LETTERA DEL SUPERIORE GENERALE

Mi rivolgo a tutti voi che, per amore della missione, fate un cammino con i Missionari della Consolata, sotto la guida spirituale e la protezione del Beato Giuseppe Allamano. Voi siete nostri amici e benefattori.
Permettetemi di dirvi due parole sul perché sono io a salutarvi. Si tratta semplicemente di questo: alcuni missionari, verso la metà del secolo scorso, arrivarono all’interno delle terre ancora piene di foreste, nel sud del Brasile, per collaborare con la Chiesa in espansione, fino alla frontiera con l’Argentina.
Erano i figli della Consolata, inviati dai successori del Beato Allamano. Erano i continuatori di un’opera e di uno spirito ereditati da lui. Il loro modo di essere, di vivere e di lavorare in tutti i campi, dall’evangelizzazione, alla catechesi, alla carità, promozione umana, educazione, mi attrasse. Con essi mi sono fatto missionario ed oggi ho il compito di guidare il nostro Istituto, nel nome del Beato Allamano. Ecco perché sono qui io ad inviarvi questo messaggio.
Mi viene spontaneo pensare al nostro Fondatore, quando, nel lontano 1880, il suo Arcivescovo, Mons. Lorenzo Gastaldi, gli diede la notizia di averlo nominato Rettore del Santuario della Consolata. A quella notizia, come ha detto lui stesso, gli parve di avere la febbre.
Ad un sacerdote che, venuto a conoscenza della nomina, gli disse di non potersi rallegrare con lui, l’Allamano rispose: «Mi rallegro ben io che, almeno, faccio l’obbedienza». In seguito così commentò il suo atto di ubbidienza: «È stata una provvidenza per me e per tutti. (...). Se non avessi accettato, Mons. Gastaldi avrebbe accolto il mio “no”, ed io non avrei preso la strada sulla quale mi voleva il Signore».
Accettando l’oneroso incarico, aveva la consapevolezza di fare la volontà di Dio. Per lui, l’ubbedire era un atto di fede, con la certezza di fare la volontà di Dio, via sicura di santità.
Parlando alle missionarie di questa sua esperienza, citava un fatto che capitò a san Pietro Chanel, quando era stato destinato alle missioni in Oceania. Un po’ scoraggiato a motivo dei differenti consigli che la gente gli dava, questo santo «un giorno andò a visitare una suora in un convento e questa, saputa la cosa, gli disse: ‘Ma come? Il Signore le offre un’occasione per farsi santo e lei, all’ultimo momento si lascia scoraggiare?’ (...).Tutti gli davano consigli diversi e se lui li ascoltava, guardate un po’ cosa avrebbe fatto…»
Anche noi siamo chiamati a fare la volontà di Dio, manifestata dall’ubbidienza. A me è capitato così quando, nel maggio scorso, sono stato scelto per questo servizio all’Istituto e alle missioni. Guardiamo al nostro Beato Fondatore e seguiamolo senza timore di sbagliare. Nelle situazioni più difficili, sia nostre che di quanti ci stanno d’intorno, del mondo intero, non dubitiamo di implorare la sua intercessione. E imploriamo anche presso il Signore che la sua santità sia presto riconosciuta con la canonizzazione.
Mentre approfitto per augurarvi buona festa del Beato Giuseppe Allamano, il 16 febbraio prossimo, mi permetto di chiedervi un ricordo per me nella vostra preghiera; e approfitto per salutarvi cordialmente e augurare a voi e alle vostre famiglie ogni bene. La Vergine Consolata, madre e modello del Beato Allamano e nostro, ci accompagni e ci benedica tutti.

P. Aquiléo Fiorentini, IMC
Padre Generale

giuseppeallamano.consolata.org