorni frequenti parole di critica contro chi ha l'uffizio in missione di distribuire le robe...; quasi il medesimo potesse e dovesse contentare tutti i gusti e capricci, o non piuttosto eseguire gli ordini del Superiori (sic), informati alle necessità ed alle esigenze della S. Povertà che i missionari hanno professata. Certamente N.S. Gesù C. nel mandare gli Apostoli e discepoli a convertire il mondo non li fornì come noi i nostri missionari. Il S. Vangelo ci dice ch 'essi andarono sine pera...; eppure loro mai mancò qualche cosa, e risposero interrogati da Gesù: nihil, nulla mai essere loro mancato del necessario. Così succederà a voi. Che se talora non si potesse avere anche qualche cosa necessaria, e non si potesse avere subito, si ricordino i nostri missionari di avere fatto voto di povertà, il cui spirito esige che si provino gli effetti di tale virtù, che si sopportino con pazienza anzi con gioia.

Quindi, mio caro, via dalla tua testa il cercare tè stesso ed i tuoi gusti, ma solo la gloria di Dio e la salute delle anime: cercate prima... ;

da mihi animas, coetera tolle: Dio solo e anime... Ecco i tre ricordi che ti lascio: lo spirito di...

Tienli preziosi nella mente e mettili in pratica, e riuscirai un degno missionario, vero erede dello spirito dei santi missionarii che ti precedettero: fa questo e virai...

Ed ora parti per la Missione che Dio assegnò ai missionari della Consolata. Va e porta con te le benedizioni più copiose che io imploro su di te e sui cari figli lontani. Porta loro i più vivi saluti dei fratelli minori che qui attendono a prepararsi. Dì ai missionari che sempre li ricordiamo e li amiamo in Domino. Essi lavorano e noi preghiamo perché il bel Kykuju presto sia tutto cristiano».[12]

 

 

10 PARTENZA (9 dicembre 1908)

Per i partenti - 3 dicembre 1908 [P. Rosso Luigi, P. Giuseppe Aimo Bot, Fr. Luigi Bezzone].

Solo manoscritto. «Premessa la convenienza della Funzione di partenza colla Festa odierna, e quindi la speciale protezione del Santo sui partenti dovete imitare il Santo come vostro modello.

S. Francesco Zaverio: tutto di dio - tutto del prossimo - tutto di se stesso.

1. Tutto di Dio: Dal momento che chiamato da S. Ignavo col quid prodest si consacrò al servizio di Dio non ebbe altro in mira che di far conoscere Dio e farlo da tutti amare. Visse 46 anni, di cui poco più di 10 nelle missioni, tutto intento a glorificare il suo Dio. Dalle Indie passò al Giappone; quindi bramava entrare nella Cina; e formava il progetto, dopo convertito l'Asia di ritornare in Europa per combattere gli eretici e scuotere i cattivi cristiani - ed infine di andare in Africa e poi di ripassare nell'Asia, per conquistare sempre nuovi regni a N.S.G.C. Esclamava:chi mi concede di morire per te, perché ti conoscano fino agli estremi confini della terra?

Ecco, o carissimi, il vostro modello: amate il Signore, e zelatene la gloria con tutto l'ardore e sarete veri missionari. Ripetere sovente con S. Paolo ed il nostro Cottolengo: charitas Christi urget me.

2. Tutto pel prossimo. S. Francesco esercitò prima la carità negli ospedali, e voi ricorderete il fatto della piaga cancrenosa.. .;poi la carità spirituale nei catechismi ed in tante predicazioni. Giunto in Missione si diede corpo e anima a soccorrere i poveri infedeli nelle loro miserie corporali e più nelle spirituali, e ne battezzò di sua mano un milione. Per tal fine sostenne inauditi patimenti per terra e per mare, nel cibo e nel vestito... E come tanto non bastasse pregava il Signore di aggiungere croci: plura, Domine, plura. Piangeva che per amor dell'oro tanti sostenessero molte fatiche e non per salvare anime; che in Europa tanti bei ingegni e nobili cuori si perdessero in cerca di amori mondani, invece di correre a convertire il mondo. Ecco, miei cari, la sete che dovete avere di anime. Dite anche voi con un altro San Francesco (di Sales): da mihi animas, caetera tolle: anime. Signore, e nient'altro.

3. Tutto per se stesso e per la propria santificazione. È facile nel lavoro perdere di vista se stesso e la cura della propria anima. Non così faceva il nostro Santo. In mezzo al turbine delle sue fatiche apostoliche trovava tempo a pregare ed osservare tutte le pratiche di pietà del buon religioso e santo sacerdote. Sapeva di tanto in tanto, come il Divin Redentore, sottrarsi alle opere esterne per pensare a sé e trattenersi con Dio; e quando ciò non poteva fare di giorno passava le notti a' piedi di Gesù Sacramentato. È da Gesù Sacramentato e Crocifìsso che aspettava la grazia di illuminare le menti e di convertire i cuori, ben sapendo che non dalle nostre industrie, ma dalla grazia di Dio sono frutto le conversioni vere e stabili.

Egli quindi umile, povero, staccato da tutto e solo confidente in Dio meritava il dono delle lingue e dei miracoli, ed anche di molte celestiali consolazioni che lo facevano languire di santo amore, e dire al Signore di non premiarlo troppo in questa vita: basta, Signore, basta.

Tenete ben a mente, o carissimi, questa terza lezione del Santo. Dobbiamo prima essere noi buoni e santi, dopo faremo buoni gli altri;

altrimenti non saremo buoni né gli altri, né noi.

Ed ora accingetevi a partire in nome di Dio; noi vi accompagneremo colle nostre preghiere. Giunti in Missione baciate quella terra che dovrete bagnare co' vostri sudori e santificare colle vostre virtù...».[13]

 

 

ANNO 19010

 

11 PARTENZA (9 gennaio 1910)

[Mons. Filippo Perlo (ritorno), P. Rodolfo Bertagna, Fr. Antonio Jeanted (ritorno), P. Enrico Mamzon, P. Antonio Fassino, P. Luigi Olivero, Fr. Carlo Damiani].

Nel volume delle conferenze non sono riportate parole del Fondatore in occasione di questa partenza.

 

 

ANNO 1911

 

12 PARTENZA (19 gennaio 1911)

Funzione della benedizione delle vesti e dei Crocifissi per la partenza dei missionari - 6 gennaio 1911 [P. Francesco Cagliero (ritorno), P. .Giovanni Battista Cavallero, P. Giuseppe Perrachon, P. Francesco Rossi, Fr. Umberto Arossa].

Solo manoscritto. «È proprio opportuna la coincidenza della vostra vestizione e ben.e dei Crocifissi colla Solennità dell'Epifania .

Epifania vuol dire manifestazione, e la S. Chiesa oggi celebra la prima manifestazione di Gesù ai Gentili nella persona dei Santi Re - Magi. Noi discendenti dalle genti dobbiamo rallegrarci e ringraziare Gesù, il quale venuto dal Cielo prima per gli Ebrei, tosto si sia degnato di fare vedere che anche pei gentili era disceso. Noi poi che siamo messi a parte di questa missione di N. S.G.C., e dobbiamo continuare la Sua manifestazione presso i tanti gentili, che ancora non seppero della sua Incarnazione per la loro salute, come dobbiamo ben celebrare questa Festa e ricavarne utili ammaestramenti! Nella storia dei Magi perciò troviamo una figura della nostra vocazione all'Apostolato. Il Vangelo odierno...

Tre cose dobbiamo considerare: la corrispondenza alla vocazione;- i doni che offrirono a Gesù; - le grazie che da Lui ricevettero.

1) Come corrisposero i S. Re alla grazia della chiamata di Dio: vi corrisposero con prontezza e con costanza.

Anche voi, o cari figli avete sentita la chiamata della vocazione e subito, accertati della verità sua, per mezzo della preghiera e dei veri consigli avuti con coraggio vi siete staccati dal paese, dalle comodità della vita civile, e non badando ai giudizi e motivi umani entraste in questo istituto; ecco la prontezza vostra come quella dei Magi... Altri avranno pure sentito l'invito del Signore, ma non vi aderirono con sollecitudine, e la voce di Dio passò, più non si fece sentire o ritornò a loro rimorso forse per tutta la vita. Voi invece tolti gli indugi come i Magi potete dire: vidimus, venimus. I Magi postisi in cammino non si lasciarono disanimare dalle difficoltà del viaggio ecc... Così voi da forti sosteneste le prove della prova in questa casa, e qui vinceste ogni ostacolo alla formazione nelle virtù, e vi addestraste alle fatiche ed alle pene dell'apostolato.

2) I Magi trovato il S. Bambino, gli offrirono oro, incenso e mirra, che significano la carità , la preghiera e la mortificazione. Così voi giunti in questa Casa ogni giorno e direi ogni ora procuraste d'infervorarvi nell'amor di Dio e della salute delle anime; attendeste più fervorosamente alla pietà; e questa Cappella è testimone dei vostri sospiri a Gesù perché v'infondesse lo spirito apostolico. Qui pure coll'osservanza esatta delle regole v'investiste dello spirito di mortificazione che dovrà accompagnarvi tutta la vita.

3) In terzo luogo i Santi Re da Gesù in cambio della loro corrispondenza alla grazia della vocazione e delle loro offerte ricevettero lumi alla mente e grazie al cuore per capire le verità evangeliche per la propria santificazione e per convertire a Dio molte anime. Essi ritornarono in regionem suam, e quivi la tradizione ci racconta che lasciate le loro dignità si fecero zelanti apostoli della fede ed anche subirono il martirio. Ed ora i loro santi corpi dopo essere stati trasportati a Milano, riposano in Colonia da secoli venerati come Santi. (V. Chaignon l.c.).

Io spero, che anche voi abbiate da Gesù ricevuto in compenso del vostro fervore nel tempo che passaste qui; abbiate ricevuto tante grazie per voi e per le genti che andate a convertire. Dite a Gesù Sacramentato che sia generoso con voi che state per partire per la vostra regione, per la Missione che Dio per mezzo del Papa vi ha dato "sua ragione". Colà giunti imitate i S. Re Magi, e nulla curando le cose mondane, unicamente attendete a farsi santi ed a fare conoscere Gesù, a costo di qualunque sacrifizio; fortunati se potrete dare anche la vita per N.S. Gesù Cristo. Questo è il mio augurio e quello dei fratelli che ancora debbono restare. Voi partite in nomine Domini, e noi vi accompagneremo in ispirito colle nostre preghiere...».[14]

 

 

13 PARTENZA (8 febbraio 1911)

[Sig. Vice Rettore, P. Gabriele Perlo (ritorno), Fr. Aquilino Caneparo (ritorno).

Nel volume delle conferenze non sono riportate parole del Fondatore in occasione di questa partenza.

 

 

ANNO 1912

 

14 PARTENZA (15 febbraio 1912)

Parole in occasione dell'imposizione dei crocifissi e della partenza - 14 febbraio 1912 [P. Delfino Bianciotto, Fr. Bortolo Liberini, Fr. Giacomo Gaidano].

Solo manoscritto. «Carissimi figli in N.S.G.C., prima di partire per le missioni, voi desiderate un mio ricordo. Ed io ve lo do con un pensiero da portare con voi e tenere vivo nella mente tutta la vita. Il pensiero è il fine per cui siete venuti all'istituto, il fine per cui siete qui stati per un certo tempo ; ed il fine per cui ora partite. E perché tutto questo: prima per santificare voi stessi, ed in secondo luogo convertire gli infedeli. Ecco il pensiero che dovete sempre avere in mente: santificarvi e non solo come sono obbligati tutti i cristiani, coll'osservanza dei santi comandamenti, ma di più coll'osservanza dei consigli evangelici per essere degni seguaci ed apostoli di N. S. G. C.

Solamente facendo voi santi e grandi santi, potrete ottenere il secondo fine, proprio del nostro Istituto: salvare, salvare molte anime infedeli. Voi ripeterete: sovente a voi medesimi l’ad quid venisti [perché sei venuto] di S. Bernardo. E ciò rammenterete al mattino nella Meditazione e dopo la S. Comunione, e più volte al giorno, specialmente quando qualche pena vi assale: allora come faceva S. Bernardo vi scuoterete e prenderete nuovo coraggio. Ma non basta ricordare così il fine vostro; bisogna, come dice S. Ignavo, tutto dirigere e regolare conforme al conseguimento del fine: ogni cosa sempre valutarla praticamente alla stregua del fine. Lavori, impieghi, salute ecc. sempre in riguardo a detti fini, in quanto vi ajutano e vi allontanano dal conseguimento di esso.

S. Vincenzo de' Paoli scrive che i coadiutori devono ajutare i sacerdoti missionari nei loro ministeri, facendo specialmente l'uffizio di Marta secondo i comandi dei superiori e particolarmente ajutandoli colle loro preghiere, sacrifici e col buon esempio.

Si, dovete pregare e pregare molto, oltre le preghiere comandate, prendete l'abito delle giaculatorie e comunioni spirituali in mezzo al lavoro, rivolgendo il pensiero a Gesù Sacramentato che sta non lungi da voi in quella meschina Cappelletta della stazione. Sacrifizii, veramente scrisse pochi giorni sono il nostro caro coad. Carlino, non vi sono poi tanti sacrifìci da fare; mangiare mangiamo, bere, beviamo almeno della buona acqua, abbiamo sempre un buon clima... ma c'è un sacrifìcio da fare, e si è di avere molta pazienza coi poveri neri: rozzi e cocciuti bisogna trattarli sempre bene; e guai che si scappasse la pazienza, sarebbero anime che si allontanerebbero e perderemo. Dunque pazienza e mansuetudine...

In terzo luogo dovete dare buon esempio ai confratelli ed ai neri, i quali impareranno più dal vostro contegno che dalle vostre parole la stima e l'amore alla nostra S. Religione. Eccovi miei cari, i ricordi che vi do, teneteli a mente e praticateli, e sarete santi missionari.

Arrivati in Missione, baciate quella terra che dovrà essere cosparsa dei vostri sudori, ed offritevi vittime al Signore per il venga il tuo Regno. Salutate Monsignore ed i confratelli. Dite loro che in Casa-Madre pensiamo a loro e preghiamo per loro. Dite che qui tutti anelano a raggiungerli, dai più anziani ai più piccoli studenti... La pace e la benedizione di Dio sia semre nei vostri cuori».[15]

 

 

ANNO 1913

 

15 PARTENZA (13 febbraio 1913)

In occasione della partenza - 9 febbraio 1913 [P. Pietro Benedetto, P. Costanzo Cagnolo, Fr. Giovanni Ponsetto].

Manoscritto. «1. Un giorno il Signore chiamò Abramo perché dalla Caldea si portasse alla terra di Canaam. E gli disse: parti dalla tua terra, e dalla tua parentela, e dalla casa di tuo padre; e vieni nella terra che io ti mostrerò: parti... (Gen. cap. XII). - Le stesse parole io a nome di Dio oggi rivolgo a voi, miei cari figli missionarii: Lasciate il vostro paese, che vi ha visti nascere, e nel quale avete passato gli anni della fanciullezza; - lasciate i vostri parenti, corporalmente non col cuore e spiritualmente perché ai medesimi penserete e li farete partecipi delle vostre buone opere, e dei meriti che vi acquisterete; - lasciate anche questa casa del vostro padre spirituale, casa dei vostri fratelli minori e vostra. E per qual fìne? Andate in Africa in quella Missione, che già conoscete per le relazioni dei vostri fratelli maggiori, ma che Dio vi farà meglio conoscere ed apprezzare.

Notate qui con S. Ambrogio: perché mai il Signore spiegò ad Abramo queste tre cose? bastava che avesse detto: esci dalla tua terra, che con ciò usciva dai parenti e dalla casa del padre. E risponde il Santo: ut eius affectum probaret; perché riflettesse al gran sacrifìcio che doveva fare, fosse generoso e non se ne pentisse più tardi. - Così voi assaporando tutta l'amarezza del gran distacco oggi incominciate ad essere veri discepoli di N.S. Gesù Cristo: ora incomincio ad essere discepolo di Cristo. Al sacrificio corrispondono le promesse ed i premii.

2. Il Signore per sostenere Abramo tosto gli promise tre cose: ita etiam proponenda praemia (S. Ambr.): Ti farò padre di molta gente, - ti benedirò e per tuo mezzo benedirò gli altri, - ti darò un nome grande:

Anche voi, il Signore farà padri spirituali di molti;quanti istruirete nella nostra S. Fede, quanti battezzerete ed a cui insegnerete a vivere cristianamente. - II buon Dio benedirà le vostre fatiche, ogni vostro passo da rendervi soave il S. Ministero; benedizione che vi conforterà nelle pene inevitabili alla vita umana ed a quella del missionario. Voi pure sarete in Sua mano stromento di benedizione a quei poveri neri per loro comunicare le grazie di Dio. - II Signore fin d'ora vi dà il gran nome di missionario, nome che vi farà più grandi in Paradiso: i vostri nomi sono scritti nel cielo.

