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Scritto da sr. Krystyna Jaciów, mc.
LA SPIRITUALITA’ DELLE SUORE MISSIONARIE DELLA
CONSOLATA
Sr. Krystyna Jaciów, Missionaria della Consolata, originaria della Polonia, ha
conseguito il Dottorato in Teologia Spirituale nel 2003, alla Pontificia Università Gregoriana di Roma
nell’Istituto di Spiritualità, con la tesi dal titolo: «La spiritualità delle Suore Missionarie
della Consolata. Origine storico-spirituale – Sviluppo – Rilettura alla luce della teologia spirituale
contemporanea». La tesi, preparata sotto la guida del Prof. P. Herbert Alphonso, S.J., è stata
altamente qualificata e apprezzata dai censori quale «l’opera molto ben riuscita e di ottima
qualità» che «congiunge un raffinato sapore spirituale con un rigore di metodo e di ricerca altamente
scientifico». A gennaio 2004 la stessa Editrice PUG ha pubblicato il volume. Con piacere Sr. Krystyna ha aderito
alla richiesta di comunicare alcuni punti salienti della sua tesi a quanti vogliono conoscere la spiritualità
allamaniana e consolatina.
Mi è caro iniziare questa condivisione con la lettura di un brano del
Trittico Romano di Giovanni Paolo II, perché esprime, in un certo modo, quanto io stessa ho vissuto durante il
lavoro di ricerca e di stesura della mia tesi. Scrive il Papa: «Se vuoi trovare la sorgente, devi salire in alto,
contro corrente. Tira avanti, cerca, prosegui con costanza, sai, che essa deve essere qui – Dove sei, sorgente?
… Dove sei, sorgente?» Salire in alto, cercare e proseguire con costanza, sono state azioni da me
ripetutamente compiute durante il percorso del lavoro. Quanto più ho sperimentato la fatica di scoprire e
raggiungere la sorgente della spiritualità carismatica delle Suore Missionarie della Consolata, tanto più
profonda è stata la gioia della scoperta e più grande la consolazione di bere alla sua fresca acqua.
Ma che cos’è la spiritualità carismatica?
Si tratta della vita in Cristo, vita
secondo lo Spirito Santo – spiritualità – e la vita da Lui ispirata al beato Giuseppe Allamano –
carismatica –, trasmessa poi alle prime Missionarie della Consolata, da loro vissuta e lasciata in eredità
alle successive generazioni delle suore.
Infatti, lo stesso percorso della tesi
attraverso i principali passi successivi dell’origine storico-spirituale della spiritualità delle Suore
Missionarie della Consolata, poi del suo sviluppo, e finalmente, di una sua significativa rilettura alla luce della
teologia spirituale contemporanea, mette in spiccato rilievo ciò che sin dall’inizio della mia ricerca ho
avuto molto a cuore – e cioè, dimostrare e stabilire l’autenticità del passaggio dello spirito
carismatico del Fondatore alla spiritualità delle Suore Missionarie della Consolata, e questa non solo quale
vissuta dalle Suore della prima generazione, ma anche nel suo sviluppo fino ai nostri giorni.
Nella mia tesi offro, quindi, uno studio approfondito sia sulla spiritualità del beato
Giuseppe Allamano, sia sulla spiritualità delle Missionarie della Consolata. Ambedue le spiritualità sono
presentate sullo sfondo storico che abbraccia tutto il periodo della vita dell’Allamano (1851-1926) e quello
dell’esistenza dell’Istituto MC: dal 1910, anno della sua fondazione, fino al 2003, l’anno della nuova
apertura della Missione in Mongolia.
Aspetti principali della spiritualità sacerdotale
dell’Allamano
Parlare della spiritualità del beato Giuseppe Allamano
non è un’impresa nuova. Ci sono già tantissime pubblicazioni che parlano di Lui. Nel mio lavoro
sottolineo alcune nuove sfumature del suo vivere da uomo di Dio. Il primo aspetto che ho rilevato è il suo essere
sacerdote diocesano. L’Allamano non entrò mai tra i membri dell’Istituto Missioni Consolata da lui
fondato, ma rimase fino alla fine sacerdote diocesano, incardinato nella sua Chiesa locale di Torino. Questo fatto
determina la sua spiritualità spiccatamente sacerdotale.
L’Allamano è
prima di tutto sacerdote eucaristico. Dall’Eucaristia egli trae lo slancio e la forza di cui necessita per essere
sempre un efficace strumento della salvezza. La stessa celebrazione della S. Messa è per lui punto di arrivo e
punto di partenza di tutta la giornata e di tutta la sua attività. Gesù Eucaristico, Vittima –
Sacrificio, Cibo – Comunione, Amico – Presenza, si dona a lui e compenetra tutta la sua esistenza. Nel vivere
compenetrato della sua continua presenza, il Beato si lascia trasformare da Gesù in una persona eucaristica, capace
di rispondere alle attese e alle angosce del mondo che lo circonda. Vivere la dimensione esistenziale
dell’Eucaristia è, infatti, comunicare, da persona a persona, con Gesù Risorto presente nel
Sacramento, assumendo e assimilando le sue qualità e i suoi atteggiamenti.
