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Scritto da IMC Consolata
Nelle ultime pagine di questa rivista
c’è la rubrica “Riconoscenza”, che informa i lettori su alcuni favori speciali ottenuti
recentemente da Dio e dalla Madonna per intercessione del beato Giuseppe Allamano. Che il nostro Fondatore, dal Cielo, sia
uno intercessore speciale non è una novità. Addirittura da vivo era già circondato da una buona fama
su questo aspetto, tanto che diverse persone si raccomandavano a lui, convinte che la preghiera del
“segretario” e “tesoriere” della Consolata, come lui stesso amava definirsi, sarebbe stata
particolarmente efficace.
Dopo la morte, le
aspettative per la sua intercessione sono cresciute e le esperienze di favori ottenuti si sono moltiplicate. Si pensi che,
già nella camera, dove la sua salma ricevette una impressionante dimostrazione di stima e affetto da molta gente
del popolo, questa fiducia si è espressa in modi semplici e significativi, come attesta il P. L. Sales, testimone
oculare e primo biografo dell’Allamano: «Una fiumana di gente passò a gustare un po’ di questo
mistico linguaggio e di questa pace; e nessuno si allontanò senza toccare qualcosa di lui, senza far passare sulle
sue mani un oggetto caro da poter dire domani: è stato toccato da lui, è come se me l’avesse donato!
Due sacerdoti attendevano ininterrottamente a
soddisfare questo pio desiderio dei fedeli. I figli prediletti potevano piangere, sì, il Padre amatissimo, ma il
popolo non piangeva, pregava fervidamente, sentendo nella sua intuizione meravigliosa che nulla vi era di perduto in
quella morte, ma vi era invece la conquista di un santo».
Durante il processo diocesano di beatificazione, non
pochi testimoni hanno riferito di “grazie speciali” ricevute per intercessione dell’Allamano. Come
esempio, riportiamo la testimonianza rilasciata, il 2 agosto 1947, da Sr. Chiara Strapazzon, una delle prime missionarie
della Consolata, che ha collaborato da vicino con l’Allamano per la direzione della nascente comunità delle
suore.
«Alcune delle nostre Suore
tornate in questi giorni dall’Africa, assicurano che il Servo di Dio Giuseppe Allamano è tenuto in molta
venerazione dagli africani, e che ottiene loro molti favori e grazie. Come il suo Santo Zio, il Cafasso, egli fa di
preferenza le sue grazie ai poveri, ai piccoli, senza alcun rumore.
Una Superiora della Missione del Kaffa, in Etiopia, mi ha raccontato che una nostra suora aveva
contratto una malattia d’occhi, terribile, per cui era in pericolo di perdere la vista. Incominciò una novena
al Servo di Dio e pose sugli occhi una sua reliquia. Poco dopo scomparve il pus ed ottenne la guarigione completa.
Nel Vicariato di Nyeri, in Kenya, mentre infieriva la
peste con molte vittime, una nostra suora, Suor Modesta, andando a visitare gli ammalati per portare loro aiuto e
conforto, contrasse anch’essa la malattia. Dovette porsi a letto con febbre altissima. Un medico inglese
riscontrò un grosso bubbone all’inguine e dichiarò il caso disperato. Si pensava già ai
funerali, quando la Superiora pensò di applicare sul bubbone una reliquia del Servo di Dio. L’ammalata
cominciò a stare meglio; passò una notte tranquilla, e il medico al mattino trovò, con grande
meraviglia, che il bubbone era completamente scomparso; la suora stava bene e poteva nutrirsi. Il fatto destò
grande stupore nel distretto, e la guarigione fu ritenuta prodigiosa.
A Mogadiscio, in Somalia, il bambino Brezolin di circa due anni soffriva da alcuni mesi di grave
infezione intestinale. La mamma, inconsolabile, si rivolse ad una suora per consiglio ed aiuto. Questa le consigliò
di rivolgersi all’intercessione del Servo di Dio con una novena e di porre sul guanciale del bambino una reliquia
dello stesso. Pochi giorni dopo il bambino cominciò a migliorare e guarì perfettamente. La madre attribuisce
la guarigione all’intercessione dell’Allamano.
All’ospedale di Mogadiscio veniva ricoverata una bimba affetta da grave malattia. L’infermiera, che
era una nostra suora, le diede un’immagine del Servo di Dio, esortandola a pregare per ottenere la guarigione. Pochi
giorni dopo il male si aggravò e il medico giudicò il caso quasi disperato. Invece la bimba repentinamente
migliorò e in pochi giorni guarì. Se si interroga la bambina: «Chi ti ha guarita?» – essa
risponde: «È stato questo Santo», e fa vedere l’immagine del Servo di Dio. Il medico curante non
esitò a dichiarare la guarigione superiore all’efficacia della scienza medica.
Una suora del Monastero indigeno delle Teresine di Iringa, in
Tanzania, era affetta da ulcera gastrica molto avanzata e da due mesi degente a letto senza speranza di guarigione. Dopo
una novena al Servo di Dio se ne tentò ancora una con rinnovato fervore. Questa novena terminava il 16 febbraio,
anniversario della sua morte. Nella notte dal 15 al 16, la suora improvvisamente si sentì bene. Al mattino si
alzò da letto, prese parte alle funzioni in chiesa, e in breve riacquistò perfetta salute.
Ho sentito parlare dai missionari e dalle suore di altre grazie, ma
non sono in grado di riferirne i particolari».
Un’altra delle prime Missionarie della Consolata, Sr. Giuseppina Tempo, che ha assistito
l’Allamano nella sua ultima malattia, un giorno conversando con lui del Cafasso, faceva notare che questo santo,
molto umile durante la vita, ha voluto essere umile anche in Cielo, perché non ha fatto tanti miracoli. Ad un certo
punto, facendosi coraggio, si è permessa di dire al Fondatore: «Padre, non faccia poi anche lei così,
quando sarà in Paradiso». Ecco la sua risposta, tra il serio e il faceto: «Va, va, – ho timore
che voialtri abbiate troppa buona opinione di me, e non preghiate e mi lasciate poi stare in purgatorio fino a
chissà quando!».
Da quanto abbiamo visto, però, l’Allamano dal Paradiso si è
ricordato della richiesta di questa sua figlia e di favori speciali ne ha ottenuti moltissimi. E questo non solo in
passato, ma anche ai nostri tempi. Merita fidarsi di lui e chiedere la sua intercessione presso Dio e la
Consolata.
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Creato: Giovedì, 19 Gennaio 2006 22:17
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Pubblicato: Giovedì, 19 Gennaio 2006 00:00