Le stesse promesse vi conferma N.S.G.C, nel S. Vangelo. Avendo S. Pietro interrogato Nostro Signore: ecco che noi abbiam lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguitato: che sarà di noi? Gesù rispose quelle ammirabili parole non dirette solo a Pietro, ma a tutti i discepoli di Gesù, e predicatori del S. Vangelo: in verità vi dico: non c'è nessuno [che lascia...] S. Marco cap. 10, v. 29. Tutti quelli che ... Notate bene le parole: per me e per il Vangelo, che fanno per voi, i quali per amor di Dio e per spargere il S. Vangelo lasciate ogni cosa e partite per le Missioni.

3. Ma per rimanere costanti nella vocazione e nei fatti sacrifizii, e quindi ottenere le divine promesse tenetevi sempre alla presenza di Dio. È Dio stesso che diede tale mezzo ad Abramo: cammina con me e sii perfetto. Questo è pure il ricordo che lascio a voi nel partire. L'esercizio della presenza di Dio vi terrà vivi nell'osservanza delle vostre promesse, vi farà coraggio nelle prove della vita, e dell'Apostolato, e vi condurrà forti alla meta. Voi sapete i varii modi con cui tenervi alla divina presenza. Da Dio parta ogni vostra azione ed a Lui come fine pervenga: in ogni cosa principale ed in ogni ora sursum corda. Tenete a mente questo ricordo, che vi conforterà nelle tribulazioni: cum ipso sum in tribulatione, e vi farà giungere felicemente al fine del vostro Apostolato. Camminate con Dio e siate perfetti».[16]

 

Predica ripresa da P. Pietro Albertone - «Domenica - 9 Febbraio 1913 - (Festa della Vestizione di Padre Benedetto, P. Gagnolo, e del Coadiutore Giovanni) - (Breve sunto della predica fatta dal Rev.mo Signor Rettore in chiesa)

“II Signore disse ad Abramo: Egredere de terra tua, et de cognatione tua et de domo patris tui, et veni in terram quam monstravero tibi. Così dice a voi: vieni via dai tuoi parenti, dalla casa, lascia la tua patria. Dovete distaccarvi carnalmente, corporalmente dai parenti; dico carnalmente perché sempre pregherete per loro, e tutto quello che farete sarà sempre anche per loro. Che cosa dice il Signore a S. Pietro che gli diceva: Maestro, abbiamo lasciato tutto, che sarà di noi?

Amen! Amen! Il Signore fa un giuramento! Qui reliquerit domum, casa, padre, madre, fratelli, e campi etc... avrà il centuple su questa terra e la vita eterna lassù in cielo. E S. Marco aggiunge una parola particolare: qui reliquerit propter me et propter Evangelium... Voi li lasciate per andare a predicare il Vangelo.

Il Signore fece tre promesse ad Abramo: Faciam te in gentem magnam! Et benedicam tibi, et magnificabo nomen tuum. Il Signore vi darà delle anime, vi benedirà e benedirà i vostri parenti e il vostro nome sarà grande nel Cielo.

Il mio ricordo poi sono ancora le parole del Signore ad Abramo: Ambula coram me et esto perfectus. Cammina alla mia presenza e sii perfetto.

(Parole dette in circolo ad un gruppo di Chierici)... Ebbi da andare a visitare un infermo ma non potei assisterlo nella notte, lo lasciai in gravi condizioni, ed al mattino mi vennero chiamare per andare a benedire la salma. Ma ne ..., sapevo però già che ai parenti ne faceva poco...

Quando morirò io voglio che si continui tutto. Quando morì S. Ignazio nella Compagnia si continuò tutte le occupazioni come l'ordinario, ognuno il suo dovere. Così farete quando morirò io... Non voglio che si turbi l'ordine... la Comunità deve continuare in tutto, solo voglio che si esponga subito il SS. Sacramento affinchè ... spero di andare diritto in Paradiso, ma la ... se il Signore mi facesse passare un pochino ad abbrustolire... che ci sia sempre uno davanti al SS. Sacramento, affinchè al più tardi, quando mi seppelliranno, ognuno vada al luogo suo, il corpo alla terra e l'anima in Paradiso!”».[17]

 

Cronaca di P. Albertone Pietro dell'accademia ai partenti. «9 Febbraio - La sera in salone. C'erano tutti anche i giovani. (Si lesserò alcune lettere ai Missionari partenti, e Don Benedetto disse qualche parola di Addio a tutti, indi parlò il Signor Rettore): “Ogni volta che si rinnovano questi giorni, lasciano sempre il cuore pieno di pena e specialmente il mio... si stacca una parte di me stesso. Mons. Perlo chiama sempre Missionari, dice che gliel'ho promesso. Questa volta farà solo un saggio, un'altra partenza saranno molti. Se non tutti Missionari, vi sarà anche Suore, ecc. ripeteremo la spedizione molto maggiore. Ho da dirvi che quest'oggi ho ricevuto una grande consolazione: mi ha consolato molto il vedere una madre veramente cristiana: sono andato per consolarla, ma non ne aveva bisogno, è la madre qui del nostro P. Benedetto,... Ella disse: Sono contento (sic) che vada, proceda bene, se il Signore lo chiama!... Ah! non è così facile trovar delle madri così! Capisce che cos'è il prezzo delle anime, madre veramente cristiana, madre che guarda col lume della Fede... Portatene l'esempio quando parlate coi vostri parenti, ... madre secondo il cuore di Dio... Consolazione grande che ho provato! Madre dei Martiri, degna di stare colla Madre dei Maccabei, come quella madre che condotta col figlio al martirio e mortole il figlio per la strada pur lo porta con sé per mettere il corpo tra quello dei martiri.

Queste sono madri! Devono lasciarli e fanno il sacrifizio, ma non li lasciano spiritualmente! ... Parenti cristiani! Che capiscono! È una consolazione che il Signore dà di tanto in tanto nel mio difficile ministero! C'è tutte le volte bisogno di rampognare, di consolare qui, per questa non c'era bisogno... non c'era bisogno... c'era lo Spirito Santo... c'era lo Spirito di Dio!...”».[18]

 

 

Conferenza ripresa da P. Pietro Albertone - 12 febbraio 1913 - Vigilia della partenza degli stessi missionari.

«Uniamoci tutti a pregare per un buon viaggio per i nostri Missionari. Finora tutti quei che partirono sono sempre arrivati bene: la Consolata li protegge... Essi avranno da stare un mese e più sul mare; fin da stassera perciò finché giungeranno in Africa tutte le nostre preghiere saranno per questo fine, che possano cioè giungere sani e salvi e là incominciare a fare il Missionario.

Quando domani mattina li vedrete partire dovete dire: Come sono belli i piedi; e dovremmo baciarglieli veramente; dobbiamo vederli come tanti Angeli... Non è questo o quel padre che parte, è un Missionario.

Per il viaggio non indossano l'abito bianco come li avete veduti Domenica, e questo per non fare tanta reclame, tanto rumore, ma in Africa i Padri l'indossano sempre e i Coadiutori quando vanno in chiesa e tutto il giorno nelle Domeniche. - Domani dovremo avere questo sentimento: di veder partire degli Angeli, i quali vanno a preparare la via al Signore nei cuori di quei cari neri. Sebben l'abito non faccia il monaco - tuttavia si dice anche che: "non vi è monaco senza abito". Così nel Seminario di Giaveno e in quegli altri Seminar! che son ben costituiti, secondo le regole del Tridentino, ciascun giovane ha la sua veste talare che indossano la domenica e in altri tempi. Amare l'abito talare e portarlo con rispetto è anche un segno di vocazione.

Vedete: i Coadiutori, domani vedendo il loro compagno anche vestito della veste talare, dovranno avere una santa invidia. E voglio che anche voi piccolini abbiate l'abito. Mons. Gastaldi, il quale ripeteva spesso: qui spiri-tum Christi non habet, non est Ejus; diceva: come s'infonde questo spirito? In tutti i modi, e prima coll'abito. È lui che l'impose nel Seminario di Giaveno, mentre avendolo consigliato in un altro Seminario ed avendo i Superiori fatta qualche rimostranza, per allora non disse nulla e lasciò stare, ma d'allora in poi rivolse tutte le sue cure pel Seminario di Giaveno e se fu un tempo ed è anche adesso, un buon Seminario, di spirito, lo devono a questo... Da esso escono quasi tutti i Preti dell'Archidiocesi, da esso escono Vescovi, Missionari e molti Religiosi.- Quando l'impose, molti uscirono dal Seminario, perché non avevano il vero spirito. Chi non avesse inclinazione a portare questo santo abito, a chi non piacesse indossarlo, mancherebbe già di un dato, di un segno di spirito Ecclesiastico.

Bisogna avere per esso un grande affetto e un gran rispetto. I sacerdoti dabbene non lo depongono mai. Cosi il nostro Venerabile... benché a' suoi tempi vi fossero ancora molti Sacerdoti che andavano in curtis (facevano una figura da Arlecchini - da Gianduia) lui portava l'abito lungo, e mai nessuno lo vide senza abito... Neppure il suo domestico lo vide a vestirsi o finir di vestirsi.

Così, come vi dissi, sebbene l'abito non faccia il monaco, tuttavia non v'ha monaco senz'abito - Esso aiuta molto, molto. Voglio che tutti lo desideriate... E quando io crederò essere arrivato quel giorno in cui tutti l'indosserete: Coadiutori, Aspiranti e Studenti, quel giorno voglio che facciam gran festa - Io quel giorno lo desidero tanto, anche voi (parlando ai giovani) dovete desiderarlo tanto.

Sono contento che mi sia presentata l'occasione di dirvi una cosa che tanto amava di dirvi».[19]

 

 

AI MISSIONARI E ALLE MISSIONARIE IN PARTENZA

 

16 PRTENZA (3 novembre 1913)

Per la partenza - 1 novembre 1913 [P. Luigi Bodino, P. Giuseppe Prina, Fr. Carlo Angrisani; più le prime 13 Missionarie della Consolata: Sr. Margherita Demaria, Sr. Agnese Gallo, Sr. Paolina Bertino, Sr. Serafina Brudi, Sr. Cristina Moresco, Sr. Catterina Gemello, Sr. Teresa Grosso, Sr. Carolina Crespi, Domenica Brudi, Sr. Filomerna Moresco, Sr. Costanza Golzio, Sr. Rosa Margarino, Sr. Lucia Monti, Sr. Candida Sandretto].

Manoscritto. «La presente solennità mi porge occasione di rivolgervi poche parole nella vostra partenza. Sieno desse di conforto a voi, ai vostri parenti, ed a quanti rimangono. - Solleviamo gli occhi della mente al Paradiso. È la S. Chiesa che oggi ci invita; e là contempliamo turbam magnam, quam dinumerare nemo potest: una moltitudine senza numero di Santi. Là sono tanti Angeli, Arcangeli...; là innocenti, cominciando dai bambini morti dopo il S. Battesimo, poi i confessori, ... Veramente è una turbam magnam.- Tutti sono contenti del loro stato, della gloria che posseggono, tutti felici perché: neque clamor, neque dolor erit ultra... Non desideri... non invidie...

Non sono però tutti eguali in gloria e splendore; ma differiscono fra loro come le stelle: sicut stella a stella. Altre stelle fìsse, attorno a cui girano altre minori; altri soli che irradiano tante altre lune. Vi è poi un coro di Santi che non solo godono Dio, ma stanno presso il seggio di N. S.G.C, e con Lui, giudicano le nazioni: siederete anche voi su dodici sedie e giudicherete. sedebitis et vos super sedes, judicantes. Chi sono costoro? Gli Apostoli; voi che avete lasciato... siederete... Grande uffizio e dignità, essere preposti con G.C. a giudicare... Or bene di questo coro faranno parte i missionarii che succedono agli Apostoli nell’evangelizzare il mondo, e completano il mandato loro dato da N.S.G.C, di predicare a tutte le genti, all'universo mondo, (V. Ven. Beda - Om. degli Apostoli).

Voi fortunati, o cari figli, che state per lasciare parenti, amici, patria e la vita civile, oltre il centuple di consolazioni su questa terra, in Paradiso...

Coraggio anche a voi, o degni genitori, i quali ne fate generosi il sacrifìzio. Voi ad imitazione della santa Madre dei Maccabei...: figlio, guarda il cielo... Anche voi avrete parte al premio degli Apostoli secondo la promessa di N.S.. È vero che i figli prima che vostri sono di Dio, e la Madre dei Maccabei lo disse al figlio...; ma il Signore vuole anche la vostra offerta, di privarvi della presenza, degli aiuti materiali e morali del figlio per poi premiarvi tutta l'amarezza del distacco. Ed io mi rallegro col padre presente (Prina), che rappresenta pure la volontà degli altri due assenti. Quale consolazione per voi in punto di morte e nell'eternità!

Ed infine anche voi, cari giovani, che qui restate, animatevi alla vista di quel gran premio a bene corrispondere alla sublime vocazione. Verrà anche per voi questo giorno, e sarete contenti se vi sarete ben preparati, e potrete dire al Signore: ecco vengo».[20]

 

 

2 novembre 1813 - addio agli stessi partenti. - Parole riprese da P. Albertone Pietro. «(Lettera del Ch. Spinello ai due Sacerdoti partenti Don Bodino e Don Prina. Lettera del Fr. Carlo (Carleide). Lettera di Don Chiomio ai partenti del suo corso).

È commovente in tutti i modi: da una parte e dall'altra. Certamente schianto sopra schianti, il mio cuore sarebbe abbattuto se non fossi certo che tale è la volontà di Dio.

Il Signore susciterà altri dopo questi; l'opera è di Dio. Questa casa andò sempre moltiplicandosi finora, ma non è il numero che importa, è lo spirito, che non vi sia fra noi nessun "amalecita" e poi potrò dire alla Consolata: "Pretendo tante grazie".

Il Signore ha sete di anime, adunque, da Missionari sta a noi a seguirlo, e lui ci darà i mezzi.

Ringraziamo il Signore di tutte le grazie che ci ha fatto. Siate un cuor solo ed un'anima sola, sia quei che partono, che quei che restano. L'opera è sua, il Signore l'ha benedetta, e come si è fatto del bene nel Gikuiu così nel Kaffa; io non vedrò, ma forse andrete anche nel Giappone, Tibet; come San Francesco Zaverio che voleva girare dalla Cina, Russia, Germania, e convertire tutto il mondo. Sarà quello che cum salute et gaudio li accompagna, ed un felice viaggio ai Missionari ed alle Suore, e vi aggiungo ancora una parola: Vivere di fede, e tutto andrà bene».[21]

 

 

Ultimi ricordi alle missionarie partenti - 03 novembre 1913.

Parole raccolte da Sr. Lucia Monti. «Obbedite sempre, ricordatevi che non è il molto fare, ma sì il fare con obbedienza che è caro a nostro Signore. Fate generosamente il sacrifizio; giacché lo facciamo, facciamolo generosamente per il Signore questo distacco; è poi già molto di fatto per la nostra morte, la quale ci sarà più facile perché più niente ci unisce a questa terra.

Sappiate che il Signore e la Consolata vi accompagnano, e io ogni mattina dalle sei alle sette proprio davanti alla nostra Madre faccio il ringraziamento della S. Messa pregando appositamente per voi. Ricordatevi che per ciascuna di voi, e il giorno della vostra festa, io leggendo il Martirologio noterò in modo speciale la festa di ciascuna di voi».[22]

 

 

Lettera alle missionarie partenti da leggersi durante il viaggio.

«J. M. J. Solennità dei Santi -1 novembre 1913

Carisisme Figlie in N. S. Gesù Cristo,

Nell'impartirvi la paterna Benedizione vi unisco alcuni ricordi, come compendio delle istruzioni che vi ho dato durante gli anni della vostra formazione. Riceveteli quali ispirati da Dio, e procurate di metterli costantemente in pratica.

Anzitutto tenete sempre in cima ai vostri pensieri il fine per cui vi siete fatte Suore-Missionarie, ch'è unicamente di farvi sante e di salvare con voi molte anime. Ciò facendo avrete corrisposto alla vostra sublime vocazione, e ne riceverete gran premio in Paradiso.

Per riuscire nell'intento adoperatevi per il perfetto acquisto di tutte le virtù religiose ed apostoliche. Specialmente sia in voi lo spirito di Fede, di obbedienza, di carità e di mortificazione. Avrete quasi in ogni luogo il vostro Sposo, Gesù vivente nelle povere Cappellette: a Lui ricorrete sovente almeno collo spirito: Egli vi conforterà nelle pene, e vi farà generose nelle fatiche che dovrete sostenere per amore Suo.

Obbedite semplicemente e di cuore, anche nelle piccole cose, a Monsignor Vicario ed alla Vice-Superiora, non cambiandone mai gli ordini per le vostre viste particolari, il che proviene da superbia. Dio non benedice tali infrazioni, mentre chi obbedisce ciecamene canterà vittoria. Potrà però ognuna, e dovrà proporre semplicemente le proprie osservazioni alla Superiora quando lo creda per il maggior bene, uniformandosi poi subito all'obbedienza.