L’Allamano è anche sacerdote mariano: sin dall’inizio del suo sacerdozio, s’affida alla Persona
di Maria SS., contemplata nel Mistero dell’Annunciazione e dell’Incar-nazione. La rivede accanto a Cristo
Sacerdote quale Madre e Cooperatrice nel Mistero della Redenzione, e Prima Missio-naria posta vicino ai suoi
missionari.
L’Allamano è sacerdote missionario. Egli fu convinto che ogni
sacerdote, per la sua stessa natura, è «missionario», perché chiamato a continuare, nel tempo,
la stessa missione salvifica di Gesù Cristo. Il Beato non vedeva nessuna incompatibilità tra l’essere
sacerdote diocesano e il lavorare concretamente e a fondo per le missioni. L’Allamano stesso confessò:
«Certo, senza il pensiero dell’Istituto avrei potuto fare il canonico signore e starmene tranquillo…
ciò era gustoso!», «potrei starmene tranquillo: andrei fino in coro; poi me ne andrei a pranzo…,
poi leggerei un po’ la Gazzetta… e poi mi metterei a dormire un poco… e poi, poi… Mi basterebbe
star lì tranquillo, Rettore della Consolata, eppure…».
Possiamo
completare la frase che l’Allamano, per la sua umiltà, non aveva terminato: eppure mi sono scomodato, reso
disponibile e aperto alla missionarietà della Chiesa. Egli stesso non si è mosso mai dalla sua terra, a
differenza della mobilità dei suoi missionari lanciati da lui verso terre lontane, verso missioni senza confini,
votati all’andare alle genti. Il suo restare e il suo mettere le radici in un luogo particolare, non ha soffocato
l’anelito missionario e non ha spento lo sguardo rivolto alle necessità della Chiesa universale.
La
missionarietà dell’Allamano si rese concreta a contatto con la conoscenza della realtà diocesana.
Coinvolto in una ricca trama di rapporti, egli seppe individuare le persone che, sensibili alla chiamata del Signore, si
sarebbero votate a Dio per la Missione. Il Beato era mosso dall’unico fine: dare gloria a Dio e collaborare
all’opera della salvezza. Tale fine lo spinse anche a contare sulle donne ed inserirle nel suo progetto missionario.
Le tre dimensioni della spiritualità dell’Allamano trovano il principio
unificatore di tutta la sua esistenza nel suo essere uomo della volontà di Dio che ha trovato il proprio volto in
Gesù sottomesso al volere del Padre. Affascinato dall’umiltà e mansuetudine di Gesù, seppe
riprodurre questi atteggiamenti nella propria vita. In occasione del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione
sacerdotale, l’Allamano scrisse queste espressive parole: «Il secreto mio fu di cercare Dio solo e la Sua
Santa Volontà». Alla fine della sua vita affermò ancora: «Io vi dico che la mia più bella
consolazione è d’aver sempre fatta la volontà di Dio».
La spiritualità
della Consolazione
Le parole «Consolata» e «consolazione»
appartengono al patrimonio spirituale delle suore MC. Da qui ritengo che la nota specifica della spiritualità
missionaria delle suore MC è la consolazione. Ho voluto sottolineare nel mio lavoro questo termine. Infatti, esso
ha un profondo significato spirituale: riporta a Gesù, la Vera Consolazio-ne, e a Maria, indicando la
qualità del suo cuore, quella cioè di essere «consolata», e il suo atteggiamento spirituale
fondamentale di essere «consolatrice» nei confronti dell’umanità. A partire dal nome:
«della Consolata», dato dall’Allamano all’Istituto, esamino il valore teologico di questo
titolo nell’oggi.
L’essere «della Consolata» non è solo un titolo, ma è un
dono che qualifica la missione: le Missionarie della Consolata sono le messaggere alle genti della «Lieta
Novella» e della stessa Consolazione: Gesù Salvatore. Questo dono, che chiamiamo il carisma della
consolazione, deriva da Dio, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale nella Persona Viva di Gesù,
Figlio Missionario del Padre, rivela nello Spirito Santo la profondità del suo amore salvifico per la persona, la
rende partecipe della consolazione divina e la invita a collaborare nella missione di salvezza.
In altre parole, quando una persona sperimenta l’amore di Dio e la gioia di essere salvata,
diventa “consolata”. Se questo è possibile per ogni cristiano, la Missionaria della Consolata lo
è per vocazione: persona profondamente consolata, in intimo, vitale rapporto con il Cristo Risorto ed il suo Amore
salvifico e, allo stesso tempo, persona chiamata a proclamare fino ai confini del mondo la salvezza, la consolazione.