Vi raccomando la carità vicendevole e l'unione fra voi: Amatevi come sorelle in N. S. G. C. sopportandovi nei vostri difetti, amatevi e correggetevi l'un l'altre.

Coi poveri neri non avrete mai abbastanza di carità e di pazienza, e dovrete domandarla ogni giorno al Signore. Non avvilitevi tuttavia con loro, tenete il vostro posto e decoro di Suore, né mai per falsa carità darete loro cosa alcuna o mercede superiore a quelle stabilite da Monsignore; perché così facendo peccherete anche contro la santa Povertà.

Certamente non sarà vera missionaria quella che non sapesse soffrire qualche privazione di cibo, vestito od abitazione, e cercasse gusto nelle misere inezie dei paesi civili. Il Signore vuole anime generose, e generalmente per fare opere grandi di conversione non si serve che delle persone mortificate e morte alle delicatezze della vita.

Siccome non vi stimo ancora perfette, di quella perfezione che raggiungerete solo in Paradiso, vi esorto vivamente a non scoraggiarvi dei vostri, anche replicati difetti; fatene gli esami, ed umiliatevi se pubblici davanti alla Superiora e alle Sorelle ogni sera, e si si tratta di mancanze di carità colle sorelle subito che foste cadute.

E qui finisco, pregandovi dalla nostra Santa Patrona la Ss. Consolata tutte le grazie necessarie per ben corrispondere alla vostra vocazione ed alle mire che hanno i Superiori su ognuna di voi. Il S. Cuore di Gesù vi benedica, com'io paternamente vi saluto, assicurandovi che ogni giorno mattina e sera pregherò per voi all'Altare della Consolata.

In G. N. G. aff.mo

C. G. Allamano S. G.».[23]

 

 

ANNO 1914

 

17 PARTENZA (18 maggio 1914)

[P. Luigi Parlo, P. Giovanni Meraviglia, Fr. Eugenio Marinaro, Fr. Domenico Ambrosio].

Per questa partenza, nel volume delle conferenze ai missionari, non sono riportate parole del Fondatore.

 

 

18 PARTENZA (28 dicembre 1914)

[Mons. Gaudenzio Barlassina (ritorno), P. Giovanni Ciravegna, Fr. Giuseppe Agagliatti, Fr. Cesare Piacco; più: Sr. Maddalena Audisio, Sr. Antonina Tessari, Sr. Adele Gullino, Sr. Irene Stefani].

Per questa partenza, nel volume delle conferenze ai missionari, non sono riportate parole del Fondatore.

 

Raccomandazione alle partenti poco prima del 28 dicenbre 1914 - Parole riprese da Sr. Irene Stefani:«Pregate il Signore che vi riempia lui i bauli in questi pochi dì. Vi dia lui una vera umiltà e ubbidienza cieca completa. Molta buona volontà.

Ci raccomandò molto di essere umili, vere ubbidienti, di praticare bene la santa Povertà, di non essere gelose. Ricordarci che siamo poveri».[24]

 

 

ANNO 1915

 

19 PARTENZA (14 luglio 1915)

[P. Gioachino Crevero (ritorno), P. Giovanni Bolla, Fr. Angelo Marchina, Fr. Ugo Bonaudo].

Nel volume delle conferenze ai missionari non sono riportate parole del Fondatore per questa partenza.

 

 

ANNO 1919

 

20 PARTENZA (26 gennaio 1919)

Per la partenza - 23 ottobre 1918 [P. Giovanni Chiomio, P. Giacomo Cavallo, P. Giovanni Mauro, P. Domenico Spinello].

Manoscritto. «N. S.G.C, dopo risorto, radunati gli Apostoli loro disse solennemente: Data est mihi... Sicut misit me Pater Ego... Euntes... Ecce Ego vobiscum omnibus diebus. - Oggi le stesse parole Gesù da questo tabernacolo rivolge a voi. In esse consideriamo l'eccellenza dell'Apostolato, il suo fine ed i mezzi per conseguirlo, specialmente l'assistenza speciale di Gesù (Vedi quad. III p. 3 a senso).

Aggiunta: Ecce Ego vobiscum... Sarà con voi nei S. Tabernacoli, che quasi in ogni stazione troverete. È lì che dovete ricorrere più frequentemente possibile; vi troverete lume, fortezza nelle pene della vita missionaria, ecc. Es. S. Francesco Zaverio. - Ma avete anche voi il S. Crocefisso, che io or ora vi consegnai. Esso l'avrete sempre con voi... Vi sia libro, conforto ed arma (Ved. q. III p. 6 in breve).

Conclusione: Saluti ed unione nostra coi missionarii e Suore d'Africa».[25]

 

 

Parole ai missionari partenti dette in chiesa, riprese da Sr. Carmela Forneris – 25 ottobre 1918. «N.S. Gesù Cristo dopo la Risurrezione, prima di partire pel Cielo, radunò gli Apostoli e così prese a dire: Euntes ergo docete omnes gentes... docentes cos servare omnia. quaecumque mandavi vobis. Et ecce Ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi. (S. Matteo). [Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo] E poi conchiuse: Ego vobiscum....

Belle parole con le quali N. Signore intendeva dimostrare con l'eccellenza dell'apostolato che conferiva agli Apostoli, il fine dell'Apostolato ed i mezzi da adoperare. Egli infine disse loro che li avrebbe consolati con la sua presenza quotidiana.

Orbene. queste stesse parole, oggi per mia bocca Gesù dal tabernacolo le rivolge a voi, o miei cari; a voi dice le parole che ha detto agli Apostoli: « È data a me ogni potestà in Cielo ed in terra ». E perché queste parole? Per dimostrare l'importanza, la dignità che conferisce agli Apostoli. Io vi mando con la stessa autorità, con la stessa potenza con la quale mi ha mandato mio Padre. Come io per trentatré anni ho lavorato per le anime, per le quali sono disceso dal Cielo, così questo posto confido a voi per salvare le anime e convertire tutto il mondo.

Prendete la facoltà che oggi il Signore accorda a voi, miei cari figli; siate santamente orgogliosi di questa facoltà divina che Egli vi confida. Dunque, voi partirete, ed il vostro fine non sarà quello di viandante, oppure di quelli che vanno per scoprire cose nuove, o per divertimento, o che vanno per fare lauti guadagni, no, il vostro fine sarà di salvare anime, di continuare l'opera di N.S.G.C.

N. Signore dopo la Risurrezione non doveva più esercitare su questa terra la sua opera, non doveva più starvi visibilmente ad operare per le anime. Aveva bisogno degli Apostoli. In tutti i tempi, cominciando dagli Apostoli fino ai nostri giorni, quanti Missionari ci sono stati con lo spirito di N. Signore, quanti si son dati a questo, ministero di salvare le anime. Ora questo spirito voi l'avete.

Qual è lo scopo del Missionario? Scopo unico: salvarsi e salvare. Questo è lo scopo del Missionario; egli non ne ha altri. Quali sono i mezzi? I mezzi li dice N. Signore: Istruire, battezzare gli infedeli, amministrare tutti i Sacramenti, insegnare loro a vivere cristianamente, insegnare loro i santi Comandamenti di Dio e della Chiesa.

Data la missione che avete da N. Signore, bisogna che vi orniate di tutte le virtù, principalmente di quelle più necessarie alla conversione degli infedeli, che sono: pazienza, umiltà, gran mansuetudine. Sono queste le virtù che toccano il cuore a quella povera gente infedele ed ignorante ed alle volte ingolfata nel vizio. Le vostre virtù otterranno la grazia della loro conversione. Se sarà necessario, quando ne siate strumenti degni, potrete anche fare dei miracoli sopra gli infedeli e sopra gli indemoniati; l'ha detto N. Signore.

Mentre tra i popoli fedeli non sono tanto necessari i miracoli, tra gli infedeli son molto necessari. Lo dice S. Paolo: « Sono necessari questi segni straordinari per gli infedeli ». Ed infatti vediamo che tutti i santi missionari avevano bisogno anche della forza dei miracoli. S. Francesco Zaverio dice: Virtutibus et miraculis [ con le virtù e con i miracoli ]... E possiamo proprio dire che il progresso fatto nelle prime Missioni del Kenya non poteva essere compiuto senza qualche miracolo. Son miracoli interni, della mente e del cuore, ma son miracoli. Tante cose che i nostri missionari han raccontate, cose che non erano possibili secondo natura e... le han contate.

Quello che vi consola è che Gesù sarà con voi tutti i giorni. Con Gesù non si temono i disagi, né le persecuzioni, né i disinganni, né i disanimi momentanei. E quando, dopo aver lavorato molto per convertire qualche persona, vi parrà che tutto sia andato a monte, ricordatevi che niente si perde della parola dell'apostolo e vi sarà un giorno in cui lo si vedrà... Il seme è stato gettato e se non fruttifica subito, fruttificherà poi...

Il Signore sarà con voi nel santo tabernacolo, Gesù vivo com'è in Cielo; sarà con voi in quel Crocifisso che portate. Non tutte le stazioni hanno la fortuna di avere Gesù Sacramentato, ma il Crocifisso l'avrete sempre. Farete come S. Francesco Zaverío che quando non poteva di giorno, passava intiere notti in chiesa e dormiva sui gradini dell'altare. E’ lì che si prende la forza, la consolazione. Stiamo con Gesù, ai piedi di Gesù. Il Signore è quegli che fa, non sono io l'apostolo, è Gesù. Quando non si potrà stare con Gesù Sacramentato, come durante il viaggio o per gli impegni che ci saranno, allora ci sarà il Crocifisso. Questo Crocifisso deve essere per voi un libro, un aiuto, una difesa.

Il Crocifisso che vi ho consegnato è come un libro dove dovete studiare quanto è costata ogni anima a N. Signore. Egli sarebbe morto anche per una sola; tutto quello che ha fatto l'avrebbe fatto anche per una sola anima, come dice S. Paolo: Tradidit semetipsum pro me [diede se stesso per me]. Ciò che ha fatto per tutti l'avrebbe fatto per ciascuno di noi.

Anche se il vostro ministero per ora fosse un po' sterile, non importa. Questo libro vi insegni a sopportare con pazienza la vostra croce... Questa croce sarà il vostro sostegno... e, quando siete afflitti, date uno sguardo, un bacio a quel Crocifisso; Egli vi consolerà, vi farà coraggio.

E’ una difesa. S. Antonio diceva che il demonio sopra ogni altra cosa teme la devozione a Gesù Crocifisso; finché il santo diceva giaculatorie, pregava per allontanare il demonio, non riusciva a cacciarlo, ma quando presentava il Crocifisso, il demonio fuggiva subito. Il Crocifisso sarà anche per voi un'arma di difesa.

Andate avanti con la devozione al S. Crocifisso, il Signore vi sosterrà. Tutte le ore, tutti i momenti lavorerà per mezzo vostro. Voi siete strumenti, Gesù lavora per mezzo vostro.

Sì, andate, il Signore vi benedirà, l'Angelo vi accompagnerà... Arrivati là, salutate a nome nostro i Missionari e le Missionarie, dite loro che in casa si vive della stessa vita con loro, che facciamo un cuore solo, che preghiamo tanto per loro e che si sospira e si desidera vivamente da tutti il momento di raggiungerli; dite che io li benedico tutti; che siamo contenti di loro; dite loro: «Il Superiore è contento di voi. Vi sosterrà dai piedi del Tabernacolo dove prega per tutti voi e, passati questi tempi burrascosi, speriamo di mandar loro un aiuto in molti altri ed altre... che già si preparano ». Questa la commissione che dovete fare ai missionari ed ai superiori. Sì, presto manderemo degli aiuti. Il Signore vi benedica e vi accompagni».[26]

 

 

Riflessioni sulla partenza dei missionari - 25 ottobre 1918 - Nel laboratorio delle missionarie - Riflessioni riprese da Sr. Carmela Forneris - «(Poco dopo la funzione di partenza, in laboratorio il nostro Ven.mo Padre s'intrattiene ancora con noi) Questi missionari partenti vanno a prepararvi la strada. Vedete, io spero che faranno buon viaggio; spero non nelle cose umane, ma in Dio. Del resto, pare che questi siluramenti non ci saranno più. Il governo tedesco ha fatto uccidere tanti milioni di gente. Solo di Tedeschi son morti due milioni in guerra.

[…]. (11 nostro Ven.mo Padre parla a lungo circa la guerra e le condizioni attuali, quindi, riferendosi di nuovo ai partenti, dice:)

Già che fa pena staccarci, perché siam già così pochi... Ma se ne diamo quattro al Signore, Lui ne darà poi una dozzina a noi. Quando son partiti i quattro primi, non avevamo più nessuno, son partiti tutti e quattro. Allora ho detto alla Madonna: « Cosa facciamo adesso? Andiamo in aria... ». In un momento son venuti otto. Il Signore ci ha fatto aspettare un momento, ma poi ha fatto in modo che si è formata subito una Comunità. […].

Continuiamo a pregare! Da Roma hanno mandato a dire che partissero tutti e quattro (i missionari) immediatamente. Immediatamente è impossibile... ma, come fare? Quell’immediatamente voleva poi dire che non bisognava aspettare quindici giorni. Ma, ad ogni modo, danno ancora tre o quattro giorni. Stamattina va a vedere Don Dolza, così sapremo se devono partire questa sera. Ad ogni modo è meglio tenersi preparati. Bisogna essere così.

Dissi loro: Guardate che abbiate il Breviario ed il Crocifisso. Dei due però è più importante il Crocifisso, perché se perdete il Breviario, con il Crocifisso supplite, e potete anche pregare tutto il giorno, ma senza Crocifisso...

Dunque, pregate e siate devote dell'Angelo Custode. Ma speriamo che la Consolata li salverà. Già, la Consolata però ha lasciato andar dentro la roba quella volta (è un po' grossa). Tutte quelle belle pianete con le quali si voleva fare un po' di onore nella Domenica al Signore ... La Madonna avrà detto: Ma, se fossero individui, ma è solo roba ... ; e l'avrà lasciata andar giù anche per umiliarci un po' per la nostra superbia. Ce lo meritiamo questo. La Consolata del resto è sempre obbligata a farci tutte le grazie?».[27]

 

 

Dopo la partenza dei missionari - 26 Genn. 1919 - Ai Chierici e giovani.

Solo manoscritto. «Miei cari, avete assistito alla partenza dei nostri quattro missionar ... avete detto: como sono belli i piedi di coloro che evangelizzano... Colla pena della separazione da tali ottimi sacerdoti si suscitò in voi ognor più la brama dell'apostolato, e sentii in varii il lamento di dovere ancora ritardare tanti anni. Bene; ma avete voi riflettuto alla sublimità del ministero, a cui anelate, e come dobbiate prepararvi per essere tranquilli nel giorno della vostra partenza? E ciò che stassera voglio farvi considerare.

1. La vocazione all'apostolato è opera divina, di cooperazione alla Redenzione e di ministri della Chiesa.

2. Nel giorno della vostra partenza sarete tranquilli di esservi ben preparati. Perciò considerate quale in quel giorno sarà il giudizio dei vostri superiori, dei compagni e di voi stessi, e di Dio .

3. Viene talvolta ad inquietare gli alunni missionari il dubbio di non essere chiamati all'Apostolato, pena dolorosa, che fece perire molte vere vocazioni, od almeno intiepidì il fervore per ben prepararsi.

4. Ho io questa vocazione ? Rispondo, che per sapere non è necessario avere segni straordinarii come S.Paolo e gli Apostoli chiamati da N. S.G.C, direttamente; e tali segni non bisogna pretenderli. Venisse anche un Angelo dal Cielo, potremo dubitare che sia un'illusione. Bastano per essere sicuri della vocazione i segni speciali, ed io vi dico che quanti siete qui li avete questi segni, eccetto il giudizio contrario indicatevi dai vostri superiori, per inettitudine fisica o morale, o piuttosto per mancanza di corrispondenza.

Tutti avete avuto qualche segno speciale, piccolo forse, parve casuale, ma da Dio ordinato alla S. Vocazione. Fu un libro della Prop. della [Fede], la festa della S. Infanzia, una parola del parroco o del confessore, anche una disdetta e la stessa povertà, per cui non potere prendere altra via. La vocazione missionaria è la disposizione...

5. Si è obbligati a seguire tale vocazione , o si potrà lasciarla per vivere nel secolo, anche come semplice sacerdote? S. Alfonso dottor moralista benigno scrive che chi non segue la vocazione difficilmente si salva, […]. S. Agostino: Corri bene, ma fuori strada. […].

 

 

Dopo la partenza dei missionari - 26 gennaio 1919 - Conferenza alle missionarie ripresa da Sr. Carmela Forneris. «Stasera partiranno i nostri missionari da Genova: dopo tanto tempo! Erano tranquilli. Noi eravamo contenti di tenerli, ma la cosa doveva finir così. E sono contento che siano partiti. In questi ultimi tempi li avevo sempre presso di me. Tutti volevano ancora una cosa... Uno ha poi finito di dirmi: « Vado via, ma io non la vedrò mai più». Eh, risposi io, mi vedrai poi in Paradiso. Quando io sarò poi lassù vi benedirò ancora di più: sarò poi sempre dal pugiol [al balcone]...

Adesso la Salve Regina che diciamo nella Messa servirà per il loro buon viaggio. Essi sono risoluti di affrontare qualsiasi cosa, ma possono esservi dei pericoli. Speriamo nella Madonna: adesso non si tratta solo più di roba. È vero che quella volta ha permesso che quanto s'era spedito andasse a fondo e che ora ha anche permesso che voi veniste ammalate, ma... speriamo, speriamo ... ; forse queste prove ci furon mandate a causa della nostra superbia.

L'impressione di questa partenza certo fu di mestizia, ma più di speranza. Di là han fatto per l'occasione un'accademia. Da ogni cosa si vedeva il rincrescimento del distacco, ma d'altra parte erano tutti contenti di vederli partire.

Circa l'impressione della partenza bisogna pensare a tre cose: l° che cosa penseranno di noi i Superiori in quel giorno; 2° che cosa penseranno le compagne; 3° che cosa penseremo noi stesse.

Diranno forse: vada, vada là; quel che non poteva capir qui lo capirà laggiù; oppure: quella era il nostro braccio destro, un esempio a tutta la comunità. Bisogna che noi ci prepariamo a tutti questi giudizi. Non fare le cose per questo, ma se ci facciamo santi la buona opinione verrà di conseguenza.

1 Superiori diranno: Siamo certi che questa farà del bene; ha l'ubbidienza cieca; siamo certi che qualunque cosa non la stupirà; non farà difficoltà in nessuna cosa... anche se dovesse andare dietro a quegli animali... E così via, passeranno in rivista tutte le sue buone qualità, tutte le sue virtù. Certo, sarebbe una consolazione! Quella che si è fortificata qui, laggiù non mancherà di far bene. E’ questo il giudizio che dobbiamo prepararci per quando partiremo. Il tempo passa. Passerà anche per quel ragazzino di là che mi diceva: Ci vogliono ancora dieci anni prima ch'io parta.

Dunque il giudizio dei superiori bisogna che fin d'ora ce lo prepariamo. Fare in modo che abbiano a dire: Ci rincresce che parta, perché qui attirava le grazie di Dio. Il suo esempio bastava come regola; se mancasse la regola basterebbe osservare questa suora. D'altra parte, vada; noi facciamo il sacrificio, ma ci consoliamo pensando che là farà tanto bene e non si lascerà mai scoraggiare. - Bisogna pensarci e prepararci quel giorno.

E il giudizio delle compagne? Son piene di carità, non diranno niente, staranno zitte, tutt'al più penseranno tra di loro: Là, si aggiusterà poi... Invece se rincresce, se fa pena (non nel senso di «dividersi», ma per la buona opinione che hanno di noi) é molto meglio.

Fare in modo che non abbiano a dire: Oh, per quella lì, è meglio che non vi sia ... ; oppure: Purché io in missione non abbia a stare con quella lì... - Ora io non vado ai dettagli, perché li capite abbastanza voi. Ci sono in comunità quei caratteri che non vogliono mai aver torto, che lasciano far tutto dagli altri. Com'è bello invece quando si prendono i lavori di mano! - Io voglio che pensiate al giudizio che faranno di voi le sorelle. E’ bello essere desiderate qui e sospirate là, e che abbiano a dire: Vorrei che in Africa mi mettessero poi con quella lì.

E il proprio giudizio? Certo questo bisogna distinguerlo da quello che suggerisce l'amor proprio. Bisogna sempre dire: Ma io, sono preparata per partire? Ah! che non sia per negligenza che non siete preparate! […].

Ciascuna pensi al giudizio che vorrà avere dai superiori, dalle compagne e da se stessa nel momento della partenza. Questa è una lezione che ci dà questa partenza. Questi quattro Missionari sono stati soldati e non hanno ricevuto danno morale, anzi si sono confermati. Han visto il lupo... e si son ricostituiti sempre più. Ormai, arrivati in Africa non si stupiranno più di niente. E’ vero che, come sacerdoti, non erano in mezzo al gran mondo...

Ad ogni modo, ricordatevi che l'opera della missione esige una grande santità. Non basta una santità mediocre, ci vuol gran santità. L'opera dell'apostolato è un'opera divina. S. Paolo diceva: Noi siamo aiutanti di Dio... Aiutanti di Dio! Proprio aiutare il Signore quasi che Lui abbia bisogno del nostro aiuto. Siamo corredentori; corredentrici voi altre. La Madonna è la principale corredentrice e voi siete un po' più alla lontana, ma tuttavia siete anche corredentrici.

Quante anime battezzerete! Voi siete quasi vicine alla Madonna: corredentrici del genere umano. Quante anime potrete attirare a N. Signore. Siete «ministresse" della Chiesa. N. Signore ha dato l'ordine d'insegnare a tutto il mondo: Euntes ergo, docete omnes gentes [ andate dunque, istruite tutte le genti ]... Ora, chi è che va a spargere la parola di Dio? I missionari e le missionarie. Gli altri non vanno a predicare. Vedete l'opera dei missionari che cos'è! E’ proprio un'opera divina. Sia perché sono aiutanti di Dio, sia perché sono ministri della Chiesa la quale ha l'ordine di spargere il Vangelo per tutto il mondo. All'eccellenza dell'apostolato deve corrispondere la nostra santità. Se alle altre suore basta l'essere sante, le missionarie devono esserlo doppiamente, perché tanto quanto sarete sante, altrettanto sarete migliori aiutanti di Dio, migliori corredentrici e migliori ministresse della Chiesa. […].

Noi siamo troppo egoisti. Bisogna aver spirito di sacrificio, come diceva S. Paolo: Faccio tutto per il Vangelo... Io mi spenderò e sacrificherò... Ma non basta il desiderio. Un sacrificio fatto qui serve per laggiù. Oh! che non abbiano a infastidirsi i superiori; che non abbiano a studiare per far fare le cose!».[28] […].

 

 

Stessa conferenza ripresa da Sr. Emilia Tempo. «(Parla dei missionari partiti e dice:) L'impressione della partenza fa pensare a tre cose: l° che cosa penseranno di noi in quel giorno i Superiori; 2° le sorelle; 3° noi stesse.

Il giudizio dei Superiori bisogna prepararcelo fin d'ora, di modo che possano poi dire: « Ci rincresce che parta perché qui tirava le grazie di Dio; il suo esempio bastava come regola; se fosse mancata la regola, bastava osservare questa suora. D'altra parte, vada. Noi facciamo il sacrifizio, ma ci consoliamo pensando che là farà tanto bene e non si lascerà mai scoraggiare, niente la muoverà, vedrà Dio in tutto... ecc. ». Ma, e se dovessero dire il contrario?... Bisogna pensarci e prepararci.

E le sorelle? Se avessero da dire (e se non lo dicono è solo per carità): Purché in missione non abbia da stare con quella lì... Ci sono in comunità quelli che non vogliono aver mai torto, che lasciano far tutto agli altri. Com'è bello invece quando si prendono i lavori di mano...

E il nostro giudizio? Certo, non quello che suggerisce l'amor proprio... Domandiamoci un po': Sono preparata per partire?... Ah, che non sia per negligenza che non siete preparate... Ad ogni modo ricordatevi che l'opera delle missioni esige una gran santità - non basta una santità mediocre. L'opera dell'apostolato è un'opera divina. S. Paolo diceva: Noi siamo aiutatori di Dio... Come!... quasi che il Signore avesse bisogno dei nostro aiuto. Sicuro... aiutatori, e voi aiutatrici, corredentrici del genere umano, quasi come la Madonna. Essa è la prima corredentrice; noi, in una sfera certo minore, ma subito dopo di essa, quasi vicino. Voi siete ministresse della Chiesa. Quale eccellenza la nostra vocazione! Quindi deve corrispondere la nostra santità. Se alle suore basta essere sante, le missionarie devono esserlo doppiamente perché, tanto quanto sarete sante, altrettanto sarete aiutanti di Dio. migliori corredentrici e migliori ministresse della Chiesa. […].

Zelo per le anime e non zelo per fare la nostra volontà. Fate che quando partirete si possa dire a Monsignore: Vi mandiamo tanta gente che sono tanti burattini: le metta in fila e ne faccia quel che vuole. Questa sarebbe la più bella cosa che si potrebbe dire. [...]».[29]

 

 

Stessa conferenza ripresa da Sr. Mzaria degli Angeli Vassallo. «L'impressione della partenza - Che cosa penseranno i Superiori - Sorelle - di noi. Diranno: se ne vada laggiù, si aggiusterà; non l'ha voluta capir qui, la capirà laggiù... Oppure: era il mio braccio destro, faceva tanto... sono sicuro che darà buon esempio là come qua, in qualunque angolo - si fortificherà nella virtù. Se si dicesse: purché non sia poi nella stessa missione di quella là...

L'opera apostolica esige una gran santità; non basta una mezza perfezione. Siamo aiutanti di Dio, corredentrici del genere umano. Quante anime salverete! - dopo la Madonna siete voi altre - siete le ministresse della Chiesa, del Vangelo.

A questa eccellenza deve corrispondere la nostra santità, e se per le altre suore si può tollerare che non siano perfette, per le missionarie no.

Per la salute di anime io mi spenderò e mi sacrificherò - fin da adesso dovete imbibirvi di questo spirito - Dovessi partire domani... Noi crediamo di avere spirito di preghiera, di carità e non ne ab- biamo... Spirito di sacrifizio? ohmi! sacrifizío!... meno ancora!».[30]

 

 

21 PARTENZA (1 dicembre 1919)

[P. Vittorio Sandrone; più: Sr. Maria degli Angeli Vassallo, Sr. Alessandrina Bima, Sr. Veronica Puricelli, Sr. Angela Leono, Sr. Barberina Musso, Sr. Gabriella Margarino, Sr. Alfonsa Miaja, Sr. Metilde Leone, Sr. Vincenza Tessari, Sr. Enrichetta Quaglio].

Prima della partenza per l'Africa - 23 novembre 1919. - Discorso alle missionarie partenti ripresa da Sr. Carmela Forneris. «(Il nostro Ven. Padre, dopo aver parlato un po' della prossima partenza, rivolgendosi alle fortunate partenti) Si son fatte suore per quello... non per star qui tra quattro muraglie. Adesso son preparate, dunque... bisogna aver pazienza. L'Angelo di lassù chiama e dice a questo qui: « Abbi pazienza, te ne restano ancora fin che vuoi ». Certo stavolta vince l'Angelo di laggiù, ed io do ragione a quello là... Non siamo venuti qui per restare, ma per andare in Missione, e adesso è venuto questo tempo. Io ho detto alla Madonna delle Grazie: Voi che vi chiamate Madonna delle Grazie, adesso fate queste grazie. - Nella Messa ho fatto un lungo memento.

Tutte le volte che venite alla Consolata, passate sempre di lì, e ditele: Non vogliamo andar via a mani vuote. Io vi raccomando sempre tutte. le mattine o quasi tutte, quando passo lì davanti alla Madonna. Le ho detto di far la grazia a quelle che partono... Le ho detto che completi il fagotto. Eh! ne avete fatti dei fagotti!   ... I santi prendevano solo una croce, un bastone... e voi invece... Adesso si usa così, e finito. Ma questo non è il fagotto principale: il fagotto principale è quello delle virtù. Io vi ho raccomandate per questo ed ho detto alla Madonna: Spero che con tutto il tempo che sono state qui abbiano tutte il fagotto proprio rigurgitante, ma ad ogni modo se ci manca ancora qualche cosa, se è ancora molle... cacciategli dentro ancora qualche cosa.

Prima ho chiesto la grazia della rettitudine: che andiate giù proprio per lo scopo per cui sì va. Che vi sia ben impresso nella memoria: perché son venuta in Africa? per che cosa? per godermela? per fare i miei capricci? Ah! sarebbe farvi un torto!... Son venuta per farmi santa, santa, santa; per essere ubbidiente, ma di un'ubbidienza cieca. Là, sotto qualunque superiore mi mettano, devo ubbidire con ubbidienza cieca e non badare a chi comanda. Ah, se fate questa ubbidienza senza criticare e andare a vedere il perché di questo o di quello!!!... E’ lì... l'indifferenza, l'ubbidienza cieca, ubbidienza che non ragiona, che non vede altro che la volontà di Dio. Questa è la prima grazia che ho domandato per voi altre.

2° - Ho domandato la carità vicendevole. Questa è una cosa tanto necessaria laggiù. Dicono che laggiù a tutti vien un po' di malattia, ma io non credo. Qualcuna sì... potrà essere più nervosa, più maligna... (sorride). Quando io non sono ammalato dico al Signore: Signore, che io mi faccia un po' di bene, perché quando sarò ammalato non potrò più. Laggiù, un po' di indisposizione... di cambiamento d'aria... un po' di questo o di quello... insomma tutte queste cose possono farci venire meno alla carità, ma sappíamo vincere noi medesimi e conservarla ad ogni costo.

La carità pure nella sorveglianza della lingua. E’ proprio mortifera! E’ un membro che produce la morte, dice la S. Scrittura. Si fa presto a parlare, e parlando poi si mettono disunioni. Son momenti di nervosismo... poi passano.

Dunque, prima di tutto che vi fissiate bene nel vostro scopo, poi ubbidienza cieca, carità vicendevole. Non solo non far male col non mormorare, ma far del bene vicendevolmente. E’ così bello strapparsi il lavoro di mano! Ve l'ho già raccontato che una nostra suora tornata a casa tutta stanca, invece di aspettare, riposando, l'ora di cena, si metteva ad aiutare come fanno le madri di famiglia. Che stanchezza?!... aiutare... prenderci il lavoro di mano...

Raccomando in modo particolare l'ubbidienza cieca. Sarete tre o quattro per stazione, quindi ci vuole ubbidienza e non sconvolgerci per qualunque storia, per qualunque difetto che si veda nelle altre. Dei difetti - dite - ne ho anch'io.

E allora con queste grazie che ho chiesto per voi, io credo che non potrete fare a meno di fare molto bene.

E quelle che rimangono? A queste ho ancora tempo a dirne delle cose! Voi potreste dire: se dovessi partire che cosa vorrei aver fatto? Certuni alla vigilia degli esami sono inquieti, l'ultima notte vogliono stare alzati per studiare. No no, bisogna studiare a tempo e luogo. Quello che avreste voluto fare, fatelo adesso, incominciate con energia. Vedere se usufruiamo di tutti i mezzi che ci sono in comunità... Certa gente vivono sempre di: « farò... farò... cras, cras [do- mani]... » che brutta parola! Oggi, adesso, adesso, in questo momento. E’ questo che bisogna proporre.

Pensate ancora: quando partirò che cosa diranno? Prima di tutto che cosa dirà il Signore? Dirà: Ha fatto tutto quello che ha potuto e adesso compio io l'opera: Veni sponsa Christi [vieni sposa di Cristo ]... ? Ed i Superiori diranno: Questa ha sempre fatto bene in Casa Madre e farà bene anche laggiù? E le sorelle che cosa diranno? E se dovessero dire: E’ meglio che sia via! ... ? sarebbe una patente ben brutta!... E l'Angelo Custode che cosa dirà nel consegnarvi all'Angelo della Missione? Tra loro s'intendono! Dirà: Guarda, di questa non sono stato contento? oppure: Di questa sono sempre stato contento; ha cercato di emendarsi, di avanzare nella perfezione, è già a buon punto... compi tu l'opera; c'è buon terreno, buona volontà ... ? Questo è un esame che devono fare quelle che partono e quelle che rimangono. Soprattutto imbibirvi dello spirito dell'Istituto; prima di tutto la santificazione nostra, poi lo zelo per le anime.

Che arrivate là, vi diate tutte interamente. I santi per un'anima avrebbero dato la vita, e noi andarne a salvar tante! La salvezza delle anime dipenderà dalla vostra pazienza, dalla vostra carità. La vostra vocazione è quella di salvar anime e non andrete in Paradiso senza un gran numero di queste. Se per caso doveste passare in Purgatorio (cosa che non dovrebbe succedere) queste anime strepiterebbero in Paradiso, non potrebbero più resistere; direbbero: Questa ha fatto dei sacrifici, ha lasciato di mangiare, di dormire, non ha badato a niente; e non avranno pace e vi toglieranno. Andranno dalla Madonna e diranno: Ah! non è giusto che io goda e quella che mi ha salvato stia là a soffrire! Quante anime vi saranno a tirarvi in Paradiso! Vi saranno riconoscenti continuamente. Non è poesia questa, è realtà.

Per quelle che rimangono: avanti, attività, perché il tempo è breve; adesso che è finita la guerra, bisogna ben che si parta. Dite: Voglio morire prima di morire. Non è mai il Signore che manca da parte sua, siamo noi che manchiamo. E’ obbligato il Signore ad aiutarci, perché non andiamo in Africa mica per nostro piacere; poesia non ne abbiamo».[31]

 

 

Stessa conferenza raccolta da Sr. Emilia Tempo. «[questo sunto inizia come il precedente]. 2° - Carità vicendevole. Non aspettare che tutti vengano a inchinarci... saper vincere noi stessi; saper conservare la carità a costo di qualunque cosa; in quei momenti di nervosismo... Dicono che laggiù a tutti vien un po' di malattia... io non ci credo, ma qualcuna più nervosa... e allora si è maligni. Quando non sono ammalato, io prego così il Signore: Signore che mi faccia un po' buono mentre sto bene, se no quando son malato non posso più. - Laggiù un po' di indisposizione, di cambiamento d'aria... un po' di questo o di quello... tutto assieme può far venir meno alla carità.