L’esperienza della consolazione è necessaria e fondamentale per le Suore MC: dà a loro il vero volto e
le qualifica come Missionarie della Consolata.
La spiritualità della consolazione
è caratterizzata da due amori: l’amore per Dio nella sua realtà di Dio di ogni consolazione che ama
ogni persona con amore salvifico ed incondizionato, e l’amore per la persona amata come la ama Dio. La consolazione
dunque, come realtà divina e umana in continua circolazione, è l’espressione di questo duplice amore.
L’amore per Dio si manifesta nella risposta totale alla chiamata di consolare,
seguendo Gesù più da vicino nella vita consacrata, vivendo a contatto con il Dio di ogni consolazione,
lavorando con Lui e per Lui. Questo amore reso esplicito nel rapporto vitale con il Cristo Eucaristico, è vissuto
con gli atteggiamenti di Maria, la Consolata ed è visibile nell’amore per ogni persona.
L’amore per la persona si esprime in un rapporto interpersonale autentico, concreto e
significativo di accoglienza e di vicinanza, di bontà e di dolcezza, in cui ciò che conta è il vero
bene della persona. La persona, in tutta la sua realtà, è accolta, servita, amata, consolata.
Il consolare non è soltanto un dire una parola di incoraggiamento: è anche
supplicare per chi è nel bisogno; intercedere per chi è senza voce; soccorrere chi è privo
d’aiuto nelle difficoltà e nei disagi della vita; difendere chi è piccolo, povero, in preda
all’ingiustizia, al peccato, alla morte; è ancora esortare, dare forza alle persone stanche, in crisi,
illuminarle, essere una guida e un aiuto per quelli che non hanno più il coraggio di andare avanti. Attraverso il
contatto individuale, il mezzo privilegiato praticato già dalle prime suore, la missionaria fa conoscere alla
persona il progetto d’amore di Dio, la illumina e la porta, a qualunque costo e rischio, all’incontro con il
Dio di ogni consolazione, con Cristo Salvatore, l’aiuta a scoprire la sua identità di figlia/figlio di Dio,
perché diventi consolata/o e, a sua volta consolatrice/tore per gli altri.
La
spiritualità della consolazione si realizza attraverso una preghiera personale profonda e trasformante, una
preghiera comunitaria viva e vera, liturgica ed ecclesiale, con al centro la celebrazione eucaristica. Nella preghiera la
missionaria cresce quotidianamente nel rapporto consolatorio con Dio, con se stessa, con le persone. Ancora, in quanto
modo concreto di vivere, di attuare, di rendere comprensibile la consolazione, è un cammino ascetico espresso
attraverso determinate qualità spirituali.
Il Fondatore riteneva importanti tutte
le virtù, però sottolineava soprattutto lo spirito di fede che vede Dio e la sua Santa Volontà in
tutte le cose, l’umiltà e la mansuetudine, la semplicità e la pazienza, la tranquillità e la
serenità, la scioltezza e la libertà di spirito, la fortezza e l’energia, il coraggio e la
perseveranza. Sono queste virtù che si addicono a chi serve il Dio di ogni consolazione e a chi di preferenza onora
la Vergine Consolata. Ad esse si aggiungono quelle apostoliche: lo zelo ardente fondato sull’amore sviscerato per
Dio e per la persona da salvare.
L’impegno apostolico della Missionaria della
Consolata è rivolto alla persona, non alle masse o ai numerosi gruppi dove la personalizzazione è difficile
e talvolta impossibile, e non alle iniziative o alle grandi opere che richiedono un enorme uso di energie, risorse umane e
materiali. La missionaria è chiamata da Dio a servire la persona, ad entrare in un rapporto personale allo scopo di
comunicare la consolazione. Questo rapporto personale, umile, disinteressato, incondizionato, gratuito è prendersi
la persona nell’anima e portarla a Dio con la preghiera, la parola, il servizio, il sacrificio, amministrando
l’Amore divino come in un sacerdotale ministero che mette la creatura in contatto con la Vita e con l’Amore
che salva.
Devo infine confessare che questo mio studio non è stato mai per me un lavoro arido, per
così dire distaccatamente impersonale e, in questo senso, astratto. Mi sono sentita sempre profondamente e
personalmente coinvolta in ciò che ricercavo e studiavo, nella mia stessa vita spirituale come Suora Missionaria
della Consolata.
Ecco perché vorrei riassumere la mia condivisione con
l’affermazione che tutto il mio lavoro è stato ed è per me una vera consolazione spirituale nel senso
forte e profondo di questo termine.
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Creato: Mercoledì, 31 Gennaio 2007 05:00
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Pubblicato: Mercoledì, 31 Gennaio 2007 05:00