Carità anche nella lingua. Carità ad ultra; non solo non fare il male, ma far il bene, aiutare... E’ così bello strapparsi il lavoro di mano. Dunque ubbidienza cieca e carità, non sconvolgerci per qualunque storia, per qualunque difetto che si veda nelle altre. Dei difetti, dite, ne ho anch'io.

E quelle che rimangono? Queste pensino: Se dovessi partire, che cosa vorrei aver fatto? Vedere se c'è perfezione, se uso i mezzi; certa gente vive sempre di velleità... di: farò, farò, cras cras. Che brutta parola; no, hodie [oggi]. E poi: che cosa dirà il Signore? che ho fatto tutto quello che ho potuto?... E i superiori? Potran dire: Questa è sempre stata la nostra consolazione qui, non mancherà di far bene anche là?... E le sorelle? Diranno: E’ meglio che se ne vada?... purché non capiti assieme in Missione?... E l'Angelo custode nel consegnarci a quello della missione dirà: Di questa non sono contento; oppure: Aveva dei difetti, ma ha sempre cercato di emendarsi, di avanzarsi nella perfezione; è già a buon punto, compi tu l'opera; c'è buon terreno. buona volontà.

Sì, soprattutto imbeverci dello spirito dell'Istituto; prima la santificazione nostra, poi zelo per la salute delle anime. Abituarci a vincerci. Che arrivate là, vi diate tutte interamente. I Santi per un'anima avrebbero dato la vita, e voi andarne a salvar tante...

[continua come il sunto precedente]».[32]

 

 

Stessa conferenza raccolta da Sr. Maria degli Angeli Vassallo. «Prima della nostra partenza: Rettitudine d'intenzione - andar giù con lo scopo vero - ad quid venisti? [perché sei venuto?].

Ubbidienza cieca; cavarsi gli occhi, chiunque sia a comandare. Indifferenza...

Carità vicendevole - dicesi che tutti là fanno un po' di malattia - io non ci credo - sarà forse qualcuna un po' nevrotica. Saper vincere noi medesime - tacere - oh! quella lingua! saperne tagliare un pezzo - si fa presto a parlare...

Ubbidienza cieca e carità ad ultra - Prendersi il lavoro di mano una coll'altra - Non sconvolgerci per i difetti l'una dell'altra - oh! ne ho anch'io!

Mi sembra che se praticherete bene queste cose non potrete fare a meno di far bene. Se avrete da stare in Purgatorio, il che non dovrebbe essere, le anime da voi salvate strepiteranno in Paradiso. Diranno al Signore: Che io goda e quelle stiano in Purgatorio!...

Vi permetto di piangere il primo giorno, di rassegnarvi il secondo, e di cantare l'Alleluja il terzo».[33]

 

 

Dopo la partenza - 07 dicembre 1919. - Parole raccolte da Sr. Emilia Tempo. «Dovete pensare che incominci ora l'Istituto. Incominciare - farmi santa per salvare anime. Anche nel materiale sapersi aggiustare. Rinnovate questa ferma volontà. Ego dixi: nunc coepi [io ho detto: ora comincio]. Incomincio, con che scopo? Il nostro fine è la santificazione propria e altrui. Ad quid venisti? [perché sei venuta? 1 Non per montar su, no. Diamoci come anime disperate - continuamente - costanza; poi andare con semplicità; qui si va alla buona. Continuare e andare avanti: missionarie o no».[34]

 

 

ANNO 1920

 

22 PARTENZA (21 febbraio 1920)

Per la partenza - [P. Giuseppe Michele Maletto, P. Pietro Calandri, P. Pietro Albertone; più Sr. Luigia Mazia, Sr. Giovannina Beltramo, Sr. Giustina Lanza, Sr. Modesta Badariotti, Sr. Ottavia Gariglio, Sr. Anna hiattone].

Parole per la partenza riprese da P. Merlo Pich Vittorio – 20 febbraio 1920. «Queste funzioni si fanno pubbliche, davanti alla Comunità perché serva a scuoterci, per farci vedere qual'è la nostra via...

L'Istituto è una sola famiglia: la famiglia non si compone solo di quelli che sono presenti, ma anche di quelli che sono lontano. Quelli che sono in Africa, quantunque non li conosciamo tutti di vista, li conosciamo per amore, in nostro S.G.C.. Noi di qui preghiamo per loro ed essi ci fanno parte dei loro meriti, dei loro sacrifizi, come i figli lontani mandano alla famiglia quello che guadagnano.

Quindi incarichiamo quelli che partono di dire ai nostri fratelli che son laggiù, che li ricordiamo sempre, che li amiamo».[35]

 

 

Parole per la partenza delle missionarie riprese da Sr. Carmela Frneris - 9 febbraio 1920. «(Si rivolge alle sei sorelle partenti). Che voi dobbiate partire, per noi è un sacrificio, ma si fa per necessità - la vocazione è quella - perciò non vogliamo mica lottare col Signore e contrariare la vostra vocazione. Poi vi sono gli Angeli... Quelli là (d'Africa) domandano la vostra opera e questi (i nostri) non hanno diritto di trattenervi; hanno solo diritto alla vostra formazione. Mi immagino che questi saltino fuori a dire: Ma questa non è ancora abbastanza formata, la terrò ancora qui qualche anno. E quelli là a dire: Noi ne abbiamo bisogno... ; e tra di loro litighino. Guardiamo di accontentare questi Angeli qui; e contentando questi contenteremo gli altri.

Certi dicono: Io andrei in missione, ma vorrei che mi mandassero subito. No, prima bisogna fare il noviziato, poi se sono in grado andranno. Se no bisogna poi ritornare in comunità a riformarci... E come fare?...

La vocazione è un mistero, e voi ringraziate il Signore che vi ha scelte tra tante. Ha fatto per voi come ha fatto per scegliere Davíde quando voleva farlo Re d'Israele. (Narra il fatto).

Nel vostro paese vi erano delle figlie più brave, che avevano qualità migliori di voi, sia nell'ordine naturale che nell'ordine della grazia; ebbene no, il Signore ha lasciato stare quelle lì ed ha preso voi. Bisogna essere riconoscenti della preferenza che il Signore ha avuto per voi. Il Signore ha voluto darmi la vocazione, e che vocazione! Non ha voluto che andassi solo a farmi Cappuccina, ma proprio apostola per convertire tanta gente, per dare tanti battesimi. Voi siete quasi sacerdoti; non dite Messa, ma il resto lo fate tutto: istruite, battezzate, convertite; siete quasi come i missionari. Guardate che vocazione il Signore vi ha data! E se vi ha data la vocazione, vi dà anche le grazie necessarie, i mezzi per corrispondere; altrimenti vi ingannerebbe: mettervi in una strada e non darvi i mezzi per camminare!

Il ringraziamento della vocazione dipende dalla corrispondenza e per corrispondere non bisogna mai dire “no”, mai “basta”, mai dire “domani”. Quest'oggi, adesso; non “quando saremo in Quaresima”; subito, non aspettare neanche stasera. Non bastano i desideri in queste cose qui. Nella via della perfezione ci facciamo una idea..., invece un po' di generosità e poi si cammina con gioia. Direi, anche le stesse difficoltà aiutano. Se non ci fossero delle difficoltà che vita sarebbe?

Tutti i caratteri son buoni; correggerli, ma non distruggerli. Bisogna essere un po' coraggiosi e saper soffrire qualche cosa senza che nessuno lo sappia e lo compatisca. Non perderci in minuzie, ma camminare da forti, da vere missionarie».[36]

 

 

Alle stesse sorelle partenti - 19 febbraio 1920. - Parole riprese da Sr. Carmela Forneris. «Arrivate al primo punto del Vicariato, bacerete la terra e se non potete santificarla col sangue la santificheretecol sudore. Ciò che piace meno bisogna farlo più presto ancora. Disporvi ad andare tutte dietro agli animali... Vi raccomando poi di non fare le bambinaie: non toccate i bambini perché possono avere qualche cosa e ve la prendete poi anche voi. Si può far del bene senza star lì a basuté [baciucchiare]... In passato due suore si son prese una specie di pustolette toccando i bambini. Una ha impiegato un anno prima di guarire, e che cosa ha dovuto soffrire! Ah, se non si fa attenzione! E le cure che ci vogliono? E la pazienza per sopportare il male si avrà poi? Se si fa per ubbidienza il Signore ci aiuta, ma se è solo per mancanza di riguardo e di attenzione!... Poi credete, là non son così affettuosi come i bambini dei nostri paesi. Laggiù non bisogna toccarli, non accarezzarli; non bisogna farle quelle cose lì...

Arrivate là, i Superiori vi daranno tutte le norme necessarie. Non bisogna poi spaventarsi (in Africa) di tutte le impressioni e ripugnanze... e rimpiangere... e pentirsi... Anche N. Signore, quando era nell'Orto del Getsemani, ha sofferto, ma non ha dato indietro; così fate voi; per qualunque cosa avvenga non impensierirsi, non scoraggiarsi, non pentirsi... ; si è desiderato tanto l'Africa, e poi ... ! Il Signore vi benedirà: tutto andrà bene. Finora noi delle disgrazie personali non ne abbiamo avute. Nessuno dei nostri è stato sepolto nel mare. Una volta sola è andata a fondo una nostra spedizione, ma era solo roba... Noi pregheremo e tutto andrà bene.

Non essere attaccate né qua né là. Se uno è attaccato in qualche posto, subito mandarlo via. Uno che si creda di aver già fatto il nido!... mandarlo via, disfare il nido. Però, malgrado si debba stare poco in un posto bisogna far le cose bene come se si dovesse stare sempre lì... Se c'è un po' di orto, si cura, si coltiva bene... e non disfare quello che han fatto gli altri».[37]

 

 

23 PARTENZA (10 ottobre 1920)

Per la partenza [P. Giuseppe Perrachon, P. Giovanni Toselli, P. Giuseppe Goletto, P. Michele Bruno]

Parole riprese da P. Merlo Pich Vittorio - 8 ottobre 1920. «Non voglio farvi una predica; ma un pensiero, due parole le ho dette sempre per la partenza per l'Africa. In questo momento io vi ho dato il comando, la missione di N.S. Gesù Cristo: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi; andate dunque ed insegnate a tutte le genti... nsegnate lorodi osservare tutto ciò che vi ho comandato...”, e conchiude: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine dei secoli...”.

Riflettete bene su queste parole che ci fanno vedere l'importanza della missione data agli Apostoli e negli apostoli a tutti quelli che li seguono. N.S. Gesù Cristo questa sera vi dice: “Colla stessa missione che ha affidato a me l'Eterno Padre, così io mando voi per la conversione delle genti”.

Questa non è una missione ordinaria, secondaria. L'eterno Padre ha mandato il Figliolo, il Figliuolo ha mandato la Chiesa, e la Chiesa per mezzo mio manda voi. Vedete che missione importante!

E vi manda a far che cosa? A predicare il Vangelo omni creaturae. Quindi il vostro zelo non deve avere limiti, vi manda per tutta la terra, in ogni luogo; dovete procurare la conversione di tutto il mondo: “in tutto il mondo, ad ogni creatura... ”. La vostra missione è generale, e voi dovete avere lo zelo, il desiderio di predicare a tutte le creature.

Ricordatevi sempre di questa vostra missione divina che vi è data dai superiori in nome della Chiesa, la quale l'ha ricevuta da N.S.G.C. e N.S. dal suo eterno Padre; quindi è come se venisse direttamente dall'eterno Padre. Quanta importanza! Perciò dovete esserne santamente orgogliosi... Siete bene compensati dei sacrifici che avete dovuto fare: dei parenti, dei vostri paesi, e di questa Casa che avete amato tanto e dove siete stati formati. “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi...

Ma il Signore non vi manda mica a godere: vi manda in mezzo ai lupi, poveretti!... Ma non abbiate paura! Ecce ego vobiscum sum... Io sono con voi. E se abbiamo con noi N.S., quis centra nos?... “Io sarò con voi in tutte le circostanze della vostra vita”: nel viaggio vi manderà il suo angelo che vi proteggerà e vi libererà da ogni miseria umana. E laggiù sentirete un po' di indisposizione che è inevitabile per il cambiamento di clima, un po' di malattia fisica e morale. Ebbene, non scoraggiatevi alle prime prove. Lo stesso non saper la lingua sarà una penitenza. Verrà giorno che potrete far del bene: affrettatelo colla preghiera. In principio bisogna sapere essere un po' forti. E allora pensate alle parole di N.S.: “Ecco sono con voi...”. La promessa del Signore è infallibile, il Signore non manca. Egli vi assiste continuamente, e non come tutti i cristiani, ma con un'assistenza particolare; quando sarete in missione, Egli sarà il vostro sostegno. Quindi voi dovete rinnovare tutti i giorni questa volontà.

Il Signore sarà con voi nel SS. Sacramento: laggiù lo potrete avere solo durante la S. Messa: ebbene in quel po' di tempo che lo avete proprio colla presenza reale, pensateci bene che il Signore è con voi!...

E quando non c'è, col pensiero bisogna portarsi dove c'è...: nella nostra Cappella: questa Cappella deve essere il vostro luogo di rifugio...: qui dove avete ricevuto tante grazie, tante ispirazioni, sentito tante cose... e il pensiero che siete partiti da questa Cappella!... Qui noi pregheremo in modo particolare per il Kaffa... Colle vostre preghiere avete già ottenuto molte grazie che vi dirò a suo tempo... non sono ancora quelle che aspettiamo, ma sono già un principio: e bisogna attribuirle alle vostre preghiere... Ah, quel Salve Regina!... Ebbene, noi continueremo a pregare, pel Kenya, per l'Iringa, ma specialmente pel Kaffa...

Questo pensiero dev'essere la vostra consolazione: che il Signore parte con voi, e sarà sempre con voi non in modo generale, ma tutto particolare. Se non lo abbandonerete voi, il Signore non vi abbandonerà mai.

Voi farete dei sacrifici: ma avrete con voi il Crocifisso: dategli uno sguardo; Egli vi dirà: “Io ho dato la vita per le anime, e voi questi piccoli sacrifici per la cooperazione alla loro salvezza, non li farete volentieri?”. Da uno sguardo, da un bacio al Crocifisso sentirete più forza e conforto... Vi lascio il Crocifisso che sarà sempre con voi, e che vi darà tutte le grazie di cui avrete bisogno.

Laggiù troverete tanti altri missionari. Portate a loro il nostro saluto. Dite loro che l'Istituto è florido: fate loro coraggio dicendo loro che presto verranno altri ad aiutarli. Il lavoro adesso sorpassa le loro forze. Qualcuno scrive che sta già invecchiando e che c'è tanto bisogno anche per far fronte ai protestanti. Quindi bisogna che preghiate e vi prepariate... Fate loro coraggio: dite loro che qui c'è una torma di altri missionari che andranno ad aiutarli, e allora si riposeranno. Sarà loro di consolazione il sapere che l'Istituto è florido anche in tempi così burrascosi...

Direte che preghiamo per loro... Che come loro ci fanno parte dei loro meriti, così noi facciamo con loro una cosa sola in charitate: la lontananza non ci disgiunge: siamo una cosa sola loro in Missione e noi all'Istituto: ci vogliamo bene... preghiamo per loro.

Sarà certamente di consolazione a Mons. Perlo e a Mons. Barlassina il sapere che ci son dei cuori che battono all'unisono coi loro, che c'è della gente che vorrebbero aiutarli in tutti i modi e che non potendo altro, li aiutano colle loro preghiere...

(Dopo la lettura degli Addii):

Questo fa piacere: un piacere che porta con sé un po' di dolore per la separazione... Tuttavia fa piacere a quelli che partono il vedere tutta questa turba preparata a partire. Ma, bisogna stare all'appello: nessuno manchi di parola!... Verrà questo giorno anche per voi: domani, o se non volete dir domani, dopodomani. Son cose ripetute tante volte; ma che consolano chi deve partire:

vedere che sono amati e che si prega per loro. Preghiamo gli Angeli Custodi...

Mi ha fatto piacere il sapere che vi siete divise le stazioni per pregare per loro. Questo è bello; mi piace che ve ne interessiate colle preghiere e anche materialmente, secondo la possibilità; quando si prende un patrocinio, bisogna che lo sia anche materialmente: non dico di provvedere la campana, la cappella; ma qualche cosa voglio poi che si faccia. Ma per adesso cominciate a farlo spiritualmente...».[38]

 

 

24 PARTENZA (16 dicembre 1920)

Pper la partenza - 12 dicembre 1920 [P. Carlo Re, P. Giovanni Borello, Fr. Benedetto Falda (ritorno)].

Discorso ripreso da P. Merlo Pich Vittorio. «Voi, miei cari figli, vi aspettate un ricordo, ed io vi do questo ricordo con poche parole: L'Apostolo, il missionario deve avere come propria caratteristica della sua vita queste tre cose: 1) spirito di orazione; 2) spirito di mansuetudine; 3) spirito di distacco. Queste sono le virtù essenziali di un apostolo. Mentre che per prima cosa si crede da tutti che per essere missionario si esiga una grande attività!... Anch'io lo ammetto... Ma questa attività deve partire dal Signore; quindi per prima cosa è necessaria la virtù dell'orazione. Ce ne ha dato l'esempio N.S. stesso: prima di entrare nel mondo, di cominciare i tre anni di vita pubblica si preparò coll'orazione. Sebbene fosse sempre unito ipostaticamente con Dio, col suo eterno Padre, andò nel deserto e impiegò 40 giorni nella preghiera per prepararsi a fare il missionario: e così ha dato l'esempio a tutti i missionari che dovevano partire nei secoli seguenti. N.S. anche durante la sua predicazione si ritirava di tanto in tanto a pregare, lasciava le opere di zelo, anche buone, per attendere alla preghiera...e passava tutta la notte a pregare: erat pernoctans in oratione. Questa è la prima lezione che ci ha dato per riuscire bene nell'apostolato: bisogna avere molto spirito di orazione: non basta mica correre in qua e in là per fare molte opere: è necessario essere uniti col Signore: allora sì che si fa tutto!...

Ah! purtroppo l'uomo crede di poter fare qualcosa da sé!... No, no! Sine me nihil potestis facere! Se si vuol fare qualcosa bisogna essere uniti con Dio. Come si fa a star unito con Dio? Colla preghiera. N.S. mentre predicava, si ritirava di tanto in tanto; ed esortava gli Apostoli a ritirarsi nella solitudine. Intanto anche in mezzo alle opere di apostolato, come prima di operare miracoli, “suspiciens in coelum”, ne domandava al suo eterno Padre la facoltà.

Il primo ricordo adunque è questo: Siate uomini di orazione! Non aver mai paura di pregar troppo!... Io mi rallegro coi nostri missionari che tengon fermo sulle pratiche di pietà... Adesso è tempo di far meditazione... sia quel che vuole: eccetto proprio un caso straordinario... si fa meditazione... È tempo di far la Visita, e si fa la Visita... Altrimenti, se non sarete uomini di orazione, sarete strumenti inetti della grazia di Dio... Intanto faremo del bene in quanto saremo uniti con N.S. S. Teresa diceva: “Teresa come Teresa può far niente — Teresa e Gesù possono tutto”.

Dunque, prima di tutto: spirito di orazione... Guai se vi dimenticherete di N. Signore!...

Secondo ricordo è lo spirito di mansuetudine, di carità, di pazienza. Ah, quanto e necessario! Domandatelo ai missionari che son già stati laggiù a lavorare!... Non se ne ha mai abbastanza. Qualcuno dirà: “Quei là son sol gente nera, son come le bestie, e senza verga non ascoltano!”. No!... son uomini ragionevoli, e si devono trattare bene: non si deve mai usare la verga: ed io proibisco assolutamente e di minacciarla e di usarla! “Nescitis quo spiritu estis” ha detto N.S. agli Apostoli quando volevano domandare il fuoco dal cielo su quella città che non li aveva ricevuti: “Non capite che spirito ho io e che voglio che abbiate anche voi...”. Ci vuole pazienza, carità, mansuetudine. E quando dovremo averla questa mansuetudine? Sempre e con tutti! Allora il Signore benedirà le vostre fatiche!...

Il Signore ha sempre avuto questa mansuetudine; e coi farisei che, quantunque non li abbia mai trattati male, tuttavia si mostrò con loro un po' duro, perché erano ostinati... ebbene un autore osserva che però non li ha convertiti, ed hanno sempre continuato ad essere farisei. Perciò io vi raccomando questa virtù: ce n'è tanto bisogno!

“Già, si potrebbe dire, lei fa presto a scrivere giù: usate mansuetudine! lei che è in mezzo alle persone civili!”. Non vale questa ragione! Pazienza, mansuetudine sempre e con tutti: prima coi compagni: siete cresciuti su insieme come fratelli... Non capiti mai di continuare... Sol non occidat super iracundiam vestram... se scappa una parola, subito riconciliarsi, ma mai prolungare il malumore!... Ma non parlo tra di voi che siete come fratelli, e so che vi amate... Parlo coi neri... saran duri, ostinati... ebbene, si fa quel che si può, ma mai trattarli male, mai disprezzarli!... Questo no!...

Terzo ricordo: spirito di distacco... “Ma! mi direte, vede bene che ci siamo distaccati dai parenti, da questa Casa dove abbiamo passato tanti begli anni coi confratelli che ci vogliono bene... ci siamo distaccati da tutti!...”. Bene, lo so! ma fate ancor di più!... Distaccatevi anche da voi stessi, da tutte le comodità, e da tutte queste piccole miserie. Il Signore penserà sempre a voi, come ha pensato allora agli Apostoli, quando li ha mandati a predicare “sine pera” e senza niente... e poi li ha interrogati se era mancato loro qualche cosa, e risposero che era mai mancato niente. Così sarà di voi! Vi provvederà di tutto il necessario... ma certe comodità non sarà ancor possibile averle... Ricordatevi di quelle parole della S. Congregazione di Propaganda che dice che i missionari devono cercare di adattarsi ai cibi propri dei luoghi, e non cercare i cibi ultramarini... Non morrete di fame, state certi, quantunque il missionario debba anche essere disposto al martirio, a fare il sacrificio della vita per i neri...

E quello che si può avere, usarlo con indifferenza... Dopo che abbiamo sacrificato tutto, non perdiamoci in quisquiglie, in queste miseriuccie!... Siamo generosi.

Un uccello non può più scappare se è attaccato con un filo, sia che sia grosso o sia piccolo, purché sia resistente... Sarebbe vergognoso per un missionario perdersi in questi piccoli attacchi... Siamo generosi!

E quindi distacco da noi stessi, dalle comodità, da tutto ciò che circonda. Quaerite primum regnum Dei et justitiam eius, et haec omnia adjicietur vobis.

Com'è brutto in Comunità sentire a borbottare in materia di cibo... sta male... e fa male!... Quando in una comunità fanno quello che possono, non borbottare con chi fa il possibile perché non manchi niente! Ma non parlo di voi... Tuttavia questo ricordo bisogna sempre tenerlo presente.

Se conserverete questi ricordi, e li metterete in pratica, il Signore benedirà le vostre fatiche, sarete veri missionari: ed in punto di morte sarete contenti se potrete dire: Ho sempre fatto tutto pel Signore - ho sempre condotto vita di orazione - ho sempre guardato di moderare il mio carattere, di usar mansuetudine - ho sempre cercato di essere indifferente alle cose di questo mondo, di non attaccare il cuore al luogo, alle comodità, a tutte queste miserie...

Io sono certo che farete molto bene, perché nel tempo di prova e anche nella vita militare avete sempre tenuto una condotta irreprensibile, esemplare: e il Signore vi ha benedetti.

Adesso soffrite un po' la pena del distacco: ma consolatevi, che andate con dei compagni, dei fratelli che han bisogno di aiuto. Questa necessità di apostoli è molto sentita da loro...

Direte loro che qui si pensa a loro, che si prega per loro e che ci prepariamo... dite loro che qui ci sono molti che sospirano di venire ad aiutarli... essi ne hanno bisogno, sia per la loro età, sia perché son già stanchi... Saluterete Monsignore; e poi tutti uno per uno. Dite che la Comunità va avanti con fervore e con buona volontà... questo li consolerà, perché avranno dei buoni aiutanti...

Nel vostro viaggio vi accompagneranno gli Angeli Custodi, e l'Arcangelo Raffaele... e noi vi accompagneremo colle nostre preghiere.

(Per la lettura degli addii)

Ricordiamo le parole che oggi la Chiesa ci fa dire in principio della Messa: Gaudete in Domino semper, iterum dico: gaudete! Si, che anche in mezzo alle pene ed al sacrificio del distacco, pure si gode spiritualmente: in cuore si sente il distacco, ma pure si gode.

Ci sono le separazioni... ma siamo sempre lo stesso una cosa sola in tutti i posti, si forma un corpo solo; così il cuore soffre per il distacco dai parenti: ma si amano sempre, anzi l'amore aumenta ... si prega, si lavora pel Signore, e il Signore benedice.

E se il nostro bravo coadiutore (Benedetto) ha avuto la fortuna di assistere al 50° anniversario di matrimonio dei suoi genitori (a cui hanno partecipato anche qualcuno di voi,... perché l'Istituto prende parte alle gioie ed ai dolori dei parenti) questo per una parte si deve alla corrispondenza del nostro coadiutore, ai suoi sacrifici ed alle sue preghiere, e dall'altra alla premura di questi bravi genitori che l'hanno generosamente concesso al Signore.

Nelle comunità religiose è così: son tutti un corpo solo tra loro, e si portano affezione tra di loro all'interno, e non perdono l'affezione all'esterno, anzi aumenta: e acquistano grazie per tutta la famiglia: quindi non è vero quello che si sente dire che perché abbandonano la famiglia non hanno più cuore... ne hanno ancor di più.

Vedete la consolazione che si prova a partecipare a questa famiglia... Quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum! ...

Ed anche per chi deve andare in un altro luogo... il luogo è una materialità, è niente l'esser piuttosto in un posto che in un altro... siamo tutti missionari, siamo tutti insieme, facciamo tutti una cosa sola, come se fossimo tutti qui, tutti al Kenya, tutti al Kaffa, tutti all'Iringa... bisogna ben che coltiviamo tutti i luoghi che il Signore ci ha affidato!...

Mi rallegro con tutti quelli che hanno parlato ... coi nostri cari partenti... noi li accompagneremo coll'affetto...

E da parte degli altri c'è la speranza, non è vero?... i sospiri... bisogna prepararvi ben bene, affinchè allora siate poi contenti, e vi meritiate poi le lodi dei nostri cari... Infatti hanno sempre tenuto una condotta da essere preparati alla partenza...

Io vi do la benedizione paterna e vi incarico di portarla anche a tutti quelli che sono in Africa».[39]

 

 

ANNO 1921

 

25 PARTENZA (12 gennaio 1921)

[P. Luigi Rosso (ritorno in Kenya), Fr. Aquilino Caneparo (ritorno in Kaffa), Fr. Carlino Damiani (ritorno in Kaffa; più: Sr. Albina Granero, Sr. Eugenia Cavallo, Sr. Lodovica Crespi, Sr. Orsola Martino].

Per la partenza dei missionari non sono state riportate parole dei Fndatore.

Per la partenza di quattro missionarie - 09 gennaio 1921.

Manoscritto. «Voi, care figlie, vi aspettate in questo solenne momento qualche mio ricordo. Ed io ve lo darò anche per trasmetterlo alle vostre sorelle che vi precedettero in Missione.

N.S.G.C. fu il primo missionario ed il vero modello dei missionarii e delle missionarie. Ora nei tre anni di vita apostolica esercitò tutte le virtù, ma specialmente, al dire del nostro Venerabile, tre, che furono come le caratteristicbe pel S. Ministero: lo spirito di orazione, lo spirito di carità e mansuetudine e lo spirito di distacco (Ved. Quad. V p. 4).

1. Le insegnò coll'esempio e colle parole...

2. Prima verso voi stesse, sopportandovi nei vostri difetti, specialmente in viaggio e nei primi tempi, in cui farete un po' di malattia fisica e morale. Animateví, e rimettetevi a posto dopo le cadute ecc. Dopo colle consorelle, che dovete aiutare, consolare, e mai metter male e prendere la pessima abitudine di mormorare e criticare i superiori e le superiore. Pensate a voi ed a farvi sante anche in mezzo a certe miserie: Che cosa importa a te [Quid ad te]?

Coi neri.

3. Distacco da voi e dai comodi ecc.

Eccoví i miei ricordi; teneteli preziosi, e ne sarete contente in

vita e poi in Paradiso».[40]

 

 

Parole del Fondatore riprese da Sr. Carmela Forneris. «(Conferenza fatta in cappella alla funzione di partenza) In sul vostro partire per le Missioni, mie care figlie, vi aspettate da me qualche ricordo, ed io ve lo darò che vi serva per tutta la vita. Vi do l'incarico di trasmetterlo anche alle vostre compagne che sono già nel campo dell'apostolato.

N.S.G.C. esercitò tutte le virtù su questa terra. Negli anni del suo apostolato, diciamo così: del suo missionariato'     tutte le esercitò mirabilmente; ma quali sono state le virtù caratteristiche di quel tempo? Quali le virtù che Egli propose a nostra imitazione e a tutti quelli che vogliono attendere alla salvezza delle anime? Sono tre in particolare, e sono come le caratteristiche degli Apostoli, di chi vuol essere apostolo, missionario, missionaria.

Spirito di preghiera, di orazione; spirito di carità, di mansuetudine; spirito di distacco. Ecco, al dire del Ven. Cafasso, le virtù distintive dell'apostolato di N.S.G.C. Durante il tempo dell'evangelizzazione mostrò:

l° - Lo spirito di orazione. Voi direte: Ma aveva tanto da fare, pareva quasi come dispensato da questo; massime che era sempre unito col suo Eterno Padre. No, volle anche esternamente dare a noi esempio di questa virtù così necessaria - lo spirito di orazione - e quindi vediamo che N. Signore dopo aver lavorato, essersi affaticato tutta la giornata si ritirava in luogo solitario e passava anche le notti in orazione. Di tanto in tanto si ritirava dalla moltitudine, dal lavoro, per attendere alla preghiera, ed invitava anche i suoi apostoli: Venite mecum, diceva, in desertum locum [Venite con me in luogo deserto] per pensare a noi e non occuparci unicamente degli altri. Il suo cuore si alzava all'Eterno Padre ed anche esternamente sollevava gli occhi per implorare la benedizione di suo Padre.

Un missionario, una missionaria che si lascia assorbire dal lavoro esterno, ah! poveretta: è un'infelice, perde se stessa, farà un lavoro materiale ma non proficuo, perché chi è che ottiene la conversione delle anime? Non son mica le parole, le nostre opere!... è la grazia di Dio ottenuta per mezzo dell'orazione. Non chi innaffia, chi pianta fa crescere le piante, ma Colui che dà l'incremento, Iddio. Quindi voi dovete persuadervi bene che per quanto sia necessario operare, lavorare da mane a sera, non è meno necessario, anzi più necessario, unirsi al Signore, non lasciare una pratica di pietà; se non è di giorno, sarà di notte, e se per caso non si può fare un giorno l'orazíone nel tempo che è prescritto, ci sia almeno un buon pensiero che domini tutta la giornata. Non facciamo le cose come quelli che le fanno per mestiere, no, domandiamo sempre consiglio al Signore; ci sarà da parlare, da fare... ebbene teniamoci sempre uniti al Signore. Così faceva S. Francesco Zaverio. Sapete quanto lavoro aveva sempre da fare questo santo; aveva da battezzare, istruire, salvare tante anime; ed allora, non potendo di giorno, passava le notti davanti al SS. Sacramento e prendeva lì quel po' di riposo di cui non poteva fare a meno.

Io vi raccomando e v'incatico di dire laggiù: il Superiore ci ha raccomandato tanto lo spirito di preghiera. Che sarà il lavoro se negligentiamo noi stessi? Tutti i Santi hanno detto che bisogna pregare per ottenere conversioni.

2° - Spirito di carità e di mansuetudine. Ah! questo è necessarío, e direi, prima verso noi medesimi. Quando siamo maligni, inquieti, sconcertati, mettiamoci subito a posto. Carità verso di noi, sicuro. Non lasciamoci perdere, abbattere; mettiamoci subito a posto.

Carità verso le compagne, e voi lo sapete, qualche volta mi sono lamentato di questo (spero di essermi sbagliato) perché non c'era tutta quella carità ch'io avrei voluto e giustamente preteso che vi fosse. Bisogna amarci vicendevolmente, saperci sopportare, non aver invidiuzze per quel posto, per quell'impiego. Aiutatevi, sollevatevi; vedete una compagna che è un po' triste? Subito consolarla e sollevarla; se poi è ammalata... Vedete anche qui quanta carità per gli ammalati; lo dicono tutti che qui c'è carità. Dunque, se qui c'è deve esserci anche là. In mezzo alle difficoltà, quando ci sono anime che ci sollevano dalle pene, il loro peso non è più niente. Che poi una faccia una cosa e l'altra un'altra; che riesca o no; che importa quello?

Diceva l'Epistola di S. Paolo oggi: siamo tutti membri, e chi è quel membro che si offenda perché l'altro sta bene? Siam. tutti membri dello stesso corpo. Dunque carità e mansuetudine vicendevole, ditelo. Guai! se vengo a sapere notizie che non ci sia carità vicendenvole. Non parlare tanto; ah! quella lingua, è uno strumento molto pericoloso. Vi raccomando molto questo. Non tutto quello che viene in bocca dirlo: prudenza. Ci sono tanti discorsi buoni da fare, e non star lì a metter male. Guai a chi avesse quella pessima abitudine di sussurrare, mormorare, specie contro i Superiori; non c'è niente che scusi; se c'è da dire qualche cosa si dice a chi di dovere, ma non metter male: questo è diabolico. E io son persuaso che tra le suore non c'è questo vizio; tuttavia stiamo attenti. Quando vengono queste tentazioni, rimandarle subito: vade retro Satana [Vattene indietro Satana].

In ultimo carità, mansuetudine verso i neri. Ah! ci vorrà della pazienza. Qualcuno dirà: Se non si dicono parole secche, se non si usa il bastone, non si fa mica niente. - No, non c'è bisogno di parole secche, no no, niente bastone; nessuno schiaffo. Tenere il vostro po- sto, sì, non farvi simili a loro, no, ma trattarli male. Mai! Ah! l'effetto di una parola... Chi sa se viene poi ancora quell'anima. - Il Signore ha detto: Io sono mansueto ed umile di cuore. Non c'è nessun diritto di maltrattar la gente. Le madri di famiglia non maltrattano i loro bambini, non son sempre lì che gridano: bastano poche parole. Assolutamente proibisco a voi e a tutti di maltrattare i neri, lo dico a tutti. Ci vuole la mansuetudine, la carità, la pazienza. Con i maltrattamenti non si convertono le anime; sono i protestanti che fanno così. Questo è il 2° ricordo.

Il 3° è il distacco. Non parlo di staccarvi dai parenti, dalla patria, no; ma da noi medesimi, dalle nostre abitudini, dai nostri capricci, dalle fisime, dalle immaginazioni di star male. Io vi ho parlato altre volte di questo, perciò non mi dilungo.

Distaccarci dalla nostra stima; oh! se andassimo a far le missionarie per farci vedere da questo mondo! no, no... Staccare il cuore dalle cose della terra, ma prima da noi. Quello che è necessario il Signore lo manderà, ma non formarci delle idee di bisogni che non son giusti. Bisogna essere un po' più sciolti; il Signore aiuterà in quelle occasioni; non aver paura di quello. C'è della gente che non solo non è attiva, ma è di inciampo. Ma allora dove andiamo?

Bisogna saperci vincere, saperci sopportare; se andiamo dietro a tutti i mal di testa casuali che arrivano, dove andiamo?

Staccarci dalle comodità; bisogna distaccarci da queste cose; siamo più lindi, più sciolti. Il puro necessario: avete il voto di povertà. Non solo accontentarvi del necessario, ma essere contente di mancare talvolta anche del necessario, se no fate il voto di ricchezza. Distaccarci da qualunque cosa: dall'impiego, dal posto, di modo che i Superíorí non debbano sempre studiare prima di cambiarci. Non andiamo a cercare nessun motivo, i Superiori non sono obbligati a dirlo... Contentarci di quel che il Signore ci manda. S. Paolo dice: « Purché abbiamo il necessario per non morire di fame; che ci sia da vestirci per coprire questa misería umana e basta ». Pensare ad aggiustarci non è spirito di Dio. Guai se andiamo a cercare laggiù quello che abbiamo abbandonato qui. Vi raccomando: distacco dalle comodità. Fate una gara per avere il posto più basso e la roba più brutta, come facevano le religiose di S. Francesco di Sales. Questa sì che sarebbe carità!

Dunque spirito di preghiera, di carità e mansuetudine, di distacco da noi, da tutti e da tutto. Ecco, portate queste tre parole anche alle vostre sorelle e dite che io le dico a voi come le avrei dette a loro stesse.

Partite; il Signore vi benedirà e se per il viaggio ci sarà qualche cosa da soffrire, soffritelo bene. Son cose che passano. Non cade foglia senza che Dio voglia. I marinai non lasciano di fare i marinai quantunque alle volte soffrano il mare.

Fate tesoro, voi che partite, e quelle che stanno qui comincino ad esercitare queste virtù . Maria SS. vi assista e l'Angelo Custode vi accompagni; noi pregheremo per voi ed anche per quelle che sono già laggiù.

Il Signore benedica tuttí!».[41]

 

 

Stesso intervento ripreso da Sr. Emilia Tempo. «In sul vostro partire per le missioni, mie care figlie, v'aspettate da me qualche ricordo ed io ve lo do: vi serva per tutta la vita. Vi do l'incarico di trasmetterlo anche alle vostre consorelle che già son sul campo dell'apostolato; e dite loro che è il Superiore che ve l'ha detto, e ditelo a tutte.

N. Signore ci ha dato nella sua vita pubblica, direi missionaria, esempio di tutte le virtù, ma in particolare tre, e sono come le caratteristiche degli Apostoli e di chi vuol esserlo.

1° Spirito di preghiera, 2° spirito di carità e mansuetudine, 3° spirito di distacco.

Ecco, al dire del nostro Venerabile, le virtù distintive dell'apostolo di N. Signore. E prima spirito di preghiera.

[Il tratto che segue è uguale al sunto precedente, poi: 2° - Spirito di carità e di mansuetudine. Ah, questo è necessario, e direi: prima verso di noi medesimi. Quando ci sentiamo maligni, ci sentiamo sconvolti, abbiamo qualche cosa... la prima carità è con noi: dunque mettiamoci a posto, non lasciamoci abbattere, tiria- mo dritto, su...

Poi con le nostre consorelle: compatiamo, sopportiamo. Se qualche volta mi sono lagnato a questo riguardo, non è che non ci sia la carità, ma non tutta quella che io vorrei e desidero, che pretendo e che ho diritto di pretendere da voi. Anzi, vorrei essermi sbagliato, poiché si dice che tra le nostre suore c'è molta carità e veramente c'è e vi amate in Dio svisceratamente... Dovete amarvi, pronte a sacrificarvi le une per le altre, perché non c'è maggior carità che quella di dar la vita per chi si ama.

Bisogna amarci vicendevolmente, saperci sopportare, non aver invidíuzze per quel posto, per quell'impíego.

[Segue un altro breve tratto come nel sunto precedente].

Guai se vengo a sapere che non ci sia carità vicendevole... Vi raccomando poi molta carità colla lingua, mai metter male; se c'è qualcosa si dice a chi di dovere, ai Superiori. Ah, quella lingua... non tanta smania di parlare, di dir tutto quel che ci viene in bocca... si sussurra, si mormora, anche dei Superiori. Questo è diabolico. E guai a chi avesse questa diabolica abitudine. Io son persuaso che tra le suore non c'è questo vizio, ma stiamo attenti. Quando vengono queste tentazioni, rimandarle subito: vade retro Satana.

In ultimo carità e mansuetudine verso i neri. Teníamo il nostro posto; non farci simili a loro, ma carità. Ma si dirà: se non uso il bastone e non parlo secco, non ascoltano... No, no, no. Colla mansuetudine si ottiene molto di più; il Signore non ha mai usato questi modi, e voi: né bastone, né schiaffi, né parole secche. Vi proibisco di

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trattar male i neri. E quando un nero, per una vostra parola secca, andasse via e più non ritornasse?

3° - Distacco.

[Continua e termina come il sunto precedente]».[42]

 

 

Stesso intervento ripreso da Sr.Giacinta Unia. «Vi darò un ricordo dandovi l'incarico di trasmetterlo alle sorelle.

N. Signore, quando era su questa terra esercitò tutte le virtù in modo divino anche durante il tempo del suo apostolato. Ma quali furono le virtù che Egli più specialmente propose a nostra imitazione? - Tre in modo speciale; sono come le caratteristiche della sua vita apostolica: l° spirito di preghiera, 2° mansuetudine, 3° distacco.

1° - Lo spirito di preghiera. Benché fosse sempre unito coll’Etemo Padre, volle darci esempio di spirito di orazione. Dopo aver faticato tutto il giorno passava la notte in orazione; cosí voleva che i suoi Apostoli si ritirassero dal lavoro per attendere alla preghiera... Mentre insegnava, predicava, faceva miracoli, il suo cuore si sollevava all'Eterno Padre. Questo è lo spirito di preghiera che volle insegnare a noi. Quando la missionaria si lascia assorbire dal lavoro non solo sarà senza frutto il suo apostolato, di più perderà se stessa. Non sono le nostre opere che ottengono le conversioni, ma la grazia di Dio. Non è colui che pianta o che innaffia che dà l'incremento, ma è Dio. Do- vete persuadervi che è necessario fare in regola le pratiche di pietà. Se capitasse un giomo che non si potessero fare tutte, come la meditazione, ci sia almeno un buon pensiero che domini tutto il giorno. Bisogna fare le cose in unione col Signore, non fare le cose per mestiere. Come faceva S. Francesco Zaverío che quando non poteva di giorno passava le notti in orazione davanti al SS. Sacramento.

Vada il lavoro, ma non trascuriamo questo spirito di preghiera; che cosa vale il lavoro se poi ci perdiamo?

- Amore alla carità. Prima direi verso noi medesimi: quando abbiamo commesso qualche mancanza non lasciarci abbattere; dire un atto di contrizione, un « Gesù mio misericordia » e mettersi subito a posto.

Secondo: verso le sorelle; mi son lamentato che non ci fosse tutta la carità che vorrei in Africa, e la pretendo... Non avere invidia né antipatie, amarsi vicendevolmente, darsi una per l'altra; non dire: « questo non tocca a me a farlo », ma aiutarci, sollevarci, consolarci ecc. Ci deve essere carità. Quando uno è lodato dobbiamo essere contenti; formiamo una sola famiglia. Guai se vengo a sapere che non ci sia questa carità vicendevole. Soprattutto non parlar tanto; freniamo la lingua; non tutto quel che ci pare bisogna dirlo; non dire tutto quel che ci viene alla bocca ... ; non sussurrare dei Superiori; quel mettere male è diabolico; su questo vizio, quando viene qualcuno a dire qualche cosa, dire « va' indietro satanasso ».

E poi ci vuole pazienza. Alcuni diranno che quei neri bisogna trattarli col bastone o almeno dire loro qualche parola secca. No, nessuna parola secca. N. Signore ha detto: Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore. Quello che vi proibisco soprattutto è di maltrattare i neri. Ci vuole mansuetudine, umiltà, pazienza. Quello che non si è ottenuto oggi lo otterrete magari dopo anni in premio della vostra pazienza.

E poi ci vuole distacco. Dai parenti credo vi sarete quasi staccate, ma bisogna che ci stacchiamo da noi medesimi, dalle fisime che vengono per il capo, dalla stima... Staccarci da noi medesimi, non formarci delle idee che non si sta bene, che si han dei bisogni... Quelle che hanno sempre paura sono dannose a loro medesime ed agli altri. Non sempre aver paura che una cosa faccia male.

Distacco dalle comodità; essere linde, sciolte, non solo contentarci del necessario, ma di sentire la mancanza del necessario... Distacco dagli impieghi; andare con indifferenza in qualunque posto, senza domandare il motivo o ragione; nessun motivo; se ci sono i motivi i superiori ce li dicono.

Distaccarci dalle comodità; purché il Signore ci mandi il necessario per non morire, così pure quel po' necessario per vestire questa miseria...

Ci siam fatti missionari per questo; guai a chi desiderasse le comodità. Fate come facevano le suore della Chantal che andavano a gara a chi potesse avere il più brutto per lasciare il migliore alle compagne. Dunque ricordatevi: carità, spirito d'orazione e distacco da tutti e da tutto.

Dite alle consorelle ch'io dico loro queste cose come le dico a voi qui presenti».[43]

 

 

26 PARTENZA (11 luglio 1921)

[P. Enrico Manfredi, Ch. Bernardo Perino, Ch. Luigi Massa, Ch. Mario Nebbia; più: Sr. Costantina Mattalia, Sr. Secondina Granero, Sr. Rosalia Carrera, Sr. Raffaella Gerbore].

Per questi partenti non sono state riportate parole del Fondatore.

 

 

27 PARTENZA (24 novembre 1921)

[Mons. Filippo Perlo (ritorno), P. Angelo Dal Canton, Fr. Davide Babbiano].

Per questi partenti non sono state riportate parole del Fondatore.

 

 

28 PARTENZA (20 dicembre 1921)

[P. ario Borello, P. Ottavio Occelli, Fr. Quilino Caneparo (ritorno)].

Per questi partenti non sono state riportate parole del Fondatore.

 

 

ANNO 1922

 

29 PARTENZA (5 maggio 1922)

[P. Vincenzo Dolza, P. Guseppe Richetta, Fr. Giuseppe Benedetto; più: Sr. Giuseppina Battaglia, Sr. Giacinta Unia, Sr. Camilla Merlo, Sr. Marta Miglino, Sr. Geltrude Vaira]

Per la partenza dei missionari non sono state riportate parole del Fondatore.

Alle missionarie partenti - 03 maggio 1922.

Conferenzza ripresa da Sr. Carmela Formeris. «Vi aspettate da me qualche pensiero che vi accompagni in questo lungo viaggio. Ed il pensiero mio è quello che la S:Chiesa ci dà quest’oggi. Voi sapete che la Chiesa oggi celebra con solennità il patrocinio di S:Giuseppe ed insieme la festa dell’invenzione della S:Croce; e non è a caso che la vostra partenza si fa in questo giorno, ma perché portiate con voi il ricordo di queste due solennità. La vostra partenza si farà sotto il patrocinio di S:Giuseppe. Voi siete devote di questo S.Patriarca, ma dovrete poi esserlo in modo particolare perché partite sotto il suo patrocinio. Procurate dopo la devozione al S.S. Sacramento e a Maria SS., di avere una grande devozione a questo gran santo nel quale si ottengono molte grazie. Perciò mettetevi e vivete sempre sotto il suo patrocinio.

La festa dell’invenzione della S.Croce poi è tutta per voi. Chi può essere più devoto di una suora che riceve il crocifisso alla professione, lo riceve all’atto della partenza, e lo porta sempre con sé?

Veramente questo crocifisso è per voi come un libro, come un amico, come un’arma con cui vi difendete dai nemici spirituali. E’ un libro dove sempre leggerete, e l’avrete lì, sempre presente per non dimenticarlo mai.. E che cosa leggerete? Leggerete che N.Signore ha sofferto tanto e per chi?. Per voi, si per ciascuna di voi. Ha sofferto prima per noi, per la nostra salute, e poi per quei poveri pagani, per tutti quelli che non lo conoscono ancora. Egli desidera ardentemente che andiate a farlo conoscere a quelle anime che non hanno ancora avuto questa fortuna. Questo crocifisso, ricevuto nel giorno della S.Croce, vi ricorderà che avete lasciato tutto e vi siete offerte per far conoscere a molte anime Gesù e per applicare loro i meriti infiniti della sua passione e morte, di cui ancora non godono i privilegi.

Quindi pensando che Gesù è morto per voi, perché veramente è morto per ciascuno di noi, ricordate pure che l’essere state chiamate all’apostolato è una grazia particolare, grazia che il Signore non dà se non alle anime che sono sviscerate del suo amore. Voi sapete che N:Signore non cerca che anime e voi appunto andate a cercare queste anime per darle a Gesù.

Fate come S:Francesco Zaverio, che tutti i mesi leggeva una piccola vita di N.S.G.C. composta da S.Ignazio voi leggete sempre questo libro (il crocifisso) che rappresenta tutto quello che N.Signore ha sofferto per le anime. Egli aveva desiderio sete ardente di salvare le anime, quindi questo desiderio sia anche il vostro. Ma ricordatevi che se non cercate di essere sante voi, farete ben poco: fatevi sante e non risparmiate nulla per condurre le anime al Signore.

Poi del crocifisso ne avete bisogno anche per un altro motivo. Anche là vi saranno dei giorni neri, delle miseriucce che portiamo cn noi… e se non c’è il crocifisso che ci consoli, che ci sostenga, ah! È difficile andare avanti e farci dei merit. Questo amico l’avrete sempre con voi. Quando né avrete bisogno vi consolerà, consideratelo, baciatelo, raccomandatevi a Lui; Lui, Lui vi conforterà, vi fortificherà, sarà vostro amico..

Non sarà solo vostro amico, ma un’arma con cui attaccherete il demonio e vincerete per i meriti di Gesù Crocifisso. Il demonio ha paura della croce, scappa alla vista del crocifisso, quindi scapperà anche da voi se l’avete sempre con voi. Quando vi costerà di più qualche anima ed avrete già tentati tanti mezzi e non potrete convertirla rivolgetevi a Gesù Crocifisso, ditegli che per i suoi meriti vi dia quell’anima e ve la darà.

Dunque i pensieri che dovete tenere a mente e praticare sono questi: che questo crocifisso, sarà un libro, un amico un’arma potente di cui vi servirete contro il demonio. Partirete dunque, andate avanti in Domino; arrivate là, salutate da parte delle sorelle e da parte mia le sorelle che già son là che lavorano, guardate di avere una certa venerazione per quelle anime che han già lavorato e fatto tanto bene; siate umili, non credete di andar là ad impor loro cose nuove, no, siate umili, non giudicate nessuno; ci vogliono degli anni prima di poter giudicare chi fa bene e chi fa male. Ci sia tra voi sempre la carità, e siate contente di essere all’ultimo posto. Questo è lo spirito con cui si comincia l’apostolato.

Poi direte che qui si prega per loro, e per ciascuna di loro; che qui tutti vogliamo loro bene, e che io mando a tutti in particolare la mia benedizione paterna.

Imparate a non imporvi: questo sarà il metodo che gradiranno le anziane che hanno già lavorato e che conforterà voi al vedere quello che han fatto e preparato per voi: così passerete una vita felice. Sempre uniti in un cuore ed un’anima sola, sopportatevi vicendevolmente e farete un gran bene: questo è il mio desiderio; e prego il Signore a darvi la sua benedizione».[44]

 

 

Dopo la partenza - 07 maggio 1922.

Conferenza ripresa da Sr. Carmela Forneris.«(Il nostro amatissimo Patre ci rivede per la prima volta dopo la partenza delle sorelle, ed entra in laboratorio dicendo:.) …se io fossi una mosca andrei laggiù a vedere tutti e poi ritornerei…, ma non sono una mosca, e ringrazio il Signore di non essere una mosca. Sarebbe già una grazia essere una mosca…: per fare una mosca, per crearla ci vuole l’Onnipotenza di Dio. Sei capace te? (volgendosi ad una sorella) a fare una mosca? È poi piccola!…

Questi (alludendo al giorno della partenza )sono giorni che fan provare pena e dolore. Mi viene una cosa (portando la mano al cuore), mi viene una cosa quando vanno via…Negli ultimi giorni mi son sempre vicini, sempre attorno, han sempre bisogno ancora di una parola; voi non tanto, perché non potete venire in camera mia, ma i missionari son sempre là… Certo non ci vedremo più su questa terra, perché non posso venire di 120 anni. Ah! Non vorrei venire di questa età: si è poi senza cognizione… si è poi di quei vecchi… borbottoni, e poi? Perché aspettare tanto?

Quando c’è qualche partenza si prova contento e pena ad un tempo. Piacere perché vanno laggiù ad aiutare le sorelle che ancora non conoscono e poi anche perché, poverette, da tanti anni aspettano questo giorno; ma tuttavia si sente un misto di piacere e dispiacere che fa stare in un modo…E poi lasciano un vuoto: par sempre di vederle girar per casa… e non ci son più…

Questi pensieri, questi ricordi son buoni sapete! Non voglio mica che li mandiate via!…Questa partenza vi farà pensare a quando andrete voi, non è vero? Guai a chi non è affezionato a Casa Madre.

Guai a chi ha la smania di scappare:Un desiderio d’andare va bene perché siete venute per questo,ma la smania non va bene.

Ma intanto, piuttosto, pensiamo ad una cosa. Facciamo un po’ questo esame, oggi che è ritiro mensile. Quando sarà il mio giorno, che cosa penseranno di me i Superiori? Che cosa penseranno le sorelle? Che cosa penserò io? E, più di tutto, che cosa penserà Iddio?. E’ una meditazione in regola, sapete.

I Superiori e tutti quelli che han lavorato per voi dovranno poi dire: Ma, abbiamo fatto tutto quello che abbiam potuto per allevarla bene, per perfezionarla, perché fosse idonea a partire, ma mi pare che non sia riuscita fino al punto che doveva riuscire. Oppure: ma, quella li non ha ancora il fagotto ben pieno, farà poi bene laggiù, o sarà poi causa di tristezza, di amarezze?

Vedete, anche se io non vengo tanto sovente qui, potrei già dire (quando partono) di quella lì son sicuro, ancdrà giù, sarà una suora di spirito; non si lascierà abbattere dalle miserie, vincerà tutto, farà del bene… Invece, che pena se di un’altra dovessi dire: Non ha ancora virtù bastante,; ha detto tante volte che voleva essere umile, che voleva essere più diligente… ha sempre promesso, ma si è emendata poco. Arriverà in Africa che sarà lì,lì…Non è abbastanza formata… Si dovrebbe ancora aspettare qualche anno e mandarla; eppure bisogna aver pazienza…mandarla anche così… è già tanti anni che è qui…e poi, anche ad aspettare, tanto sarà sempre con i suoi difetti; non ha mai messo buona voglia, non ha mai avuto costanza di emendarsi… Ed allora ad aspettare non c’è niente da guadagnare. Andrà giù, speriamo che si rimetta là, che quello che non ha fatto qui, lo faccia là; speriamo … ma… io ho poca speranza…laggiù si va giù, purtroppo, ma non si monta…

Un libro sui seminaristi dice che se uno è stato santo in seminario c’è da sperare che continui ad essere santo quando sarà sacerdote e andrà nel mondo; chi invece in seminario è solo lì liì non sarà più un buon sacerdote. L’esperienza dice quello: non si sale ma si discende. Allora si sospira a mandare in missione una su cui si fanno questi pronostici, e si prega il Signore che empia Lui quel fagotto di quello che non c’è. Proprio molte volte penso a questo, perché quello che qui è piccolo, là vien grosso. Non basta far del bene: si va là per fare il maggior bene e non solo per tenere un posto. Se un giorno qualche nero potesse dire: Oh, quella suora è impaziente, come sono impaziente io; prega meno di quanto prego io. - Ah! Ma dove andiamo?… Là, sapete, vivono più di esempi che di parole. Per essi ci sarà il Padre buono e il Padre cattivo, la Suora buona e la Suora cattiva. E’ vero che si pensa a tutto prima di mandarle giù, ma poi bisogna decidere: o mandarle in Africa o mandarle a casa.

Ciò che non avete fatto, proponetevelo tutti i giorni: State attente a lavorare su voi stesse: attende tibi [ pensa a te]. Bisogna incominciare: fa bene, sapete, questa meditazione. Io con questo non voglio alludere a nessuno. Non va male, ma potrebbe andar meglio.; qualcuno si è sollevato ed ora è un vero missionario di prima classe. Non ci son mica dei delitti, ma non basta non esserci dei delitti

Questo è il giudizio dei Superiori. Voi altre state attente, che alla vostra partenza i Superiori possano dire: Per quanto delle miserie ce né saran sempre, quella lì è idonea. – Quando prima di una partenza della suora possono dirmi: Quella lì è idonea ,io mi consolo.

E il giudizio delle compagne? Le compagne non devono giudicare, ma lo sapete benissimo che vi conoscete meglio tra di voi di quanto possano conoscervi i Superiori, alle volte. Mi ricorderò sempre di un missionario, diceva: - Ma come?!… scriverò subito che ti mettano con quello là. –Non si va d’accordo. - Ma guarda di andare tu d’accordo. Ah!, mai che io debba pensare a non mettervi quella o quell’altra assieme: io voglio seminarvi come si semina il grano. Se manca qualche cosa alla tua compagna, fallo tu.

Lo sapete quel che dice il Signore: Se presentandoti all’altare ti ricordi, mentre fai l’offerta, (e noi la Comunione) che qualcuno ha qualche cosa contro di te,, va’ e riconciliati e poi torna a farmi l’offerta. Non dice: Se tu hai qualche cosa con tuo fratello o col compagno, no no: se il tuo compagno ha qualche cosa con te.- Uno potrebbe dire: Io non ho niente, ma pregherò per lui. No, il Signore non ragiona così; dice che tocca a te lasciare la Comunione e andarti a riconciliare col fratello. Avete capito? Così metterete a posto la compagna, la quale potrà dirvi: Ma non sei stata tu, son io. – Eh!, se non sei venuta tu, son venuta io, potrete dire voi: -Ah!, guai se fossero contente quando una sorella parte! Che pena se dovessero dire: Oh! Finalmente è anddata via quella seccatura; adesso la comunità andrà avanti bene. Invece se provano rincrescimento quando qualcuna parte, questo è buon segno: Vedete, in certo qual modo il giudizio delle compagne è da stimarsi più di quello dei superiori. Ah! Quando sospirano che una vada via…Io prego per lei purchè vada via… Che brutta cosa sarebbe!

Terzo giudizio: che cosa penserò io? Sarò contenta? Potrò poi dire: ho fatto tutto quello che ho potuto, mi son preparata abbastanza bene; qualche miseria ce l’ho ancora ma ho sempre avuto una volontà di ferro… ho fatto, per quanto mi era possibile, tutto quello che ho potuto, perciò vado in nomine Domini [nel nome del Signore]…, vado tranquilla. Ah! Poter dire così. Invece se si dovesse dire: non mi sono mai emendata…sono stata poco amante della perfezione…ebbi delle dissipazioni, anche un po’ volontarie… ho fatto lì una vita…ah! Vorrei incominciarla di nuovo…eppure adesso bisogna partire.

Ah! Se aveste queste pene non sareste preparate. S:Francesco Zaverio era preparatissimo. I Superiori diranno ancora: Va’ il Signore ti aiuterà (quando non lo dicono solo per incoraggiare perché tanto è lo stesso). Ma io invece di essere umile, invece di essere contenta dell’ultimo posto, vado giù con tutta la mia superbia. –Oh! Entra un pavone diranno. – A me devono dare il primo posto:io che ho fatto un po’ di studio… che so qualche cosa…che so perfino un po’ d’inglese…! – Non son mica cose poetiche sapete! Son cose che succedono! Ah! Quella superbia, quella superbia! Muore solo con noi, ma bisogna bastonarla tutti i giorni, bisogna pestarla. E nella carità? Son sempre la stessa: guardo solo le altre e non me stessa. Così nell’obbedienza. Di confidenza poi non ne ho niente. Una persona una volta doveva partire (non parlo di voi) e le rincresceva perché non aveva mai avuto confidenza coi Superiori. Quando si va giù (in missione) così, c’è solo da non più scrivere e tutto è finito. Ah! Quella gente che ha sempre paura e che non apre il cuore!…Quelle mezze bugie non lasciano il cuore tranquillo…

Quando si parte è duro dover dire : Ma non mi conoscono mica i superiori. - Basta poco a conoscere la gente, sapete; ma non bisogna avere paura di compromettersi. Qui dentro non bisogna avere quella paura, perché qui non si mandano via quelle che non vogliono correggersi, emendarsi, e non vogliono lasciarsi formare, e poi quelle che non hanno salute; e queste non siamo noi a mandarle via: loro stesse dicono: Che cosa faccio qui?

Ma torniamo a noi, al giudizio di noi stesse. Adesso parto, ma non sono desiderata in comunità oppure dicono: Ka vada, Ka vada pura [se ne vada, se ne vada pure] E poi? Siam pronte per partire? Ah! Che non sia per vostra negligenza che non siete preparate.

E il giudizio di Dio? Che cosa dirà il Signore in quel momento? Io l’ho scelta tra tante creature nel mondo che potevano far benissimo: l’ho presa di preferenza; le ho fatto sorvolare tante cose, tanti pericoli, non ho badato a niente; nella mia mente fin da tutta l’eternità si è presentata questa, e non quella là, e voglio questa. – Ma gli angeli avranno detto: Questa non ha energia, non prende le cose sul serio, non utilizzerà le grazie. Ed il Signore: No, no farò come per il fico: lo farò concimare e spero che farà frutti. – Passato un anno o due il fico era sempre lo stesso; produceva dei frutti intisichiti, ma il Signore non si è stancato,: Voglio farlo fruttificare. E se poi non riesce? Ho perduto tutto, direi quasi, mi sono sbagliato: Credevo di avere una santa missionaria…- Al Signore rincresce perché poi da questo nascono tanti difetti in comunità; forse quella lì va a sconcertare una comunità che dovrebbe essere così unita.

E la responsabilità delle anime? Che cosa le dirà il Signore quando si presenterà al tribunale? Ti ho assistita, sostenuta in tante occasioni… Hai passato 30 o 40 anni in missione. Avresti potuto convertire tante anime con il tuo spirito di mortificazione, di povertà, di mansuetudine… Qualche cosa hai fatto… c’era da dare qualche battesimo, sei andata… ma perché non ti sei fatta tutta quella violenza per corrispondere?…

Non per rammaricarvi che vi parlo così chiaro, ma per dire le cose come sono. Non son mica cose poetiche!…Quando partono io vedo che chi ha la benedizione del Signore; comprendo.

E guai a chi desidera cavarsi dalla disciplina! Quella è un essere infelice! E’ la Sacra Scrittura che lo dice, Chi desidera la missione, questo va bene, ma che si parta di qui senza che rincresca di dover partire, ah!…Ricordati della pietra dalla quale sei stata staccata…

Poi, quando si parte, non bisogna solo conare gli anni… Quando io avrò tutte le virtù teologali e morali… allora i superiori vedendo che il sacco è pieno, diranno: Ma, lasciamola andare… - E allora si partirà: ma finchè non siamo a quel punto ci siano anni o non anni fa lo stesso.

Pensate bene e spesso al giudizio dei superiori, delle sorelle, di voi stesse e di Dio. Questa è una predica!… L’ho già fata altre volte ma è tanto pratica che lo farò sempre. E’ la risoluzione? Che cosa bisogna fare per consolare i superiori? Per edificare le compagne e aver la pace del cuore e far si che persino le muraglie di questa casa possano dire: Brava, hai fatto bene, hai lasciato in mezzo a noi il profumo delle tue virtù…?

Dunque, preparatevi per gli Esercizi, e, … costi quel che vuole, voglio farmi santa missionaria. Finchè i superiori non mi vedono santa…tiro dritto… costi quel che vuole… son venuta per questo. Pensare che non c’è niente di più consolante che volerci far sante! C’è la pace del cuore: E’ poi tutto di lì che dipende lo star bene. Il Signore è contento di noi…e allora vada un po’ tutto il resto: che abbia più o meno salute, che abbia un’occupazione o un’altra fa tutto lo stesso… Ed allora?!… Nunc coepi [adesso incomincio]…».[45]

 

 

30-33 PARTENZE (1922-1923)

Per queste quattro partenze non sono state conservate parole del Fondatore.

 

 

ANNO 1924

 

34 PARTENZA (8 febbraio 1924)

[P. Luigi Santa per il Kaffa; più: Sr. Vittoria Lazzero, Sr. Virginia Barra, Sr. Pierina Magistrelli, Sr. Carmela Foneris, Sr. Tocla Imboldi, Sr. Giuditta Baroni.

P. Giuseppe Ciatti per il Kenya; più: Sr. Sebastiana Donalisia, Sr. Andreina Sacco, Sr. Clotilde Pravettoni, Sr. Agata Baroni].

Per questa partenza sono conservate solo queste parole del Fondatore a Sr. Agata.

Consiglio del Fondatore a Sr. Agata Baroni: «Arrivata in Africa non credere di fare da maestra alle tue sorelle più anziane; tienti sempre l'ultima di tutte».[46]

 

 

ANNI 1924-1926

 

35-42 PARTENZE (1924-1926-15 gennaio 1926)

Per queste otto paertenze non sono state conservate parole del Fondatore.

 

 



[1] Conf. IMC, I, 26-27.

[2] Conf. IMC, I, 31

[3] Conf. IMC, I, 42-43.

[4] Conf. IMC, I, 50-51.

[5] Conf. IMC, I, 58.

[6] Conf. IMC, I, 83-84.

[7] Conf. IMC, I, 95-96.

[8] Conf. IMC, I, 128-130.

[9] Conf. IMC, I, 131-133.

[10] Conf. IMC, I, 231-232.

[11] Conf. IMC, I, 233-235.

[12] Conf. IMC, I, 264-267.

[13] Conf. IMC, I, 278-279.

[14] Conf. IMC, I, 363-364

[15] Conf. IMC, I, 423-424.

[16] Conf. IMC, I, 497-498.

[17] Conf. IMC, I, 499-500.

[18] Conf. IMC, I, 500.

[19] Conf. IMC, I, 501-502.

[20] Conf. IMC, I, 608-609.

[21] Conf. IMC, I, 610.

[22] Conf. SMC, I, 35.

[23] Lettere, VI, 495-497.

[24] Conf. SMC, I, 98.

[25] Conf. IMC, III, 247.

[26] Conf. SMC, II, 379-381.

[27] Conf. SMC, II, 382-384.

[28] Conf. SMC, II, 482-486.

[29] Conf. SMC, II, 486-488.

[30] Conf. SMC, II, 488.

[31] Conf. SMC, II, 688-691.

[32] Conf. SMC, II, 691-692.

[33] Conf. SMC, II, 692.

[34] Conf. SMC, II, 694.

[35] Conf. IMC, III, 400.

[36] Conf. SMC, III, 26-27.

[37] Conf. SMC, III, 35-36.

[38] Conf. IMC, III, 469-471.

[39] Conf. IMC, III, 496-500.

[40] Conf. SMC, III, 184; cf. anche: Conf. IMC, III, 520).

[41] Conf. SMC, III, 188-191.

[42] Conf. SMC, III, 191-192.

[43] Conf. SMC, III, 193-195.

[44] Conf. SMC, III, 408-410.

[45] Conf. SMC, III, 411-416.

[46] Sr. Agata Baroni, Testimonianza, Archivio IMC.

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